Cap. 6: Esodo
Jessie sapeva che Ben non era nelle sue stesse condizioni: mentre lui era arrivato a Rapid City circa due anni prima dopo aver passato l'infanzia e l'adolescenza dall'altra parte dello Stato, e che di conseguenza conosceva poche persone e nemmeno troppo bene, Ben aveva una famiglia, moglie e figli.
Purtroppo lavorava a Rapid City ma viveva a New Underwood, una piccola città a poco meno di mezz'ora di auto da lì. Spesso tuttavia dormiva in città, pernottando in un motel sulla strada, soprattutto quando si tratteneva la sera per portare avanti qualche lavoro privato con cui arrotondava lo stipendio. Proprio per questo si trovava ancora in città e quel giorno si erano incontrati. Normalmente quello per tornare a New Underwood era un tragitto semplice da fare, lineare e molto rapido, ma con la situazione che si era venuta a creare anche quelle poche miglia diventavano un ostacolo da non sottovalutare.
Il lato positivo (se proprio se ne voleva vedere uno) era che New Underwood era sulla strada per Sioux Falls.
Purtroppo non erano i soli a lasciare Rapid City, e la maggior parte delle strade, una volta abbandonato il centro della città, si rivelò quasi impraticabile: colonne intere di automobili ostruivano l'intera carreggiata, mentre automobilisti infuriati e terrorizzati suonavano il clacson con insistenza e sbraitavano gli uni contro gli altri. Qualcuno era sceso e stava litigando direttamente con il proprio interlocutore, a stento trattenuto da mogli e altri accompagnatori, o aveva definitivamente abbandonato l'auto e si era incamminato a piedi.
- Merda!- sbottò Ben, battendo un pugno sul finestrino - Così non passeremo mai.-
- Fosse solo quello il problema...- disse Jessie, sbirciando negli specchietti retrovisori - Col baccano che fanno qui attireranno ogni zombie nel raggio di un chilometro. Tra poco questo posto sarà preso d'assalto.-
- Ma dobbiamo uscire dalla città!- esclamò Ben - Prova a passare dal Walmart! Prendi la Anamosa! Ci infiliamo da lì!-
- Le strade a grande percorrenza saranno le prime a essere ostruite, non sarà meglio di qui.- disse Jessie, scuotendo la testa - Sono stato uno stupido, avrei dovuto pensarci... merda!- esclamò, dando un pugno al volante e ingranando la retro - Va bene... non so quanto è buona l'idea, ma vedremo di provare... passeremo dalle campagne!-
- E come conti di fare? L'hai appena detto tu, tutte le strade sono intasate!-
- Non tutte!- sbottò Jessie, mentre svoltava per passare sotto al cavalcavia della I–90 - Forse le stradine di campagna sono ancora libere. Di solito non ci pensa mai nessuno.-
- Per forza, non sono adatte a muoversi rapidamente!- protestò Ben - Se anche dovessimo raggiungerle, ci metteremmo una vita ad arrivare!-
- Ben, tu vuoi andare a New Underwood, io a Sioux Falls!- osservò Jessie, zigzagando tra pedoni impazziti e auto che sfrecciavano tutto intorno a loro, spesso muovendosi nella direzione contraria - Quanto credi che ci metterò, io? Di solito il viaggio è di almeno cinque ore, sai?-
Lui non replicò, assestando un colpo scocciato al cruscotto.
***
Non c'erano strade alternative a nord di Rapid City, o quantomeno nessuna che fosse degna di essere considerata. L'unico percorso che furono in grado di trovare fu quello che passava nei pressi di Green Valley, facendoli scendere verso sudest, lungo la SD–44 ovest. Era una strada a due sole corsie, senza guard rail o barriere spartitraffico, che passava per la campagna e procedeva in pianura, consentendo quindi di uscire eventualmente dalla carreggiata, se le condizioni lo permettevano, ed aggirare eventuali ostacoli. Certo, il Transit non era un mezzo cingolato adatto a ogni tipo di terreno, ma se il suolo fosse stato sufficientemente duro sarebbe riuscito a passare.
