Capitolo dieci
John's point of view
Mi sveglio nell'udire il tic della sveglia cinque minuti prima che suoni. Allungo un braccio e la spengo, aprendo gli occhi: Virginia dorme voltata verso di me, bella come un angelo: i capelli biondo oro le ricadono disordinati attorno al viso e la sua espressione è di estrema pace e tranquillità.
- Buongiorno, amore mio - mormoro, facendole una carezza.
- John... - sussurra, ancora immersa nel sonno.
- Sono qui, piccola - dico, baciandole la punta del naso. Si sveglia lentamente, rivelando i luminosi occhi verdi. - Hai dormito bene?
- Come sempre...
- Fai con calma, visto che non devi lavorare - asserisco, posando le labbra sulla sua fronte. - Vado io a svegliare Brooklyn e le ragazze.
- Okay - replica a bassa voce, sbadigliando. - John?
- Sì?
- Ti amo.
- Anch'io, Virginia, anch'io.
E, dopo un'ultima carezza, mi alzo, mi vesto e vado a svegliare la nostra piccola peste. Lui è subito in piedi, energico ed entusiasta come di consueto.
- Andiamo a svegliare Bella - dico, prendendolo in braccio. Quando entriamo in camera di sua sorella ci troviamo davanti un'imprevista eppure tenera vista: Leya dorme abbracciata a Bella.
- Papà, perché dormono come te e la mamma?
- Perché a Leya piace Bella - rispondo, arruffandogli i ricci. Sono in qualche modo orgoglioso che li abbia presi e non abbia ereditato quelli lisci di Virginia. Sono l'unico in famiglia ad averli così, senza contare mio figlio.
- Come a te piace la mamma?
- Come a me piace la mamma.
Brooklyn sembra super sorpreso.
- Amore mio, alle ragazze possono piacere le ragazze - spiego, dandogli un bacino sul naso. - E i ragazzi, come io piaccio alla mamma. E viceversa. Ai ragazzi possono piacere i ragazzi, come lo zio Adam con Paul o i tuoi cugini con i loro fidanzati. E le ragazze, come a me piace la mamma.
- Non possono piacere tutti e due?
- Certo, tesoro, possono piacere anche ragazzi e ragazze oppure nessuno dei due. Va benissimo.
- Oh. Posso svegliare Leya e Bella?
Annuisco, sorridendo e lasciandolo sul letto.
- Bella! Leya! - esclama, scuotendo sua sorella.
Bella's point of view
Vengo strappata dal sonno da una piccola peste ricciuta che mi strilla in un orecchio e mi scuote. Suo padre ci guarda dalla soglia della camera e Leya mi sta ancora abbracciando. Avvampo, tirandomi a sedere e afferrando Brooklyn.
- Hai osato svegliare il mostro? Grrr! - gli dico, facendogli il solletico e beandomi dei suoi gridolini. Gli bacio i ricci, dopodiché scuoto gentilmente la mia amica addormentata. - Leya? Leya, è ora di alzarsi.
Lei mi abbraccia di nuovo, strofinando il naso nei miei capelli.
- Buongiorno - mugugna, ancora con gli occhi chiusi. Arrossisco per la seconda volta, divincolandomi. John sorride come se la cosa non lo toccasse più di quel tanto, ma io so a cosa sta pensando. Mio fratello si sistema tra di noi, in cerca di coccole.
- Leya! Lasciami andare - protesto, a bassa voce. Mi ascolta, tirandosi su. I capelli biondi le ricadono davanti al viso e non posso fare a meno di chiedermi come faccia ad essere così impeccabile appena sveglia...
Infine ci alziamo e, mentre andiamo in cucina, John prende in braccio Brooklyn e mi affianca.
- Hai dormito bene? - mi chiede, sorridendo.
- Sì... papà... - rispondo, trattenendomi dall'alzare gli occhi al cielo. Il mio fratellino mi guarda e io gli faccio una smorfia, strappandogli una risata.
- Fantastico.
- La mamma? - domando, sperando di bloccare possibili allusioni riguardanti me e Leya.
