Cap. 31: Lezioni di tiro

Il resto della giornata fu piuttosto silenzioso.

Day si rifiutò di parlare o di mangiare, rinchiudendosi nel più totale mutismo. Si raggomitolò nell'angolo più buio del vano di carico del Transit e non si mosse di lì, la faccia affondata nelle ginocchia.

Jessie, seduto lì con lei, tentò ogni tanto di allungarle qualcosa da mangiare, ma per il risultato che ottenne avrebbe anche potuto offrire il cibo allo sportello.

- Non la biasimo.- commentò a bassa voce Carol, quel pomeriggio - Anch'io sto male per Lucas. Dalle un po' di tempo e ricomincerà a parlarti.-

Jessie annuì, guardandola bene per la prima volta da quella mattina: aveva gli occhi rossi e i capelli in disordine, e parlava con una voce piuttosto roca.

- Tu come ti senti?- le chiese.

Lei fece una smorfia, distogliendo lo sguardo.

- Cerco di tirare avanti.- disse - Dobbiamo restare vivi, no? Immagino che presto anch'io dovrò fare la mia parte.-

- Nessuno pretende troppo da voi.- le garantì.

C'erano solo loro tre là dietro, malgrado i posti anteriori non fossero pensati per quattro persone. Kevin tuttavia si era offerto di guidare, così che Amy potesse stare seduta sulle ginocchia del padre, e Madison era andata a mettersi davanti a sua volta, dopo l'intera mattina passata sul retro, nella penombra offerta dalla lampadina sul soffitto. Per il momento non si erano ancora separati, ma si stavano dirigendo il più lontano possibile da Sioux Falls insieme, verso le campagne, in cerca di un luogo in cui passare la notte e di un veicolo alternativo per Alex: dopo i recenti avvenimenti avevano deciso che nessuno era in grado di prendere decisioni ponderate, quindi sarebbe stato meglio dormirci su. Ne avrebbero riparlato il mattino dopo.

- Non voglio essere un peso.- disse perentoria Carol, scuotendo la testa - Ascolta... tu e io non ci conosciamo, ma non sono abituata a far fare agli altri il mio lavoro, va bene? Voglio essere d'aiuto. Lucas è... è...- la voce le si spezzò, ma inghiottì il rospo con aria risoluta e riprese a parlare, costringendo se stessa a domare il tremito delle corde vocali - Lucas è morto per salvare te e la tua amica... ha fatto quello che credeva giusto, va bene? E voglio... farlo anch'io.-

Jessie annuì.

- Lo so.- disse - Non conoscevo nemmeno lui, ma... ha comunque sacrificato la sua vita per me e Maddie. E anche per te, voleva uccidere quel mostro per tutti quanti. Sono sicuro che fosse una brava persona.-

Carol sorrise tristemente, annuendo.

- Sì, era... un po' testardo, a volte, e perdeva facilmente la pazienza... però era molto dolce, a modo suo.-

- Che lavoro facevi?-

- Oh, ero... ero infermiera.- rispose - Scusa se non te l'ho detto prima... avrei potuto aiutarti a medicare Alex.-

- Beh, almeno abbiamo qualcuno con nozioni di pronto soccorso. È qualcosa.- sorrise Jessie - Credo che non ti sarà difficile essere d'aiuto, sai?-

A quelle parole Carol si lasciò scappare una breve risata, che terminò comunque molto presto quando i suoi occhi tornarono su Day.

- Spero che reagisca.- disse dopo qualche minuto - E spero di riuscirci anch'io.-

Jessie annuì.

- Vi aiuteremo noi.- promise - Siamo un gruppo proprio per questo, no?-

***

Recuperarono carburante da due diversi distributori, riempiendo il serbatoio e un paio di taniche, poi proseguirono verso sud per un po'. Non fecero troppa strada, comunque: avevano deciso di mantenersi solo a distanza dalla città, senza però perderla di vista, così da usarla come punto di riferimento per quando si fossero separati il giorno successivo.

Si accamparono che ancora c'era il sole, scegliendo un ranch abbandonato lungo la quattrocentosettantesima: a giudicare dall'ispezione che condussero prima di rilassarsi e sistemarsi, quel posto doveva essere disabitato già da giorni, forse di più, perché non trovarono né animali né veicoli né vestiti né cibo. Erano rimasti solo gli oggetti non essenziali, come soprammobili o piccoli elettrodomestici, e anche la cisterna del carburante era totalmente vuota. Qualsiasi cosa fosse successa alle persone che vivevano lì, di certo non si erano trasformati in casa. Forse avevano letto i segnali e se n'erano andati liberando le bestie, oppure erano in vacanza da qualche parte e il ranch era stato depredato all'inizio dell'epidemia.

Quale che fosse la situazione, decisero di comune accordo di rimanere lì fino al mattino successivo, così da riprendersi un po' e riflettere sul da farsi.

Adottarono le stesse precauzioni di casa Flagg, tappando tutte le finestre con coperte, tende o vecchi asciugamani per evitare che la luce filtrasse all'esterno e chiusero a doppia mandata tutte le porte ancora integre, barricando quelle rotte (giusto un paio) con il mobilio non essenziale. Ne lasciarono aperta solo una, in modo da poter entrare o uscire a piacere fino a quando non fosse calato il buio.