Ovviamente questo li obbligò ad attraversare di nuovo buona parte della città, dove incapparono per l'ennesima volta in gruppi di morti viventi e di civili in fuga, che li costrinsero a fare lunghi giri e a rallentare di quando in quando.
La situazione sembrava essere ulteriormente cambiata, adesso: a quanto pareva le bande armate avevano cessato di combattere (se non di esistere) e adesso si davano alla fuga, nel caso in cui le persone che ne avevano fatto parte fossero state ancora vive. In alternativa... beh, non serviva la fantasia per capire che fine avessero fatto gli altri.
Gli sciacalli erano ancora presenti in giro, ma molto più radi e più cauti, adesso. Anche le auto erano quasi del tutto sparite, e le uniche rimaste come presenza fissa erano quelle in fiamme, schiantate o rovesciate. Poche passarono loro accanto, e una era addirittura avvolta in una palla di fuoco. Andò a finire contro uno steccato dopo appena pochi metri, entrando in un giardino ed esplodendo sotto un porticato.
Anche alcuni palazzi erano stati dati alle fiamme, forse per incidente o forse nel tentativo di uccidere quanti più zombie possibili, e ora colonne di fumo si levavano da ogni angolo di Rapid City, a silente testimonianza della situazione. Le ambulanze, i camion dei pompieri e le auto della polizia erano invece assenti se non come rottami, e le uniche tracce di ordine costituito in cui incapparono (a eccezione di quelle già morte o trasformate in zombie) furono alcuni isolati in divisa che, senza badare a ciò che avevano intorno, scappavano verso un qualche rifugio o veicolo, cercando di mettere in salvo se stessi, come praticamente chiunque altro in città.
- Hai sentito tua moglie?- chiese Jessie, quando finalmente ebbero lasciato alle loro spalle il caos di Rapid City, trovando un varco nel marasma che permettesse loro di raggiungere la SD–44.
Ben, che per tutto il tempo si era limitato a scoccare sguardi cupi fuori dal finestrino e a indicare una direzione quando vedeva un passaggio praticabile, scosse la testa.
- No. Stavo cercando proprio di chiamare quando sono andato a sbattere. Il telefono è sparito, forse sotto il sedile. Il tuo?-
- Ce l'avevo, ma ho avuto un problema anch'io.- ammise Jessie - Ora è fuori uso, si è sfondato lo schermo e non va più.-
- Grande...-
Jessie scosse la testa.
- Mi dispiace. Vedrai che ce la faremo.-
Ben alzò gli occhi, sfinito, e incrociò le braccia sul petto.
- Vai dai tuoi genitori?- chiese.
- No.- rispose - Sono già morti. Prima di questo.-
- Ah.- disse il collega, in tono piatto - Non lo sapevo.-
Jessie mosse appena una spalla.
- Non m'importava che qualcuno lo sapesse.-
- Sì, in effetti non parli molto di queste cose.- osservò Ben - Vieni da lì? Da Sioux Falls?-
- No, sono nato a Denison, in Iowa.- rispose - Quando avevo tre anni ci siamo trasferiti Bookings per il lavoro dei miei.-
- Cosa facevano?-
Jessie scosse ancora la testa.
- Non mi ricordo.- rispose.
Ben fece un cenno come per dire che non era importante, osservando la campagna fuori dal finestrino: le auto in fuga lì erano ancora presenti, ma in numero minore rispetto a quelle che avevano trovato verso la I–90.
- Se non vai da loro, chi devi raggiungere?- chiese.
Jessie trasse un profondo respiro prima di rispondere: sapeva dove li avrebbe portati la conversazione. Non era certo di volerci arrivare ma, forse, parlarne non sarebbe stato un male, e visto che viaggiavano insieme Ben aveva il diritto di sapere. Dopotutto, l'apocalisse zombie appena scoppiata aveva resto qualsiasi altro problema alquanto... insignificante.
