Cap. 24: Raggruppamento

Nella parte anteriore del negozio c'erano alcune altre persone, sedute sparse su scatole di legno o su sgabelli dietro il bancone, circondate da scaffali e scaffali di accessori militari o per la vita all'aperto.

Una ragazzina era seduta dietro il registratore di cassa, le nocche serrate attorno ai bordi dello sgabello, con l'aria di chi aspetta con ansia qualcosa. Doveva avere dodici o tredici anni, e aveva dei lunghissimi capelli castani, lisci e un po' arruffati, forse per via della notte trascorsa sul pavimento (come lasciavano intendere alcuni sacchi a pelo sistemati in vari angoli del negozio). Quando li vide entrare saltò in piedi con un piccolo verso di gioia e corse da Alex, stringendolo tra le braccia.

- Tesoro, ho il fucile!- esclamò lui, allontanandola gentilmente - Gente, abbiamo ospiti.- annunciò, rivolgendosi al resto dei presenti.

Si fece da parte per lasciarli passare, così che li vedessero tutti: c'erano altre tre persone a parte la ragazzina, tutti di età diverse e dall'aspetto sciupato e agitato, forse per i rumori di quanto appena successo, forse per l'aver dormito lì, forse per tutte queste cose insieme.

Uno era un uomo di mezza età, appena un po' più giovane di Paul, i capelli chiari che già iniziavano a sbiancare, infagottato in una grossa giacca nera invernale, come se avesse freddo nonostante fosse al chiuso. Aveva l'aria più nervosa di tutti, e i suoi occhi acquosi dardeggiavano tra di loro come se volesse tenerli d'occhio tutti quanti contemporaneamente. Un lieve tremito lo scuoteva tutto, facendo ticchettare il legno della cassa su cui si era rannicchiato. Dalla faccia gli sporgeva un grosso naso aquilino, appena un po' arrossato.

Seduto così, con le gambe raccolte sul petto e quel giaccone scuro, con quel naso così lungo, sembrava una specie di grosso avvoltoio spennacchiato.

Gli altri due, un uomo e una donna, invece, per quanto nervosi avevano un'aria decisamente meno inquietante di lui: sedevano entrambi sotto una delle vetrine oscurate, accanto a uno scaffale ricolmo di articoli per campeggio, il braccio di lui cinto intorno alle spalle di lei, e sembravano avere più o meno l'età di Kevin.

Lui era forse un po' più basso, dalla corporatura decisamente più magra, ma aveva a sua volta i capelli neri, così come gli occhi. Sull'avambraccio destro spiccava il tatuaggio di un rettile, forse un serpente, semicoperto dalla manica di una felpa verde militare appena sollevata.

La donna accanto a lui era bionda, e portava un paio di jeans e una giacca a vento rosa un po' sciupata, di quelle adatte a una gita nei boschi. Si era tolta gli scarponi, che in quel momento riposavano in un angolo vicino al suo sacco a pelo, e teneva i talloni sollevati da terra, facendoli dondolare nervosamente su e giù in un tremito inconsapevole.

La stanza, abbastanza ampia, era costellata da scaffali di legno lungo parte delle pareti, e su ognuno di essi riposavano vari articoli da caccia, campeggio e altro. Un espositore centrale, in particolare, conteneva alcune armi da fuoco, anche se un paio di pistole e un fucile erano già state rimosse dai loro alloggiamenti.

- Allora...- disse Paul, entrando e battendo le mani - Bene, come vi ha detto Alex abbiamo ospiti. Questi sono Jessie, Madison, Kevin e Day. Giusto?- chiese brevemente, guardandoli appena - Ragazzi, loro sono Ernie... Ernest Corbett...- li presentò, indicando per primo l'uomo che sembrava un avvoltoio - ... Lucas Everett e la sua ragazza, Carol Bissell. E avete già conosciuto Amy.- e fece un cenno verso la ragazzina, ancora aggrappata al maglione di Alex.

