Cap. 16: Elaborazione dati

Jessie dormì per tutta la notte, senza mai venire svegliato. Dopo tutto quello che aveva passato e l'enorme senso di spossatezza il sonno lo travolse come un treno in corsa, e non appena si stese sul letto (lo stesso che, in passato, occupava quando dormiva lì) crollò come una pera cotta.

Quando si svegliò l'orologio gli disse che erano già le otto passate, e che era davvero l'ora di svegliarsi. Sentiva anche dei movimenti in cucina, e qualche parola soffocata, segno evidente che gli altri erano già in piedi. Rimase disteso per un momento, chiedendosi quanto avessero dormito quei due davvero, ma anche cosa si aspettassero da lui adesso.

In fondo, era questo il problema ora: cosa dovevano fare? La sua cultura zombie non era esattamente a un banale livello amatoriale, ne sapeva più della maggior parte delle persone in materia, e avrebbe potuto citare film, libri, fumetti, videogiochi e quant'altro per ore prima di esaurire il repertorio.

Il problema, d'altra parte, era che c'erano sempre tre soli possibili finali in quel genere di situazioni: i sopravvissuti all'apocalisse zombie trovavano l'origine dell'infezione e la debellavano completamente, eliminandola alla radice; i sopravvissuti venivano tutti sterminati, uccidendosi tra di loro o soccombendo a un'aggressione zombie su vasta scala; i sopravvissuti superavano il momento di difficoltà in un modo o nell'altro, magari con delle perdite, e ricominciavano a cercare un posto dove vivere.

Nel loro caso non c'era una fonte della malattia da cercare, o una cura miracolosa nascosta da qualche parte, quindi la prima ipotesi, quella del lieto fine, era da scartare. Rimanevano le altre due, e nessuna gli sembrava poi così allettante.

Certo, dovendo scegliere preferiva la terza opzione...

Ci serve un posto isolato. Pensò. Dove non ci sia praticamente nessuno, né umano né zombie che possa minacciare la nostra vita.

Rimase un altro po' a pancia in su a riflettere, rendendosi conto che non serviva solo un luogo lontano da tutto, ma anche dove fosse possibile sopravvivere senza il bisogno di continue spedizioni per trovare cibo e acqua. Di conseguenza era necessario che fosse possibile coltivare e cacciare, se non addirittura allevare animali, e anche costruire un riparo. E servivano anche pochi accessi facilmente sorvegliabili, così che non potessero essere sorpresi nel caso in cui fossero stati ugualmente scoperti pur mantenendosi una via di fuga per le necessità.

Stai andando troppo oltre. Si disse. Rientra nei ranghi, Je... qui stiamo parlando di un progetto a lungo termine. Tu non hai idea di come si costruisca una colonia se non sulla carta.

Certo, con tutte le sue letture apocalittiche aveva imparato cosa cercare nel luogo giusto in cui stabilire i sopravvissuti, e visto il suo lavoro sapeva costruire. Quanto a coltivazioni e allevamento ci potevano arrivare col tempo. D'altra parte sarebbe stato più semplice fare tutto questo se avesse approntato un rifugio prima dell'arrivo degli zombie, cosa peraltro impossibile e illogica, in quel momento.

Si stava comunque facendo trasportare: ragionare così, sdraiato sul letto, non lo aiutava in alcun modo. Gli serviva un confronto, non poteva decidere da solo. Un po' perché non c'era di mezzo solo lui, e un po' perché non si sentiva un leader così sicuro di sé da poter imporre scelte simili senza essersi prima consultato con gli altri.

Fece così lo sforzo di uscire dal letto e andare in cucina, sfregandosi gli occhi con due dita per cancellare le ultime tracce di sonno. Madison doveva avere aperto le finestre, perché dal fondo del corridoio vedeva luce del sole e sentiva piccole folate di aria fredda entrare in casa. La sua voce e quella di Kevin continuavano a parlottare sommessamente, forse per non svegliarlo.

- Ehi...- grugnì, entrando in cucina.

Erano seduti attorno all'isola, intenti a mangiare biscotti e a bere caffè. Madison era ancora in pigiama, mentre Kevin si era già rivestito: indossava abiti più puliti e meno formali adesso, un paio di jeans e una maglietta semplice, che probabilmente aveva lasciato lì in precedenza. Jessie non poté fare a meno di chiedersi quante volte avesse già dormito lì.

