Sospetti e verità

Peter percorse a ritroso le strade del centro che l'avevano condotto fino alla libreria, imboccando nuovamente l'ingresso del parco. Il ragazzo avrebbe raggiunto la sua nuova destinazione, che non distava più di un paio di chilometri, seguendo le minuziose indicazioni di Karen, che lo stava ora guidando in un fluente susseguirsi di vie straripanti di turisti e silenziosi sentieri delineati da ordinate file di alberi.
Dopo la vivace disquisizione avuta luogo poco prima, Peter si era prontamente rimesso in marcia, mentre Ned stava provvedendo ad aggiornare i dati del dispositivo che usavano per tracciare le gemme: troppo tesi per intavolare qualsivoglia conversazione, avevano entrambi preferito rifugiarsi nel silenzio apparente dei propri pensieri.
L'unica a spezzare di tanto in tanto questa pesante quiete era la voce di Karen, che interveniva a intervalli regolari per guidare Peter nei meandri del parco, avendo cura di scegliere, nei limiti del possibile in una città come New York, la strada meno affollata e quindi la meno rischiosa.
Per quanto Peter si rendesse conto delle conseguenze potenzialmente disastrose che quel vano andirivieni avrebbe potuto avere sulla missione, tutto passò improvvisamente in secondo piano non appena intravide il punto in cui lui e Viola si erano incontrati quella stessa mattina. Non seppe dare una spiegazione al fastidioso formicolio che gli invase lo stomaco, né avrebbe potuto giustificare il suo incedere sempre più lento, mentre la memoria gli faceva rivivere quei pochi istanti di spensierata quotidianità. Incapace di resistere, Peter si fermò per una manciata di secondi, abbandonandosi alle sensazioni in subbuglio che quel luogo, profondamente intriso di ricordi, suscitava in lui. Attanagliato dai suoi stessi sentimenti, avrebbe avuto bisogno di qualcuno che facesse chiarezza nel suo cuore, che gli facesse notare le condizioni in cui un innocente quadrato d'erba era stato in grado di farlo sprofondare. Ma così non fu: Ned era fisicamente ed emotivamente lontano, e Karen non abbastanza umana, per accorgersene, per cui Peter impiegò qualche momento di troppo per ridestarsi dal suo sogno a occhi aperti e proseguire oltre. Di nuovo padrone delle sue facoltà, scacciò l'immagine di lui e Viola seduti sul prato e si aggrappò alla voce di Karen che gli indicava la strada da percorrere una volta uscito dal parco. Veloce come era arrivata, la tempesta nel cuore di Peter si affievolì, rintanandosi in un angolo più remoto e trascurato.
O almeno così fu per i cinque minuti successivi.

Peter si era addentrato in uno dei quartieri residenziali del Queens, ormai prossimo al raggiungimento della sua meta. Conosceva abbastanza bene quella zona, che per esperienza poteva definire decisamente meno "movimentata" di quella in cui viveva lui, la quale faceva costantemente da scenario a accessi di violenza e azioni disoneste. Ora si trovava invece al centro di tranquillo reticolato di abitazioni, che sebbene non fosse l'emblema del benessere, conservava comunque una certa eleganza, in nome del ricordo sbiadito dei fasti di un tempo. Mentre indugiava su simili considerazioni, Karen identificò l'edificio preciso in cui il suo scanner aveva rilevato la fonte di calore che sospettavano fosse la gemma: a pochi passi, in una villetta dall'aria assolutamente innocua, con un giardino pieno di fiori e delle adorabili finestre celesti, si celava la verità. Per la seconda volta quel giorno, Peter constatò con una nota di delusione che il luogo inquisito era ben diverso dal covo dei Cacciatori di Gemme che la sua immaginazione aveva disegnato.
Senza mai abbassare la guardia, tirò un sospiro di sollievo al pensiero che forse lo scenario peggiore non si era ancora concretizzato. Fu allora, proprio nell'istante in cui stava per fare un altro passo, che le vide. Due figure pericolosamente familiari si materializzarono dalla parte opposta della strada, camminando nella sua stessa direzione. All'inizio Peter sperò di aver visto male, ma il brivido che gli fece venire la pelle d'oca confermo la sua prima intuizione. Prima ancora che potesse individuare un vicolo in cui rifugiarsi, le due ragazze in avvicinamento iniziarono a sbracciarsi per attirare la sua attenzione, dando segno di averlo riconosciuto a loro volta. Passò poco prima che lo raggiungessero, salutandolo senza nascondere lo stupore di incontrarlo in una zona con nessuna attrazione se non per chi vi abitava.

