Cap. 19: Combattimento
Aveva subito ferite di ogni genere in quei giorni, per tante motivazioni diverse, e ormai pensava di aver fatto il pieno, ma a quanto pare il destino non era d'accordo, perché si aspettava che qualcuno gli sparasse o lo mordesse, ma non che lo attaccassero con una palla piena di acqua e neve finta.
Alzò in fretta il piede di porco, intercettando il polso dell'aggressore prima che riuscisse a colpirlo. La sfera di vetro scivolò dalle sue dita e s'infranse a terra, ma l'altra mano lo agguantò per il colletto della maglia e lo spinse giù di peso, mentre il suo proprietario gli saliva addosso e cominciava a colpirlo alla cieca. Qualcuno gridò il suo nome, mentre Jessielasciava la sua arma e afferrava i polsi dello sconosciuto, scoprendo che erano piuttosto sottili, e cercava di fermare l'attacco.
Nella confusione si aprì uno spiraglio, e vide di essere stato attaccato da una donna scarmigliata e terrorizzata, i capelli raccolti in un minuscolo chignon quasi totalmente disfatto. Aveva la maglia sbrindellata dagli orli tutti sfilacciati, i jeans sporchi; anche al buio riusciva a vedere due grandi occhiaie sulle sue guance, come se avesse dormito poco e male, e sentiva il suo tremito sotto le dita.
Per un istante i loro occhi si incontrarono, portandoli entrambi all'istintiva immobilità di un secondo. Fu allora che Jessie riuscì a sentire tutta la paura, l'angoscia che provava, il terrore di chi era sopravvissuto da sola in una piccola stanza sconosciuta dove, all'improvviso, tre estranei avevano deciso di irrompere.
Non voleva ucciderli, non era un'imboscata: erano entrati nel suo rifugio e lei si stava difendendo. Era disperata.
L'attimo finì subito, e le braccia di Kevin la cinsero da dietro, trascinandola via da lui di peso, liberandolo.
- NO!- gridò scalciando, dibattendosi, agitandosi come una trota fuori dal lago - LASCIAMI! LASCIAMI! VATTENE!-
In risposta alle sue urla, versi furiosi risuonarono da qualche parte e, quasi subito, diverse mani iniziarono a battere sulla porta d'ingresso, nel vano tentativo di oltrepassarla.
- Calmati!- esclamò Jessie - Kevin, lasciala!-
Lui la mollò subito, facendola cadere a terra. La sconosciuta strisciò all'indietro verso una parete, afferrando nel mentre il piede di porco di Jessie e stringendoselo al petto. Il suo sguardo terrificato scattò nervosamente verso ognuno di loro, l'intero corpo scosso da un tremito irrefrenabile, il petto che sussultava ad ogni respiro.
- Stai bene?- chiese Kevin.
Jessie annuì mentre Maddie lo raggiungeva di corsa, prendendolo per il braccio e aiutandolo a rimettersi in piedi.
- Ti ha preso?-
- No, tutto a posto.- rispose, continuando a guardare la donna, che ancora li fissava in preda al panico - Ehi... rilassati, va bene? Non vogliamo farti niente.-
Lei puntò il piede di porco come se fosse una spada, tenendolo con entrambe le mani.
- State indietro!- esclamò - Non... non vi muovete!-
- Sennò che fai, ci spari?- chiese Madison, in tono sarcastico.
- Maddie, chetati.- le intimò Jessie, spingendola tra le braccia di Kevin - Tu... respira.- continuò, rivolgendosi alla sconosciuta - Lentamente... stai andando in iperventilazione, ti farà male.-
Lei deglutì, iniziando a prendere respiri un po' più profondi e meno frequenti, ma non abbassò l'arma e non si mosse, continuando a fissarlo.
- Non vogliamo farti del male.- le disse, alzando le mani - Siamo amici. Per favore, abbassa il piede di porco... prometto che nessuno ti farà niente.- e fece un cenno agli altri perché mettessero giù le armi a propria volta.
La sconosciuta guardò Madison e Kevin per un momento, seguendone con attenzione i movimenti: li osservò mentre esitavano e lanciavano un'occhiata a Jessie e poi a lei, e infine mentre Madison, l'unica ad avere ancora in mano qualcosa di contundente, abbandonava l'arma lungo il fianco senza parlare.
