Cap. 41: Corso accelerato di sopravvivenza

Nella testa confusa di Jessie risuonò un verso lontano simile a un barrito di gola, profondo, gutturale e prolungato. Riaprì gli occhi a fatica, gemendo dolorosamente; aveva addosso parecchi frammenti del finestrino esploso, ed era ancora legato al sedile per la cintura, schiacciato contro lo schienale dall'airbag. L'azione combinata dei due sistemi di sicurezza riusciva a tenerlo quasi fermo dov'era nonostante la forza di gravità lo tirasse a sinistra. Qualcosa stava percuotendo il mezzo, provocando tremori e tonfi sordi di lamiera ammaccata, che risuonavano nell'aria a cadenza regolare.

Guardò Alex, in condizioni simili alle sue, poi sentì di nuovo il verso di poco prima, e qualcosa colpì con forza la lamiera, facendo tremare il furgone ormai distrutto.

Scosse la testa per recuperare lucidità e prese dalla loro custodia le sue forbici da elettricista, con cui squarciò l'airbag e tagliò la cintura, puntellandosi con le gambe per non cadere addosso all'amico; liberatosi, gli passò le forbici e calciò via il parabrezza completamente crepato, uscendo barcollando dal veicolo, dal retro del quale uscivano grida di paura mentre colpi pesanti continuavano a scuoterlo.

Quando vide cos'era a provocarli si sentì morire.

***

In piedi sulle zampe posteriori riusciva a superare i due metri di altezza, e doveva pesare quantomeno trecento chili di muscoli e grasso. Il pelo grigiobruno era sporco di sangue e spesso interrotto da ferite e segni di morsi evidenti. Riusciva anche a vedere alcune costole scoperte nel suo fianco, dove la carne era stata strappata quasi del tutto.

Dalla sua bocca enorme, da cui usciva quel verso spaventoso, sporgevano denti lunghi più di un dito, giallastri e macchiati di sangue già rappreso. I suoi occhi lattiginosi si posarono su di lui, individuandolo nonostante fossero ormai vecchi e poco funzionanti, e lanciò un altro verso al suo indirizzo, perdendo interesse per il furgone e mettendosi a quattro zampe, iniziando ad avanzare nella sua direzione con movimenti lenti e un po' traballanti.

Concentrato com'era sulla destinazione e sul problema degli zombie umani, Jessie non aveva mai pensato alla possibilità che le esplosioni potessero disturbare un grizzly.

***

Tutte le regole base della sopravvivenza in caso di attacco di un orso dicevano chiaramente di non cercare di scappare, ma di buttarsi a terra e fingersi morti finché l'animale non avesse perso interesse, capendo di non essere minacciato, e se ne fosse andato spontaneamente.

Purtroppo, se si fosse buttato a terra fingendosi morto, Jessie sarebbe morto davvero: quel grizzly non aveva paura, non li aveva attaccati perché si sentiva in pericolo, lo aveva fatto perché aveva fame. Una fame folle.

Alex strisciò fuori dall'abitacolo in quel momento, ancora confuso. Jessie indietreggiò lentamente, tenendo l'orso concentrato su di sé, forzandosi per non cominciare a correre, conscio di non avere possibilità di fuga. Poteva solo sperare che l'istinto primordiale dell'orso non fosse svanito del tutto e che non lo avrebbe aggredito subito se avesse mantenuto la calma, e che continuasse a ignorare le voci dei suoi compagni che cercavano di uscire dal furgone rovesciato.

- Alex.- disse in tono controllato e grave, cercando sia di comunicare con l'amico che di tenere a bada l'orso - Ora ascoltami bene: nel modo più silenzioso e calmo possibile fai uscire tutti e allontanatevi. Non fate niente. Non urlate, non cercate di aiutarmi, non respirate nemmeno. Mi hai capito?-

L'ex soldato guardò tra lui e l'orso per alcuni secondi. Forse il suo primo istinto sarebbe stato quello di correre ad aiutarlo, ma alla fine anche lui comprese dove voleva andare a parare: un orso vivo sarebbe stato un avversario temibile, ma un orso morto, per nulla spaventato da grandi gruppi di persone e dai soliti deterrenti da usare in quelle situazioni, era tutta un'altra storia.

Dovevano limitare il più possibile i danni, e doveva occuparsene Jessie perché era uscito per primo. Era stato sfortunato.

Ma perché mi caccio sempre in queste situazioni?

Cominciò ad allontanarsi lateralmente con lo sguardo fisso sull'orso, come insegnato da qualunque manuale, slacciandosi il giubbotto e allargandolo, cercando di apparire più grande di quanto non fosse in realtà.

L'orso ruggì ancora, senza smettere di avvicinarsi, forse confuso dal suo improvviso aumento di dimensioni, mentre alle sue spalle Alex spalancava i portelli posteriori del Transit, facendo cenno agli altri di non fiatare.

