Salvataggio

Con uno scatto Hope corse verso Susan, afferrando la sua mano e tirando appena in tempo la spada fuori dalla sua custodia, impiantandola nella parete del buco.
Le loro vite dipendevano dalla resistenza di un fendente vecchio più di trecento anni fa.
La mano della mogliettina stringeva forte la sua, sentiva il suo peso e quello di Sus mettere con le spalle al muro la sua mano agganciata al manico della spada.
Robert e Ryan cercavano di tenderle la mano, ma erano troppo distanti.
La loro spedizione era iniziata da neanche un'ora e già rischiava due morire.
Tentò di fare leva con il braccio, in modo tale da sollevare la moglie abbastanza in alto per farle prendere un appiglio e farsi aiutare dai due uomini.
Ma il suo corpo le rispose in modo molto chiaro: il muscolo andava in fiamme se solo accennava a contrarlo.
Il panico iniziò il suo lavoro, iniziando ad alimentare senza sosta la paura dentro il suo petto martellato dai battiti impazziti del cuore.
Poi, il ricordo di quando faceva educazione fisica alle medie e doveva sollevarsi sulla spalliera con solo la forza delle braccia mandò la manna dal cielo per lei.
Si ricordava che anche se il muscolo non voleva saperne di aiutarla, lei doveva ingannare il rifiuto con la sua mente e sollevarsi.
Ma questa volta non c'era il materasso sotto di lei a salvarla,c'era la morte.
Non doveva sbagliare, non poteva farlo.
Iniziò a fare leva, ignorando completamente il bruciore al braccio e iniziando a sentire la salvezza farsi sentire.
Strinse i denti talmente forte da sentire male, mentre gli occhi chiusi pregavano di vedere solo la luce una volta aperti.
Trascinò Susan verso l'appiglio sopra di lei, mentre il braccio minacciava di lasciarsi andare.
Un urlo forse di dolore, forse di sforzo eccessivo, uscì dalla sua bocca quando riuscì a mettere in salvo la moglie.
Lo sforzo disumano venne ripagato dalla mano di Ryan, che, con uno strattone, l'aveva riportata con i piedi per terra.
-Dovevo fare un po' di stretching.
Dove trovava la forza di ironizzare sulla sua ipotetica morte non lo sapeva neanche lei.
Solo rimase di stucco ad un gesto affettuoso dal suo amico attore. Le sue braccia la strinsero come se fosse un peluche morbidoso e senza ossa, se lo stritoli tanto non si fa male.
-Ok, anche io sono felice di rivederti.
Sospirò mezza soffocata.
Il viaggio riprese il suo ritmo senza più interruzioni, mentre la foresta cantava le sue lodi attraverso il vento che stuzzicava le foglie, provocandole a cadere.
Seguivano delle tracce molto visibili, mentre la notte annunciava l'imminente arrivo.
Erano passate ore oramai, il tempo passa.
Si fermarono in una radura protetta dalle radici massicce degli alberi, dove in mezzo sbucava un ruscello che faceva da diametro alla radura.
Dopo aver montato le tende e acceso il fuoco, aspettarono l'arrivo della signora nera e le sue amiche: le stelle.
Perché non esiste spettacolo più grandioso del sentirsi così piccoli di fronte all'universo che ci sovrasta.

*il prossimo sarà molto più bello come capitolo, questa è solo la preparazione. Arriveranno inseguimenti che 007 se li sogna. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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