Capitolo 8


"Non esistono pessime idee. Solo ottime idee eseguite in modo pessimo"

-Damon Salvatore


Seon-Mi's POV

Sconvolta per la surreale scenetta a cui avevo appena assistito, presi Krys per il bavero del camice e –con ben poca grazia- la spinsi fuori dalla stanza, sbattendole la porta davanti al viso; in tutta risposta, la mia migliore amica schiuse le labbra pronta a protestare, ma non le diedi neppure il tempo di fiatare.

Una volta tanto...

Dopo aver richiuso ermeticamente la porta ed essermi accertata più volte di aver bloccato per bene la serratura, tornai a concentrarmi sui due pazienti distesi sui lettini; Taehyung sembrò essersi appisolato improvvisamente, mentre Jimin restava esanime sul lettino, ancora stordito dagli antidolorifici.

Sospirando, mi avvicinai a quest'ultimo, controllando ciò che il primario aveva annotato sulla cartella clinica: "Frattura di Anderson di tipo tre". In allegato, oltre al referto della radiografia, trovai non una, ma ben due relazioni cliniche sulla TAC e sulla risonanza magnetica che il dottore aveva effettuato a quel povero sventurato.

Mentre continuavo a leggere le annotazioni lasciate dal Dottor Ki, riguardo al post-ricovero -con annessi consigli per la fisioterapia-, sentii dei flebili singhiozzi provenire dalla mia destra.

Di scatto, alzai lo sguardo dai documenti...

Il corpo di Taehyung era scosso da spasmi.

Per un attimo credetti stesse avendo un attacco di qualche tipo; tuttavia, mi tranquillizzai non appena lo sentii tirare su con il naso.

Fissai le spalle del ragazzo abbassarsi ed alzarsi per alcuni secondi, cercando di capire cosa avrei potuto fare per consolarlo. E, dovevo ammetterlo, consolare la gente non era mai stata la mia specialità...o meglio, consolare qualcuno che non fosse Krys non era la mia specialità.

I singhiozzi di Tae iniziarono a farsi sempre più strazianti.

E qualcosa dentro di me si spezzò: posai la cartella che avevo in mano e l'abbracciai di slancio. Il mio gesto improvviso lo colse di sorpresa, tuttavia, dopo i primi secondi di riluttanza, il moro si arrese, aggrappandosi alla mia vita col braccio sano, per poi rincominciare a singhiozzare ancora più forte. Sospirando, ricambiai la stretta e mentre gli accarezzavo dolcemente i capelli, percepii uno strano sentimento.

Tenerezza? Affetto? In quel momento la mia mente era annebbiata.

O, per meglio dire, il mio cuore.

<< È tutta colpa mia >> mormorò fra le lacrime.

<< Jimin si rimetterà, Tae. Dovrà stare a riposo per alcuni mesi e sottoporsi ad alcune sedute di riabilitazione, ma starà bene >> gli sussurrai, per poi lasciargli un leggero bacio sul capo.

<< Non volevi fargli male >> lo rassicurai infine.

<< Gli altri mi odieranno a vita >> continuò il moro singhiozzando, divorato dai sensi di colpa.

<< Non ti odierà nessuno Tae! È stato solo un tragico incidente. E anche Jimin lo sa >>.

Mi scostai dal ragazzo, cercando di catturare il suo sguardo, ma lui abbassò il capo, imbarazzato.

<< Non pensarci Tae. Adesso riposa >>.

Il moro annuì, e si coricò sul lettino dandomi le spalle; si nascose quasi completamente sotto le coperte, quasi a voler creare un bozzolo che potesse proteggerlo dalla violenza del mondo esterno.

Presi nuovamente la cartella che avevo abbandonato poco prima e diedi un'ultima, rapida occhiata, quindi, l'appesi ai piedi del lettino di Jimin.

Il mio lavoro in quella stanza era finito, dunque, mi avviai verso la porta.

Sbloccai la serratura...e mi voltai verso i due

pazienti completamente addormentati -o almeno in apparenza-, prima di lasciare la camera.

Un inspiegabile sentimento, della stessa natura del precedente, mi spinse a controllarli un'ultima volta.

Tae era ancora in preda ad un pianto convulso.

<< Seon... >> iniziò, mettendosi improvvisamente a sedere; il suo bozzolo si trasformò in una meravigliosa mantella azzurra e bianca.

<< Dimmi, Tae >> lo esortai, posandogli una mano sulla spalla.

<< Sai...non è solo per Jimin che mi sento così >>.

Quella sua affermazione mi lasciò spiazzata.

<< Nel senso...ora ho paura che il gruppo mi consideri un pericolo più di quanto non lo fossi già stato prima, ma... >>.

Tae scosse la testa, portando la lunga mano affusolata -l'unica che poteva muovere- davanti al viso.

A quel punto, compresi che il moro aveva un segreto indicibile da confessare.

