24.Sŭsipan
Gamsutl, Russia, febbraio 1996
Maksim non riusciva a prendere sonno. Appena la stanchezza prevaleva sulla caotica cianfrusaglia dei suoi pensieri sconnessi, la sua mente traditrice lo tirava verso la veglia, quasi un cappio fosse stato attorcigliato intorno al suo Cerebrum.
Detestava il disordine. Eppure, da quando Vladimir si era spento, non faceva altro che sguazzarci dentro. Il caos si era impossessato di lui, sradicando via anni e anni di esercizio e disciplina.
Era tutta colpa di quella maledetta Grigorova. Violeta. Da quanto tempo aveva desiderato liberarsi di lei? Prima che finalmente la lama che aveva ucciso suo figlio fosse affondata nella sua carne, quell'insopportabile creatura aveva osato pronunciare quattro semplici parole, di cui per giorni non aveva compreso il significato.
Non fino a quando era giunta la funesta notizia di un'accusa ai suoi danni mossa da Yordanka Grigorova e approvata dai Cervini, dagli Abutres e dai Long. Di lì a pochi giorni si sarebbe svolto il processo per via dall'uccisione ingiustificata di una sua prigioniera e l'assassinio di alcuni infiltrati, tra cui Ophliri, avvenuti entrambi su sua iniziativa e senza per giunta informare il Consiglio.
Stava crollando tutto, percepiva le scosse violente provenienti dalle fondazioni di un castello di pietra in procinto di franare su se stesso. Era stato uno sciocco ad agire in quel modo, il suo dolore per la perdita di Vladimir aveva dissolto ogni traccia di lume in lui, e adesso ne avrebbe pagato le conseguenze.
Sentiva il suo stesso Clypeus fremere a momenti incerto e privo di equilibrio, il labirintico intrico di alte mura di una prigione grigia in cui ogni ospite indesiderato veniva inseguito e poi schiacciato da atroci sofferenze guidate dalla voce del suo defunto padre. Non credeva di poter raggiungere un tale grado di destabilizzazione, non aveva mai pensato che sarebbe potuto cadere così in basso, proprio lui. E se qualcuno fosse riuscito addirittura a penetrare nella sua mente? Il solo pensiero di venire profanato, la più terribile delle sorti che avrebbe mai potuto toccare ogni Ephuro, fu sufficiente a costringersi a riprendere possesso dell'ordine, a soffocare il dolore e la paura, come aveva sempre fatto. La natura della loro specie tendeva all'equilibrio, spezzarlo poteva risultare fatale.
In quel momento, dopotutto, era al sicuro. Godeva di una posizione talmente elevata che qualunque sentenza dei Delphini non poteva comportare nulla di troppo grave, ne era certo. I suoi nemici non avevano modo di raggiungerlo e rovinare ciò che aveva costruito nel corso di tutta la sua vita, era sicuro che...
Passi silenziosi. Scattò immediatamente sull'attenti, piegando le braccia nell'impostazione di un Movimento che richiedeva il solo uso degli arti superiori. Neanche il tempo di avvertire gli intrusi che conveniva loro venire allo scoperto se non volevano subire la sua ira, che una Sincronia triplice allacciò le sue braccia dietro la schiena e lo spinse con violenza in avanti, facendo collidere il suo mento sulla pietra rigida del pavimento.
Che sciocchi a credere che sarebbe bastato così poco per fermarlo. Stava giusto per rispondere per le rime stendendo i suoi avversari, quando una voce fastidiosa bussò alla porta della sua mente.
"Toc-toc! È possibile discorrere civilmente con lei, illustre Maksim?"
Chi... che cosa?! Maksim deglutì quando riconobbe il proprietario di quella voce. La situazione era peggiore di quel che aveva creduto. Con una smorfia si rese conto che non restava altra scelta che accontentare la richiesta dell'Ephuro.
Un battito di ciglia, e alla proiezione mentale fu permesso di palesarsi davanti al suo Cerebrum, il quale ne disegnò sui suoi occhi la figura di un uomo che indossava un'elegante camicia di seta nera dai bottoni a rana, sulle cui maniche si arrampicavano ricami di draghi orientali. I lineamenti del viso erano affilati come lame e i capelli raccolti nella capigliatura che contraddistingueva la sacra dinastia che quell'uomo guidava rappresentavano un'ulteriore conferma alla sua supposizione.