"Peter, che ci fai qui?"
Il tono di Mj era impertinente in modo quasi sfacciato e carico di maliziosi sottintesti.

"Potrei chiedervi la stessa cosa...", contraccambiò Peter, cercando di eludere la domanda con la disinvoltura di chi non ha niente da nascondere.

"Non fare il finto tonto, lo sappiamo benissimo perché sei qui."

Dissimulare il panico crescente si stava rivelando un'impresa più ardua del previsto.
Era mai possibile che anche loro stessero seguendo le sue stesse tracce?

"Insomma, finitela con questo interrogatorio alla Hercules Poirot!"
Peter e Mj erano riusciti in un'impresa che entrambi ritenevano impossibile: avevano fatto spazientire quell'angelo di Betty.
"Comunque siamo venuti inutilmente, Viola non è in casa."

"E allora dov'è?", sbottò Mj.

Quello strano formicolio tornò a impossessarsi dello stomaco di Peter.
"Non è in casa?", fu tutto quello che riuscì a dire.

"È da tutto il giorno che non risponde ai nostri messaggi... ma ogni tanto le capita di perdersi nel suo mondo, allora io e Mj abbiamo pensato di venire a recuperarla a casa. Sai, il sabato lo passiamo sempre insieme, è una tradizione sin da piccole e mi sembrava strano che..."
Il monologo divagante di Betty venne interrotto da un fulmineo sguardo di rimprovero di Mj, che bastò per intimarle di arrivare al punto.
"In ogni caso", riprese, "ho scritto a suo fratello perché le dicesse di raggiungerci fuori e sai che mi ha detto?"
Ora si stava rivolgendo solo all'amica.
"Che è sgattaiolata fuori casa all'alba con la scusa di vedersi con noi, e da allora non si è più fatta viva! Che facciamo ora? Ho detto al piccolo Lou di non dire niente ai suoi, non voglio che la copertura di Viola salti per colpa nostra... ma dobbiamo cercarla!"

"Aspettate, Viola abita qui?"
Di tutto lo sproloquio della ragazza dai capelli dorati, Peter era rimasto fermo a quella prima, sconvolgente rivelazione.

"Peter, ti prego, non ti ci mettere anche tu!", piagnucolò Betty, abituata al costante e spesso inappropriato sarcasmo di Mj. Quest'ultima, invece, colse il sincero sgomento che la domanda lasciava trapelare e tornò all'attacco, carica di tutto lo scetticismo iniziale.

"Sì, abita qui più o meno da una vita. Nella villa con le finestre celesti, la vedi?"

Il cuore di Peter perse un battito: la gemma era a casa di Viola. Un milione di domande erano pronte a infestare la mente del ragazzo, ma Mj non gli concesse nemmeno il tempo di formularle.

"Scusa ma, se non sei venuto per Viola, allora cosa ci fai qui?"
Mj aveva tentato invano di camuffare quell'implicita accusa sotto le spoglie di una curiosità innocente. A dire il vero, Mj aveva sempre avuto dei profondi sospetti nei confronti di quel compagno di scuola così sfuggente. Una volta aveva provato a condividerli con Betty e Viola, ma era stata fortemente osteggiata: l'una era troppo buona per dubitare della sincerità di qualunque essere umano, l'altra, sebbene avesse dei dubbi anche lei, era troppo coinvolta emotivamente per giudicare oggettivamente. Così Mj, per non ferire le sue amiche, non ne aveva più fatto parola, pur continuando la sua indagine giudiziaria. Fino ad allora aveva ottenuto scarsi risultati, ma ecco che le si presentava l'occasione di cogliere il suo bersaglio in fallo.

