Puckett si rivelò essere un Sergente donna, più bassa di lui e dal sangue evidentemente ispanico nonostante il cognome. Forse la madre era di origini latine, probabilmente messicane.
Salita in macchina accanto a lui, il fucile d'assalto tra le mani, si allacciò la cintura e gli fece cenno di muoversi, senza staccare gli occhi dal gruppo di morti che, urlando, scavalcavano o sfondavano la rete per raggiungere i due veicoli.
- Vai!- esclamò - Presto!-
Ben non se lo fece ripetere due volte e, la marcia già ingranata, schiacciò l'acceleratore mollando al tempo stesso la frizione, dando una vigorosa sgassata all'indietro, allontanando la monovolume dalla battaglia. Zapata fece loro appena un cenno, continuando a sparare, mentre Brown guidava il veicolo facendo quanto più rumore possibile.
- Li porteremo lontani, ma non vi adagiate sugli allori!- ordinò nella radio - Sicuramente non riusciremo a tirarceli tutti dietro, quindi occhi aperti! Contattateci quando avrete finito, vedremo come organizzarci! Puckett, conto su di te!-
- Ricevuto, signore!- rispose lei - Qui Puckett, passo e chiudo!-
Mise la radio in una delle tasche del giubbotto da combattimento, sfilandosi con un sospiro l'elmetto e rivelando un taglio di capelli piuttosto mascolino.
Ben la guardò a malapena, continuando a indietreggiare fino a che, con una poderosa sterzata, non costrinse l'auto a fare una brusca inversione, ingranando poi la prima e portandola sulla strada.
- Conosci il campo base?- chiese.
- L'ho visitato molto brevemente stamattina presto, mentre lo allestivano.- rispose Puckett, aggrappata ai bordi del sedile - Tieni conto che è successo tutto molto in fretta... non ci siamo praticamente accorti di quello che succedeva, e metà della catena di comando è stata decimata.-
- Va bene, ma saprai da dove possiamo entrare?-
- Sì, noi... oh, cazzo!- sbottò.
- Cosa?-
- Guarda lo specchietto!-
Ben alzò lo sguardo verso il retrovisore e vide, chiaramente distinguibili anche nel buio della sera grazie ai fari del campo, le sagome di alcuni morti che cercavano di raggiungerli: non tutti erano corsi dietro a Brown, che comunque continuava a fare quanto più rumore possibile.
- Se gli sparo rischiamo di attirarne di più.- disse il soldato, togliendo comunque la sicura al fucile e cambiando la modalità di fuoco - Pensi di poterli seminare?-
- No, ma non serve.- rispose lui - Reggiti!-
Inchiodò bruscamente e ingranò di nuovo la retromarcia, andandogli contro a tutta velocità.
Riuscì a travolgerne due, che finirono sotto le ruote senza nemmeno provare a evitare il veicolo, il quale indietreggiò abbastanza da distanziarli di alcuni metri.
I tre zombie rimasti parvero come sorpresi e disorientati, tant'è vero che si fermarono per un istante per capire cosa fosse successo.
- Cosa fanno adesso?- chiese Puckett - Non li ho mai visti comportarsi così.-
- Perché non sono totalmente morti.- spiegò Ben, cambiando di nuovo marcia - Per questo hanno ancora reazioni umane.-
- Cosa? E tu come lo sai?-
- Non lo so io.- rispose lui, impugnando il volante con tutte e due le mani - Lo sa Jessie.-
Schiacciò di nuovo l'acceleratore, puntando dritto contro di loro.
***
Anche se lontani, gli spari della mitragliatrice e delle armi automatiche di Brown e degli altri si sentivano ancora, benché fossero sempre più rari e distanziati tra di loro. Le urla degli Inseguitori, d'altra parte, rimanevano immutate.
- Se la caveranno.- dichiarò risoluta Puckett, mentre lo precedeva attraverso un cedimento della recinzione, dalla parte opposta del campo base - Noi concentriamoci sul nostro compito.-
Ben, alle sue spalle, annuì. Tra le mani teneva la sua semiautomatica, il cane già abbassato: in una simile occasione preferiva la precisione alla velocità.
