Cap. 11: Spedizione
Non trovò molte persone lungo il percorso, vive o morte che fossero. Solo altre due macchine e un gruppo di motociclette incrociò il suo cammino, e mentre le prime due gli mandarono dei colpi con gli abbaglianti (quasi certamente per avvertirlo di non andare verso Rapid City) i motociclisti si limitarono a sfrecciargli accanto gridando e agitando catene in aria. Due di loro spararono a vuoto verso il cielo, e uno gli fece un gestaccio. Se Jessie fosse stato ancora con lui, probabilmente avrebbe fatto un commento su quanto stupidi fossero.
Quanto vorrei una birra, adesso... Pensò Ben.
Incrociò anche qualche zombie, due Vagabondi e quattro Inseguitori, ma evitò di investirli per il bene del semiasse e delle sospensioni. Continuò a viaggiare senza fare soste, scoprendo che l'autostrada era decisamente più rapida della SD–44, soprattutto adesso che la maggior parte dei fuggitivi era morta o scappata.
Raggiunse Box Elder piuttosto in fretta, prima di quanto avesse pensato, e non appena fu in vista della città ebbe una piacevole sorpresa.
L'esercito.
C'erano jeep militari ben visibili per le strade, e persone in divisa (perfettamente distinguibili nonostante la distanza) che sparavano in sincronia contro quelli che, in altre circostanze, Ben avrebbe scambiato per civili disarmati. Raffiche brevi e mirate, che facevano cadere a terra interi gruppi di morti viventi, anche se era difficile dire se fossero effettivamente sconfitti o solo rallentati.
Con l'animo carico di rinnovata speranza, Ben ingranò meglio la marcia e uscì dalla strada, tagliando per i campi a tutta velocità, dirigendosi verso la città, superando veicoli abbandonati o incidentati e corpi senza vita riversi a terra, seguendo i suoni dei fucili automatici che sentiva nell'aria.
Per la prima volta in tutta la giornata credeva davvero che le cose potessero in qualche modo sistemarsi, che non tutto fosse perduto: a causa dei suoi trascorsi non era mai stato una persona che nutriva una particolare fiducia nelle autorità, ma se i soldati erano a Box Elder allora qualcuno stava davvero provando a combattere, e non solo delle bande armate disorganizzate e poco addestrate, ma delle vere teste di cuoio con esperienza ed equipaggiamento.
Poi però la voce di Jessie gli risuonò nella mente, costringendolo a rallentare e a raccogliere il blocchetto che aveva lasciato sul sedile, accanto alla pistola, su cui aveva appuntato gli innumerevoli suggerimenti dell'amico.
Lo scorse rapidamente, fino a trovare la voce corrispondente:
In caso di apocalisse zombie a livello mondiale, le autorità possono anche intervenire nelle fasi iniziali ma, se non riescono a soffocarla sul nascere, generalmente sono destinate al fallimento. Il Presidente è già stato dato per morto, e con lui chissà quanti altri della linea di comando, il che significa che è già indebolita. Se nessuno rimane a dare ordini si avrà l'anarchia, e nessun esercito può competere con i morti viventi se non c'è organizzazione. Se incontri i militari accertati che sappiano quello che fanno, raccogli informazioni, ma stai pronto ad andartene al primo segno di problemi, se non vuoi ritrovarti in compagnia di un mucchio di energumeni armati e confusi.
Anche se, quando aveva trascritto le sue parole, non aveva dato troppo credito a tutto quello che gli aveva detto (in fondo Jessie, per quanto in buona fede, basava la sua esperienza solo su storie di fantasia), ora che poteva contare solo su se stesso Ben si sentiva meno sicuro delle proprie convinzioni.
Ad ogni modo, ormai era già abbastanza vicino, giusto un paio di isolati. Molto probabilmente lo avevano già sentito, se non addirittura visto. Tanto valeva andare fino in fondo e tenere a mente le parole dell'amico.
