Cap. 4: Contagio


Uno zombie.

Un morto vivente, un cadavere deambulante, un morto che cammina...
Strano a dirsi, ma le uniche parole che si susseguivano nella sua testa erano i mille e mille epiteti che potevano essere dati a una creatura del genere. Si era chiesto spesso, per giocare, come avrebbe reagito se mai si fosse trovato davanti un vero zombie, e di tutte le reazioni non aveva mai pensato a "rimarrò imbambolato davanti al pericolo a pensare a come chiamarlo".

La creatura davanti a lui lanciò un grido furioso e saltò come una cavalletta, lanciandosi nella sua direzione. Questo fu sufficiente a riscuoterlo e, sentendo un fiotto di adrenalina invaderlo, Jessie balzò di lato, scivolando sul cofano dell'auto.

Fu questo a salvargli la vita.

Concentrato com'era sul morto vivente che aveva davanti, non si era accorto di averne un altro alle spalle, una donna di mezza età che, avvicinatasi rapidamente, era ormai prossima ad afferrarlo. Scansandosi in quel modo era riuscito ad evitare la doppia aggressione e, al tempo stesso, a rallentarli entrambi, dato che il saltatore le era finito proprio addosso, facendo rovinare entrambi a terra.

Dio...

In un agitarsi di membra, i due zombie cercarono di tirarsi su il più rapidamente possibile, anche se in modo alquanto goffo. Approfittando di questo loro impedimento, Jessie aprì lo sportello del passeggero e tornò al posto di guida, riaccendendo il motore e partendo in sgommata.

Travolse un terzo zombie mentre passava, incrinando il parabrezza, ma non se ne curò. Era troppo occupato a pregare che il cuore non gli esplodesse nel petto.

Un'invasione di zombie... una FOTTUTA invasione di FOTTUTI zombie...

Mise la cintura e accese la radio, la mano che tremava come una foglia. All'improvviso sentiva un freddo tremendo.

- ... notizie di sommosse estremamente violente giungono da ogni parte del paese.- stava dicendo lo speaker - Vorrei ricordare a tutti quelli che ci ascoltano di rimanere in casa e di non uscire per alcun motivo...-

- Cazzo, adesso me lo dici?- sbottò furioso Jessie, cambiando stazione.

- ... nessuna comunicazione ufficiale.- stava dicendo una voce di donna - Tuttavia voci non confermate ci giungono direttamente di dintorni della Casa Bianca, che pare essere isolata da ieri sera. Ricordiamo che il Presidente era mancato a un evento ufficiale in quanto malato. È possibile che anche lui sia stato contagiato dalla stessa malattia che ha colto il resto della popolazione.-

- Quindi non è successo solo qui...- mormorò Jessie - Grandioso...-

- Non so per quanto riusciremo ancora a trasmettere.- proseguì la speaker - Ma faremo del nostro meglio per rimanere in onda il più a lungo possibile. Speriamo di potervi fornire tutte le informazioni di cui entreremo in possesso. Ecco... sì, mi segnalano dalla redazione che ci sono alcuni aggiornamenti.- disse - Non si sa ancora cosa abbia causato questa improvvisa epidemia, ma a quanto mi dicono c'è chi sostiene che potrebbe dipendere da una mutazione del virus della rabbia...-

Spense la radio, poco interessato alle ipotesi formulate da fantomatici esperti dell'ultimo minuto e, guidando a zigzag per evitare pedoni in fuga e zombie vari, sfilò il telefono dalla tasca e chiamò Madison.

- Dai, rispondi...- disse febbrilmente tra sé, mentre dall'altra parte squillava - Rispondi, cazzo! Rispondi!-

Si era quasi rassegnato quando, con sua somma gioia, sentì l'ennesimo squillo interrompersi a metà.

- Jessie!-

- Maddie!- esclamò - Dio! Stai bene? Dove sei?-

- Chiusa in casa... stavo per uscire e ho sentito gridare!- rispose lei - Era la signora Parker... ha ucciso un uomo e... e...-

- Maddie, qualsiasi cosa tu faccia non uscire!- le ordinò - Mi hai capito? Resta lì! Sei a casa tua?-

- I... io... no, da mio padre... cioè...- la sentì deglutire. Doveva essere prossima a una crisi di nervi - Il suo... lui è dalle Onoranze Funebri, dovevo...-

- Vabe', resta lì comunque.- insisté Jessie, schivando un'auto che arrivava dalla direzione opposta - Chiuditi in casa e non aprire per nessun motivo. Sono zombie, Maddie.-

Lei rimase in silenzio per qualche istante, come se le sue parole l'avessero colta di sorpresa e stesse per dirgli che era assurdo. Tuttavia, subito dopo la sentì trattenere il respiro, mentre un tonfo sordo attraversava la linea.

- Maddie?- chiamò, preoccupato.

- La... la signora Parker... è fuori dalla finestra!- disse - Sta cercando di entrare!-

- Tuo padre ha ancora le sbarre alle finestre, vero?-

- Sì... sì, è bloccata fuori, ma...-

- Chiudi le imposte e cerca di ignorarla. Non aprire e resisti, io arrivo.-

- Cosa?- esclamò lei - Sei a Sioux Falls? Ti avevo detto di venire domani! Devi lavorare!-

- Non sono a Sioux Falls!- replicò lui, indignato - E poi abbiamo altri problemi, no?- osservò - Senti... resta lì e aspettami!- ripeté - A dopo!-

Riattaccò subito e inspirò a fondo, sentendo parte della tensione abbandonarlo: Madison era salva, almeno per il momento. Ora però c'era un altro problema.

Davvero ho appena promesso di andarla a prendere?