- Cosa stiamo cercando?-
- Qualsiasi cosa.- rispose lei, avanzando tra due tende color verde scuro - Questa era un'installazione militare d'emergenza. Piccola e fatta in fretta, ma comunque una base provvisoria sorvegliata da uomini armati e bene addestrati. Non possono essere morti tutti, dei superstiti ci sono di sicuro.-
- Lo so, per questo non mi sto ancora disperando.- commentò - Ma cosa nello specifico?-
- Sapevano che delle squadre sarebbero rientrate sul tardi. Ci saranno dei messaggi scritti o registrati per noi, o dei rapporti sull'accaduto.-
- Quello che resta del comando potrebbe sapere qualcosa?-
Puckett fece una risata amara.
- Chico... se anche sapesse, ci direbbe di allontanarci, e Brown lo sa. Perché credi che ci siamo solo noi qui?-
Ben non rispose, seguendola nello spiazzo antistante le tende. Tesero entrambi l'orecchio per cercare di percepire qualsiasi suono ostile, ma tutto quello che distinsero furono spari e urla lontane.
- Di qua.- disse Puckett, indicando verso destra col fucile - Il centro di comando dovrebbe essere lì.-
Avanzarono in mezzo a uno scenario di totale sfacelo, dove i resti di sostegni in alluminio e coperture di tela formavano inquietanti bandiere stracciate macchiate di sangue. Oltrepassarono cadaveri quasi totalmente divorati ancora freschi, qualcuno con addosso divise militari e altre in abiti civili; oltre la porta chiusa di una baracca sentirono movimenti e lamenti lugubri, appena soffocati dalle pareti di alluminio e plastica, ma non riuscirono a vedere dentro a causa delle macchie rapprese che oscuravano le finestre.
Qualsiasi cosa fosse accaduta lì, doveva essere stato un vero macello, e i superstiti (perché dovevano essercene, Ben non riusciva ad accettare il contrario) se n'erano andati in gran fretta. Pochi veicoli semidistrutti erano rimasti nell'area adibita a parcheggio, qualche tenda più in là, visibili di tanto in tanto mentre passavano.
Ad un certo punto incontrarono uno zombie, un Vagabondo che, seduto a terra nello spazio tra due baracche, masticava in silenzio una gamba strappata da chissà chi, ignorando beatamente il combattimento tra gli umani e i suoi simili che avveniva più in là. Era impossibile dire che età avesse in vita, ma aveva lunghi capelli stoppacciosi di colore totalmente indistinguibile e la pelle grigiastra e tirata. Non era morto da un giorno o due, era molto più vecchio.
Entrambi si fermarono a guardarlo, mentre quello alzava lo sguardo (doveva essere stato per forza un uomo) e abbassava la gamba che stava masticando, osservandoli con gli occhi lattiginosi. Doveva essere cieco.
Nonostante ciò, comunque, emise un verso lugubre e tese la mano libera verso di loro. Subito, Puckett afferrò un lungo coltello dalla cintura e lo lanciò con estrema precisione contro di lui, prendendolo alla fronte. Il lamento si interruppe a metà, la testa che scattava indietro, e dopo un istante di immobilità si accasciò all'indietro, esanime.
- Sembrava parecchio vecchio, questo.- disse Ben - Intendo come cadavere.-
- Probabilmente gli eventi recenti sono solo la conseguenza di qualcosa che stava già accadendo da giorni o settimane.- rispose lei, recuperando il coltello dalla testa dello zombie - Ho sentito dire che c'erano state segnalazioni di vagabondi aggressivi in qualche ospedale o centro di recupero, e sparizioni in circostanze poco chiare, ma nessuno ha prestato molta attenzione alla cosa. Sembrava troppo fantasioso pensare che i morti stessero resuscitando per ucciderci.-
- E ora ti sembra più credibile?-
Lei non rispose, facendo appena un sorrisetto sarcastico, e passò oltre. Raggiunsero una tenda particolarmente integra, forse perché gli zombie non vi avevano trovato nessuno o quasi all'interno, con un divieto di accesso stampato sull'entrata, che Puckett ignorò beatamente. Entrò per prima, il fucile che spianava la strada, voltandosi con precisione verso ogni angolo e punto in ombra, ispezionando attentamente prima di rilassarsi.