Peter, dal canto suo, non era all'oscuro dei sospetti di Mj e, per quanto una parte di lui la ammirasse per la sua arguzia, temeva che prima o poi lo avrebbe smascherato. Sentiva lo sguardo incendiario di Mj fisso su di lui e per un istante ebbe la sensazione che lei riuscisse a vedere, al di sotto della felpa, la tuta color fuoco che faceva di lui un supereroe. Gli serviva un'idea per uscire indenne dalla situazione spinosa in cui si era cacciato, e al più presto.

La soluzione, in realtà, era fin troppo facile: aveva bisogno di un diversivo, qualcosa che prendesse al suo posto al centro dell'attenzione. E lui era in possesso di un'informazione che avrebbe fatto perdere alle due ragazze che aveva di fronte ogni tipo di interesse nei suoi confronti: la loro amica era sparita e lui era stato presumibilmente l'ultimo a vederla. Continuava a comparire nella sua mente l'immagine di Viola seduta sul prato, con quel buffo impermeabile e l'aria di chi porta sulle spalle il peso di tutto il mondo. Peter non riusciva proprio a dimenticare quello sguardo così simile al suo, che sembrava capirlo così bene.
La soffiata su Viola era il suo biglietto per la libertà. Ma come poteva tradire la sua fiducia? Viola aveva tutto il diritto di sparire per un po', se era quello di cui aveva bisogno. Non sarebbe stato lui, lui che così tante volte vi si era appellato, a portarglielo via.

A dispetto della sua eroica dimostrazione di altruismo, il problema di Peter persisteva: Mj gli stava di fronte in attesa di una risposta convincente, e adesso anche Betty si era docilmente schierata al suo fianco.
Forza, Peter. Una scusa qualunque.
E fu allora, quando l'istinto prese il sopravvento sul raziocinio, che una spiegazione plausibile prese finalmente forma, scivolandogli via dalle labbra senza nemmeno riflettere.

"Devo dare una cosa a Viola."
Pronunciandole a voce alta, Peter si rese conto di quanto patetiche suonassero le sue parole.

"Devi darle una cosa...", ripetè Mj, visibilmente insoddisfatta.

"Un regalo?", esclamò Betty, che si era istantaneamente riempita di euforia.

"Le ho comprato un libro", spiegò, sempre meno convinto. "Sapevo che abitava in questa zona, ma non riuscivo a trovare la casa...", mentì.

"E perché mai avresti..."

"Oh santo cielo, lo posso vedere? Viola ama i libri!"
La gioia di Betty ormai rasentava la commozione ed ebbe il sopravvento sulla reticenza di Mj.

"Lo so", aggiunse Peter con maggiore sicurezza. "E so anche quanto le piacciano le stelle, perciò..."
Lascio la frase a metà, facendo sì che fosse il libro stesso a finirla. Lo sfilò dallo zaino per adagiarlo nelle mani di Betty, la quale, troppo sopraffatta per parlare, si limitò a carezzarne dolcemente i bordi.
Per quanto lo sguardo commosso di Betty lo lusingasse, non era quello il suo obiettivo. Lanciò uno sguardo titubante in direzione di Mj: sarebbe bastata una copertina dorata e una bella storia ed per cancellare ogni suo dubbio?

"Lo adorerà", sentenziò semplicemente Mj.

Peter cercò il suo sguardo, pronto a cogliervi tutto il sarcasmo di cui lei era capace. Invece tutto quello che vi trovò era una serena espressione di resa. Qualcuno coraggioso come Peter avrebbe addirittura osato scorgervi un cenno di benevola approvazione.
Bingo!
Mentre si crogiolava al pensiero di aver inventato una scusa con i fiocchi, Peter realizzò di non aver fatto altro che attingere alla realtà. Seppur in circostanze oltremodo singolari, il libro lo aveva davvero comprato per Viola. E non avrebbe mai dimenticato la scintillante sensazione che lo aveva pervaso al solo pensiero di donarglielo. Non sapeva ancora dargli un nome, ma quello che provava per Viola era reale. Cosa poteva esserci di più autentico di questo?

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