Raggiunse l'area in cui aveva visto i soldati e uscì da dietro l'angolo stringendo la carabina con le mani alzate, senza fare movimenti bruschi. Loro erano tutti raccolti intorno a un humvee su cui era montata una mitragliatrice pesante, manovrata da quello che sembrava un ragazzo persino più giovane di Jessie. Avevano smesso di combattere, e tutto intorno a loro giacevano i corpi di numerosi zombie morti o feriti. Due militari giravano cautamente in quel carnaio, sparando un colpo di pistola direttamente in testa a chi ancora si muoveva, mentre gli ultimi tre avevano formato un perimetro intorno al veicolo.
Quando lo videro si fecero subito più attenti, uno di loro gridò un avvertimento agli altri e subito l'attenzione di tutti fu su di lui.
- Non sparate!- gridò, continuando ad avanzare - Sono ancora vivo e non mi hanno infettato!-
- Fermo dove sei!- esclamò uno dei soldati intorno al humvee.
Ben si fermò all'istante, senza abbassare lo sguardo, ostentando un'espressione risoluta.
- Chi sei?- chiese lo stesso che gli aveva intimato di non muoversi.
- Solo un civile.- rispose Ben - Sto cercando la mia famiglia, so che sono venuti qui da mio suocero.-
- Ci sono altri con te?-
- Ero con un amico, ma ci siamo dovuti separare. Ora sono da solo.-
Il soldato fece un cenno ai suoi compagni e si alzò in piedi, senza abbassare l'arma. Cominciò ad avanzare rapidamente verso di lui, sempre tenendolo sotto tiro. Si fermò quando fu a meno di tre metri da lui.
- Abbassa lentamente il fucile e getta qualsiasi altra arma tu abbia.-
Ben annuì e, senza fare movimenti bruschi, mise la carabina sull'asfalto davanti a lui.
- Ho anche una pistola dietro la schiena.- lo avvertì - Ora la prendo. Non mi sparare.-
Il soldato annuì e gli fece un cenno eloquente con l'arma. Aspettò pazientemente che fosse disarmato, poi lo raggiunse e allontanò tutto con un piede; abbassata la propria arma cominciò a perquisirlo per assicurarsi che non avesse altro addosso, infine fece un ultimo cenno ai suoi compagni e si rilassò, mentre anche quelli si avvicinavano, le armi basse ma ancora in pugno.
Ben lo guardò con più attenzione, e notò che doveva essere almeno sulla cinquantina. Aveva il volto segnato dal tempo e dalla stanchezza, la barba non fatta e una cicatrice che gli spezzava a metà il candido sopracciglio sinistro. I suoi occhi azzurro cielo lo perforavano da parte a parte, come se lo stessero radiografando. Non vedeva molto altro di lui a causa della divisa e dell'elmetto.
- Come ti chiami?- gli chiese.
- Ben. Ben Vikers.- rispose.
L'uomo annuì.
- Da dove vieni, ragazzo? Eri a Rapid City?-
- Storia lunga, ma stamani sì.- rispose - Sono scappato col mio amico fino a casa. Abito a New Underwood, ma ho scoperto che mia moglie è venuta qui con i bambini. Li sto cercando.-
- Qui non c'è nessuno.- disse uno dei soldati, un tipo alto che sembrava avere la sua età. Si tolse l'elmetto, esalando un sospiro stanco, rivelando un taglio quasi da skinhead che gli colorava di marrone la testa - L'area è stata evacuata dieci minuti fa. Noi siamo rimasti indietro per coprire la fuga agli altri. Tra poco li raggiungeremo.-
- Sapreste dirmi se c'era anche la mia famiglia?- chiese Ben.