- Ah, sei sveglio.- lo accolse Madison, voltandosi verso di lui - Sì... più o meno.- aggiunse, squadrandolo - I pantaloni avevano ancora sonno?-

- Eh?- brontolò lui, abbassando lo sguardo e rendendosi conto solo allora di essere in boxer e maglietta - Ah. Sì, sentivo un po' freddino...-

- Siediti e mangia, te li metti dopo...- sospirò Madison, porgendogli uno sgabello.

- Stavamo parlando di cosa fare.- disse Kevin, versandogli un po' di caffè in una tazza - Qui per ora siamo al sicuro, ma la città è invasa.-

- Io credo che dovremmo andarcene.- disse Madison, staccando un morso dall'ennesimo biscotto allo zenzero - Prima o poi gli zombie si accorgeranno di noi.-

- Però ce ne sono pochi qui.- osservò Kevin - Sono quasi tutti al centro della città. Li hanno attirati i rumori di ieri.-

- Torneranno.- decretò Jessie, bevendo mezza tazza in un solo sorso - Fidati, Kevin... quando capiranno che siamo qui, e lo faranno, torneranno in massa. O comunque lasceranno la città in cerca di cibo, e qualcuno di loro passerà inevitabilmente di qui. Basta poco perché decidano di assediarci, e a quel punto saremo in trappola.-

- Quindi dici anche tu che dovremmo andarcene?-

- Sì, e in fretta.-

- Bene, e così arriviamo alla discussione che stavamo facendo.- disse Madison - Perché nessuno di noi due ha idea di dove andare.-

- Io pensavo a un'isola.- disse Kevin - Una qualsiasi, non ha molta importanza quale. Basta che non ci siano zombie.-

- Sì, ma valla a trovare.- obbiettò Madison - E poi Jessie non è l'unico con una cultura zombie. Ho visto i film di Romero, le isole finiscono sempre con l'essere piene di zombie.-

- Romero era un regista e sceneggiatore cinematografico.- disse stancamente Jessie - Con L'alba dei morti viventi si doveva trovare un finale tragico... ovviamente parlo del remake di Zack Snyder, non dell'originale... ma l'idea di base era buona. Il problema è che io non so navigare, e scommetto nemmeno voi.-

Entrambi non dissero niente.

- E ovviamente in L'isola dei sopravvissuti gli zombie dovevano esserci per forza sull'isola, o tanto valeva non girare il film. Tutto può andare storto, non possiamo lasciarci bloccare.-

- Giusto.- annuì Madison - Quindi isola?-

- Nessuno di noi sa navigare.- le ricordò Kevin.

- E non possiamo imparare?-

Jessie si strinse nelle spalle.

- Non è comunque l'unico problema.- osservò - Non sapremmo comunque dove andare. Non abbiamo una destinazione.-

- Non necessariamente.- osservò Madison - Forse un'idea ce l'ho.-

***

Alcuni giorni prima della morte di Sandy, lo studio per cui lavoravano Kevin e Madison aveva ricevuto un incarico da una cliente con cui lei aveva finito col fare amicizia. Nulla di particolare, fino a quel momento si erano viste solo in ufficio e avevano parlato quasi sempre di lavoro, ma durante le pause avevano chiacchierato un po'. Tra una cosa e l'altra la donna le aveva confidato che il marito amava navigare, e proprio per questo aveva acquistato una villa da qualche parte sulla costa orientale con tanto di molo privato solo per poter uscire in barca ogni estate.

Il problema, adesso, stava nello scoprire dove si trovasse questa barca e come raggiungerla.

- L'archivio.- propose Kevin, quando Jessie ebbe fatto notare il problema.

- Cosa?- chiese lui, senza capire.

- Lì ci sono i documenti che riguardano tutti i clienti dello studio.- spiegò Madison - Inclusi i loro indirizzi.-

- Possiamo entrare e prendere i documenti sul signor Madsen.-

- A meno che non ci sia anche l'indirizzo della casa al mare, dubito funzionerà.- osservò Jessie.

- Di certo non lo abbiamo in archivio...- sbuffò Madison - ... ma a casa sua ci sarà qualcosa che ci indichi dov'è la casa delle vacanze, no?-

- Non so... quello che state proponendo è rischioso.- disse Jessie - Il centro è invaso dagli zombie. E scommetto che non lavorate in periferia, vero?-

- No, a Downtown, sulla nona e River.- rispose Kevin.