- È sveglia, ma le ho detto che mi occupavo io di voi marmocchi - dice casualmente. Nei suoi occhi verdi leggo che non me la caverò tanto facilmente.
Leya segue il nostro scambio di battute con apparente disinteresse.
- Puoi restare qui quanto ti aggrada - la informa John, dopo aver servito la colazione. - Sei la benvenuta, a nessuno dispiace.
Parla per te, penso io, che la sua presenza mi mette in crisi!
- Grazie mille - replica lei, fissandomi. Il mio cuore batte più forte. Accidenti.
~~~
Leya si trattiene anche nel pomeriggio, giocando con Brooklyn e i suoi mille cavalli della Barbie e non. A lui non importa che un cavallo sia azzurro, rosa o viola, abbia un corno o delle ali... gli basta che sia uno dei suoi amati equini.
Poi mio fratello va a far merenda e a giocare con suo padre e la mia bionda amica tira fuori il blocco da disegno e si sistema in camera mia.
- Bella - mi chiama, poggiando il disegno a cui stava lavorando sulla mia scrivania. - Per te.
È il ritratto mio e di Yuuhi e... non è semplicemente realistico, c'è sentimento.
- Grazie... - dico, arrossendo, e all'improvviso Leya mi spinge sul mio letto, sovrastandomi. - L-leya?!
- Ti mancherò?
- E-eh?
- Cosa sono io per te?
I suoi occhi di ghiaccio sono seri, serissimi, come la sua voce.
- N-non lo so... perché?
Provo a scostarla gentilmente, ma m'imprigiona i polsi al materasso. Il suo corpo è estremamente caldo e la situazione non imbarazzante quanto dovrebbe.
- Leya! - protesto, divincolandomi. Mi lascia andare e io non riesco a muovermi, paralizzata come ieri.
- Smetti di scappare - mormora, avvicinando il viso al mio. Suona come una supplica.
Forse non voglio muovermi, realizzo, forse voglio che mi baci, che spezzi qualunque cosa mi leghi ancora ad Akira.
E mi accorgo di star lentamente andandole incontro quando, a un nulla dalle sue labbra, si alza.
Cosa...?
- Lo capisci? - chiede, respirando velocemente. - Mi sono innamorata di te. Ma sei irraggiungibile.
Scuote il capo, facendo ondeggiare come la coda di un cavallo i lunghi capelli biondi e concedendosi un lungo e rumoroso respiro. Anch'io sono senza fiato.
- Devo andare. Devo andare - asserisce, passandosi una mano sul volto e poi sulla nuca.
- Leya! - la chiamo. Non so perché stia cercando di fermarla. Abbasso la voce. - Tu stai scappando.
Il suo sguardo si posa su di me, ma in modo differente dal solito: non c'è adorazione, non c'è meraviglia, solo qualcosa d'inafferrabile.
- Forse - mormora. E se ne va. Dopo un lunghissimo lasso di tempo mi tiro a sedere. Non so neanche come mi senta.
Il suo disegno giace sulla mia scrivania. Non c'è dedica o altro, giusto una minuscola firma in un angolo. Odo Yuuhi abbaiare. Lo lascio lì, andando a cercarla.
È con John e Brooklyn. Mi corre incontro e io la accarezzo distrattamente.
- Leya è andata - mi avvisa John. Annuisco, stringendo le labbra.
- Lo so.
- Giochi con noi, Bella?
- No - rispondo, evitando di farmi tentare dagli occhioni verdi di mio fratello. - Vieni, Yuuhi.
E torno nella mia camera. Il mio cane si lascia abbracciare e scodinzola piano.
- Oh Yuuhi - dico, stringendo il suo morbido pelo tra le dita e affondando ulteriormente il viso nel suo collo. Non voglio pensare.
-
Note dell'autrice:
ohayo! Il prossimo capitolo sarà il penultimo. Questa sera avrete la diciottesima OS. Con ciò è tutto, per ora. Vi auguro una buona giornata. Baci
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