Cap. 39: Rispetto

Day stava bene, ma era piuttosto scossa. Probabilmente Ben aveva pensato di spaventarla solamente, così che non si ribellasse, ma senza farle del male. Da qualche parte dentro di lui, forse, era sopravvissuto un barlume di razionalità, che gli aveva imposto di non nuocere alla sola persona in grado di risolvere la situazione in cui erano. Lei stessa, appena fu riuscita a smettere di ansimare e di piangere, rassicurò tutti che le sarebbe bastato farsi un caffè, ma che si sarebbe ripresa presto.

Un po' diverse erano le condizioni di Madison.

Carol e Kevin la portarono subito nella chiesa e la distesero sull'altare, così che l'infermiera potesse esaminare la ferita con la massima attenzione, lontano dai cadaveri e dagli zombie.

Usò del semplice disinfettante domestico e le poche garze che avevano per pulire la ferita, che si scoprì essere da parte a parte, per fortuna, e fece del proprio meglio per fermare l'emorragia, fasciandola con cura usando anche lenzuola e camicie strappate prese dalla sagrestia.

Alex invece rimase fuori ancora un po' per occuparsi della famiglia di Ben e fare quello che non era riuscito a fare Brown prima di morire. Amy fu praticamente rinchiusa in sagrestia, da cui il padre le vietò di uscire finché non fosse venuto a prenderla: anche se non lo disse chiaramente, fu ovvio per tutti che non voleva che vedesse altro sangue.

Jessie invece si era seduto nel retro del furgone, con la torcia da campo come unica fonte di luce, perché secondo Alex aveva bisogno di riprendersi anche lui, e avrebbe dovuto farlo lontano da quello che stavano facendo Carol e Kevin, visto che in quelle condizioni sarebbe stato più d'intralcio che di aiuto. In effetti dovette presto ammettere che, nonostante all'inizio l'idea lo avesse molto irritato, forse non era così sbagliata: si sentiva malissimo, a stento riusciva a tenere ferme le mani, e se avesse provato ad aiutarli in un'operazione così delicata avrebbe potuto peggiorare le condizioni di Maddie. Tenerlo lontano era forse la cosa migliore.

Perché, Ben?

Rivedeva ancora l'amico che, prima ancora di essere chiamato tale, lavorava con lui nei cantieri, rompendo o riparando muri e insegnandogli i principi base della carpenteria, o che tirava fuori da una borsa termica gialla una vaschetta di pasta al forno fatta in casa e intanto gli raccontava di come suo figlio aveva preso una palla particolarmente difficile durante una partita a scuola.

Avevano fatto insieme molti lavori, e si erano anche divertiti in certe circostanze. Spesso avevano sparlato dei supervisori, tanto per sfogarsi, lamentandosi su quanto poco facessero o su quanto male organizzassero il programma settimanale. Ricordò anche di quando una volta, mentre stavano sgombrando un cantiere, durante una pausa Ben gli aveva indicato un'ala appena costruita di un edificio chiedendogli cosa c'era che non andava, interrogandolo come se fossero a scuola.

Non erano stati solo colleghi, e questo fin da prima che l'apocalisse zombie li facesse scappare insieme da Rapid City, e se non fosse stato così chiuso in se stesso Jessie se ne sarebbe accorto molto prima. Forse era stato il suo primo amico alla R.C.M. e più in generale in tutta la città. Il primo dopo anni di solitudine.

Tra le mani aveva il pacchetto di sigarette che Ben aveva tanto cercato fin dall'inizio e che finalmente era riuscito a scovare; se lo rigirò distrattamente tra le dita, fino a quando non si decise a prenderne una e ad accenderla con l'accendino che l'amico ci aveva messo dentro, aspirando un paio di boccate.

- Ehi.-

Alzò lo sguardo, vedendo Day davanti allo sportello aperto, reggendo in mano due tazze di caffè fumanti. Non l'aveva nemmeno sentita arrivare.

- Ho pensato che potessi volerne un po'.- disse, porgendogliene una - L'ho fatto con quello che avevi preso tu a Rapid City, non quella schifezza che ci ha dato Alex.-

Lui la prese senza dire nulla, bevendo distrattamente qualche sorso, abbassando la sigaretta.

- Non pensavo che fumassi.- commentò Day, sedendosi accanto a lui.

- Avevo smesso un anno fa.- rispose.

Day annuì, bevendo a sua volta un po' di caffè.

- Come ti senti?- gli chiese.

Jessie scosse la testa, aspirando ancora del fumo.

