Cap. 27: Anamnesi del paziente
Ci vollero alcune ore perché Jessie, Alex e Paul tornassero con gli altri, ore trascorse a discutere su tutti i motivi per cui recarsi o non recarsi nel Montana piuttosto che dirigersi verso la costa. Alex, in particolare, si rivelò un "avversario" piuttosto ostico in una discussione: le sue argomentazioni sul perché sarebbe stato meglio accettare la protezione dei militari erano valide quanto quelle di Jessie sul non accettarla, e pur ammettendo di non aver mai seguito granché il filone zombie (trovandolo anzi piuttosto frivolo, come ammise fin dall'inizio) sollevò obiezioni piuttosto intelligenti, come la possibilità che i morti viventi, anziché nuotare, potessero limitarsi a camminare sul fondale.
Solo quando lo disse lui, Jessie ricordò La terra dei morti viventi, in cui gli zombie raggiungevano gli umani camminando sul fondo di un fiume. Suo malgrado, l'aveva dimenticato.
In ogni caso, un'isola con pochi approdi (se non uno solo) sarebbe stata ugualmente sicura e ben difendibile, secondo lui, specie per una bambina come Amy, che nel Montana si sarebbe ritrovata circondata da chissà quanti energumeni armati e senza leader pronti a perdere la testa alla minima provocazione.
Continuarono così per molto tempo, con Paul come arbitro che, tenendosi fuori dalla discussione (sosteneva che le argomentazioni di entrambi fossero buone) si assicurava che i toni non si accendessero troppo.
Quando alla fine uscirono dalla stanza in cui si erano rinchiusi nessuno dei due era riuscito a convincere l'altro, così decisero che, una volta accompagnata Day a casa della sua famiglia, si sarebbero separati per prendere due strade diverse con chiunque avrebbe voluto seguirli.
Raggiunti gli altri scoprirono di non essere i soli ad aver discusso, ma di certo gli unici ad averlo fatto civilmente.
- Chiudi quella cazzo di bocca!-
- Io parlo quanto mi pare e piace, capito?-
La pioggia, dopo l'iniziale pausa, aveva ripreso a battere, e stavolta con maggiore forza, impedendo loro di sentire Lucas ed Ernie che si urlavano addosso mentre loro tre si trovavano nel locale sul retro. Erano in piedi, trattenuti entrambi da qualcuno, Lucas da Carol e Ernie da Kevin, mentre Madison e Day se ne stavano in disparte con Amy, guardando preoccupate la scena davanti a loro.
- Ehi!- esclamò Alex, quando videro cosa stava succedendo.
- Se ti trovi tanto male con noi sei libero di uscire, sai?-
- Lo farei se non ci fosse un cazzo di leone qua fuori!-
- Beh, allora puoi anche piantarla di fare lo stronzo!-
- E tu puoi...-
- ORA BASTA!- tuonò Alex, perdendo definitivamente la pazienza.
Raggiunse i due, separandoli bruscamente con uno spintone, e scoccò a entrambi uno sguardo furioso.
- Passeremo qui la notte. Domani porteremo Day a casa sua, poi io andrò con Amy in quella base militare e Jessie verso la costa. Decidete chi volete seguire e regolatevi di conseguenza. Per il resto, chiudete il becco e non fatemi perdere di nuovo la pazienza, perché non ne posso davvero più. Mi sono spiegato?-
Lucas non disse niente, voltandosi accigliato con le mani sulla nuca. Ernie fece per aprire bocca, furioso e ancora intenzionato a dire la sua, ma prima che un suono uscisse dalle sue labbra colse l'occhiata di Alex, che pareva quasi sfidarlo a dire qualunque cosa. Questo parve bastare a zittirlo e, inghiottendo la replica, scansò bruscamente Kevin e tornò nel suo angolo, rannicchiandosi di nuovo come se stesse si proteggendo da tentativi di furto delle ossa.
Stizzito per lo spintone, Kevin si lisciò la maglia e tornò da Madison, che lo gratificò con un abbraccio. Jessie gli diede un colpetto incoraggiante sulla spalla, sedendosi sullo sgabello lì accanto, mentre Amy raggiungeva suo padre.
- Tutto bene?- chiese Jessie, rivolto a Kevin.
