4.


Mi sedetti sul tavolo del laboratorio, dopo aver individuato un angolino sgombro dagli attrezzi di Tony, e mi misi le mani tra i capelli.

Era l'una e venti di notte.

Ero in casa Stark da meno di sette ore e avevo già combinato il disastro più grande della storia... Dicendo quel fatidico "sì", obbedendo a quella maledetta traditrice senza neanche riflettere un secondo.

Alzai lo sguardo abbattuto sulla vetrina vuota che ora svettava sulle altre. Nessuna armatura al suo interno, sostituita da un nulla così evidente che non provai nemmeno a convincere me stesso che fosse tutto un orribile incubo.

Mi voltai verso Morgan, che pareva fregarsene altamente delle mie mosse e ora gongolava sul posto con un sorriso soddisfatto appiccicato in viso.

-Ma perché proprio la Mark.95?- le feci, distrutto -Non ne potevi scegliere un'altra più inutile?

-Era quella più bella...- si giustificò la piccola, senza smettere di sorridermi -E poi è una delle preferite di papà.

-Appunto...- borbottai, riavvolgendo mentalmente il nastro e rivivendo per un istante il momento in cui, dopo aver pronunciato quella accidenti di parola, una botola si era aperta sopra l'armatura in questione e quella, dotata di una propria coscienza, aveva acceso i propulsori ed era uscita da lì, dal tunnel che l'avrebbe condotta all'esterno.

"Protocollo fuga con stile" mi aveva informato Morgan un secondo dopo, mentre io lambiccavo il cervello su cosa cavolo fosse successo.

Era uno dei tanti protocolli che Tony aveva impostato alle proprie armature. Questo, in particolare, era stato pensato per i momenti di pericolo nei quali il signor Stark poteva sempre incappare, e con cui, utilizzando del carburante di riserva, avrebbe concesso all'armatura di guidare automaticamente fino ad un punto prima stabilito.

Era ovvio che Morgan volesse approfittare dell'assenza del padre per provare a rubare una sua creazione e provarla. Chissà quante volte aveva desiderato volare come faceva Tony, vivere ciò che ormai il signor Stark considerava un hobby nonché un modo per proteggere il mondo da eventuali attacchi extraterrestri...

Ma tra tutte le armature a disposizione doveva proprio scegliere una di quelle a cui Tony aveva lavorato di più? Completa di ogni possibile gadget che avrebbe fatto morire d'invidia 007?

Davvero?

Poi, certamente, la piccola non poteva prevedere che quel protocollo avrebbe spedito l'armatura in questione in un luogo imprecisato di questa Terra, perché, alla fine, è solo una bambina!

Perciò eccomi lì, un ragazzo che aspetta pazientemente di essere mandato al patibolo da Iron-Man in persona; che attende di essere giustiziato per le sue azioni terribilmente stupide...

Mi volsi nuovamente verso la piccola con un sospiro.

-Sai almeno dove è diretta l'armatura?- le chiesi.

Lei scosse violentemente il capo.

-Lo sa solo papà.

Ecco, sono morto... Pensai, iniziando a immaginare chi sarebbe venuto al mio funerale.

-Solo lui e nessun altro?- tentai, sperando in una remota possibilità a cui aggrapparmi per sfuggire al mio triste destino.

Morgan parve pensarci un attimo, poi eseguì il medesimo gesto con la testa.

-No, solo lui.

Morto per essere stato altamente imbecille. Ultime parole famose: "Tutta colpa di Morgan!"

-E non c'è modo per recuperare l'informazione senza chiedere a tuo padre?- insistetti, sebbene avessi ormai perso ogni speranza.

-No- fece la piccola, secca.

Credo che in fondo potrei anche prendere in considerazione l'idea di scappare in Messico, o in Europa... Farmi una nuova vita e sperare che Tony non mi trovi almeno fino ai settant'anni, quando avrò vissuto una buona vita e sarò pronto ad accettare le mie colpe...

-Perciò?

Guardai Morgan, sconsolato.

-Perciò cosa?- le feci -Abbiamo un'armatura da un milione di dollari dispersa chissà dove e non ho idea di come recuperarla- mi morsi un labbro -Maledetto il giorno in cui ho accettato questo compito...- borbottai tra me.