- No, neanche se ce li descrivessi. Non abbiamo avuto contatti coi civili.- rispose il capo del gruppo. Gli tese la mano, senza sorridere - Maggiore Jordan Brown. Sali, ti portiamo con noi.-
- Grazie, ma ho un mezzo mio.- rispose Ben - Vi spiace se mi accodo?-
*
Sioux Falls era distante da New Underwood, e parecchio, e lui era stanco. Era passata sì e no mezza giornata, ma aveva dormito in poltrona, poco e male, ed erano appena diciotto ore che cercava di metabolizzare un lutto, a cui poi si era aggiunta una fottuta apocalisse zombie. Tra questo, le aggressioni, le corse e tutto il resto iniziava a sentire il peso di quanto era successo. Gli facevano male tutti i muscoli del corpo, e iniziava anche ad avvertire un principio di emicrania.
Purtroppo doveva ridurre le soste al minimo indispensabile, così applicò la regola del "brevi ma frequenti", fermandosi ogni cinquanta chilometri per almeno un quarto d'ora, a parte per pranzare, quando rimase fermo per almeno venticinque minuti.
Mangiò in silenzio, seduto sul retro del furgone, intento a consumare una triste scatoletta di chili in scatola recuperata dalla mensa della R.C.M., occhi aperti e orecchie tese, pronto ad afferrare il piede di porco se mai uno zombie si fosse avvicinato a lui di soppiatto.
Per sua fortuna non ebbe problemi di sorta, anche se sentì davvero la mancanza di una dannata aspirina. D'altro canto non sperava di imbattersi troppo presto in qualche riserva di medicinali, che insieme alle scorte di viveri e di armi erano le prime a sparire, specialmente nelle città più piccole. Forse una volta arrivato a destinazione avrebbe avuto maggiori possibilità di trovarne, anche se al costo di maggiori pericoli.
Tra le soste più o meno forzate, auto ferme qua e là per l'autostrada (che andarono aumentando via via che si avvicinava a Sioux Falls) e morti viventi sempre più numerosi, ci mise quasi sei ore per attraversare tutta l'autostrada. Saltò l'ultima sosta, preferendo non fermarsi in mezzo a dozzine di auto ferme e scassate, con zombie vaganti qua e là, tirando dritto verso la città che, a poco a poco, si faceva sempre più vicina.
Passato sulla I–29, attraversò il lungo tratto che scorreva in mezzo alla periferia, tra innumerevoli capannoni e punti di ristoro, camping e tralicci, zigzagando tra le macchine di chi non era riuscito a evitare la malattia. In quell'area incontrò pochi zombie, molti meno di quanti se ne fosse aspettato durante il viaggio, e dovette aspettare di raggiungere l'incrocio tra la I–29 e la dodicesima ovest prima di imbattersi nei veri segni dell'infezione.
Lì cominciò ad avere problemi di mobilità: il numero di auto in panne aumentò drasticamente, tanto che dovette uscire un paio di volte dalla strada e procedere su tratti erbosi o marciapiedi per riuscire a passare, malgrado la larghezza della carreggiata gli permettesse generalmente di avanzare senza eccessive deviazioni.
A inquietarlo sul serio fu la presenza degli zombie, che incontrò sempre più di frequente man mano che si avvicinava alla città vera e propria: Vagabondi barcollanti camminavano gemendo tra le auto, protendendo le braccia al suo indirizzo ogni volta che si accorgevano della sua presenza, mentre gli Inseguitori, più isterici e reattivi, lanciavano grida disumane e schizzavano verso il Transit a tutta velocità, cercando inutilmente di afferrarlo.
Mentre scorreva nel traffico immobile, facendo del proprio meglio per ignorare i morti che lo inseguivano, Jessie si ritrovò immerso nei ricordi che, com'era prevedibile, lo raggiunsero più in fretta e molto meglio degli zombie.
Era la prima volta che tornava a Sioux Falls in tanti anni. Aveva spesso fantasticato su come sarebbe stato e sul perché lo avrebbe fatto, ma non avrebbe mai creduto di farlo in piena apocalisse per salvare la vita a Madison.
Sempre, beninteso, che ne fosse in grado.
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