13. Messaggi criptati


Ciao, Jess!! Scusa se ti rispondo in ritardo, ero fuori con Jenny e Pam. Non mi ero accorta di non averti detto l'ora, scusa! Facciamo per le sette?

Va benissimo. Sappi però che non sono dotato di auto.

Non importa!

Quindi non ti spiace se andiamo in metro?

Possiamo anche andare a piedi, se vuoi.

Davvero? 

Sì! Nessun problema. Così non paghiamo nemmeno il biglietto

Ahah, benissimo. Hai già capito che sono povero.

Ma no!! 

Scherzo ((:  O forse no.

Vorrà dire che pagherò io!

COSA? Non ci pensare neanche, scherzavo!

c: 

Anthea, cos'è quel sorriso?

c: c: 

Anthea.  

A dopodomani! Alle sette! 

[Ultimo accesso oggi alle 17.45] 

A dopodomani...

***

 Non si è più connessa dall'ultimo accesso di lunedì. Ho passato tutta la serata e il mattino del giorno dopo in attesa che comparisse una doppia spunta, ma non è successo. Sembra scomparsa nel nulla.

Eppure sono euforico. Non vedo l'ora di vederla. Di rivedere il suo bel sorriso, la galassia delle sue lentiggini, i suoi occhi di cristallo. 

Nella mia testa quei piccoli pensieri-scultori che si occupano dei ricordi hanno già trasformato il viso di Anthea in un'opera d'arte. Penso di aver trasformato la sua figura in qualcosa di quasi divino, ma l'ho vista per così poche ore che quei piccoli dettagli andati persi - si notavano le orecchie tra i suoi capelli? Aveva la riga di lato? C'era un diastema tra i suoi incisivi? - sono stati rimpiazzati dal mio personalissimo gusto estetico. Tipico. La trovo una cosa oltremodo molesta, ma i pensieri-scultori alzano le spalle e rispondono: più di così non possiamo fare

Non ho trovato foto di lei. L'ho cercata su Facebook - solo per scoprire qualcosa in più, tutto qui - ma non penso abbia un profilo a suo nome. C'è solo il contatto WhatsApp, quel contatto che parla tanto di lei senza mostrare il suo volto. 

Non che io abbia chissà quale foto profilo, sia chiaro. Come immagine ho messo una fotografia scattata da Ben durante uno dei nostri incontri al locale e raffigura solo le mie mani posate sul violoncello, un archetto con il crine che sfrega le corde in una muta produzione di una melodia ormai solo mentale. Non la cambio da almeno un anno. Ruben mi dice che ormai si annoia a chattare con me per via di quella foto, che vede ogni singola volta. 

Come se fosse necessario, visto che viviamo assieme. 

Preso come sono dalle mie fisime su Anthea, arrivo all'Old Man Glory, martedì sera, totalmente soprappensiero. 

E mi dimentico, puntualmente, che qualcuno tra i presenti ci deve dare una notizia. 

"Buonasera, eh!" 

Il brontolio di Stephanie mi fa avere un sussulto, mentre sistemo con sguardo poco concentrato la custodia nera del mio strumento. Alzo lo sguardo, cercando di collegare il mio improvviso senso di colpa alla sua comparsa e la vedo che mi viene incontro. Ha i capelli raccolti in un codino sopra la testa che sta dritto come un pennacchio di fumo, indossa una maglietta di due taglie più grande, giallo ocra, che raffigura Le Chat Noir di Théophile-Alexandre Steinlen e il septum che porta al naso è improvvisamente cambiato: siamo passati da due semplici palline rosse a un minuscolo fiore di loto dorato. Gliel'ho visto portare solo due volte, entrambe per festeggiare qualcosa. 

Ora ricordo. Mi apro in un sorriso e il mio cuore si riempie di gioia quando lei fa altrettanto. La abbraccio, prima di pensare per bene e ricordarmi che odia gli abbracci, ma questa volta sembra fare un'eccezione. Le sue braccia mi circondano il busto e la guancia si preme contro la mia T-shirt, poco sopra il binder. Rimaniamo lì un secondo, dondolando da un piede all'altro, poi Stephanie si stacca e sogghigna alla sua maniera tutta particolare.  

"Ho visto la paura nei tuoi occhi, Jess. O sbaglio?"

"Affatto. Per un secondo ho dimenticato anche il mio nome."

"Credimi, si era notato." 

Lo dice con tono secco, ma il suo sorriso continua a essere una costante. È felice e non riesce proprio a nasconderlo.

"Quindi..." Accenno, cercando di capire se posso chiederlo o se devo aspettare che sia lei a fare il primo passo. "Quel provino..."

"L'hanno presa, Jess! L'hanno presa!"

Ben irrompe nella stanzetta in cui Steph mi ha incastrato con una faccia tra lo sconvolto e il raggiante. Ha i capelli spettinati, le guance - almeno, la parte che si intravede sotto la barba - rosse e un sorriso accecante. Stephanie lo guarda e scocciata gli domanda: "L'hai già detto a tutta la sala?"

"Certo! E ho intenzione di sistemare un bel cartello all'ingresso!" Ben alza le braccia e le allarga lentamente, disegnando un largo striscione nel vuoto. "Tutti devono sapere che nel mio locale suona una star de The Musician."

"Ben, finiscila."

Gli occhi freddi di Stephanie si fissano sul nostro amico come chiodi, perciò io decido di dargli una mano, cercando di scongiurare un'aggressione. 

"Ben ha ragione, Steph. Perché far finta di niente?"

