Cap. 21: Tattiche di sopravvivenza

L'indirizzo che cercavano era di un'abitazione isolata, fuori dai confini cittadini, quindi avrebbero avuto minori possibilità di imbattersi in folle di zombie assassini e, magari, avrebbero trovato ancora qualcosa di utile abbandonato lì e non saccheggiato dai fuggitivi; tra l'altro, si trovava proprio nella direzione che dovevano prendere per portare Day in Iowa. E queste erano le buone notizie.

Prima di intraprendere il viaggio avrebbero dovuto procurarsi le armi e le provviste (e parecchie), ma per riuscirci avrebbero dovuto evitare una folla enorme di morti viventi appostata per le scale e per strada, attraversare un quartiere fino al più vicino negozio di articoli militari (Kevin ricordava l'indirizzo a memoria, lo studio aveva curato la grafica dei loro loghi qualche anno prima) e sperare di trovare ancora qualcosa.

- Sono ancora là fuori?- chiese Madison, mentre Jessie posava l'orecchio sulla porta.

Lui alzò un dito per dirle di aspettare, e quasi istantaneamente una mano colpì con forza il legno, seguita da un grido rabbioso che, nonostante provenisse dalla gola di un infetto col cervello infiammato dalla malattia, suonava estremamente simile alla frase "ho fame". Un brivido doloroso gli percorse la spina dorsale al solo pensiero.

- Sì, sono ancora qua fuori.- rispose.

- E sta anche piovendo...- aggiunse Day, in tono apprensivo.

- Cosa?-

Jessie si guardò intorno per cercarla, trovandola davanti a una finestra dietro alla scrivania della segretaria, mentre guardava fuori. Aveva un'aria molto triste, stagliata contro quello sprazzo di cielo grigiastro e rigato da gocce d'acqua.

Non si era minimamente accorto della pioggia: i versi degli zombie là fuori e tutto il resto lo avevano assorbito completamente, e non aveva fatto caso al tempo atmosferico. Certo, già quella mattina aveva visto delle nuvole, ma gli era totalmente passato di mente.

- Va anche peggiorando.- continuò Day - Vedo il parafulmini qui di fronte che oscilla... c'è un bel po' di vento. Diventerà una tempesta, mi sa.-

- Ma è grandioso!- esclamò Jessie avvicinandosi con un gran sorriso alla finestra.

- Davvero?- chiese Kevin, aggrottando la fronte - E perché? Innaffia le piante?-

- No, fa rumore!- rise lui, indietreggiando con le braccia allargate - Fa parecchio rumore! E abbassa la visibilità! E rende scivoloso il terreno!-

Madison si grattò la testa, senza capire.

- Mi sa che hai preso troppe botte in testa, Je.-

- Non capite?- esclamò Jessie, incredulo - Possiamo sfruttare la pioggia per confonderli... potremmo seminarli.-

- Sì, ma... siamo ancora bloccati qui.-

- Si può risolvere... fammi pensare...-

Cominciò a guardarsi intorno, cercando qualcosa da usare: avevano a disposizione articoli da ufficio, computer e scrivanie, una grossa fotocopiatrice, cestini metallici vuoti...

- Fate a pezzi tutto il vetro che trovate.- disse, ficcando in mano a Day il piede di porco e correndo verso la scrivania più vicina - Kevin, tu prendimi tutti gli articoli da ufficio che trovi... penne, soprammobili, temperamatite... qualsiasi cosa, purché sia dura.-

- Che intenzioni hai?- chiese Madison.

- Fare casino.- rispose lui, rovesciando il tavolo e cominciando ad armeggiare con i bulloni - Maddie, la chiave inglese.-

Lei gliela lanciò al volo, permettendogli di smontare le zampe con facilità. Vedendo che non si muovevano, Jessie sbuffò.

- Allora? Fate presto, su!-

Ancora incerti, i tre si separarono per eseguire i suoi ordini, i volti identiche maschere di perplessità.

Seguendo le sue direttive, Maddie e Day misero i vetri rotti misti agli articoli da ufficio trovati da Kevin nei cestini di metallo, tappandoli come meglio potevano con i sacchetti che c'erano dentro, mentre Jessie metteva la scrivania, ora priva di gambe, in modo tale da formare una rampa tra il pavimento e il davanzale della finestra più grande che trovò. Con l'aiuto di Kevin, poi, spostò la fotocopiatrice proprio in fondo all'improvvisata passerella e usò le tende della sala d'attesa e pezzi di cavo elettrico ricavato dai computer o dalle canaline che correvano lungo i muri (il tutto fatto a pezzi con le sue forbici) per legare i cestini come se fossero una sorta di treno di spazzatura.

- Spingiamo la fotocopiatrice giù dalla finestra.- spiegò, fissando i cestini al grosso e pesante apparecchio - Trascinerà con sé il resto, facendo un baccano tremendo. Questo allontanerà gli zombie dall'entrata. Se faremo in fretta avremo il tempo di raggiungere il furgone.-

- E come facciamo con quelli qua fuori?- chiese Madison - È un po' eccessivo pretendere che sentano attraverso le pareti e il temporale.-

A sottolineare le sue parole, il rombo di un tuono spazzò l'aria, facendo vibrare i vetri delle finestre.

