Capitolo 1
Fu così che si ritrovarono alle porte di un garage, pronti a ritirare l'auto di Maria e ad avviarsi a quella stupida festa: in fondo quattro spiccioli erano meglio di niente. Chissà, avrebbero potuto riscattare almeno uno dei cappotti.
-Sai Greg, forse avevi ragione. Quella di vestirsi da donne era veramente un'idea assurda. Però continuo a pensare a Miami... Avremmo potuto essere su una bella spiaggia...- disse Sherlock.
-Non ti preoccupare. Quando cominceremo a fare dei soldi veri potremmo anche trasferirci a Miami- fece il moro.
Appena entrati notarono un gruppo di uomini in tenuta elegante, intenti a giocare a carte su un tavolo appositamente allestito.
-E' permesso?- chiese il riccio.
Gli uomini scattarono in piedi, estraendo una pistola ciascuno e puntandola su di loro. Entrambi i musicisti fecero un salto indietro.
-Desiderate?- chiese loro lo scontroso meccanico che gestiva il garage, guardandoli in cagnesco.
Loro guardarono prima le pistole, poi il meccanico, poi ancora le pistole, e risposero con estrema irrequietezza:
-Siamo... siamo qui per ritirare l'auto della signorina Maria Hill. Una coupé verde.-
Gli uomini armati controllarono le custodie dei loro strumenti. Appurato che non si trattava di niente di pericoloso abbassarono le armi e tornarono alle loro carte, borbottando come se nulla fosse accaduto.
-La prossima volta suonate il campanello- bofonchiò il vecchio meccanico, facendo loro strada verso la macchina.
-Greg, cerchiamo di fare in fretta. Questo posto è pieno zeppo di criminali. Ma non doveva essere un semplice garage?- bisbigliò Sherlock stringendo il contrabbasso.
-Non ti preoccupare. Prendiamo la macchina e in due minuti siamo fuori da qui- gli disse, altrettanto nervoso.
-Vi faccio il pieno?- domandò l'uomo.
-Sì, e una controllatina all'olio. In fretta, per favore- disse Greg.
Mentre il vecchio lavorava e i ragazzi contavano i muniti che li separavano dalla loro tanto agognata uscita, un'auto sfondò la catena che bloccava l'ingresso al garage e si fermò proprio nel mezzo. Tutti gli uomini al tavolo da poker ripeterono i movimenti di poco fa, alzandosi e imbracciando le armi.
Non abbastanza in fretta però, perché dalla macchina saltarono fuori dei tizi dall'aria molto più crudele di loro, e soprattutto molto meglio armati: mitragliatori che intimidivano alla sola vista.
-Contro il muro! Tutti quanti!- gridò uno dei nuovi arrivati.
-Oh mio Dio!- sussurrarono Sherlock e Greg. Quest'ultimo disse: -Nascondiamoci qui dietro- e si tirò dietro il suo amico e i loro strumenti. Sbatterono contro la macchina, e il rumore attirò l'attenzione dei delinquenti, che videro il vecchio.
-Anche tu. Contro il muro- gli intimarono con un pericoloso movimento del mitra. Non poté fare altro che obbedire.
A quel punto dalla macchina scese, con passi eleganti e misurati, Jim Moriarty in persona, avvolgendosi la sciarpa attorno al collo con un movimento fluido e sistemandosi i capelli, come se stesse facendo un'allegra scampagnata.
-Porca vacca, Sherlock. Lo sai chi è quello?- fece Greg sottovoce.
-Certo che lo so, lo sanno tutti. E' Jim Moriarty, la cronaca nera non parla d'altro.- Entrambi rabbrividirono un secondo. Sherlock abbassò la testa frustrato.
-E ti pareva. Quando pensi che le cose non possano andare peggio...-
Uno degli uomini contro la parete sbarrò gli occhi terrorizzato, e iniziò a balbettare: -Signor Moriarty... io...-
-Mio caro Charlie. Se è tua intenzione scusarti per aver fatto la spia su di me con la polizia voglio che ti tranquillizzi. E' acqua passata- disse, con tono zuccherosamente gentile. L'uomo era sempre terrorizzato.
-Infatti,- continuò, -Io non sono il tipo da serbare rancore. Per me è già tutto passato, dopotutto lavoriamo insieme da tanti anni.-
I criminali non abbassarono le armi.
-Ma... Anche tu sai che nel nostro campo lavorativo è usanza non farla passare liscia alle spie. Non vorrei essere proprio io a rompere la tradizione, sono sicuro che mi capisci.-
L'uomo di nome Charlie era sempre più pallido. –Jim... no...-
L'uomo dagli occhi verdi fece un cenno con la mano, e una raffica di proiettili vene scaricata contro i tizi appoggiati al muro, lasciandosi dietro solo una catena insanguinata di buchi e tanti corpi per terra.
Sherlock e Greg erano sconvolti.
-Oddio... Dobbiamo andarcene di qui. Subito. Prima che gli venga in mente di controllare il garage- disse Sherlock; Greg annuì, e imbracciati gli strumenti cercarono di avviarsi in punta di piedi verso l'uscita.
Una custodia sbatté contro la carrozzeria di una delle auto parcheggiate, non violentemente, ma abbastanza da poter essere sentita.
I gangster scattarono nella loro direzione, le armi in pugno, e i due si bloccarono sul posto.
-Abbiamo degli ospiti a sorpresa, a quanto pare- disse Jim. –Detesto le sorprese.-
I due amici erano pallidi; con orrore pensarono, pallidi come il tipo che era stato fatto secco neanche un minuto fa.