- Porca miseria!- esclamò Jessie, saltando in piedi - Ragazzi, vi rendete conto di quanto è lontana Downtown?-

- Tu non hai un veicolo?- chiese Madison, sbocconcellando un biscotto - Ci vogliono più o meno una decina di minuti da qui.-

- Certo, lo so. Anche io vivevo qui.- sbuffò Jessie - Ma dimentichiamo il piccolo dettaglio di un'intera città che vuole mangiarci!-

- Hai un'idea migliore?-

A questo, Jessie non seppe rispondere.

- No.- ammise.

- E poi, dobbiamo trovare cibo e acqua.- aggiunse Kevin - Quindi dovremmo uscire per forza.-

- Ma almeno avete calcolato i rischi?-

- Ovvio che no.- rispose Madison - Quello è compito tuo.-

Jessie sbuffò, passandosi una mano sulla faccia e buttandosi di nuovo sullo sgabello, rassegnato.

- Okay...- esalò, sconfitto - Dunque, avete deciso di andare prima a Downtown, nell'archivio del vostro ufficio, a cercare un indirizzo a cui poi dovremo recarci, che potrebbe essere ovunque in città, e poi partire per la costa orientale alla ricerca di un'imbarcazione privata che, se ci pensate bene, potrebbe anche non esserci più.-

- Esattamente.- disse Madison.

- Tranne la parte in cui la barca non c'è più.- ammise Kevin - A questo non avevamo pensato.-

- Già... e io che ci sto a fare?- chiese lui in tono stanco - Allora... questo è già uno dei rischi, e tutto sommato il minore, se ci pensiamo bene. Nell'immediato, il problema è proprio andare in centro. Io ho lasciato il furgone qui all'angolo, ed ha abbastanza carburante e scorte per qualche giorno... Maddie, hai carta e penna?-

Lei si guardò intorno freneticamente, ma fu Kevin a tirar fuori da un cassetto un blocco per gli appunti e una matita. Subito, Jessie li prese e cominciò a scrivere.

- Ci servono alcune cose.- disse - Intanto, i documenti del vostro cliente, e fin qui nulla di strano, sappiamo dove sono. Poi l'indirizzo della casa al mare, se anche non troveremo la barca forse ci sarà qualche carta nautica che potremmo usare, ammesso e non concesso che riusciamo a governare qualcosa che galleggi. Infine, ci servono provviste: io ci ho messo una giornata intera ad arrivare fin qui lungo una strada che di solito dura circa cinque ore, non oso immaginare quanto ci vorrà per raggiungere il mare. Senza contare il carburante e delle armi.-

- E questa roba dove possiamo trovarla?- chiese Kevin.

- Eh... dobbiamo ragionarci su.- ammise Jessie, giungendo le mani in un gesto contemplativo - Il caos dell'inizio dell'infezione è terminato, questo vuol dire che i saccheggi e la corsa agli approvvigionamenti è finita da un pezzo. Le persone sono corse nei supermercati, nelle farmacie e nei negozi di alimentari per cercare del cibo e delle medicine, e nei negozi di armi per avere qualcosa con cui proteggersi.-

- Quindi è già tutto vuoto?-

- Non necessariamente, ma la maggior parte di quello che potevamo prendere è già sparito.- rispose Jessie - Dobbiamo cercare nei posti in cui nessuno guarderebbe, come ho fatto io: mense aziendali, scuole e persino gli ospedali hanno tutti una dispensa. Per le medicine c'è poco da fare, dobbiamo sempre provare con le farmacie, non si trovano altrove, e girare casa per casa sarebbe rischioso.-

- E che dici delle armi?- chiese Madison - I tuoi sopravvissuti di solito dove le trovano?-

- Dipende dalla situazione. A volte le armerie non vengono svaligiate del tutto. Tieni presente che la gente sta scappando a gambe levate, e quei posti sono costruiti apposta per evitare furti. È possibile che ci sia ancora qualcosa sotto chiave.-

- Io so che il proprietario di un bar aveva una pistola, sotto il bancone.- disse Kevin - La teneva lì in caso di rapina. Regolarmente registrata, ma non so il modello.-

- Poco importa, è pur sempre un'arma. Comunque ci penseremo dopo.- si alzò dallo sgabello e si diresse verso la sua stanza - Mi vesto, mi sciacquo e usciamo. E pregate che funzioni, perché sennò siamo morti.-

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