- Questo era vicino...- disse Kevin - Ha ragione Day, tra poco qui casca il cielo.-

- Penso di avere una soluzione anche per quello... per gli zombie, non per il cielo che casca... ma dovete dirmi dov'è lo sgabuzzino delle scope. E il bagno.-

***

La porta si sbloccò con uno scatto, spalancandosi sotto il pugno successivo dell'Inseguitore che la martellava. Sorpreso e disorientato, lo zombie esitò un momento, emettendo un verso di gola in cui risuonava tutta la sua confusione. Alle sue spalle, i Vagabondi cominciarono a premere per passare avanti, grugnendo e gemendo, provocando la rabbia dell'Inseguitore che, agitandosi freneticamente, li spinse via con un verso furioso.

- Ehi!-

La voce di Jessie attirò il suo sguardo verso il fondo del corridoio, nell'ufficio del direttore. Vedendolo agitare le braccia lanciò un grido furibondo e famelico, lanciandosi verso di lui senza accorgersi delle matite sparse per terra. Scivolò e cadde all'indietro, annaspando in un vortice di arti insanguinati, mentre i Vagabondi, troppo lenti per farsi buttare a terra dalle matite, lo scavalcavano e calpestavano, emettendo versi lamentosi ma al tempo stesso feroci, le braccia protese in avanti come a volerlo afferrare anche da così lontano. Percorsero senza fermarsi il corridoio ed entrarono nell'ufficio. L'Inseguitore a quel punto riuscì a rialzarsi in piedi e, con un grido, coprì l'intera distanza che lo separava dalla porta in un unico balzo, gettando a terra gli altri zombie come se fossero birilli. Jessie gli rivolse un sorriso di sfida, allargando le braccia, mentre quello si fermava un istante per osservare la sua reazione e studiare i suoi movimenti, i denti scoperti in un ringhio bavoso e sanguinolento, gli occhi pieni di rabbia e follia.

Poi, quando gli fu chiaro che Jessie non si sarebbe mosso (e proprio mentre tutti gli altri zombie varcavano la soglia), si decise a colpire, lanciandoglisi addosso.

Il risultato fu che colpì uno specchio di faccia, mandandolo in frantumi.

***

Usando i pochi attrezzi nel ripostiglio delle scope e quelli che avevano con loro erano riusciti a smontare gli specchi nei bagni, posizionandoli in modo tale che Jessie, al sicuro in uno degli uffici, sembrasse in piedi nell'ufficio del direttore. Un trucco approssimativo, ma sufficiente a ingannare dei morti viventi e farli entrare in una stanza da cui non sarebbero venuti fuori tanto facilmente.

Come concordato, Madison richiuse subito la porta, lasciando dentro gli zombie, mentre Jessie, Day e Kevin la bloccavano con una scrivania, lo schedario e qualche sedia. Subito dopo sentirono i tonfi dei non morti che battevano sul legno, cercando disperatamente di raggiungerli. Il vetro esplose sotto i loro colpi, mentre numerose mani uscivano dall'apertura per cercare inutilmente di afferrarli.

- Ottimo.- disse Jessie, passandosi un braccio sulla fronte per asciugarsi il sudore - E loro sono sistemati.-

- Sì, ma dobbiamo fare in fretta... vieni, aiutami!- esclamò Kevin, correndo verso la fotocopiatrice.

Day li raggiunse, aprendo prontamente la finestra, mentre i due spingevano il pesante macchinario su per la rampa e, con qualche manovra, oltre il davanzale della finestra, facendolo cadere di sotto insieme ai cestini pieni di cianfrusaglie con un baccano infernale che riuscì a sovrastare anche il suono della pioggia.

- Dite che ha funzionato?- chiese Day, sporgendosi con loro per guardare.

Come in risposta alle sue parole, un gemito prolungato giunse fino a loro sospinto dal vento e, poco dopo, uno zombie girò lentamente l'angolo, seguito a ruota da molti altri. Passo a passo, la marmaglia putrescente raggiunse l'esca che avevano lanciato, abbandonando la porta.

- Bene...- disse Jessie, soddisfatto - Adesso via di corsa!-

***

Trovarono la strada quasi libera, e i pochi Vagabondi rimasti erano troppo lontani da loro per rappresentare una minaccia. Corsero senza preoccuparsi troppo del rumore che facevano, consci che la pioggia battente e sempre più fitta avrebbe coperto i loro passi.

Entrarono rapidamente nel Transit, strizzandosi tutti insieme sui sedili anteriori malgrado ci fosse posto solo per tre; Jessie avviò subito il motore e proseguì dritto lungo la nona, allontanandosi dal palazzo.

- Okay, dov'era questo posto?-

Kevin, strizzato tra Madison e Day, gli fece cenno di proseguire.

- Vai fino all'incrocio con la West e poi gira a destra. Ti dirò io dove svoltare.-

- Non potremmo prima fermarci da qualche parte?- chiese Madison, agitandosi un po' per cercare di mettersi più comoda - Siamo in troppi qui davanti.-

- Perché non è fatto per portare quattro persone.-

- E non potevi prenderne uno più capiente?-

- Scusa se non lavoravo in un concessionario!-

- Piantatela!- sbottò Day, seccata - Diamine, ma fate sempre così?-

- Solo quando ci vogliamo bene.- rispose Maddie - Je, accelera... non hai motivo per andare piano. E io voglio scendere.-

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top