- Non riesco a credere che sia successo.- disse - Cioè... sapevo che era possibile. Queste sono situazioni folli. Tutti possono perdere la testa. Ma io non... non avevo considerato che Ben potesse...- sospirò, posando la tazza - È successo come nel remake de L'alba dei morti viventi, quando una donna incinta è stata infettata e suo marito l'ha tenuta in vita lo stesso... e poi ha ucciso quelli che volevano spararle.-

- Non è colpa tua.- disse - Era fuori di sé.-

- Poteva uccidere te e Madison.-

- Io sto bene, e Carol dice che lei se la caverà.- ribatté Day - Se arriviamo in fretta alla base potranno curarla meglio. Lei farà quello che può, e intanto sopravvivrà.-

- Sì, però...-

- Andiamo, Je... tutti abbiamo pensato che era strano senza fare niente.-

Jessie non rispose, continuando a fumare senza dire nulla per qualche istante. Day si limitò a sorseggiare il suo caffè accanto a lui, rispettando il suo silenzio finché non fu lui stesso a romperlo.

- La cosa strana...- mormorò, gettando via il mozzicone quasi spento - ... è che io non... riesco a odiarlo.-

Day non disse niente, guardandolo e basta, la tazza ormai quasi vuota, aspettando che continuasse.

- Era un buon amico.- spiegò - Mi ha aiutato quando ho iniziato a lavorare a Rapid City. Ci siamo salvati la vita l'un l'altro quando siamo scappati. Lui... voleva solo salvare la sua famiglia.-

- Ha fatto delle cose sbagliate.- disse Day - Ma per qualcosa di buono. Era disperato.- concesse, cingendolo con le braccia - Sono sicura che gli dispiaceva, e che anche lui pensava queste cose di te.-

Jessie ricambiò l'abbraccio, senza dire altro.

***

Alex aveva fatto in modo che Meg e i bambini smettessero per sempre di muoversi, componendo i loro corpi con dignità accanto a quello di Ben, trattandolo con sorprendente rispetto.

Li aveva distesi con cura fuori dal padiglione, insieme a quello di Brown, e quando Jessie lo raggiunse verso l'alba gli rivolse un cenno di saluto e un sorriso di comprensione, seduto sugli scalini dell'ingresso. Accanto a lui c'erano la pala di Kevin e quella di Day.

- Hai la maglietta al contrario.- commentò, quando fu abbastanza vicino.

Jessie annuì distrattamente, guardando il copro dell'amico.

- Mi sono rivestito senza guardare.- rispose. Nemmeno gli importava dei sottintesi di quell'ammissione - Li hai portati fuori.-

- So che era tuo amico.- spiegò, alzandosi - Ascolta... sono stato più volte in missione, quando vestivo come lui.- gli raccontò, facendo un cenno verso Brown - Ho visto molte cose, alcune che mi piacerebbe dimenticare. Ben era fuori di senno, ma non era molto diverso da tanti disperati in cui mi sono imbattuto in passato. Non era cattivo.- indicò le pale, facendogli un altro sorriso - Mi vuoi aiutare? Ho visto che hai dei guanti nel furgone. Se Day si è alzata...-

Jessie annuì.

- Grazie, Alex.- disse - Portiamo fuori anche i resti degli altri?-

- Sì, ma dovrai aiutarmi. Loro non sono messi così bene. Anche per questo voglio i guanti.-

Suo malgrado, Jessie fece un sorriso quasi divertito, anche se in effetti c'era poco da ridere.

***

Scavarono per tutta la mattina, parlando pochissimo. Day li raggiunse un'ora più tardi, portando loro dell'acqua e qualche biscotto per fare una pausa. Avevano appena terminato due buche quando arrivarono anche gli altri.

Lentamente, appoggiandosi a Kevin e con Carol che le teneva l'altro gomito, Madison camminava sulle proprie gambe, pallida e provata. Amy le saltellava intorno, riempiendola di domande su come si sentiva, su quanto male le faceva, su quando sarebbe guarita...

- Amy, lasciala in pace! Siediti qui con Day.- le ordinò Alex, accigliandosi.

Mentre la ragazzina, imbronciandosi, si affrettava ad eseguire i suoi ordini, Jessie balzò fuori dalla buca e corse da Madison, che si separò da Kevin e gli gettò le braccia al collo.

- Sono polveroso e sudato.- osservò, rispondendo all'abbraccio.

- Sì, hai un mucchio di difetti. Sei anche stupido e puzzi, per dire.- rispose lei.

Jessie sorrise nella sua spalla.

- Mi dispiace.- le disse.

- Appunto. Sei stupido. Ma soprattutto puzzi. Lavati, ogni tanto.-

Si separò cautamente da lui, mentre Kevin l'aiutava a stare in piedi.

- Non è così male.- disse, mentre si faceva condurre a sedere anche lei - Tutti mi aiutano a fare tutto. Mi sembra di essere una principessa sforacchiata.-

Jessie guardò Carol, che fece un cenno non compromettente con la spalla.

- Ha smesso di sanguinare abbastanza presto, quindi penso che non abbia lesioni gravi.- disse - Ho fatto del mio meglio, ma non abbiamo veri antibiotici o bende. Volevo che rimanesse ferma, ma continuava a dire di volersi alzare, non siamo riusciti a fermarla.-

- Non ci riuscirebbe Gregory House.- sospirò Jessie - Senti... tienila d'occhio, Alex e io finiamo qui e ripartiamo, va bene?-

Carol annuì.

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