Long Mu Chen inarcò un angolo delle labbra in un sorrisetto provocatorio.
«Come sei bello in camicia da notte, Mak» gli sorrise radioso il Pre-Delphino. «Oh... posso darti del tu, vero?»
Mu Chen si accomodò in una sontuosa poltrona del salotto, accavallando le gambe con una liscia raffinatezza che nulla aveva a che invidiare all'eleganza degli Ophliri. Nell'Ephia di Pechino, timidi raggi di sole mattutino penetravano nell'ambiente, diffondendo una luce inzaccherata dall'intenso profumo d'incensi che ora s'infiltrava anche nelle narici di Maksim quasi lui stesso si trovasse lì. Il gelo del pavimento in pietra su cui era riverso, nonostante fosse accompagnato dalla liscia levigatura delle piastrelle chiare, gli ricordava che si trovava ancora a casa sua.
Immobilizzato da due Ophliri nemici, però, che si trovavano lì per davvero.
«Non che tu sia nella situazione di contrattare, mi pare» ridacchiò con scioltezza, originando lievi pieghe ai lati degli occhi mandorlati. Proprio come Vania, il Pre-Delphino Long era fastidiosamente giovane per rivestire un ruolo così importante, ma a differenza di sua cugina, Mu Chen si era distinto fin da subito per l'acuta ambizione e l'astuzia melliflua. Non fosse stato per l'atteggiamento che gliel'aveva sempre reso insopportabile, Maksim l'avrebbe anche stimato, dal momento che per certi versi erano simili – con la differenza che se all'altro il potere era stato donato, lui se l'era dovuto guadagnare.
«Cosa vuoi?» grugnì, sollevandosi a fatica da terra, costretto tuttavia a rimanere in ginocchio, come il più vergognoso dei prigionieri. Detestava quella situazione umiliante, non era che il coronamento del caos in cui era immerso da settimane.
A quella domanda, Mu Chen aggrottò le sopracciglia, contrariato, chinando lievemente il busto verso di lui. «Non mi sembra di averti concesso il permesso di darmi del tu, Mak.»
Smettila di chiamarmi così, avrebbe voluto gridargli contro, ma impedì a quel pensiero di uscire anche solo dalla sua porta, consapevole che non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Cercò di convincersi che un giorno gliel'avrebbe fatta pagare, ma la verità era che aveva esaurito le carte a sua disposizione, la rovina ormai stava dilagando in lui.
E, ancora una volta, era tutta colpa dei Grigorov.
Mu Chen sospirò rumorosamente, sprofondando nuovamente nella poltrona di velluto. «Sai, sei un tipo davvero particolare Mak. Innanzitutto, sei uno degli uomini dall'aspetto più imbarazzante che io abbia mai visto... cioè, avrai, quanti? Sessant'anni? E ancora vai in giro con i capelli biondi sciolti quasi fossi Conan il Barbaro e che, non so se in passato siano mai stati presentabili, ma ormai da trent'anni a questa parte sembrano essere stati sostituiti da fili paglia secca.» Il suo tono si fece poi affabile: «Sul serio, per essere un Ophliro è davvero increscioso, dovresti dargli una sistematina».
Maksim attese, paziente, che l'altro finisse il suo assurdo sproloquio. «E vogliamo parlare della catapecchia in cui vivi?» stava infatti continuando, occhieggiandosi intorno con disgusto. «Da quant'è che quella parete non viene spolverata? Ed era così difficile coprire la ruvidezza del pavimento con un tappeto o affiggere qualche arazzo qui e là? Sono sicuro che persino gli antichi Letargianti primitivi che hanno costruito questo tugurio possedevano più gusto estetico di te...»
«È una prigione, deve essere opprimente.»
Mu Chen scrollò le spalle. «Se lo dici tu... le nostre prigioni sono belle quanto le nostre Ephie, e questo non ne pregiudica affatto le funzioni, te lo posso assicurare!»