Una regola fondamentale delle apocalissi zombie era di non fare l'eroe. Rapid City distava poco meno di cinque ore da Sioux Falls, in condizioni normali poteva arrivarci in un pomeriggio.

Tuttavia, quelle non erano condizioni normali.

Maledizione... ma perché non...

Il pensiero venne interrotto da uno schianto tremendo.

***

Non seppe dire per quanto tempo rimase svenuto, ma a giudicare dal dolore alla spalla e al petto, e dalla sensazione di morbido mista a bruciore che avvertiva sulla faccia, le dotazioni di sicurezza della macchina lo avevano salvato. L'airbag era esploso, grattugiandogli il naso e una guancia, e la cintura gli aveva strattonato le costole, ma almeno era vivo.

Con un gemito si raddrizzò lentamente sul sedile, scuotendo piano la testa: aveva la vista che andava e veniva, si sentiva stordito. Forse gli usciva sangue da qualche parte, aveva le dita sporche di rosso.

Riuscì a scorgere un'auto incastrata nella fiancata della sua utilitaria attraverso il finestrino in frantumi. Un corpo era volato fuori dal parabrezza e si era fermato sul marciapiede, dove una striscia di sangue indicava chiaramente quale percorso avesse seguito. Ora stava immobile là dove era atterrato, che fosse zombie o no era decisamente morto: la testa era pressoché esplosa nell'impatto. Si voltò dall'altra parte, ma non vide il conducente che lo aveva speronato, nascosto a sua volta dall'airbag.

- Ehi...- gracchiò. Si schiarì la voce e scosse la testa con più energia - Ehi!- esclamò.

Nessuna risposta, il conducente doveva essere svenuto. O forse morto. Cercò di slacciare la cintura, ma scoprì che era incastrata. Il telefono era finito contro il cruscotto, con tanta forza da rompersi: lo schermo era annerito, e qualcosa di scuro filtrava dal cristallo sfondato. Inutile sperare che funzionasse di nuovo.

- Grande...- grugnì.

Fece per girarsi verso i sedili posteriori, dove teneva i suoi attrezzi personali (non si fidava a lasciarli alla R.C.M.) quando sentì un grido fuori dall'auto, identico a quello lanciato dallo zombie che lo aveva aggredito poco prima.

Guardò oltre il parabrezza sfondato, e ne vide un altro poco più in là, una ragazzina in tenuta scolastica. Aveva la divisa sporca di sangue, la gonna strappata, e aveva perso una grossa porzione del labbro inferiore.
Stava puntando proprio verso di lui, e le mancavano solo venti metri prima di raggiungerlo.

- Merda!- esclamò, cominciando a tastare alla cieca, incapace di staccare gli occhi da lei.
Gli serviva qualcosa, qualunque cosa che potesse usare come arma. Un cacciavite, la livella, le tenaglie...

Prima che potesse trovare uno dei suoi fidati strumenti da lavoro la ragazzina balzò sulle lamiere deformate della macchina e gli fu praticamente addosso, urlando come un'ossessa, protendendo una mano per afferrarlo.

Fortunatamente, l'impatto aveva deformato la parte superiore dell'abitacolo e, anche se il parabrezza era crepato e accartocciato, la mano della morta vivente non riuscì a raggiungerlo: il braccio si incastrò nel foro da cui era passato, troppo stretto perché potesse afferrarlo.
Senza staccare gli occhi da quelle dita sporche di sangue, Jessie continuò nella sua frenetica ricerca, mentre l'altra ritirava l'artiglio e afferrava gli orli della spaccatura, allargandola sempre di più senza curarsi dei tagli che si procurava nello stringere del vetro frantumato. Ma in fondo era ovvio... non poteva sentire dolore.

Al contrario di lui.

- Cazzo...- grugnì, lottando per non voltarsi: sentiva che, se avesse distolto lo sguardo, sarebbe riuscita a raggiungerlo più in fretta.

Finalmente il foro nel parabrezza fu abbastanza grande da permetterle di far passare il braccio e la testa. La zombie smise di allargarlo e si infilò con un ringhio gorgogliante, gocciolando sangue dalla bocca fracassata. Il labbro superiore, l'unico rimastole, si sollevò fino a scoprire i denti macchiati, le mascelle che si aprivano per addentare carne, la mano tesa...

Sì!

Sotto i polpastrelli sentiva la consistenza di qualcosa di duro e lungo. Prima ancora di realizzare appieno cosa avesse trovato, serrò la presa e mosse il braccio con tutta la forza che un manutentore professionista potesse esercitare.

Era il mazzuolo da cantiere.

Trenta centimetri di manico rivestito di gomma, testa d'acciaio, quasi cinque chili di pura forza bruta per piantare picchetti, rompere mattonelle, scavare nel cemento con uno scalpello e rimuovere ammaccature.

O per sfondare crani.

Riuscì a colpirla sulla tempia, aprendole una nuova ferita in testa. Forse non la uccise, ma non si fermò a controllare e, più rapidamente che poté, si voltò verso la parte posteriore dell'auto, individuando le sue forbici da elettricista, col quale tagliò la cintura di sicurezza. Nonostante l'ottima lama delle forbici gli ci volle un po' (non si rivelò una cosa semplice), e per tutto il tempo tenne d'occhio la ragazzina che, accasciata sul cruscotto con la testa sanguinante, lo guardava fisso. Se non avesse avuto paura di vedersi staccare a morsi le dita, probabilmente, le avrebbe chiuso gli occhi per rispetto.

Non appena fu libero, schizzò fuori dal finestrino rotto (non provò nemmeno ad aprire la portiera), recuperò in fretta il resto dei suoi attrezzi e i marsupi con cui li portava sempre dietro e corse via, allontanandosi dalla strada.

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