Capitolo 5
-Complimenti Sherlock,- fece Greg sottovoce, -Magari fosse venuta a me un'idea del genere.-
Il riccio era intento a lottare con la camicia da notte tutta fronzoli e maniche lunghe, il cui pizzo gli graffiava la pelle dei polsi e del collo.
-Non ho avuto nessuna idea. Quella poverina non si merita di essere cacciata per un motivo così stupido, in più ha del vero talento. Se tu avessi pensato più ai sentimenti e meno alle sottane ti sarebbe venuto in mente.-
-See, va bene. Attento a non perdere le tette un'altra volta, mentre ti giri nel sonno.-
-Sparati.-
-Anch'io ti voglio bene. Buonanotte.-
Tirarono le tende delle loro cuccette, con Steve che scompariva in quella superiore e Greg che sognava il suo harem privato in quella inferiore.
Il fracasso della locomotiva veniva attutito dalle ottime imbottiture della carrozza notte, e lo trasformava in una ipnotizzante melodia capace di conciliare il sonno con la sua ripetitività. Per questo Steve non sentì i passi avvicinarsi, né le tende della sua cuccetta che venivano tirate, e si rese conto solo alla fine del peso in più sul materasso.
-Psst. Ehi, svegliati, Stephanie- lo chiamò una voce.
Lui aprì gli occhi stancamente, cercando di mettere a fuoco il mondo. Era quasi tentato di mandare Greg a quel paese per averlo svegliato troppo presto, quando i suoi occhi registrarono il viso di Anthea, chino su di lui.
Ci mise un quarto di secondo, il suo cuore, a passare da un tranquillo battito pigro ad un galoppo selvaggio. Il riccio schizzò a sedete, battendo la testa contro il tettuccio del treno. Ringraziò il cielo per il dolore: almeno lo avrebbe calmato un po'.
-Tranquilla, sono solo io. Non volevo spaventarti.-
Il ragazzo si tirò le coperte fino al collo. –Anthea. Cosa ci fai qui? Non possiamo andare in giro di notte.-
-Lo so, ma volevo ringraziarti. Sei stata molto carina a prenderti la colpa di quello che avevo fatto io.-
Estrasse da sotto la gonna una nuova fiaschetta, e Sherlock si chiese quanti altri misteri potessero nascondere le sottovesti delle donne.
-Ne vuoi un po?- offrì lei.
-No grazie, io non bevo. Proprio no, non è davvero il caso- fece il riccio, sempre più nervoso. Si trovava per la prima volta in un posto stretto e buio, di notte, con una donna, e una bella donna per di più. Cominciò ad arrossire e sudare; quella trappola spacciata per camicia da notte non gli era mai sembrata così stretta.
-Stai bene Steph? Non è che hai la febbre?-
Gli posò sulla fronte una mano delicata e soffice, con appena i segni leggeri dei calli di chi è abituato a suonare; il profumo di lei impregnava tutto l'ambiente, e il batticuore di Steve accelerò.
-Magari ho un po' di febbre, sì. Dovresti andare a dormire, prima che ti attacchi qualcosa- disse lui frettolosamente.
-So io quello di cui hai bisogno: vodka. Cura sempre tutto- sorrise, e scese la scaletta per prendere due bicchieri.
Inciampò in un gradino, e un movimento dietro la tenda rivelò che Greg si era svegliato, e cercava di capire chi l'avesse disturbato da sotto la cuffietta da notte tutta storta.
-Ma che diav...-
Vide Anthea. Che scendeva dalla cuccetta di Sherlock. Scattò in piedi e spiò al piano di sopra.
-Sher... Cioè, Stephanie! Che cavolo stai facendo?- ringhiò, come se avesse colto in flagrante l'amico a fregargli la ragazza.
-La volevo ringraziare per quello che ha fatto per me oggi- spiegò la rossa, appoggiandosi alla scaletta. Con quella sottoveste scura che le fasciava il corpo in un grazioso "vedo non vedo", Greg scordò per un momento la rabbia e stette ad ammirarla.
-Ci stiamo facendo un paio di bicchieri. Vuoi un goccio anche tu?-
-Volentieri- le disse, e mentre lei si allontanava in cerca di qualcosa che fungesse da calice, l'uomo si piegò sui gomiti contro il materasso di Sherlock.
-Brutto imbroglione che non sei altro. Allora la verità era che la volevi solo per te.-
-Io non ho fatto niente, è stata lei a venire qui. Me la sono ritrovata addosso senza neanche accorgermene- ribatté piccato.