- Dai, Winnie The Pooh dei miei coglioni...- disse, cercando di coprire il suono dei passi degli amici - Forza... vieni con me, andiamo a fare una passeggiata...-

Fece in modo di spostarsi su un tratto in discesa, un po' perché era nella direzione opposta a quella che avrebbero preso gli altri per scappare e un po' perché, se ricordava bene, gli orsi avevano difficoltà a rimanere in equilibrio quando erano orientati verso il basso. Questo gli avrebbe dato un minimo vantaggio.

Vide Madison guardarlo con terrore attraverso i brividi della febbre mentre Kevin l'aiutava a uscire, rossa in viso; le fece cenno di non dire niente e di andarsene, continuando a mantenere il contatto visivo con l'orso, che mosse qualche altro passo verso di lui, stavolta più incerto a causa della strada scoscesa. Forse aveva ritardato l'attacco, ma era una questione di secondi.

Ora devo pensare a come fermarlo...

Aveva con sé una pistola, infilata nella cintura, ma non era certo che fosse sufficiente contro l'orso: l'unico modo per ucciderlo sarebbe stato sparargli in testa, e lui non aveva tutta questa gran mira, né era sicuro che la sua arma fosse abbastanza potente. Doveva inventarsi altro.

I tubi esplosivi!

Li avevano usati per allontanare gli zombie dalla casa di Day giorni prima, ma non tutti quanti. Alex aveva detto che ne erano rimasti ancora due, da qualche parte. Forse poteva sfruttarne uno per uccidere l'animale.

Il problema era riuscire a raggiungerli.

Lanciò uno sguardo al gruppo, che si era già allontanato di un tratto. Alex sembrava volersi avvicinare, ma Jessie scosse la testa.

- Non raggiungermi... lanciami un tubo esplosivo, poi allontanatevi in fretta.-

L'amico sembrò non capire subito a cosa si riferisse, ma alla fine comprese e tornò nel furgone, alla ricerca di quanto richiesto.

A quel punto, tuttavia, l'orso parve perdere la pazienza e, con un ruggito, cominciò la sua carica.

Cazzo...

***

Jessie cominciò a correre a sua volta, spostandosi in fretta a destra e poi a sinistra, costringendo l'orso a cambiare più volte direzione: per quanto veloce potesse essere nei tratti orizzontali, non lo era altrettanto nel voltarsi. Anche il suo campo visivo era più limitato di lato, il suo collo era troppo massiccio per consentirgli di voltarsi con disinvoltura, non poteva tenerlo d'occhio facilmente.

Forse poteva guadagnare tempo.

Esasperato, l'animale ruggì di nuovo, alzandosi in piedi e cercando di afferrarlo con le zampe anteriori, mostrando artigli abbastanza lunghi da sventrarlo con un solo colpo. Approfittando dell'attimo di relativa immobilità dell'animale, Jessie raccolse una pietra e gliela lanciò contro senza nemmeno mirare, tanto per accertarsi che non perdesse interesse per lui, poi ricominciò a spostarsi a zigzag, cercando di impedirgli di vedere gli altri. Se per lui non fossero esistiti sarebbero stati al sicuro.

E dai, Alex, quanto ci vuole?

- Alex, quella dannata bomba?-

- Stai indietro!-

Guardò verso il Transit e vide l'amico in piedi appena al di fuori del vano di carico, il suo fucile di nuovo a tracolla, con il tubo in una mano e l'accendino nell'altra.

- Cazzo...-

Appena la miccia fu partita lanciò il tubo, proprio ai piedi dell'orso, che chinò il capo per studiare questa novità, chiedendosi probabilmente se fosse commestibile.

Jessie, a meno di tre metri da lui, spiccò un balzo indietro, gettandosi a terra con le braccia attorno alla testa. Pochi secondi dopo la miccia si esaurì.

Lo scoppio fu piuttosto forte, sollevando terriccio, sassolini e rametti e provocando un forte spostamento d'aria. I timpani di Jessie cominciarono a vibrare un po', ma ne uscì decisamente meglio dell'orso: quando si arrischiò a guardare vide che l'esplosione gli aveva spappolato parte delle braccia e polverizzato tutta la parte anteriore del torso fin quasi alle ascelle. Cosa più importante, la testa era stata disintegrata.

- Stai bene?- chiese Alex, raggiungendolo e aiutandolo ad alzarsi.

- Sì... io... mi fischiano le orecchie.- borbottò Jessie, sfregandosele vigorosamente e barcollando appena.

- Passerà. Sapessi quante granate mi sono esplose così vicine...- ridacchiò Alex, dandogli una pacca sulla schiena - Hai avuto fegato, davvero. Hai già affrontato orsi prima d'ora?-

- Solo nei videogiochi.- rispose lui, scuotendo la testa - Gli altri come stanno?-

- Contusi ma vivi. Però il furgone è andato.-

Jessie aprì la bocca per dire che non importava, ma le sue parole furono mangiate da un grido folle e furioso proveniente da qualche parte tra gli alberi, ma soprattutto numerosi ululati.

Lui e Alex si guardarono negli occhi, senza bisogno di parlare per capire che, con quell'esplosione, avevano sì ucciso l'orso, ma nel contempo avevano richiamato indietro molti zombie e, soprattutto, dei lupi infetti.

- Merda...-

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