-Anche noi, sa- tentennò Greg. –Siamo solo dei musicisti che cercavano una macchina per andare...-
-A Urbana- mormorò Sherlock come in trance.
-Già. Noi non abbiamo visto niente, e non andremo a fare la spia con nessuno, quindi non dovete preoccuparvi. Io e il mio amico non apriremo bocca.-
Jim afferrò il mitra dalle mani di uno dei suoi sgherri.
-Su questo ci conto. Anche perché mi assicurerò che la bocca non l'apriate mai più.- E puntò l'arma contro di loro.
All'improvviso, il rumore di un oggetto metallico che cadeva fece voltare tutti quanti.
Uno degli uomini che erano stati freddati apparentemente aveva una scorza più dura di quanto pensassero, e si era trascinato fino a un vicino telefono per chiamare aiuto, prima che le forze lo abbandonassero e facesse cadere l'apparecchio.
Jim, non apprezzava le sorprese, lo aveva messo bene in chiaro. Così scaricò una raffica contro il ferito. –Maledetta spia- sibilò.
-Corri Sherlock!- gridò Greg.
Approfittando della distrazione, i due corsero fuori, e si lanciarono in strada.
-Prendeteli! Non fateveli scappare!- ordinò Moriarty, e in un attimo esplose un pandemonio di spari, sirene della polizia e grida di passanti che cominciavano a radunarsi all'esterno.
-Capo, c'è la polizia--
-L'avevo notato. Ci occuperemo più tardi dei nostri testimoni. Per ora andiamocene.-
Montò sulla macchina e filarono via nel traffico di Chicago.
Greg e Sherlock correvano a più non posso, il riccio rosso in volto per lo sforzo di trascinarsi dietro il contrabbasso. Ogni volta che incrociavano una macchina si infilavano sotto l'architrave di qualche porta, premuti contro il muro e facendosi piccoli piccoli.
-Oddio, hai visto?- si agitò Sherlock. Tastò il suo strumento e ci trovò una fila di buchi. –Il mio contrabbasso! Guarda cosa è successo al mio...-
-Calmati, Sherlock. E' già un miracolo che non abbiano colpito te- ansimò Greg, e poi aggiunse -Saremo abbastanza lontani?-
-Quei tizi hanno fatto fuori tutti quegli uomini senza battere ciglio. Per non parlare di Moriarty. Uno che ti punta un mitra addosso e rimane così calmo e divertito può solo essere pazzo!-
-L'importante ora è allontanarci il più possibile da qui.-
-E dove andiamo? Ci hanno visti in faccia, quella è gente che non scherza. Ci troveranno e ci faranno la pelle, a tutti e due! Dobbiamo chiamare la polizia!-
-Sherlock, sei impazzito? Se lo facciamo sbatteranno dentro anche noi.-
-Ma noi non abbiamo fatto niente- protestò il biondo. –Non so tu, ma io non ho mai commesso un reato in vita mia.-
-Certo, e che diciamo alla polizia? Siamo due ex-musicisti di speakeasy, vorremmo denunciare una strage tra gangtser. Bene che vada ci fanno testimoniare, e Moriarty ci depenna dall'anagrafe. Non hai letto sui giornali che fine hanno fatto tutti quelli che hanno voluto testimoniare contro di lui?-
Sherlock inghiottì nervosamente un po' di saliva, cercando di sciogliere il nodo che gli era cresciuto in gola. –Bene, tu hai un'idea migliore?- Greg al momento riusciva solo a pensare che erano stati fortunati a non essere stati riempiti di buchi.
I due amici si trascinarono in un piccolo emporio, riprendendo finalmente fiato. Il telefono a pagamento attaccato al muro fece venire un'illuminazione al sassofonista.
-Sherlock, mi presti un paio di centesimi?-
-E per farne che?-
-Devo fare una telefonata. Poi torneremo a casa e venderemo tutto quello che abbiamo. Abbiamo bisogno di vestiti nuovi e di un rasoio.-
Sherlock lo fissò senza capire, ancora scosso.
-Per la miseria, Greg! Abbiamo una squadra di assassini alle costole e tu pensi ai vestiti e a raderti?!-
-L'unica cosa che dobbiamo raderci sono i peli delle gambe- gli disse, molto serio.
-Ma che cavolo stai dicendo?-
Poi capì.
-No... Dimmi che non stai pensando quello che credo che tu stia pensando...- Il riccio non sapeva se era più inquieto per via dei gangster o del comportamento del suo amico adesso.
-Fidati di me. Ti ho mai deluso?-
Greg compose il numero predestinato e si appoggiò la cornetta all'orecchio.
-Solo centinaia di volte nelle ultime settimane- disse il biondo. L'amico lo ignorò, dopodiché, con un'assurda voce in falsetto, disse al telefono: -Pronto, il direttore Nicholas Fury? Mi risulta che lei stia cercando due musiciste per una tournée in Florida.-
Pausa.
-Sì, esatto. Sassofono e contrabbasso.-
Nuova pausa.
-Mmh, mmh. Splendido! Allora è tutto sistemato. Ci iscriva pure a nome "Betty" e "Stephanie".-
Sherlock si fece di sasso, mentre con quella stupidissima recita in falsetto Greg decretava il loro immediato futuro, facendolo diventare fin troppo rosa per i suoi gusti.
Potrebbero esserci degli errori perché la storia l ho scritta con i nomi dei personaggi del film (per non confondermi) prima di farla versione "Sherlock". Quindi se teovate errori nei nomi o cose che sembrano strane segnalate❤❤
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