-Addosso?!-
-Cavolo Greg, abbassa la voce. Non voglio che le altre ci sentano.-
Passando davanti alle altre cuccette la giovane russa notò che la testa di una delle passeggere era sporta fuori dalla tendina.
-Anthea, cosa fai?-
-Dolores, non è che hai ancora un po' di brandy? Voglio preparare qualcosa di forte per Stephanie, così si tira su. Non sembrava avere una bella cera.-
-Sicuro. Ehi, fate una specie di rinfresco? Posso venire anch'io?-
-Non so se Stephanie è d'accordo.-
-Avanti! Chiedo a Irene se ha dei crackers e del formaggio. Quella Stephanie sembra così sciupata, ed è sempre talmente tesa. Magari se facciamo una festicciola l'aiutiamo a rilassarsi un po'.-
-Cosa?- disse Sherlock, con un'agitazione inarrestabile che gli cresceva dentro.
-Ma certo, ragazze. Venite pure tutte qui, io e Stephanie adoriamo la compagnia- sorrise malizioso Greg.
Prima che il biondo potesse prenderlo a male parole bisbigli si diffusero in tutto il vagone, e da ogni cuccetta sbucavano volti curiosi di ragazze che non vedevano l'ora di partecipare al party segreto che si teneva nella numero 7a.
Al ritorno di Anthea con i bicchieri, Sherlock si era quasi rassegnato all'idea di bere qualcosa, ma non si sarebbe mai aspettato che tutte le ragazze, che uscivano dalle loro cuccette come api da un alveare, sotto la spinta del passaparola si arrampicassero sulla scaletta e si infilassero nella sua, una dietro l'altra.
In un attimo il mormorio di prima seguì un processo di evoluzione in un vero e proprio brusio, che poi venne promosso a cicaleccio di primo grado, nel momento in cui tutte le suonatrici dell'orchestra stettero attorno a lui, premute le une alle altre, a barattare bicchieri di alcolici con panini sbucati da chissà dove, pigolando allegramente.
Una delle ragazze, Irene sembrava, fece notare: -Manca del ghiaccio. Anthea, lo vai a prendere tu?-
-Come no.-
-Ti accompagno- cinguettò Greg, nel suo falsetto più allegro.
Sherlock ebbe appena il tempo di vedere quel cretino del suo amico andarsene con Anthea dopo aver scatenato quel marasma, prima di essere letteralmente sepolto da una banda di ragazze eccitate e briose.
Nel bagno, Greg accolse Anthea, che andata in cerca di ghiaccio era tornata con un blocco più grosso di un mattone, con cui avrebbero potuto fare granite per tutti, compresi Susy e Beanstock. Non immaginò dove potesse esserselo procurato.
Lei lo mise nel lavandino, e iniziò a pugnalarlo con quello che pareva essere un punteruolo, fatto apposta per quel compito.
-La tua amica sembra molto rigida. Ma non si rilassa mai?-
-Oh, lei è così, non sa come fare a divertirsi.-
-Però è stato molto generoso da parte sua, prendersi la responsabilità per le mie cattive abitudini.-
-C'è da dire che tu porti le cattive abitudini splendidamente.-
Anthea fece sfoggio dello sguardo furbo di chi la sapeva lunga. –E' un mondo pericoloso per una ragazza. Le cattive abitudini devono essere accompagnate dalla classe, altrimenti la gente le userà contro di te. Devo ammettere che l'unica che sfugge un pochino al mio controllo è la vodka.-
Greg sorrise. –Sei una ragazza speciale. Il tuo fidanzato deve essere pazzo a lasciarti andare in giro da sola. Scommetto che troveresti tanti uomini pronti a cadere ai tuoi piedi con un solo sguardo... milionari, magari.-
-Non che mi dispiacciano i ricconi, ma io ho già l'uomo che mi serve.-
-Beh, non si può mai sapere. E potresti anche condividere con me un po' della tua classe, così saprei come cavarmela nel mondo.-
-Direi che questo si può fare.-
Si stava quasi dimenticando di continuare a recitare la parte della donna, ma venne riportato alla realtà da una signorina che stava sulla porta del bagno, con una borsa dell'acqua calda, facente funzione di shaker, in mano. –Allora, questo ghiaccio?- chiese.
I due iniziarono a riempire la borsa di gomma, e lasciarono che lei se la portasse via, riprendendo la loro chiacchierata.
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