- Sì, sto bene.- rispose, lasciando andare Maddie - Tu?-
- Conversazione lunga, ma più civile.- rispose - E il risultato l'hai sentito. Voi?-
- Stavamo parlando di cosa fare.- rispose Madison - Io vengo con te, te l'ho detto.-
- E io vado dove va Madison.- aggiunse Kevin - Quindi siamo con te.-
- Beh, vi ringrazio per la fiducia, ma se non siete sicuri...-
- Non è fiducia, pezzo di cretino.- sbuffò Madison, dandogli un pugno sulla spalla identico a quelli di "benvenuto" della sera prima - Non ti ho visto per quasi dieci anni... l'unica cosa buona di tutto questo è che siamo di nuovo insieme. Non ti mollo solo perché ho un'alternativa.-
Jessie si limitò a sorridere senza dire niente, voltandosi poi verso Day, che li guardava tutti e tre senza parlare.
- Domani.- le promise - Prima vorrebbe dire sacrificare molte energie. Piove parecchio, presto sarà notte e siamo sfiniti. Ti sta bene?-
La ragazza annuì, sorridendogli con gratitudine.
- Certo.- disse - E nel caso la mia famiglia fosse d'accordo... potremmo venire con voi?-
- Ovviamente, se è questo che vuoi.- sospirò Jessie, massaggiandosi sfinito la collottola - Va bene... ora c'è da fare la spesa, Paul ha detto che possiamo attingere da tutto quello che ha in negozio, e non è poco, si era appena rifornito.-
- Ci penso io.- si offrì Kevin - So già cosa ci serve. Riposati.-
***
Paul mise a disposizione di tutti delle razioni militari per cena, le stesse usate dall'esercito per sfamare i soldati che non potevano recarsi alla mensa né ricevere vettovaglie aerotrasportate, come spiegò Alex a sua figlia quando questa si lamentò del menù, e che quindi se erano adatte a rudi omaccioni potevano andar bene anche per loro, almeno per un po'.
In effetti Jessie, che in materia ne sapeva tanto quanto chiunque fosse in grado di connettersi a internet, dovette ammettere che quella roba (consistente in gallette e cibo liofilizzato o a lunga conservazione in generale, con incluse pastiglie disinfettanti per l'acqua, fibre in pillole, tavolette combustibili, sali minerali in polvere, fiammiferi, supporto per cucinare e una confezione usa e getta per l'igiene orale) non era proprio saporita. Anzi, faceva davvero schifo.
- Ne ho il magazzino pieno. Potremmo sopravviverci dei mesi.- aveva detto Paul mentre le distribuiva tutto contento.
Seduto con la schiena alla parete vicino al bancone della cassa, Jessie si ritrovò a giocherellare con mezzo craker per rigirare cupamente alcuni bocconi di minestra in scatola; vedendo i pezzi di pasta galleggiare mollemente in quel brodino simile a fango fradicio sentì rapidamente la fame scemare, anche se il suo lato razionale da "sopravvissuto" gli diceva di finire tutta la sua cena senza discutere: in primo luogo non era un bambino, e in secondo luogo doveva mantenersi in forze. Alex aveva ragione, se un soldato poteva combattere dopo aver mangiato quella roba poteva farlo anche lui.
- Non ti piace?-
Alzò lo sguardo dal pasto giusto in tempo per notare Day che si sedeva contro il bancone vicino a lui, portando con sé il contenuto della propria razione, sistemandolo al suo fianco tra di loro.
- Non ti giudico, nemmeno a me fa impazzire.- ammise lei, staccando un morso al cracker - Forse ci saremmo dovuti arrischiare qui fuori per prendere qualcosa dal tuo furgone.-
- Non ne vale la pena... la regola base della caccia è di non sprecare più energie di quante ne puoi reintegrare.- le disse Jessie.
- Qui non stiamo cacciando.- osservò Day.
- Col leone che ci aspetta fuori, il principio è più o meno lo stesso.-
- Come fai a sapere tante cose, me lo spieghi?- chiese a bruciapelo lei, lasciando ricadere le braccia - Quale elettricista conosce i principi base della sopravvivenza?-
- Beh... non ho avuto quasi una vita sociale, negli ultimi dieci anni.- spiegò Jessie - Maddie e io siamo cresciuti insieme, era praticamente mia sorella, ma quando litigammo mi sono chiuso in me stesso. In questo modo ho avuto un sacco di tempo libero... fin troppo, direi. Così mi sono messo a studiare cose che potevano servirmi per... ecco... l'apocalisse degli zombie.- ammise con una punta di imbarazzo.
Day fece una pernacchia con le labbra, sorridendo e scuotendo la testa.
- Diamine... l'altro giorno avrei potuto prenderti in giro a morte per una risposta così.- disse - Davvero credevi che tutto questo fosse possibile?-
- No, mi piaceva solo fingere che lo fosse. Era un modo come un altro per passare il tempo ed evadere dalla realtà.- rispose Jessie, infilandosi in bocca un'altra cucchiaiata di quella schifosa minestra - Se non altro facevo qualcosa.-
Day si lasciò scappare un sorrisetto ironico e prese una sorsata d'acqua, guardando Madison che, seduta in disparte con Kevin, parlava di qualcosa a mezza voce.
