La caduta

"F... Frisk..." Sussurrò una voce.

su un lato del letto era seduto Frisk: il bambino aveva solo nove anni, ma sapeva perfettamente ciò che sarebbe successo di lì a poco.  
Frisk si voltò, e vide un' anziano: i capelli corti erano completamente bianchi, indossava una veste fin troppo grandre per lui. Gli occhi scuri dell' uomo stavano fissando Frisk. Al bambino sembrava che lo sguardo del vecchio gli stesse perforando l' anima.

I due si trovavano dentro una casa decadente, la stanza della persona stesa sul letto era quella messa meno peggio. L' unica fonte di luce nella casa erano solamente delle candele, che si erano attaccate al pavimento, ai mobili e ai muri a causa della cera sciolta.

"Padre... io-" Il bambino non finì la frase, che subito l' anziano iniziò a parlare:

"Frisk... sai che prima o poi sarebbe arrivato questo momento. Sto morendo, la tua famiglia mi ha affidato te quando eri piccolissimo..." Il vecchio prese la mano del bambino, accarezzandola mentre parlava. "...Anche se non esistono più fisicamente, i loro spiriti vegliano su di te. Loro continueranno a proteggerti." Fece una pausa, poi prese da sotto il cuscino una piccola busta, sigillata con la ceralacca. "Non aprire mai questa busta, è importante che quelli del Rifugio la vedano così com' è ora. Inoltre..." Disse l' anziano, prima di prendere dal comodino delle banconote e metterle nella mani di Frisk. "Queste dovrebbero bastare per il costo del treno." Fece una pausa, stavolta più lunga dell' altra. Tossì, poi continuò: "...Credo che stia per raggiungere il capolinea. Ascoltami! Appena morirò, prendi la busta e i soldi e mettili dentro il tuo zaino. Ho pensato io al resto hai già pensato tu...".

Frisk guardò l' uomo, poi, con un sorriso determinato in volto, disse: "Andrò al Rifugio, ti prometto che starò bene."

L' uomo guardò orgoglioso il ragazzino, e disse compiaciuto: "Stai diventando grande... adesso va... Frisk... Joestar..." Alla fine, l' uomo chiuse gli occhi. con un sorriso rilassato in viso.

Il bambino si alzò, guardando l' uomo che gli aveva fatto da padre e mentore da quando era piccolissimo.
Iniziò a sentire le lacrime bagnargli le guancie.

"Signor Speedwagon... grazie." Disse, mentre diede un' ultimo sguardo all' uomo, prima di andarsene da quella stanza.

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Frisk era seduto sul suo letto, mentre  guardava la Luna dalla finestra.
Stava ripensando a Speedwagon, e nonostante fosse morto da cinque minuti, al bambino sembrava essere passato molto più tempo.

Tornò presto alla realtà, oramai quella casa non era più sicura per lui. Doveva andarsene, e in fretta.

Prese da sopra il letto lo zaino, e guardò dentro per vedere se c' era tutto.
"Provviste... acqua... torcia... radio... pile... vestiti... sacco a pelo... mappa... fiammiferi... coltello a serramanico... la busta... i soldi... c' è tutto!" Disse compiaciuto il bambino. Scese dal letto e fece per uscire dalla sua camera, ma poi si fermò, pensando: "Ho dimenticato una cosa!" Prese dal comodino una foto: era ritratta sua madre. Nella foto lei era stesa su un letto d' ospedale, e teneva fra le braccia un Frisk-neonato. Intorno a loro due, erano riuniti tutti i fratelli del bambino. Frisk lesse la frase incisa sulla cornice della foto.

"Benvenuto in famiglia, Frisk!
-I Joestar"

Il ragazzino, ogni volta che guardava quella foto, si chiedeva cosa sarebbe successo se i suoi fratelli avrebbero vinto contro i Maghi. Gli Umani si sarebbero arresi? Sarebbe tornata la pace? Come avrebbe vissuto Frisk la sua vita?

Il bambino mise la foto dentro lo zaino, e dopo aver dato l' ultimo saluto al suo padre adottivo, se ne andò.

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Erano circa le due di notte, e in quel momento Frisk stava accendendo il fuoco per scaldare un po' le provviste.

In quelle due ore aveva già fatto molta strada, ma lui non sapeva se era vicino alla stazione, e per lui i problemi veri sarebbero iniziati con l' alba.

Il bambino si trovava in una pineta, quest' ultima ai piedi della montagna Ebott.

La montagna era molto famosa, perchè nelle sue viscere si diceva esistessero delle rovine abitate dai Portatori.

Frisk, dopo aver bevuto la zuppa, accese la torcia e consultò la mappa: scoprì con sollievo che la stazione era vicina, doveva solamente fare il giro della montagna e sarebbe arrivato.

《Aspetta...》Pensò il bambino. 《Per aggirare la montagna impiegherò tre ore, e quando sarò alla stazione saranno le cinque del mattino. Il treno impiegherà altre due ore per arrivare al capolinea, e per arrivare ai cancelli del rifugio impiegherò un' ora intera... quando arriverò lì, saranno le otto, ma a quel punto mi avranno già catturato... se trovo una scorciatoia nella montagna, impiegherò la metà del tempo!》Si disse fra sè il ragazzino.

Dopo la guerra, si scoprì che alcuni Portatori avevano tenuto un basso profilo abbastanza a lungo affinchè venissero scambiati per Umani dalla gente comune, e così non furono imprigionati nella montagna.

Quando gli umani lo scoprirono, col tempo riuscirono a far sparire dalla circolazione tutti i Portatori rimasti.
E Frisk era uno degli ultimi a essere ancora in vita, e il fatto che lui fosse un Joestar non aiutava affatto.

Prese il coltello a serramanico e ci si specchiò: indossava una cannottiera bianca (bagnata dal sudore), dei pantaloncini marrone scuro e delle scarpe dello stesso colore dei pantaloncini. Le lunghe maniche del suo vestito erano legate intorno alla vita del ragazzino.

Risistemò tutto nello zaino, e si incamminò verso il monte.

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Il monte Ebott era molto facile da scalare, e tre quarti d' ora dopo, Frisk arrivò all' entrata di una caverna.

Era troppo buio per vedere, e le pile della torcia si erano scaricate. Il bambino sentiva solamente l' odore di muschio e acqua stagnante.
Tastò le pareti della montagna e vi ci aggrappò e iniziò a camminare, cercando di mantenere l' equilibrio allo stesso tempo.

Ma a un certo punto, il bambino sbagliò un passo, e così iniziò a cadere nel vuoto.

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