«La prego di arrivare al punto, sappiamo benissimo che non mi ha aggredito nel mezzo della notte solo per parlare di capelli e prigioni.» Sperò che il suo tono perentorio fosse sufficiente a zittire quel bambino capriccioso di circa quarant'anni.
«Hai ragione, Mak. Non sono qui per questo» i suoi occhi si ridussero a due fessure lampeggianti per un'ira che nessun sorrisetto ambiguo poteva velare appieno. «Vediamo se sei in grado di capirlo da solo, ho voglia di sfidare il tuo sublime intelletto.»
Maksim prese un respiro profondo, stanco. «Ho fatto uccidere alcuni tuoi Ophliri.»
«Tz-tz-tz, è qui che ti sbagli, mio caro» si sporse verso di lui l'altro, avvicinando il viso al suo in un insopportabile approccio confidenziale. Se fosse stato lì presente per davvero, Maksim avrebbe tanto voluto dargli una testata. «Tu non hai ucciso nessun mio Ophliro, caro Mak, hai semplicemente eliminato degli Ophliri. Dopotutto, non esistono Ophliri Long, sbaglio?»
Il Razumov assottigliò a sua volta lo sguardo, mentre l'altro si abbandonava a una risata della quale, se non avesse saputo la circostanza, avrebbe faticato a carpirne la falsità. «Non si tratta che di confuse e inappropriate dicerie, che non sono altro che questo, dicerie prive di fondamento e che non poggiano su alcuna prova consistente. Lo sanno tutti.»
Ecco il reale motivo della sua visita, dunque. I Long stavano giocando trame pericolose avverse ai Mindsmith, e l'ultima cosa che volevano era essere contrastati dai Razumov. «E se, per puro caso, qualche sciocco agnellino provasse ad affermare il contrario... beh, sai cosa succede normalmente agli agnellini ribelli. È la stessa tragica sorte che è toccata alla giovane Grigorova, vero? Quella che aveva scoperto qualcosa sulla causa dei Vortici, e che tu hai fatto fuori prima che avesse la possibilità di condividere con il mondo ciò che sapeva.»
Un miscuglio di emozioni, a quelle parole, si intrecciò dentro Maksim. Da una parte l'irritazione di essere paragonato a Violeta, dall'altra la spossante consapevolezza che a qualcuno che possedeva le risorse di Long Mu Chen fosse sufficiente davvero uno schiocco di dita per schiacciarlo definitivamente. Alla rabbia si aggiungeva inoltre la gioia nello scoprire che i Long, per qualche motivo che non gli era difficile intuire, erano interessati ai Vortici, e che uccidendo Violeta aveva complicato i loro piani.
Per il momento gli conveniva fare buon viso a cattivo gioco, aveva le mani legate – e non solo letteralmente. «Hai ragione, mi sono espresso male» affermò a denti stretti, «Ho fatto uccidere alcuni Ophliri.»
«Ma bravo, vedo che impari in fretta!» annuì soddisfatto lui, senza ancora allisciare lo sguardo da cui si sentiva pungolare come fosse costituito di mille aghi che gli perforavano ogni poro di pelle. «Però, Mak... hai fatto davvero una brutta cosa, lo sai? Una degli Ophliri che hai fatto ammazzare... avevo avuto modo di seguire da vicino i suoi progressi, era davvero talentuosa. Sono profondamente amareggiato dalla sua scomparsa. Perciò non aspettarti alcuna pietà da parte mia nel processo che avrà luogo a breve.»
Dopodiché si levò in piedi con un movimento fluido e mosse alcuni passi intorno alla poltrona. Maksim percepì la sincronia che gli sigillava le mani dietro la schiena sciogliersi finalmente a quel gesto. Trattenne l'istinto di eliminare i tre Ophliri che l'avevano creata, consapevole che altrimenti la situazione sarebbe solo peggiorata.
«Un'ultima precisazione, prima di lasciarti alla tua squallida vita» si voltò nuovamente verso di lui con una rapida rotazione del busto. Sia nel sontuoso salotto della sua Ephia, che nell'angusta camera di Gamsutl, il portamento di Mu Chen pareva quello di un re.
