Cap. 35: Riparo di fortuna

Quando sentirono i vetri del piano superiore iniziare a esplodere, Kevin e Alex chiusero la porta e corsero in fondo alle scale, raggiungendo Maddie, Day e Amy che li aspettavano col fiato sospeso giù nel rifugio.

Come la casa, anche quello era stato svuotato di tutto il cibo che conteneva, anche se erano stati risparmiati i mobili (consistenti in un tavolo, un vecchio divano letto e qualche sedia). L'unica fonte di luce era la torcia di Madison, che illuminava fiocamente la stanza spoglia. Non c'era nessuno, e oltre alla botola che dava verso l'esterno c'era solo una porta nell'angolo più remoto, che dava forse sul bagno.

Il soffitto cominciò a tremare sempre più violentemente, producendo un tremendo tintinnio e facendo cadere polvere e granelli di sabbia, mentre la lampadina si scuoteva in una sorta di effetto pendolo. Il rumore di legno spezzato annunciò che le pareti stavano cominciando a cedere e i vetri a disintegrarsi.

- Cosa succede?- chiese Madison, mentre si avvicinavano - Dove sono gli altri?-

- Non lo so.- rispose Alex, raccogliendo una sedia e lasciandocisi cadere sopra - Non sono arrivati.-

- E avete chiuso lo stesso?-

- Il vortice sta passando proprio di qui!- spiegò Kevin. Stava quasi urlando per superare il rumore sopra le loro teste - Se avessimo tenuto aperto...-

- E li avete lasciati fuori?- sbottò furiosa Madison, allontanandolo con una spinta - Io li vado a prendere!-

- No!- esclamò Alex, balzando per afferrarla al volo.

Insieme a Kevin la obbligarono ad allontanarsi dalla scala; un attimo alcuni frammenti di mattone caddero sugli scalini, spezzandone uno e scheggiandone altri.

La costrinsero a infilarsi sotto le travi d'acciaio sotto cui era stato costruito il rifugio vero e proprio, imponendole di calmarsi. Le parole della discussione si persero nel rumore di quello che stava succedendo di sopra.

Amy si aggrappò al polso di Day, fissando con apprensione il soffitto. Lei si inginocchiò al suo fianco, abbracciandola.

- Tranquilla.- le disse - Ce la faremo, va bene? Qui siamo al sicuro.-

- E Jessie e Carol?- chiese Amy - Loro sono ancora fuori!-

Day guardò verso l'alto, come se sperasse di vederli comparire attraverso il soffitto.

- Sono sicura che stanno bene.- rispose - Loro ci aspettano fuori, vedrai.-

In cuor suo sperava che fosse proprio la verità.

***

Madison si era seduta contro la porta del bagno, che avevano scoperto essere chiusa a chiave, le braccia incrociate in modo così serrato che probabilmente non si sarebbe più liberata da sola, furiosamente ammutolita.

Alex aveva recuperato sua figlia, sedendosi con lei sul divano, e la stava rassicurando, mentre Kevin si era sistemato su una sedia, le mani giunte sulle labbra come se stesse pregando, o aspettando.

Day si era rannicchiata in un angolo tra il divano e la parete del bagno, sentendo un gran freddo: il sotterraneo era umido e buio, e anche se avevano trovato qualche candela con cui rimpiazzare la torcia, risparmiando così batterie, l'atmosfera non era migliorata né si era scaldata.

In più, era preoccupata per Jessie e Carol.

Capiva la scelta di Alex e Kevin di bloccare la porta, che se non l'avessero fatto sarebbero forse morti tutti quanti. Però capiva anche Madison... in parte era d'accordo con lei. Sarebbe uscita volentieri a cercarli, se non avesse avuto la certezza di morire.

Vediamo... quanto durano le trombe d'aria di solito?

Erano lì sotto da poco tempo, forse due o tre minuti, e normalmente i tornado svanivano in fretta. Forse ancora una decina di minuti, a voler esagerare.

Decise di alzarsi e raggiungere Madison, che non diede segno di averla vista, sistemandosi accanto a lei.

- Posso stare qui con te?-

I suoni del piano di sopra erano ancora piuttosto forti, ma anche se non aveva parlato a voce molto alta doveva averla sentita per forza, erano troppo vicine.

Difatti, dopo qualche istante Maddie annuì senza guardarla, ancora accigliata.

- Vorrei andare a prenderli anch'io.- ammise Day, alzando lo sguardo verso il soffitto - Lo sai però che non potevano fare altro.-

- Li perdonerò quando avremo trovato Jessie e Carol.- rispose.

Il suo tono non ammetteva repliche, e forse nemmeno la possibilità che fossero morti. Day sospirò, abbracciandosi le ginocchia nel tentativo di scaldarsi.

- Sono sicura che stanno bene.- disse, tanto per dire qualcosa.

- Non serve che mi parli per forza.- disse Madison - Lo so che hai paura anche tu.-

Day non replicò, posando il mento sulle ginocchia.

- Ti va di dirmi cos'avete fatto voi due ieri?- chiese a bruciapelo Madison.

