Sotto copertura
Peter accelerò freneticamente il passo. Non appena capì di essersi allontanato da Viola abbastanza da avere la certezza che lei non riuscisse più a sentirlo, allungò la mano dietro al collo e fece una leggera pressione sulla nuca.
"Ho capito, ho capito! Ci sono quasi" bisbigliò, apparentemente a nessuno. Proseguì ancora più velocemente, serrando la mascella nel tentativo di scaricare la tensione.
Un osservatore distratto non avrebbe trovato in Peter nulla di insolito rispetto ai tanti ragazzi che frequentavano il parco. Nella peggiore delle ipotesi, avrebbe potuto pensare che stesse parlando da solo, in preda a chissà quale impeto collerico. Un osservatore più attento, invece, avrebbe notato che ogni mossa di Peter era studiata: proseguiva rapidamente, ma non tanto da dare nell'occhio; i suoi regolari sguardi in tutte le direzioni non erano casuali, bensì finalizzati a tenere costantemente la situazione sotto controllo; anche il più flebile rumore lo metteva in allerta, ogni movimento circostante veniva attentamente vagliato. Insomma, tutti i sensi di Peter erano sull'attenti e ogni muscolo era sempre pronto a reagire. Anche se, a onor del vero, i nervi di Peter erano più tesi del solito quella mattina. Per sua fortuna, non c'era nessuno che potesse farci caso. O almeno, nessuno lì nei paraggi.
"Nervosetto?"
L'unica persona al mondo in grado di decifrare l'umore di Peter Parker se ne stava dall'altra parte della ricetrasmittente auricolare che lui teneva nascosta nel suo orecchio sinistro.
"Che vuoi, Ned?" sbottò, sfiorandosi nuovamente il collo per attivare il dispositivo di comunicazione.
"Niente, solo dimostrare che avevo ragione. Grazie per averlo appena fatto." Era evidente che Ned non ci stesse nemmeno provando a edulcorare lo sfacciato compiacimento che traspariva dal tono della sua voce.
Peter sbuffò e per fortuna, sua e di Ned, non poteva vedere la faccia ironicamente soddisfatta dell'amico.
"Non sono nervoso, ok?"
"Ah no?"
Peter si prese qualche istante per elaborare una risposta. "Non sono nervoso. È solo che... insomma, ci sono volte in cui mi piacerebbe essere un ragazzo qualunque, che può può passare un sabato normale facendo cose normali."
Un velo di malinconia era calato sulle parole di Peter, spazzando via la recente irritazione. Ned percepì e non aggiunse altro. Almeno per i due secondi successivi.
"Fare cose normali tipo, fammi pensare... unirti alla protesta contro la primavera?" Ned era ormai a briglia sciolte: non c'era più nulla che potesse trattenerlo ormai.
"Ned!"
"A proposito, bella battuta!"
"Sei un idiota. Davvero." Peter provò ad assumere un'aria seria e collerica. Invano.
"È colpa di tutto il tempo che passo con te!"
A quel punto scoppiarono a ridere entrambi e, mentre una signora lanciava un'occhiata di rimprovero a quello che, ai suoi occhi, pareva un ubriaco che se ne andava a zonzo ridendo senza motivo, dentro di sé Ned si compiacque di essere riuscito a riportare il suo amico all'allegria che lo contraddistingueva.
"Pensi davvero che fosse una bella battuta?" chiese Peter in tono apprensivo.
Un suono metallico, proveniente dall'altro capo della ricetrasmittente, interruppe il suo rimuginare.
"Allora, ormai ci sei" Ned ignorò l'ultima domanda, tornando serio. "Una volta fuori dal parco, cerca di avvicinarti il più possibile ai palazzi. Il segnale non è ancora abbastanza chiaro."
Peter attraversò il cancello e si lasciò il Flushing Meadows Park alle spalle, addentrandosi nella strada principale.
"Secondo il mio localizzatore la gemma dovrebbe essersi riattivata lì, da qualche parte. Vedi qualcosa di sospetto?"
"Potresti essere un po' più preciso?" sussurrò Peter a denti stretti, mentre il suo sguardo si perdeva nell'alternarsi indistinto di persone e palazzi, veicoli e strade.
"Beh, una gemma dell'infinito che si attiva di nuovo dopo centinaia di anni di quiescenza... mi aspetterei come minimo un quartiere raso al suolo da un'esplosione quantica!"
"In tal caso, no, non vedo niente di sospetto" fu la risposta sarcastica che seguì. Il loro quartiere, il Queens, era un posto tutt'altro che idilliaco: cercare indizi in quegli edifici già degradati da incuria e vandalismo non sarebbe stata una pista vincente. Dopo un iniziale momento di sconforto, Peter fu illuminato da un'idea.
Si guardò attorno: c'erano troppe persone. Camminò per qualche metro mantenendosi ai margini laterali, finché non incontrò un vicolo secondario, che imboccò subito. Il vialetto era deserto, ma il ragazzo non si sentiva ancora tranquillo. Raggiunse la fine della via, scavalcò il muretto mezzo diroccato e vi si nascose dietro. Rimase una manciata di secondi in ascolto, pronto a captare il segnale di un potenziale pericolo in avvicinamento. Nulla. Era un angolo sicuro.