Una volta finito stabilirono i turni di guardia, il primo dei quali si offrì di coprirlo Carol, ancora ben determinata a mantenere la sua promessa di rendersi utile: dopo aver verificato la medicazione di Alex e aver cambiato le bende prese il fucile dell'ex soldato e salì al piano superiore, appostandosi a una delle poche finestre non oscurate.

Kevin, Madison e Jessie, invece, si fecero dare lezioni di tiro da Alex, che posizionò alcuni barattoli su un muretto perché facessero da bersagli, insegnando loro come sparare.

- Più sciolta, Madison.- disse, quando fu il suo turno - Non stai impugnando una mazza, è una pistola.-

- Già, è molto più sicura.- sbottò acidamente lei.

- È più piccola e più leggera. E non ti farà male mentre la usi finché la impugni dal lato giusto.- rispose Alex - Devi tenere i polsi rilassati, o il rinculo potrebbe romperteli. Tienila saldamente senza irrigidirti e andrà tutto bene. Ora fai un respiro profondo e premi il grilletto.-

Lei annuì, inalando a fondo per poi sparare. Un colpo partì dall'arma, risuonando in aria senza sortire altro effetto che quello di assordarli tutti leggermente: la pallottola aveva mancato totalmente il bersaglio, andando a colpire un punto qualsiasi nel muretto di cemento.

In ogni caso, Maddie lanciò un grido di dolore e si afferrò la mano destra con la sinistra, lasciando andare l'arma, che cadde a terra: due identici graffi, perfettamente dritti e paralleli tra loro, erano comparsi tra pollice e indice.

- Cazzo!- sbottò

- Ah, sì... succede ai principianti, quando tengono male l'arma.- disse Alex, esaminandole la mano - Niente di grave.-

- Avevi detto che non mi sarei fatta niente!- protestò lei.

Kevin abbassò lo sguardo, trattenendosi dal ridere. Maddie gli scoccò un'occhiataccia, poi si voltò verso Jessie.

- Cosa?- chiese lui.-

- Non mi prendere in giro.- lo avvertì.

- E chi ha detto niente?-

- Ti conosco, Je!-

- Ehi, io...-

- Okay, su... calmatevi.- disse Alex, mentre Amy, seduta sotto il portico, li guardava ridendo di gusto - Tieni, prendila e riprova.- disse Alex, tendendole l'arma dopo averla raccolta.

Seccata, Maddie riprese la pistola e riprovò.

***

Malgrado i timori di Jessie, quando rientrarono per la sera non si era ancora vista l'ombra di uno zombie, segno evidente che erano abbastanza lontani da potersi permettere di sparare senza attirarne l'attenzione. Forse per quella notte avrebbero potuto dormire tranquilli.

Di certo avevano fatto tutti e tre molta pratica di tiro, e anche se non potevano dirsi dei cecchini erano riusciti, sotto la guida di Alex (che si era rivelato un istruttore piuttosto esigente ma competente), a colpire il bersaglio sempre più spesso prima di finire le ore di luce.

In ogni caso, Jessie era stato categorico: al tramonto tutti chiusi dentro, vietato uscire a prendere aria. L'unica finestra aperta sarebbe stata quella al piano superiore, dove si sarebbe appostata la guardia di turno, senza alcuna discussione.

Una decisione condivisa con grande trasporto da Alex, che anzi organizzò un perimetro di allarme usando i barattoli e del filo da pesca, e da Kevin, che si offrì per il primo turno di notte, subito dopo cena.

- Vado a fargli compagnia.- disse Madison, mentre lui si faceva spiegare da Alex come impugnare il fucile e assorbire il rinculo, più potente di quello della pistola - Tu perché non ti rendi utile e non ti occupi un po' di Day?-

- Perché, finora non mi sono reso utile?- chiese piccato Jessie.

- Si, vabe'...- tagliò corto Maddie, roteando gli occhi - Se sei così bravo per te sarà uno scherzo convincerla a uscire dallo stadio larvale, no?-

- Ha appena perso la sua famiglia!-

- E io ho appena perso mio padre.- osservò Madison, incrociando le braccia - Senti... non dico che non la capisco, so che ci sta male...- chiarì, addolcendo un po' il tono - ... ma dobbiamo tutti darci da fare, non possiamo lasciarci abbattere. Sei il migliore di noi in "teoria dell'apocalisse zombie", sai meglio di me cosa potrebbe succederle se non reagisce.-

Jessie sospirò, distogliendo lo sguardo sconfitto.

- Non sono un maestro in... gente sconvolta. Lo sai, no? Non ti sono stato molto d'aiuto quando... tua madre...-

Madison lo guardò con tanto d'occhi, lasciando ricadere le braccia per lo stupore.

- Ma stai... stai scherzando?- chiese - Je... senza di te sarei crollata a neanche metà cerimonia... sapere che c'eri è stato importante, per me. Ora vai di sopra e fai lo stesso con lei. Sono sicura che lo apprezzerà.-

Jessie sospirò, mentre Madison gli concedeva un rapido abbraccio prima di allontanarsi per seguire Kevin, che si stava già dirigendo alla postazione di guardia.

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