Day si voltò a guardarla, gli occhi dilatati per la sorpresa. Vide che adesso la guardava, ma non sorrideva: era seria.

- Non voglio farmi gli affari tuoi.- chiarì - Mi sto facendo i suoi. Jessie è in gamba, ma non sempre capisce le persone.-

- Cosa vuoi dire?-

- Che mi sei simpatica, ma voglio più bene a lui che a te. Ha già avuto i suoi problemi...-

- Sì, lo so... me l'ha raccontato.- disse Day, tornando a guardare i propri lacci delle scarpe - Tranquilla, anch'io ho avuto brutte esperienze. Io non... non so... non posso prometterti che diventeremo una felice coppietta come lo erano Carol e Lucas, però... però è mio amico, anche se lo conosco da poco. Non voglio fargli del male.-

Madison annuì, posando di nuovo la testa contro la porta alle loro spalle, scossa come tutto il resto dalla violenza del tornado.

- Bene... in tal caso andremo d'accordo.- disse - Trattalo bene, okay?-

Day annuì in silenzio.

***

La tromba d'aria durò in tutto poco meno di dieci minuti.

Quando avevano capito di non poter raggiungere in tempo il riparo, che il vortice si stava avvicinando troppo in fretta e che probabilmente sarebbero morti nel tentativo (insieme agli altri, se non avessero chiuso in tempo), Jessie e Carol non avevano avuto altra scelta se non quella di rifugiarsi nel Transit.

Si erano infilati subito nel vano di carico, sdraiandosi sul fondo e coprendosi con un sacco a pelo, stringendosi a vicenda mentre il veicolo cominciava a scuotersi con violenza crescente. Fuori sentirono le assi di legno che si spezzavano e qualcosa che sbatteva a più riprese contro la lamiera.

Si resero conto del tempo che passava solo guardando l'orologio, scoprendo con sgomento che i minuti scorrevano con esasperante lentezza. Qualche scatoletta rotolò giù dal mucchio e gli attrezzi di Jessie tintinnarono un po', ma il Transit rimase bloccato a terra senza smuoversi, tenuto abbastanza saldamente dalle corde con cui lo avevano legato.

Quando finalmente il vento cominciò a calare e il tremito si fermò si rialzarono cautamente, malfermi su braccia e gambe ma illesi.

- Ce l'abbiamo fatta?- chiese Carol, con voce incerta.

Jessie annuì lentamente, cadendo a sedere. Sentiva di essere sudato.

- Sembrerebbe... di sì.- rispose.

Carol inspirò a fondo, sedendosi sui propri calcagni a occhi chiusi. Jessie prese una delle torce a bordo e l'accese per vederci bene, scoprendo che la compagna era pallida come un cencio. Sicuramente anche lui si trovava in condizioni simili.

- Cerchiamo gli altri.- le propose, facendo un cenno verso l'esterno con la mano incredibilmente malferma.

Lei annuì, gattonando fino allo sportello posteriore, che però si aprì di soli pochi millimetri.

- Qualcosa lo blocca.- disse, spingendo senza risultato - Forse c'è caduto contro qualche detrito.-

- Prova quello laterale...- grugnì Jessie, pinzandosi la radice del naso: sentiva la testa che gli girava e i brividi scuoterlo da capo a piedi. Il cuore gli batteva a mille - Forse... è libero...-

- Ehi, stai bene?- chiese Carol.

Jessie scosse la testa senza rispondere. Iniziava a sentirsi debole e sempre più agitato.

- Oddio... Jessie, stai andando in shock?-

La sentiva come dal fondo di un tunnel. Gli pulsavano persino i timpani.

- Cazzo... sdraiati, forza!-

Lo costrinse a stendersi, sollevandogli le gambe e gettandogli addosso il sacco a pelo, passandogli una mano sulla fronte.

- Va tutto bene.- gli disse - Inspira lentamente. È tutto a posto, siamo vivi entrambi. Ora dimmi, sei claustrofobico?-

Jessie scosse la testa a occhi chiusi, sfregandosi le braccia per scacciare il freddo.

- Hai problemi di qualche tipo? Malattie neurologiche, qualsiasi cosa che possa complicare le tue condizioni?-

- Io... vivo in un'apocalisse zombie.- borbottò - Ti basta?-

Carol scoppiò a ridere, scuotendo la testa.

- Anche io.- rispose - Almeno riesci a fare battute. Decisamente ti sei spremuto troppo.-

Jessie non rispose; iniziarono a sentire delle voci all'esterno, e il suono di qualcosa che veniva spostato dall'esterno. Poco dopo gli sportelli posteriori furono aperti, e luce mista ad aria fresca entrarono nel vano di carico.

- Carol!- esclamò la voce di Madison - Jessie! Ce l'avete fatta!-

Jessie si districò dal sacco a pelo, rimettendosi seduto. Presa alla sprovvista, Carol tentò di rallentarlo, ma anche così si procurò un piccolo capogiro che lo fece gemere appena.

Subito dopo si ritrovò tra le braccia di Madison, che lo serrò in un solido abbraccio sollevato.