A me, che ero per lui poco più che una sconosciuta.

Afferrai una sedia e la posizionai accanto al suo letto.

<< Sono innamorato >> annunciò, dopo una lunga e silenziosa pausa.


Krys' POV

Inutile cercare di rientrare: il camice era un indumento che incrementava l'indole inflessibile di Seon. Ma anche il rossetto, la gonna in tartan...persino le pantofole a forma di coccinella -regalatele dalla sottoscritta, anni prima- non riuscivano ad addolcire il suo carattere spigoloso!

Forse nuda...mi risparmiai ulteriori pensieri, poiché improvvisamente realizzai di essere al lavoro.

E ne avevo davvero molto, quel giorno.

Mi avviai verso il mio studio, ma prima, decisi di passare al bancone dell'accettazione per salutare alcune colleghe che non vedevo da tempo.

<< ...senta, non glielo ripeterò due volte! Io... >>.

Un giovane stava gridando contro la povera Kyung-Soon, che lo fissò impassibile da sotto il bancone, la spessa montatura da vista calata sul naso.

Dietro di lui, un gruppo di giovani alti e slanciati, le cui teste sfoggiavano chiome dai colori improbabili.

Disse l'infermiera dai capelli blu...

Senza pensarci due volte, sfilai il mio spesso elastico nero dal polso e li raccolsi alla meno peggio; ma lo scatto della mia coda attirò uno di loro, che dopo essersi voltato -probabilmente alla ricerca di qualcuno- puntò il suo sguardo su di me, esclamando << Bei capelli! >>.

Non potei far altro che ringraziare e ricambiare il complimento, dal momento che li aveva color lavanda.

<< Che succede qui? >> chiesi, avvicinandomi alla mia collega nel tentativo di recuperare quel minimo di autorevolezza -caratteristica che non mi era mai appartenuta.

<< I ragazzi, qui, dicono di essere amici di... >> Kyung-Soon si girò verso di me e nascondendo il volto ai ragazzi, mimò il termine "Idol", come se quella semplice parola servisse a giustificare il casino che quei "soggettoni" stavano creando all'interno della clinica.

Buttai nuovamente un occhio sul gruppo, e questa volta, dalla mia prospettiva potei vedere i loro visi, uno ad uno: il giovane petulante non era altri che il timido fratellino di Seon.

In ogni caso, a parte me, in quella clinica era alquanto raro che si presentassero persone dalle chiome variopinte. O perlomeno, mai in gruppo.

<< Ehm...venite con me >> intimai loro, aggirando l'alto bancone e posizionandomi in testa, per condurli fin nel mio ufficio.

<< Krys, ma... >> Kyung-Soon sembrò sconcertata.

<< Non preoccuparti, sarò qui tra pochissimo! >> cinguettai allontanandomi, liquidando così, il suo pigolante sproloquio.

A passo svelto, guidai i quattro ragazzi lungo diversi corridoi, prima di giungere nel mio piccolo studio.

Di colpo mi arrestai, voltandomi verso i fantomatici idol: non avrebbe dovuto esserci anche lo stronzo che aveva sbattuto la porta uscendo dalla "stanza segreta"?

Per qualche strana ragione, quello sguardo carico d'odio era rimasto impresso a fuoco nella mia mente...

La risposta al mio interrogativo giunse immediatamente: Kookie-il-petulante prese a sbracciarsi e a saltellare, fissando un punto al di là della mia spalla.

Seguii il suo sguardo e dal fondo di uno degli innumerevoli corridoi, lo vidi.

Alto e possente, il ragazzo dall'aria tetra si avvicinò al resto della combriccola, passandomi accanto e lasciando dietro di sé una scia intrisa di una fragranza speziata...

<< Per una volta, Jin, potresti evitare di svanire nel nulla e fingerti l'esploratore di 'sta... >>.

Avevo trovato un mio simile! Ma, per quanto la cosa potesse risultare divertente, fui costretta a trattenere una risata, frenando sul nascere la sfuriata carica d'odio del -ora adorabile- fratellino di Seon.

<< Per favore, un minimo di contegno! >> strillai, pestando energicamente un piede sul pavimento, nella speranza di suscitare un minimo di terrore, malgrado la mia altezza ridotta.

E il mio gesto sortì l'effetto desiderato, perché improvvisamente, i cinque ragazzi divennero agnellini mansueti.

Compreso quello strano, il cui nome -da quel che appresi- era Jin, che sembrò aver perso in un lampo quell'affascinante nube di negatività, cupa e pesante.

Sentii un concitato mormorio alle mie spalle, mentre ero intenta ad inserire la gigante chiave nella toppa della stretta porta metallica.

Avvertii un fruscio di tessuto...e quando alzai lo sguardo dalla serratura, mi accorsi che il lungo cappotto nero che il vampiro aveva indosso fino a poco prima, si trovava ora appoggiato sulle ampie spalle del belloccio dai capelli lilla.