- Chi sono?- chiese subito Ernest Corbett, senza scendere dalla sua cassa - Cosa vogliono? Chi c'è con loro?-

- Stai calmo, Ernie... rilassati.- disse Alex, sedendosi sullo sgabello liberato dalla figlia - Anche voi... sedetevi, parliamo un momento. Riprendete fiato.-

- Ah... volentieri.- sbuffò Madison, raggiungendo una parete e lasciandosi scivolare a terra - Dio... per i prossimi venti minuti io non esisto, eh?-

Jessie guardò Kevin, che fece un cenno col capo come a dire "ci parlo io" e si sedette accanto a lei. Si rivolse poi a Day, che si strinse nelle spalle.

- Va bene... parliamo.- disse Jessie, prendendo un altro sgabello lì accanto e sedendosi dall'altro lato del bancone - Intanto, grazie di nuovo per l'aiuto, davvero... quel coso là fuori...-

- Sì, è da ieri che ci tiene bloccati qui.- ammise Alex.

- Si è mangiato Kent!- esclamò Ernie, in tono isterico - Ci vuole sbranare tutti!-

- Ernie, chiudi quella bocca!- sbottò Lucas, seccato - Non ne possiamo più, e poi c'è una bambina qui!-

Amy, ancora vicina a suo padre, guardò Lucas con aria accigliata.

- Ho tredici anni e mezzo!- protestò.

Carol si lasciò scappare una risata e scosse la testa. Anche Lucas abbozzò un sorrisetto e alzò una mano.

- Scusa.- disse.

- Beh, in un certo senso comunque Ernie ha ragione...- continuò Alex, tentando un sorriso a sua volta - Quel leone ha ucciso Kent, ieri.-

- Chi era Kent?- chiese Day.

- Un cliente, come loro.- spiegò Paul, accennando al resto del loro gruppo - Vedete... Quando è iniziato tutto questo eravamo di più, qui dentro. Qualcuno è scappato subito, ma noi ci siamo nascosti e abbiamo aspettato che passasse il peggio. Poi Kent, che aveva fretta di tornare a casa... sapete, aveva un figlio... è voluto uscire per forza.-

- Ci stavamo organizzando per andare, ma ha voluto precederci fuori.- continuò Alex - E quel leone è sbucato fuori dal nulla e lo ha atterrato. Il resto lo potete immaginare.-

- Sì, grazie. Non serve che continui.- disse Maddie da dove si trovava.

- Ma non avevi detto che non esistevi, tu?- le chiese Jessie in tono ironico.

- Vaffanculo. Scusa, piccola.- aggiunse poi, guardando Amy.

- Non sono piccola.- protestò ancora lei.

- Certo, amore.- sospirò Alex, dandole una pacca.

- Da dove viene, comunque?- chiese Kevin.

- Dallo zoo, credo.- disse Lucas, alzandosi in piedi - Non è molto lontano da qui. Forse è scappato.-

- L'ho pensato anch'io.- ammise Paul - Deve essersi preso la stessa cosa che si sono presi gli altri. Voi venite da fuori, sapete di cosa si tratta?-

- Non ne sappiamo molto più di voi.- ammise Jessie - Non abbiamo sentito praticamente nessuno... i contatti col mondo sono ridotti a zero.-

- Come mai non lo avete ucciso, quel coso là fuori?- chiese Day, facendo un cenno verso l'esterno - Non ditemi che non vi bastano i proiettili, ne avete ancora parecchi mi sembra.-

- Sì, in effetti stavo per farlo.- ammise Alex - Il problema è che non rimane mai fermo troppo a lungo... si nasconde sugli alberi qui di fronte, o in mezzo ai garage a fianco, fuori vista, e aspetta che ci sia qualcuno qua fuori. Mi ero appostato nella speranza che mettesse fuori il muso, ma a un certo punto sono arrivati alcuni tizi che volevano entrare. E a differenza di voi non mi sembravano... ehm... affidabili.-

- Erano dei ladri.- disse Carol - Volevano saccheggiare il negozio. Le cose che gli abbiamo sentito dire...-

- Stavano blaterando qualcosa su qualche...- Alex lanciò uno sguardo alla figlia - ... signora di facili costumi con cui si erano... intrattenuti... nell'ultimo posto visitato.- spiegò - Stavo per sparare a loro, poi è intervenuto il nostro gattone.-

- Lo tenete come difesa?- chiese stupito Kevin.

- Per ora. Finché non saremo sicuri che non arriverà nessun altro.- rispose Paul.