***

Gli strascichi dello shock ci misero un po' a svanire. Seduto sul bordo del vano di carico, Jessie sorseggiava con scarsa convinzione un succo di frutta nel tentativo di riprendersi del tutto, mentre gli altri constatavano i danni.

Il tornado non era stato particolarmente violento e li aveva presi solo di striscio, ma aveva comunque fatto dei danni: il piano superiore della casa era quasi totalmente scoperchiato, e nessun vetro era rimasto integro. La differenza di pressione aveva fatto esplodere tutte le finestre come palloncini, e alcuni oggetti abbastanza leggeri, come soprammobili e cartacce, erano stati risucchiati e poi erano caduti a terra quando il vortice si era disperso, insieme a un sacco di altra spazzatura. Il granaio era stato un po' meno fortunato, e non ne rimaneva quasi niente, a parte alcune travi spezzate e qualche asse. Alex e Kevin, torturati da Madison che continuava a inveire contro di loro (senza più cattiveria, ad ogni modo), stavano constatando i danni effettivi al furgone, che sembrava sopravvissuto con solo qualche ammaccatura e poco di più. Il parabrezza aveva una crepa o due, ma niente che impedisse di viaggiare.

Carol era seduta su un detrito poco lontano, con Amy che l'abbracciava contenta. Sembrava stare decisamente meglio di lui, magari per la sua formazione da infermiera, magari perché aveva riposato di più nel corso di quegli ultimi giorni. O forse era semplicemente fortunata.

- Hai davvero un brutto aspetto.-

Jessie guardò Day, in piedi davanti a lui, intenta a osservarlo con occhio critico.

- Sì, me l'hai già detto.- rispose - Mi spiace, ma il centro benessere era chiuso.-

Day arricciò un angolo delle labbra, chinandosi appena per guardarlo meglio.

- Ti serve un rasoio.- decretò - E una doccia.-

- Vuoi davvero giocare a questo gioco con me? Cosa succederebbe se io lo dicessi a te?-

- Che ti farei un altro livido.-

Si sedette accanto a lui, sospirando.

- Madison era furiosa. Voleva uscire a cercarvi.-

- Che idea cretina.-

- Volevo farlo anch'io... mi sono trattenuta solo perché sapevo che sarei morta.- replicò Day.

Stavolta, Jessie non commentò.

- Senti... volevo parlare di ieri.- disse lei dopo qualche istante di silenzio - Di... quello che abbiamo fatto.-

Jessie abbassò il succo di frutta, lo sguardo perso nel vuoto.

- Io... forse mi dovrei scusare.- disse - Eri in... uno stato particolare, a pezzi per la tua famiglia...-

- Je...- sospirò lei, usando lo stesso nomignolo che gli aveva dato tanti anni prima Madison - Io non... non sono una che va col primo che capita. Non ce l'ho con te, però. Tu mi piaci, sei... sei il tipo di persona che mi piaceva frequentare prima di... tutto questo.-

Jessie sorrise appena, guardandola di sbieco.

- Grazie.- disse.

- Dico davvero.- rispose Day, sorridendogli a sua volta - Sei più maturo di molte persone che ho conosciuto finora. Se ti avessi conosciuto anche prima di aver bisogno di essere salvata saremmo di sicuro stati quantomeno amici.-

Jessie annuì.

- Sì... anche tu mi saresti piaciuta molto.- rispose - Ti conosco da poco ma andiamo già d'accordo.-

- Quindi... ieri ci siamo fatti un po' prendere la mano.- disse Day - Io soprattutto. Però... non vuol dire che sia impossibile, giusto?-

Jessie scosse la testa.

- No, non lo è.- rispose - E se tu non ci avessi appena dato una speranza di risolvere questo disastro ti direi che dovremmo goderci il momento.-

- In modo del tutto disinteressato, ovviamente.-

- Ovviamente.- sorrise lui - Ma forse ci sarà davvero un futuro, grazie a te.-

Day annuì, alzando lo sguardo verso il cielo ancora nuvoloso.

- Jessie... senza stare a girarci intorno.- disse - Continuerò di sicuro a pensarci. Per ora aspettiamo, ma ne riparleremo, perché... beh...-

- Ehi!-

La voce di Madison li colse alla sprovvista, facendoli sussultare entrambi per la sorpresa. Era comparsa all'improvviso accanto a loro, come se fosse sbucata fuori dal terreno, e guardava direttamente Jessie accigliata.

- Sei andato in shock!- esclamò - Vedi cosa succede quando fai tutto tu? Che poi ti senti male, testa di cazzo!-

Lui gemette, alzandosi con le mani levate.

- Okay, guida Kevin, io sto sul sedile del passeggero.- disse in tono rassegnato.

- Eh? No, tu vai a dormire dietro! Ci sto io con Kevin!-

Lui si allontanò con Madison che lo seguiva di corsa, tormentandolo con i suoi problemi di salute, sullo stress che si causava e chissà che altro.

Day si chiese davvero come avessero potuto stare lontani dieci anni.

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