- Come mai avete litigato?- chiese.
- Perché lo vuoi sapere?-
- Curiosità. Sopravviviamo insieme, tanto vale conoscerci, no?-
Jessie scrollò una spalla, senza guardarla.
- Beh... pessimo gusto in fatto di donne.-
Lei non disse niente, e alzando gli occhi Jessie notò che lo stava fissando in attesa. Sospirando, mise giù la minestra tiepida (che ormai non riusciva più a sopportare) e prese la scatoletta di sgombro.
- Si chiamava Martha.- disse - Un anno più di me, capelli rossi... più chiari dei tuoi... e occhi verdi. La mia Tempesta Perfetta, come la chiamava Maddie.-
Day si sciolse in un sorriso beffardo, stuzzicandolo con la punta della scarpa.
- Aaaah... sei uno di quelli, allora.- disse lentamente, alzando un sopracciglio.
- Uno di... quali?- chiese confuso Jessie, tentando di allontanare il suo piede con la mano.
- Uno di quelli che perdono la testa per le rosse doc, ovvio.-
Lui distolse lo sguardo, sbuffando.
- Okay, la storia è finita. Buonanotte, Dayana.-
- Oooh... ti sei offeso...- ridacchiò - E dai, scherzavo. Racconta, su!- lo esortò.
Jessie le scoccò un'occhiata esasperata, infilando un po' di pesce in bocca e scoprendo che aveva un sapore decisamente migliore della minestra. Se non altro non sapeva di colla bagnata.
- Volevo sposarla.- le spiegò - Subito dopo il diploma. Ci siamo messi insieme all'inizio del mio penultimo anno, e quando fu lei a diplomarsi si trasferì, ma rimanemmo in contatto. Cercammo di far funzionare le cose a distanza, o così pensavo.-
- Perché dici che lo pensavi?-
- Perché qualche tempo dopo il mio diploma, a cui lei non si presentò, la raggiunsi per farle una sorpresa e la trovai intenta a infilare la lingua in bocca a un palestrato di trent'anni.- rispose Jessie, con una smorfia: ricordava ancora con estrema precisione quanto la cosa gli avesse fatto male - Commisi anche l'errore di affrontare entrambi, e ne sono uscito con un occhio nero e il naso che sanguinava.-
- Ahi...- fece Day, con aria comprensiva - Proprio una brutta giornata, eh?-
- Pessima.- ammise Jessie - La peggiore della mia vita. Maddie e io avevamo litigato poco tempo prima proprio perché lei l'aveva capita molto prima di me, ma non avevo voluto ascoltarla. Le ho detto delle cose... poco carine, diciamo. Così in una volta sola avevo perso la mia ragazza, mia sorella e praticamente tutto il mio futuro, perché non avevo fatto domanda per nessun college, e quindi mi sembrava inutile provarci. A dire il vero, non avevo voglia di fare proprio un bel niente. È un miracolo se ho studiato gli impianti elettrici, ma mi sono dovuto trasferire fino a Rapid City per vivere in modo normale e avere un lavoro sensato.-
- Si deve pur mangiare.- osservò Day - E quand'è che avete chiarito tutto e vi siete rivisti, tu e Maddie?-
- Ieri notte.-
A quel punto Day lo guardò sinceramente stupita, fermando finalmente il flusso di domande. Si voltò a guardare Madison, che continuava a parlare con Kevin senza badare a loro.
- Hai attraversato tutto lo Stato per la prima volta in dieci anni... solo per lei?- chiese - E siete... solo amici?-
- È mia sorella, Day.- chiarì in tono fermo Jessie, inghiottendo l'ultimo boccone di pesce - E ho pure un grosso debito nei suoi confronti dopo quell'episodio. Non c'è niente che non farei per lei.-
Day guardò nel vuoto per qualche momento, ancora sorpresa dalla sua storia e, soprattutto, dal finale. Probabilmente scoprire di essere stata tratta in salvo solo perché lui voleva farsi perdonare da Maddie l'aveva lasciata senza parole.
- Se davvero è così che ripaghi i debiti...- disse alla fine - ... allora litighiamo il prima possibile. Chissà che un giorno non abbia bisogno di essere salvata.-
Jessie si strozzò con una pessima barretta alla frutta, anche perché gli si era incollata al palato mentre cercava di inghiottirla.
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