- Questa è un'idiozia bella e buona!- esclamò Ernie dal suo angolo - Quel mostro...-

- Ernie, ne abbiamo già discusso.- disse con calma ma fermezza Alex - Ora calmati, per favore.-

L'uomo fece un verso scocciato, infagottandosi ancora di più e scoccando a tutti sguardi cupi.

- Avete detto che volevate qualcosa.- continuò Alex - Avete accennato a un viaggio.-

- Stiamo cercando di raggiungere la costa, ma ci serviranno armi.- spiegò Jessie - Per ora abbiamo solo i nostri randelli, e come abbiamo visto non sarebbero molto efficaci in circostanze simili a quelle di poco fa.-

- E perché dovremmo darvi le nostre armi?- esclamò Ernie, balzando finalmente in piedi - Sono nostre! E voi chi sareste? Eh? Che volete da noi?-

- Ernie, basta!- esclamò Alex, alzandosi a sua volta, in tono più deciso - Chiudi quella stramaledetta bocca prima che te la tappi io!-

Per un momento regnò la tensione mentre i due si scambiavano sguardi infuocati attraverso la stanza. Carol allungò la mano e prese Lucsa per un polso, costringendolo a tornare seduto e a distogliere gli occhi da Ernie, che fissava a sua volta con rabbia. Amy, invece si aggrappò di nuovo al maglione del padre, spaventata da quell'improvviso cambio di atmosfera. Senza distogliere lo sguardo, Alex le mise una mano sulla spalla, rassicurandola.

- Non c'è bisogno di perdere la pazienza.- disse Paul in tono conciliante - Nessuno ci sta minacciando, Ernie. Dico bene, Jessie?-

- Certo... ci mancherebbe.- disse lui, alzando le mani - Non pensavamo che ci fosse qualcuno, qui. È stata una bella sorpresa, anzi. Iniziavamo a temere di essere rimasti solo noi quattro.-

Ernie sbuffò dal lungo naso, tornando a sedere senza guardare nessuno. Alex si rimise giù a sua volta, lanciandogli un'ultima occhiata rancorosa.

- Scusate.- disse - Siamo chiusi qui da un po', inizia a pesare.-

- Potremmo portarvi via.- propose Jessie - Potreste venire con noi. Abbiamo un furgone, dentro c'è un po' di cibo e qualche attrezzo. Lo spazio basta per tutti quanti, tra il vano di carico e i sedili anteriori. Se uccidessimo il leone potremmo raggiungerlo in fretta.-

- Perché?- chiese Paul - Qui siamo al sicuro. Quando l'esercito arriverà...-

- Te l'ho detto, Paul... non è sicuro che arrivi.- sospirò Alex - Ho provato a chiedere al mio amico, non era sicuro di niente. E non si è più rifatto vivo.-

- Beh, però forse...-

- Aspetta!- esclamò Jessie - Avete modo di comunicare con l'esterno?-

Alex annuì.

- In magazzino c'è un sacco di roba.- spiegò - Ho una vecchia radio su un tavolo, nella stanza accanto, ogni tanto la uso per passare il tempo. Ho anche le frequenze militari, ero nell'esercito fino a qualche anno fa.-

- Hai saputo niente di utile?- chiese Kevin, alzandosi e raggiungendo in fretta il bancone.

- Il mio amico ha parlato di un piano d'emergenza per le zone colpite, ma era piuttosto azzardato.- spiegò - Ci sono alcuni centri di raccolta, o almeno c'erano ieri, dove stavano portando i civili evacuati. Purtroppo non erano previsti recuperi qui in città... lo giudicano troppo rischioso. Avrebbe provato a convincere qualcuno, ma non si è più fatto vivo.-

Deluso, Kevin si allontanò sbuffando, tornando accanto a Madison. Jessie annuì lentamente, per nulla sorpreso.

- Sai... me l'aspettavo.- ammise - Probabilmente l'esercito è ridotto all'osso, questa malattia ha colpito tutti, forse anche loro sono in crisi.-

Alex annuì a sua volta, incrociando le braccia.

- Già... quindi non è il caso di farci troppo affidamento.- concordò - Bene... dicci un po' che idea avevate voi, per raggiungere la costa. Vediamo se ci va di venire.-

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