Legami

Quasi come se anche lui avesse vissuto una notte altrettanto travagliata, quella mattina il sole si era ben nascosto dietro ad un morbido manto di nuvole. Viola si lasciò accarezzare dall'aria pungente che entrava dalla finestra: la primavera sembrava essersene andata ancora prima di arrivare. 

D'altronde, pensò, le giornate uggiose avevano un che di romantico, nel loro essere misteriose e imperscrutabili. Questa immagine la entusiasmò, così si affrettò a convertirla in parole da trascrivere sul taccuino che teneva sul comodino. Quando si accorse di essere già in ritardo, si infilò un maglioncino e lasciò la sua camera, dirigendosi al piano di sotto. Raggiunse le voci che sentiva sopraggiungere dalla cucina, dove trovò i genitori e il fratellino intenti a mangiare.

"Hey, grazie per avermi aspettata!" esordì fingendosi offesa.

"Non morirò di certo di fame solo perché tu sei lenta come una lumaca..." rispose il piccolo Lou.

"Una lumaca?!" esclamò con un teatrale movimento del corpo. "Bene, allora vediamo se riesci a sfuggire a questo!" e così dicendo corse verso di lui, dando il via ad una battaglia a colpi di solletico.

I genitori ammirarono divertiti lo spettacolo. Si scambiarono uno sguardo carico di sollievo, che Viola colse con la coda dell'occhio: la mamma doveva aver riferito il suo ennesimo incubo. Dopo aver entrambi dichiarato la resa, i ragazzi si ricomposero e finalmente anche Viola si sistemò a tavola di fianco a suo fratello. Iniziarono a discutere tutti insieme dei rispettivi piani per la giornata.

"Lou, hai il compito di scienze oggi!" si ricordò improvvisamente Viola.

"Già, grazie per avermelo ricordato..." Giocherellava con i suoi cereali mentre parlava.

"Andrai alla grande, ometto" provò ad incoraggiarlo la mamma.

"Certo che andrà alla grande, ha studiato con me!" ammiccò scherzosamente la sorella, a cui Lou rispose con una leggera spallata.

"Cambiando argomento" prese la parola il papà "stamattina è arrivata della posta per la nonna. Julia, riesci a portargliela? Io accompagno Lou a scuola e poi devo andare subito a lavoro."

"Dopo la scuola pensavo giusto di passare da lei, glieli posso allungare direttamente io" intervenne Viola.

"Perfetto, grazie piccola."

Dopo aver risposto con un sorriso, guardò distrattamente l'orologio. Si alzò di scatto.
"Scappo che è tardi." Ingoiò l'ultimo boccone e infilò le buste per la nonna nello zaino.

"Ciao papà, ciao mamma" disse salutandoli con un bacio ciascuno.

"Ciao Lou." Schioccò un bacio anche sulla sua guancia, mentre lui faceva finta di ribellarsi. "Fai vedere a quei vulcani chi comanda, intesi?"

"Intesi."

"Vi voglio bene" urlò mentre chiudeva la porta dietro di sé.

"Anche noi, buona scuola!" li sentì rispondere in lontananza.

Fece dei profondi respiri mentre camminava, riempiendo i polmoni d'aria fresca. Diede un'occhiata al cellulare: una notifica.

7:38 - Dove sei? Ti aspettiamo. B.

Viola accelerò il passo e in pochi minuti raggiunse l'ingresso del parco. A qualche metro, su quella panchina che era il loro punto di ritrovo dai tempi delle medie, intravide Betty e Mj che chiacchieravano animatamente. Le due ragazze formavano un quadretto singolare.

La sola presenza di Betty bastava ad illuminare il luogo in cui si trovava. Aveva lineamenti chiari e delicati: occhi verdi, sguardo allegro, lunghi capelli lisci e dorati, tenuti dietro le orecchie da un cerchietto. Il suo stile rifletteva in pieno la sua personalità: quel giorno indossava una camicetta bianca con un gilet a scacchi colorati, gonna in tinta e ballerine. Chiunque la incontrasse veniva ammaliato dalla sua grazia, dall'eleganza dei suoi modi e dalla solare disinvoltura nel conversare; nonostante ciò, l'innata bontà del suo animo le aveva sempre impedito di avere un'eccessiva stima di sé. Insomma, Betty Brant incarnava il ritratto della dolcezza e della spensieratezza, ed era in grado di scorgere la parte migliore delle persone e farla emergere.

Dal canto suo Mj, Michelle Jones all'anagrafe, era praticamente l'opposto: Betty era il giorno, Mj la notte. La carnagione olivastra, i capelli ondulati e scuri, seppur schiariti qua e là da qualche riflesso più lucente, gli occhi espressivi e di una profondità disarmante. Al contrario di Betty, socializzare non rientrava nelle abilità naturali di Mj. Preferiva interiorizzare i suoi sentimenti, piuttosto che esternarli; era perspicace, brillante e riflessiva. Tendeva però a dare un'impressione sbagliata di se stessa, con l'espressione sempre così scontrosa e i modi non sempre molto avvicinabili. Solo in pochi sapevano che, in realtà, passava le giornate a tormentarsi, rimuginando su una risposta burbera o su un'occhiata sprezzante che avrebbe voluto evitare. Solo in pochi sapevano che il suo era un meccanismo di difesa, una corazza per proteggersi, sotto alla quale si nascondevano una sensibilità e un'empatia fuori dal comune. Solo in pochi, è vero, ma quei pochi si rendevano veramente conto di quanto fosse straordinaria.

Viola e Betty rientravano tra quei pochi. Loro due si conoscevano sin dalla nascita: le rispettive madri erano a loro volta amiche dall'infanzia e avevano cresciuto le figlie come sorelle, inseparabili.
Le ragazze incontrarono Mj in prima media. La notarono già dal primo giorno di scuola, come avevano fatto tutti d'altronde: così solitaria, così taciturna, così diversa. Destinata ad essere un'emarginata, aveva avuto la fortuna di imbattersi in due spiriti tutt'altro che superficiali, che non avevano l'abitudine di fermarsi alle apparenze.

A dispetto delle diversità, sotto un aspetto Mj, Betty e Viola non potevano essere più simili: sapevano dimostrarsi delle amiche estremamente leali e ogni giorno si impegnavano per portare un pizzico di felicità in più nella vita l'una dell'altra.

Betty Brant

Michelle Jones

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