4- Rimasta sola
Un altro giorno era sbocciato qui, su questa isola; anzi la mia isola. Siccome non aveva un nome la battezzai: Luminosa.
Si sembrava un nome più che adatto, perché trasmetteva amore,sicurezza e magia. Tutti i pregi di questo posto.
Come sempre mi alzai prima che il sole potesse sorgere, presi una liana e cominciai a penzolarmi su di essa per saltare sugli alberi.
Fino a raggiungere la spiaggia.
Mi sedetti sulla sabbia e aspettai che il sole sorgesse.
Uno spettacolo mozzafiato, il sole roseo che nasce e piano piano si fa sempre più luminoso e caldo. I suoi raggi riflettono sull'acqua creando un gioco di colori.
Dopo aver salutato tutti i miei amici animali, decisi di timbrare alla capanna con Amelia. Stranamente ieri sera sul tardi, ha cominciato stare male e tossire. Così voglio andare a vedere se si è ripresa.
Arrivata alla capanna vidi che era ancora sdraiata nel suo angolino, sul suo letto di foglie.
"Amelia oggi come va?" Le domandai sedendomi di fianco a lei.
"Non ti preoccupare. Ho...ho solo un po di influenza" tossiva, sembrava peggiorata.
"Influenza? In piena stagione calda?"
"Estate...si chiama. Si è solo un po di influenza"
Lei era anche un po la mia maestra, se non fosse stato per lei io non saprei neanche parlare la lingua umana.
"Ok. Ti lascio riposare. Hai però bisogno di qualcosa?"
"No no, tranquilla" respirava anche con fatica e la cosa non mi piaceva per nulla.
Sta in condizioni pessime, meglio se le resto vicino finché non si sentirà un pochino meglio.
Pensai che qualche cosa da mangiare l'avrebbe rimessa in forze. Non sapevo cucinare un granché ma preparare un mix di frutta lo sapevo fare.
Inzio a piovere d'untratto, brutto segno, pioggia significa freddo e freddo significa ancora più danno per Amelia, meglio coprirla.
Lei nel frattempo si era addormentata e io la copri con la sua coperta. Non vorrei che fosse qualcosa di grave.
La pioggia non cessava, e aumentava sempre di più, intanto avevo dato da mangiare a quella che io considero mia madre; ma non era servito più di tanto, ogni minuto sembrava peggiorare.
"Renè, Renè"
Sento che mi chiama con quella poca voce che ha.
"Che succede?" Accoro, vedendola che si dimena.
I suoi occhi, sono diventati tutti rossi.
Mi prese un polso.
"Ascoltami, se io non ce la dovessi fare..."
"Cosa stai dicendo?" Replicai spaventata
"Fammi finire...Devi essere forte e continuare, applica tutti i miei insegnamenti e continuare ad imparare, fino ad un giorno che riuscirai a raggiungere la civiltà"
"No io non ti lascio!" Singhiozzai tra le lacrime.
"Renè ti ho preparato ad ogni evenienza, anche questo. Io ora sto morendo, ti prego rendono orgogliosa"
Le lacrime mi avevano bloccato la parola, annui soltanto. Gli misi una mano sulla fronte e sentivo che scottava.
"Almeno...almeno dimmi cosa ti è successo" riuscì dire a malapena.
"Un insetto mi ha punto alcuni gironi fa ed era una zanzara, portatrice di una malattia. La malaria"
"È solo una malattia, si può fare qualcosa..."
"No! Senza i giusti medicinali non si può fare nulla. Renè ricordati che io ti ho sempre voluto bene..."
La sua voce si faceva sempre più lieve in questa frase, e la presa che stingeva il mio polso si fece morbida, fino ad mollarlo del tutto.
Ero rimasta sola, in questa giungla, avevo solo quindici anni.
Ora questo posto non mi sembrava più tanto una meraviglia, ma un inferno dominato dal diavolo. Io da sola contro a tutto.
Mi sentivo abbandonata, ma non era una sensazione nuova, e come se questo sentimento lo avessi già provato molti anni prima.
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