Dentro non c'era granché: un grande tavolo con qualche carta e una radio spenta, un paio di armadietti, qualche cassa e tre sedie scompagnate, una delle quali teneva su una giacca militare dimenticata da ore, le altre rovesciate nella fretta. C'era una macchia di sangue sul terreno, ormai rappresa e quasi totalmente assorbita dalla polvere, ma nessun altro segno visibile di violenza.
- Pulito.- dichiarò, abbassando l'arma - Stai in guardia, ma spara solo se si avvicinano troppo.-
Ben annuì e si voltò verso l'esterno, sbirciando da dietro la tela mentre lei iniziava a frugare tra le carte e negli armadietti o provava la radio.
- Morta.- commentò.
- Fosse l'unica...-
Lei non rispose, tornando a rovistare. Alla fine sembrò fermarsi.
- Ben, dai un'occhiata.-
Si allontanò dalla soglia e la raggiunse, prendendo il foglio che gli stava porgendo.
- Cos'è?- chiese.
- Una parte di un elenco di persone.- spiegò - Superstiti salvati dalle squadre di recupero.-
- Scritto a penna?-
- Stiamo risparmiando toner.- si giustificò lei - Leggi qui.- lo invitò, indicando un punto verso la fine del foglio.
Gli ci volle un po' per decifrare la frettolosa grafia del militare che aveva compilato quell'elenco, ma dopo qualche secondo comprese:
Megan Vikers, negativa
Jeremy Vikers, negativo
Vivian Vikers, negativa
- Cosa vuol dire?- chiese.
- È una bella cosa.- spiegò Puckett, in tono incoraggiante - I nomi più in basso appartengono agli ultimi superstiti arrivati. Questo è un elenco di persone esaminate dal controllo medico obbligatorio... se sono negativi vuol dire che non sono infetti. Quando sono arrivati qui stavano bene.-
Ben sentì qualcosa dentro di sé che tornava al proprio posto, come se fino a quel momento si fosse mosso senza una gamba, o avesse gesticolato senza un braccio.
- Qui c'è un registratore.- aggiunse, mostrandogliene uno - Lo avevano lasciato in bella vista sul tavolo. Scommetto che era per qualcuno come noi.-
Lo attivò senza aspettare una replica, e la voce di una donna, stanca e ansiosa, riempì l'aria. In sottofondo si sentiva il suono di spari e grida concitate.
- Tenente Colonnello Jillian Chase dell'esercito degli Stati Uniti d'America, al comando di questa base provvisoria. Gli ordini erano di recuperare quanti più civili possibili dal territorio e poi di condurli alla Base Ultima Speranza appena terminata l'ispezione medica obbligatoria. Alle ore sedici del giorno dodici ottobre duemiladiciassette sono arrivati gli ultimi gruppi. Sempre più persone infette ad ogni rientro e sempre meno soldati. Ora sono le... diciotto e dodici minuti dello stesso giorno. Un folto gruppo di infetti proveniente dalle città più vicine e dalle campagne ha individuato la base. Ci tengo a precisare che i miei uomini hanno seguito rigidamente il protocollo. Sospetto che l'alta concentrazione umana abbia prodotto più rumore di quanto potessimo permetterci e che ci abbiano sentiti anche a grande distanza, forse anche a causa del suono dei motori. Forse hanno seguito l'ultimo elicottero atterrato. Quale che sia la causa, ad ogni modo, siamo sotto assedio, e non sono rimasti abbastanza uomini a difesa dell'installazione. Circa quattro minuti fa ho ordinato l'immediata evacuazione di tutto il personale presente e di tutti i civili recuperati finora. Io e un piccolo gruppo di volontari partiremo per ultimi per favorire la loro fuga. Non abbiamo molte scorte e non resisteremo a lungo. Chiunque trovi questo messaggio, sappia che potrà ricevere assistenza alla Base Ultima Speranza situata tra le Montagne Rocciose. Scriverò le coordinate esatte con una bomboletta spray sulla piattaforma di atterraggio. Buona fortuna, che Dio sia con voi.-
Seguì il suono di alcuni spari e grida più concitate, poi la registrazione si interruppe.
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