Si tolse lo zaino dalle spalle e ne tirò fuori un cappuccio rosso, che si infilò rapidamente in testa.
"Buongiorno Peter" sussurrò una voce femminile, in un modo fin troppo soave per provenire da un'intelligenza artificiale.
"Ciao Karen, come stai?"
"Puoi smetterla di fare lo svenevole con Mrs Tuta e dirmi cos'hai intenzione di fare?" si intromise Ned.
"Hai parlato di un'esplosione quantica, no? Non è un'idea così stupida, in effetti. Ecco, il risveglio della gemma non avrà raso al suolo il quartiere, ma avrà sicuramente rilasciato delle scorie."
Ned, seduto sulla sedia dalla quale guidava Peter nella sua missione, iniziò a cogliere la brillante intuizione dell'amico.
"Karen, effettua uno scanner termico."
"Subito, Peter."
Miliardi di infiniti raggi laser si irradiarono attraverso il viale, superando le mura, insinuandosi nelle pareti dei palazzi e propagandosi a decine di metri di distanza.
"Restringi il campo a settanta metri cubi."
Attraverso la stoffa spessa ma traslucida della sua maschera, Peter seguiva l'andamento dei raggi, impegnati in una rapidissima scansione e catalogazione di tutto ciò che li circondava. Il ragazzo poteva osservarne l'attività solo attraverso la tecnologia di K.a.r.e.n., il sistema di intelligenza artificiale che gli permetteva di interfacciarsi con la sua tuta: innumerevoli segnali acustici e visivi si susseguivano, mentre i laser classificavano qualsiasi figura, animata e non, compresa nel raggio indicato da Peter, delineandone i contorni e registrandone i parametri. Un lavoro immane, che impiegò non più di una decina di secondi.
"Scanner termico terminato. Sono state individuate settemilatrecentoquarantasei fonti di calore nell'area analizzata."
"Oh, bene." Peter si grattò nervosamente la testa per poi portare la mano più giù, a coprirsi gli occhi in un gesto demoralizzato.
"Dimmi che almeno una di queste proviene da fonti non antropiche."
"Attendi, per favore..."
"Ho individuato due fonti di calore inanimate che non compaiono nel mio database. La più vicina è a 17 metri di distanza."
"Bingo!" esultò Ned, tirando finalmente un sospiro di sollievo. "Deve essere quella intercettata dal mio localizzatore."
"Come ci arrivo, Karen?"
"Torna sulla strada principale e tieni la destra: è il primo edificio che trovi appena dietro l'angolo."
Peter si sfilò il cappuccio e proseguì nella direzione indicata.
"Amico, pronto a fare il ritrovamento del secolo?"
"Calmati, Ned. Non l'abbiamo ancora trovata."
"Per ora..."
"Sì, per ora."
A meno che qualcuno non l'abbia già trovata prima di noi. Questo pensiero tormentava Peter dal giorno in cui avevano capito che una gemma era tornata in attività. Le gemme dell'infinito... arcaiche pietre cosmiche in grado di manipolare le sei principali dimensioni dell'esistenza: tempo, anima, spazio, mente, potere, realtà. Le potenzialità di questi prodigi della scienza erano incalcolabili, infinite, per l'appunto: gli studiosi avevano ricondotto alcuni dei più grandi cataclismi della storia proprio alle gemme. Queste erano solo teorie, però, perché era ormai da secoli che queste pietre avevano cessato la loro attività. C'era addirittura chi pensava che, a causa della loro stessa potenza, nel tempo alcune gemme si fossero infrante in frammenti più piccoli. Nonostante ciò, il segnale era stato abbastanza forte da essere captato dal sistema di controllo di Peter e Ned. Nessuno dei due poteva illudersi che fossero gli unici a essere sulle tracce della gemma: farla finire nelle mani sbagliate non era un'opzione.
Peter aveva la mente annuvolata da questi pensieri e non si rese conto che il blocco di edifici alla sua destra non proseguiva oltre.
"Mrs Tuta ha detto di tenere la destra, Peter: gira l'angolo!"
"Giusto. Grazie, amico."
"Sono o non sono il tuo uomo sulla sedia?"
"Cosa farei senza di te?"
Il sorriso che si stava abbozzando sul viso di Peter si spense sul nascere, non appena ebbe girato l'angolo, ritrovandosi a pochi passi dall'edificio dove, solo due giorni prima, era stata intercettata la gemma. Se Peter aveva avanzato qualche ipotesi in merito al tipo di luogo dove le ricerche lo avrebbero condotto, lo spiazzò realizzare che erano ben lontane dalla realtà: non avrebbe mai immaginato di trovarsi lì.
Lesse ad alta voce l'insegna che svettava sulla parete: "Libreria Just Around The Corner".
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top