Rimase immobile ancora per un po', il tremito delle sue mani che raggiungeva livelli vertiginosi, ma alla fine lasciò cadere il piede di porco con un clangore metallico. Scoppiò a piangere, affondando il viso nelle mani, singhiozzando con tutte le proprie forze.
- Dio...- mormorò Madison, affiancando Jessie - E io che credevo di stare male...-
- Tuo padre è morto prima di imbattersi in questo schifo, e hai ancora noi.- commentò Kevin - Lei chissà cos'ha passato.-
Jessie si passò una mano sulla collottola, a disagio: dopo Ben, Kevin e Madison non aveva più pensato a cosa fare nel caso avesse trovato altri superstiti non ostili. Si era autoconvinto che si sarebbero imbattuti solo in banditi e sciacalli da quel momento in poi, non aveva contemplato un'alternativa.
Ora che si trovava davanti a quella ragazza terrorizzata e sola, quindi, non sapeva bene cosa fare.
Sentì Maddie dargli di gomito e, voltandosi, vide che gli faceva cenno col mento, come a dirgli di muoversi.
- E tu no?- le chiese, muovendo solo le labbra.
Madison scosse la testa.
- Il capo sei tu.- replicò.
Jessie roteò gli occhi e inspirò a fondo, inginocchiandosi davanti alla sconosciuta.
- Ehi.- le disse - Coraggio... è tutto a posto. Io mi chiamo Jessie, e loro sono Madison e Kevin. Tu chi sei? Me lo puoi dire?-
La ragazza continuò a singhiozzare, premendosi le nocche sulla bocca, e lo guardò tra le lacrime. Jessie ebbe l'impulso improvviso di carezzarle i capelli per tranquillizzarla, ma probabilmente sarebbe stato troppo, così si limitò a toccarle gentilmente una spalla. La sentì irrigidirsi istintivamente, ma non si ritrasse e deglutì, raddrizzando un po' di più la schiena, anche se rimase raggomitolata lì dov'era.
- D... Day.- mormorò in modo appena percettibile.
- Ehm... cosa?- chiese Madison.
- Dayana Flanagan.- ripeté a voce più alta, anche se ancora tremolante - Ma tutti... mi chiamano Day, perché... io odio Dayana. Solo la mamma mi chiama Dayana.-
Guardò Jessie, che vide i suoi occhi soffermarsi sui tagli richiusi che si era provocato nell'incidente e su quello più nuovo, ricavato quando aveva sbattuto contro lo stipite della porta.
- Dio mio...- disse piano - Tu hai... proprio un brutto aspetto.-
Seguì un momento di silenzio, rotto solo dai versi dei non morti e dai tonfi sulla porta.
- Tu mi stai simpatica.- commentò Madison.
***
Ben puntò la pistola oltre il bordo della finestra rotta e sparò alla cieca, verso il mucchio, insieme ai soldati al suo fianco.
Li riconobbe in un attimo, erano gli stessi motociclisti che aveva incrociato in precedenza, mentre si dirigeva a Box Elder. Dovevano essere tornati indietro, ma dubitava che lo avessero seguito... se ne sarebbe accorto altrimenti. Non erano certamente abbastanza silenziosi da pedinare qualcuno.
Quando il loro compagno infetto si era trasformato avevano iniziato tutti a sparargli contro, aprendogli innumerevoli buchi addosso senza però riuscire a centrargli la testa. Il potere d'arresto delle loro pistole e dei pochi fucili che avevano era servito comunque a sdraiare lo zombie, che adesso cercava freneticamente di rialzarsi, incurante dei proiettili che fischiavano lì intorno, mentre i suoi ex compagni correvano a nascondersi dietro il veicolo dei suoi amici militari o dietro alle loro moto. Qualcuno dei proiettili andò a segno, in particolare quelli di Nelson che, pur sparando più lentamente rispetto a loro, era già riuscito a uccidere due banditi, che ora giacevano a terra senza vita. Colpì anche il neonato Inseguitore, che si stava già voltando verso di loro, rendendolo immediatamente inoffensivo, ma la pallottola passò da parte a parte il suo cranio e andò a rimbalzare sulla colonna di metallo del parapioggia lì dietro, producendo qualche scintilla a pochi centimetri dalle pompe di benzina.