La bambina abbassò lo sguardo, poi lo alzò di nuovo su di me.

-E va bene!- esclamò -Lo faccio io, allora!

La fissai, senza capire.

-Che cosa vuoi fare?- domandai -Non hai già fatto abbastanza?- aggiunsi con una vena scontrosa e forse dovuta alla stanchezza accumulata.

-Chiamo io papà- disse la bambina, decisa.

Sospirai.

-Senti, non penso che sia una buona idea, sebbene apprezzi il tentativo...- la guardai e sospirai nuovamente -Morgan, come te lo devo dire? Sarebbe inutile...

La piccola si accigliò, minacciosa.

-Io lo faccio- declamò.

-See, certo...- alzai gli occhi al cielo -Figurati se riesci a scucire da Tony un'informazione simile...

La bambina si offese.

-Vuoi mettermi alla prova?

La fissai e, per la prima volta, abbozzai un sorriso.

-Sì- risposi, annuendo -Vediamo cosa sai fare.

Morgan sorrise, con aria risoluta.

-Sfida accettata.


-Fatto- fece la piccola, restituendomi il cellulare mentre io la fissavo a bocca spalancata.

-Davvero?- feci -Ci sei riuscita davvero?

-Ovvio- Morgan alzò le sopracciglia -Sono il capo, no?

Ci aveva messo meno di dieci minuti.

Aveva telefonato a Tony, che aveva risposto praticamente subito, e, tenendo il viva-voce attivato in due e due quattro era riuscita a convincere il padre a dirle la posizione...

Inutile dire che se ci avessi provato io il signor Stark mi avrebbe risposto con un acido "Sono certo che vivrai anche senza questa informazione, Parker" per poi chiudermi il telefono in faccia e lasciarmi perso nelle mie domande e con un'espressione delusa stampata in viso.

E invece sua figlia aveva recuperato ciò che ci serviva in un tempo da record mondiale facendo la scena della bambinetta innocente.

La mia ammirazione per quella piccola cresceva a vista d'occhio.

L'unica cosa che posso fare adesso è riportarla qui... riflettei mentre fissavo lo schermo del mio cellulare, dove una scheda di Google Maps affermava che il punto in cui ora stava la Mark.95 era sul confine del Vermont con il Canada.

Ovviamente avevo provato ad annullare l'operazione e riportare l'armatura alla "base", ma il fatto che Tony l'avesse bloccata per precauzione era parecchio snervante.

Da quanto affermava la voce femminile proveniente dagli occhiali magici l'unico modo per invertire la rotta era farlo direttamente dall'interfaccia dell'armatura... e per fare questo dovevo prima trovare la Mark.95, sperduta in un punto apparentemente casuale della cartina terrestre, a circa cinquecento chilometri e mezzo dalla nostra attuale posizione.

Feci un paio di calcoli rapidi:

Cinquecento chilometri equivalevano circa a cinque ore in macchina... Ma noi non avevamo un mezzo simile; senza contare che mi mancava anche la patente, senza la quale non potevo andare da nessuna parte...

Treno?

No... anche con i più veloci ci avremmo messo troppo.

L'unica opzione che mi sembrava valida era chiedere ad un taxi.

Guardai Morgan, poi il mio cellulare per poi passare agli occhiali di Tony, appoggiati sul tavolo del laboratorio, le lenti spente e a prima vista normali...

Mi morsi un labbro.

La decisione che avrei preso avrebbe segnato il mio prossimo futuro.

Dovevo solo scegliere se rimanere lì e aspettare il signor Stark (alias, la Morte) e la mia dolorosa fine... oppure optare per la via più rischiosa e semplicemente più stupida: intraprendere un viaggio della speranza fino al punto d'incontro con la Mark.95, sperando che tutto proceda come previsto e di non morire nel tentativo per poi tornare a New York in tempo per le diciannove del giorno dopo...

Strinsi con forza lo smartphone nella mano sudata e un brivido misto di eccitazione e paura mi percorse rapido la spina dorsale.

-Morgan- dissi alla piccola, che mi fissava, in attesa -Sei mai stata in Vermont?

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