- Maddie. Madison Flagg.-
- Ah... ed è cosa, la tua donna?-
Jessie scosse la testa per la terza volta, le labbra arricciate da un mezzo sorriso che non riusciva a nascondere.
- No, niente del genere.- rispose - I miei sono morti quando avevo undici anni... i Flagg mi hanno preso in affido. Maddie era la loro figlia naturale, aveva dieci anni quando l'ho conosciuta.-
- Ah, quindi è tua sorella?-
- Beh, no... sono rimasto da loro solo otto mesi, dopo ho avuto tipo altre cinque famiglie diverse. Non mi hanno mai adottato, ma...-
- ... ma?-
- Mi sono comunque rimasti vicini.- spiegò, guardando alternativamente Ben e la strada - Nel poco tempo che ho vissuto a casa loro abbiamo legato parecchio. Continuavano a telefonarmi per chiedermi come stavo, sono venuti ad alcune delle mie partite di baseball e hanno fatto amicizia con tutte le famiglie presso cui sono stato... sono anche venuti al mio diploma, sai?-
- Cavolo...- commentò Ben - E perché non ti hanno adottato?-
Jessie scosse la testa.
- Non ne erano in grado, avevano già Maddie a cui badare. Un altro bambino a tempo pieno sarebbe stato impossibile. Però si sono affezionati a me, e io a loro... e Maddie è diventata la mia migliore amica. Alla fine ci siamo ritrovati al liceo, la mia ultima famiglia viveva nella loro zona e così ci vedevamo ogni giorno.-
- E poi cos'è successo?-
Jessie s'incupì, aggirando un'auto in panne.
- Abbiamo litigato. Io e Madison, intendo.- spiegò - Una cosa stupida... stavo con una mia compagna di scuola, ero all'ultimo anno. Lei era al penultimo e già pensava al college. Andare a Stanford era il sogno della sua vita, e voleva che la precedessi, ma avevo... idee diverse.-
- Diverse?-
- Volevo sposarmi e lavorare.- spiegò Jessie - Prima del diploma. Il che è un po' stupido, in effetti, ma ero già maggiorenne, e pensavo di essere pronto.- ammise - Ci siamo lasciati dopo quattro mesi... ma è un'altra storia, e non merita di essere raccontata. Lei non merita di essere menzionata.-
- E la tua amica?-
- Beh, è ovvio, no?- rise amaramente Jessie - Cercammo di parlarne civilmente, all'inizio. Poi cominciammo ad alzare la voce. Volarono parole sempre più grosse, e alla fine uscii dalla stanza sbattendo la porta. Quando ho capito che aveva ragione ho cercato di ricontattarla, ma non ha più voluto saperne di me... diceva che ero troppo stupido ed egoista.-
Ben scosse la testa, accigliato.
- Eri un ragazzino, cercavi punti di riferimento...-
- Lascia perdere, non serve.- lo interruppe Jessie, alzando una mano - Conosco ogni punto di vista. Ho sbagliato, è vero, e sì, avevo delle attenuanti, ma Maddie è una persona testarda. Ha deciso che ho tradito la sua fiducia, "buttando nel cesso il mio futuro", come disse lei.-
- E ora stai correndo a prenderla?-
- Le voglio ancora bene.- spiegò Jessie- Andrei in capo al mondo per lei, è quanto di più simile ho a una famiglia. E comunque, ieri ci siamo risentiti.- chiarì - Suo padre è morto. Era rimasto solo lui, la madre se n'è andata per un incidente quando aveva sedici anni.- a quel pensiero gli scappò un sospiro triste - Dio che periodo...- borbottò - Comunque mi ha chiamato per dirmi del funerale... dovevo partire domani, oggi avrei chiesto qualche giorno di permesso.-
Ben fece una smorfia amara.
- A occhio e croce, te l'hanno appena accordato il permesso. Permanente, aggiungerei...-
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