- State attenti a dove sparate!- gridò Brown - Siamo nella posizione sbagliata, un colpo troppo allegro e salta tutto!-
- Signore!- gridò Puckett - A nordest!-
Tutti guardarono da quella parte, dove sapevano che si trovavano i resti del campo base abbandonato, e videro del movimento indistinto.
- Cazzo!- sbottò Brown - Lincoln, ce l'hai ancora una granata?-
- Sì, signore!- rispose il soldato con la mano ferita, rannicchiandosi di nuovo dietro il muro e frugandosi nel giubbotto.
Ne estrasse una bomba a mano che tese al suo superiore, il quale tornò in copertura a sua volta, proprio mentre i predoni iniziavano a rispondere al fuoco (costringendo anche gli altri a nascondersi) e gliela strappò di mano, togliendo la sicura coi denti ma senza lasciar andare la spoletta.
- Ehi, voi!- gridò - Ehi! Sto parlando con voi, idioti! Cessate il fuoco, cazzo!-
La pioggia di pallottole cessò lentamente, e solo perché il capo cominciò a sbraitare a voce sempre più alta, imponendo ai suoi uomini di smettere di sparare.
- Eh, che cazzo vuoi?- urlò furioso.
- Che ascolti!- sbottò - Non li senti?-
Ci fu silenzio per qualche secondo, cosa che permise finalmente ai lamento dei Vagabondi e alle grida degli Inseguitori di raggiungerli.
- Stanno arrivando! Li abbiamo già affrontati ieri, e sono parecchi, siamo dovuti scappare di corsa. Abbiamo fatto un bel giro per seminarli. Non possiamo affrontarli, e più spariamo più ne arrivano.- continuò Brown - Ora, io ho qui una granata, e se la lancio finiamo tutti all'altro mondo, visto che questo è un distributore di benzina.- alzò la mano, tanto per fargliela vedere - Ho già tolto la sicura, la mia mano è l'unica cosa che le impedisce di esplodere, quindi vedete di non fare cazzate.-
Regnò di nuovo il silenzio per qualche secondo, come se l'altro stesse ragionando sulle sue parole. Ben, dal canto suo, sentiva la fretta montare: se gli zombie erano in arrivo, lui di certo non voleva farsi trovare lì.
Brown, tuttavia, sembrava calmissimo, come se tutta quella faccenda fosse la cosa più normale del mondo: aveva perso quattro uomini, i morti viventi stavano per raggiungerli ed erano sotto assedio, ma non sudava nemmeno. Era di ghiaccio.
- Che cosa vuoi?- chiese il motociclista.
- Andarmene.- rispose il Maggiore - Proseguite per la vostra strada, ovunque vi porterà, e noi faremo lo stesso.-
- Abbiamo ammazzato i tuoi amici. Dovrei credere che ci lasceresti andare?-
- Erano bravi soldati. Sono morti in battaglia, e mi dispiace molto non poterci fare nulla, ma se sarò fortunato i vostri cadaveri marciranno per strada entro stasera.-
Altro momento di silenzio interrotto solo dai versi dei morti. Gli Inseguitori sembravano essere già parecchio vicini.
- Va bene.- disse il capo della banda. Dalla sua voce sembrava che anche lui iniziasse a preoccuparsi davvero per gli zombie - Allora noi ce ne andiamo... amici come prima, vero?-
- Assolutamente. Ora fuori dai piedi!-
Non appena Brown ebbe finito di parlare il gruppo là fuori cominciò a muoversi in fretta, scambiandosi parole concitate per spingere gli altri a sbrigarsi. In breve tempo sentirono il rumore dei motori che partivano e, con numerose sgommate, una decina di motociclette partì a razzo lungo la strada, lasciandosi alle spalle le pompe di benzina.
Con un sospiro, Brown lasciò ricadere il braccio e rimise la sicura nella granata, evidentemente sollevato.
- Va bene...- mormorò - Abbiamo poco tempo, quindi ora mi dovete stare a sentire senza obbiettare. Il primo che dice "ah", giuro che gli sparo. Ci siamo capiti?-
Tutti annuirono con serietà, tenendo lo sguardo fisso sul Maggiore. Un tuono lontano rimbombò nell'aria.
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