"Perché mi hanno solo presa, Jess. È questo non significa niente."

"Ma digli che ti ha presa! Diglielo!" Insiste Ben, mordicchiandosi il labbro inferiore come una ragazzina.

Steph sospira e risponde: "Clapton."

"Cosa? Intendi... Eric Clapton?"

"Sì..."

"Ma se la sono contesa, eh!" Interviene di nuovo Benjamin, che sembra ormai non riuscire più a contenere l'eccitazione. "Diglielo, Steph! Digli come Kanye West ti ha fatto gli occhi dolci!"

Fisso Stephanie a bocca aperta e lei sbuffa, contrariata. "Cercava qualcuno che facesse musica elettronica. Gli ho spiegato che a me non interessa."

"Ma ti rendi conto, Jess? Due grandi esponenti della musica moderna se la sono contesa! Due! Non capita a tutti, sai? Due su quattro, Jess! Li ha proprio impressionati!"

Stephanie inizia a sembrare a disagio quando Ben si mette a saltellare, stringendosi le mani al petto e guardandola come se avesse davanti un miracolo. 

"Tu sarai la mia fortuna."

"Lo dirai anche se mi escludono alla prima puntata?"

"Non lo faranno di certo. Ti ha voluta Eric Clapton, capisci? Clapton! Prende solo i migliori! Nella scorsa edizione i suoi ragazzi erano i migliori."

Osservo la mia amica. Il suo sguardo è cupo, più del solito. Benjamin la sta fiaccando. E a dire che sa quanto lei odi tutto ciò che possa sistemarla su un piedistallo di parole. Detesta i complimenti, non sopporta che le persone continuino a sottolineare la sua bravura. Per quanto ne so, Steph suona solo per se stessa  e gli apprezzamenti insistenti la mettono sulla difensiva. Tiro un'opportuna gomitata al chiacchierone e quando lui si tacita per la sorpresa, ne approfitto per chiederle: "Riuscirai a venire il martedì?"

"Non penso. Mi hanno già detto che c'è una specie di contratto da firmare. Penso che dovrò trasferirmi nell'appartamento per i concorrenti."

Sapevo che sarebbe andata così, ma mi spiace comunque. 

"Non importa! Ogni venerdì saremo sintonizzati su ABC!" Esulta Ben. "Saranno tutti felici di vedere Steph dell'Old Man Glory fare fortuna in TV!"

Stephanie sospira e sembra pronta a rispondergli male quando io, con la coda dell'occhio, noto un movimento dietro Benjamin. Il guizzo di un paio di codini castani incredibilmente spettinati e di una frangetta un po' troppo lunga. 

Stella compare al fianco di suo padre come se fosse stata evocata dal pavimento, un piccolo demone colorato, tanto che Ben sobbalza quando lei si aggrappa ai suoi pantaloni. 

"Papà! Posso dare il disegno a Steph?" Chiede con il suo tono da sergente in erba. Non si direbbe, a vederla, che sia una bambina piena di problemi. A una prima occhiata pare una marmocchia vivace, ma innocente. Ha un viso dai tratti dolci, come quello di Ben. La frangia - che il padre si dimentica puntualmente di sistemare con le forbici apposite - ormai copre quelli che sono due grandi occhi color nocciola fitti di ciglia scurissime. È infilata in una salopette di jeans che finisce al ginocchio e sotto porta una magliettina che raffigura Merida, la principessa di Brave. È così carina.

"Eh? Disegno?"

"Sì! Non ti ricordi?"

No, non penso che il signor Kelly ne abbia memoria. 

"Va bene, va bene. Daglielo. "

Stella non se lo fa ripetere due volte: caccia una mano nella larga tasca a due aperture della salopette e ne tira fuori un foglio bianco ripiegato. Lo apre con cura e poi lo tende, ancora un po' accartocciato, a Stephanie. 

"Per l'audizione." Spiega seria, mentre lei osserva lo schizzo in bianco e nero di se stessa munita di quello che sembra un sax - più un corno d'ariete che un sassofono, ma Stella si è impegnata a disegnare i tasti - davanti a quattro giudici appena abbozzati, tutti con una O al posto della bocca e gli occhi che escono dalle orbite. Steph lo guarda, poi guarda la bimba e sorride.  

"Grazie mille, Stellie. Lo appenderò in camera."

Gli occhi di Stella, ne sono sicuro, brillano. Si stringe i piccoli pugni al petto, fa un passo avanti e le fa un cenno nervoso. Steph si abbassa e si fa sussurrare qualcosa all'orecchio. Ben mi guarda confuso, io mi stringo nelle spalle. La piccola si allontana, alza una mano per salutare e corre via, scomparendo dietro il bancone. Lì c'è la porta che porta al piano di sopra, dove c'è l'appartamento dei Kelly. 

Sia io sia suo padre guardiamo Stephanie. Non c'è più imbarazzo nei suoi occhi. Ci metto un secondo a capire che è una quieta soddisfazione. 

"Cosa ti ha detto?" Chiede Benjamin. Lei ripiega con molta cura il disegno e risponde: "Una cosa privata."

"Steph, cosa?"

La ragazza si stringe nelle spalle e sorride. Lascia il foglio nella tasca della custodia del sax, prende lo strumento e si avvia fuori dalla stanzetta, superando Ben come se non le avesse chiesto niente. Lui si gira verso di me esasperato, in cerca di aiuto, ma io mi stringo di nuovo nelle spalle. Non ho sentito quello che Stella ha detto a Stephanie, ma posso immaginarlo.

Steph, sei il mio mito. 



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