«Nelle ricerche sul tuo conto sono saltate fuori alcune piccanti curiosità sul tuo passato con i Grigorov. A quanto pare li detesti già da ben prima dell'apparsa dei Vortici.» A quelle parole, Maksim si sentì congelare dall'interno e strinse i pugni con rabbia. «Studiavate insieme come Ophliri, non è così?»
Lui deglutì. Non gli piaceva rimarcare il passato. Quel processo sarebbe stato più duro ancora di quel che aveva pensato.
«Suvvia, non ti mangio» lo sbeffeggiò Mu Chen mentre incedeva verso di lui, guardandolo dall'alto con altezzosa superiorità. «Cosa è successo esattamente? Come mai Milen Grigorov e un suo amico sono stati espulsi dall'Ophliria e gli è stata di conseguenza cancellata la memoria del tempo trascorso lì dentro? Cos'avevano scoperto? E come è coinvolta in tutta questa storia Katja Schneider, la tua defunta prima moglie?»
Maksim non mosse un muscolo, congelato nel tempo e nello spazio. Bloccato nel passato da cui per anni aveva disperatamente tentato di liberarsi.
«Mi sa tanto che anche le tue conoscenze in merito a tali eventi non sono così definite.» ridacchiò Mu Chen interpretando la sua reazione. «Forse è proprio questo che te li fa detestare così tanto?»
Ancora nessuna risposta. Non aveva intenzione di sprecare ulteriormente fiato con un individuo così viscido e insopportabile. L'altro, incurante, scrollò le spalle.
«Eh vabbè, significa che approfondirò in altre occasioni i miei studi di psicanalisi! Tieniti pure i tuoi segreti, mi è sufficiente che ti sia chiara una cosa, vecchio mio: i Grigorov, da questo momento, sono sotto la mia protezione. Qualunque danno nei loro confronti si tradurrà in un'offesa a me, Long Mu Chen.»
Trascorsero alcuni attimi di silenzio durante i quali sul viso dell'uomo si era dipinta un'impenetrabile espressione neutra, quasi severa. Poi questa si infranse in una fragorosa risata, e il magnetismo del suo sguardo si posò con più levigata scioltezza su uno degli Ophliri che poco prima l'avevano aggredito. «Suonava molto eroico, vero?»
L'altro ridacchiò in risposta, poi Mu Chen tornò a rivolgersi a Maksim. «È stata davvero una gran bella chiacchierata, caro Mak. Ci si vede!»
Il cinese gli concesse un lieve cenno del capo, poi gli voltò le spalle e si incamminò dissolvendosi nel nulla, il profumo d'incensi e i raggi di sole trascinati via con lui. Nel silenzio oscuro della camera di Gamsutl, i tre Ophliri sbucarono da dietro di lui e lo sorpassarono senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Raggiunto l'uscio, lo liberarono della loro presenza chiudendosi l'anta alle spalle con totale rilassatezza, come fossero a casa loro.
Maksim, finalmente solo, sprofondò in un silenzio furioso. Poi, incapace di trattenere ulteriormente la rabbia dentro di lui, eruppe in un grido viscerale e sferrò un pugno a un muro, ferendosi le nocche.
Detestava Long Mu Chen.
E, soprattutto, detestava i Grigorov.
Sŭsipan=Rovinato
AHAHAHAH ammetto che mi sono divertita parecchio a scrivere questo capitolo e spero che ve lo siate goduti anche voi! Finalmente qualcuno che può dirne quattro a Mak, e con che stile 😎
E poi vi chiedete perché AMO Muuu Chen... (GiulS mi hai condizionata ops 🐮) ... Anche se fa e farà alcune cose riprovevoli, ma... anche voi avrete modo di conoscere alcuni suoi lati che forse non vi aspettate. Per ora diciamo che ha sempre mantenuto un'elegante e mellifluo manto di mistero 👀
In ogni caso, il vecchio Mak sembra parecchio arrabbiato 😬 pare quasi che il suo decrescente apprezzamento per la vita sia inversamente proporzionale al suo odio per gli Sfigarov... dite che sia un abbinamento pericoloso?🤔
Comunque, solo per voi, Mak-scemo:
In effetti i suoi capelli sono davvero ridotti male 😵
꧁ꟻAᴎTAꙅilɘᴎA꧂
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