<< Entrate >> ordinai loro, con il tono di un'insegnante che sta per punire una classe indisciplinata.

Attesi che prendessero posto sulle varie poltroncine, due delle quali collocate davanti alla mia scrivania, quindi, mi sedetti sul mio trono, sforzandomi di non sprofondare nel morbido tessuto rosso porpora.

Quella vecchia poltrona aveva ormai la forma del mio sedere...

<< Allora... >> cominciai, puntando lo sguardo dapprima sul fratellino di Seon, quindi sul giovane lavanda.

<< Vorrei innanzitutto esortarvi a mantenere un certo contegno in tale struttura >> ribadii, rendendomi conto, ben presto, che quei ragazzi dovevano esser con molta probabilità miei coetanei: mi stavo rivolgendo a loro quasi come se avessi -minimo- trent'anni in più!

Io, che nella mia Toronto scassinavo vecchie auto abbandonate per guidarle in giro per la città, senza neppure essere in possesso di un documento valido.

Fortunatamente, da quando lavoravo avevo messo la testa a posto, almeno per quanto riguardava i furtarelli...

<< Ho chiesto alla tizia, lì all'accettazione, di comunicarmi in quale stanza erano stati collocati gli altri due membri dei BTS >> esordì Kook, con il suo caratteristico tono sprezzante.

<< ma lei mi ha risposto che non poteva assolutamente rivelarmi tale informazione, in quanto "esclusivamente riservata al personale ospedaliero e gne-gne-gne"... >>.

<< Se la smettessi di essere così infantile, forse potrei anche pensare di portarti da loro! >> sibilai interrompendolo.

E tanti cari saluti all'autorevole Krys.

Dominata ormai dalla mia indole polemica, puntai un dito contro Jin, che ribattezzai come "lo-strano-dei-BTS", seduto su una seggiolina sgangherata in un angolo dell'ufficio.

<< Per quale motivo mi hai sbattuto la porta in faccia a quel modo, tu? Forse non hai capito che questa non è casa tua?! >> ringhiai, sporgendomi al di sopra della scrivania.

Il ragazzo si guardò attorno spaesato.

<< Io non ho fatto nulla! >> strillò in sua difesa, alzando le mani.

<< Lasciamo perdere... >> sospirai esasperata, tornando a sedere; abbassai lo sguardo sulle diverse scartoffie accumulate sulla tastiera del PC e improvvisamente, realizzai che quella giornata sarebbe durata in eterno.

Espirai, nel disperato tentativo di alleviare tutta la tensione che avevo accumulato in un quarto di giornata lavorativa.

Se l'avessi saputo, sarei rimasta a Toronto ancora per un bel po'...

Un mese minimo!

<< Già Jin, non dev'essere facile quando un'ex... >> alzai lo sguardo: a parlare era stato uno dei ragazzi che fino a quel momento non aveva emesso alcun suono.

<< Zitto Yoongi! >> lo intimò Kook, concentrato sul suo telefono.

Il ragazzo color lavanda si alzò dalla sua postazione, avvicinandosi al tizio strano; voleva forse scappare?

Ed era proprio ex che avevo sentito?

<< Qualcosa non va? >> domandai, divorata dalla curiosità.

<< In quella stanza c'è la persona che Jin ha amato più della sua stessa vita >> il tono di Yoongi aveva una strana inflessione, quasi volesse prendersi gioco dell'amico.

Fissai Jin per alcuni secondi, in attesa di una spiegazione: era davvero pallido in viso.

Kook si alzò di scatto dalla sua poltroncina e per poco non fece spaventare anche me.

<< Yoongi, vuoi stare zitto, per l'amor del cielo?! >> ringhiò al ragazzo, che per tutta risposta lo guardò con un sorriso beffardo dipinto sul bel viso.

<< Potreste per favore spiegarmi cosa sta succedendo?! >> ripetei seccata, sbattendo una mano sul piano in legno della mia scrivania; diversi fogli svolazzarono in giro, ricadendo con un fruscio sul pavimento.

<< Chi è questa persona? >> domandai, rivolgendomi al tizio strano.

Jin.

Il ragazzo lavanda sorseggiò dell'acqua dalla borraccia che teneva in mano: non potei fare un meno di pensare che, se per qualche oscura ragione gli fosse scivolata dalle mani, sarebbe sicuramente finita in testa al povero Jin, inzuppandolo fin nel midollo.

E non volevamo certo un altro "problema" lì alla clinica.

<< Quindi?! >> domandai impaziente per l'ennesima volta.

Fatti inspiegabili si susseguirono nell'immediato: un solo nome uscì dalle belle labbra del ragazzo.

<< Taehyung >>.

E una fontana d'acqua si riversò sulla sua testa, proprio come avevo previsto.

Malgrado non fosse fuoriuscita dalla borraccia...

Nella stanza si innalzarono mormorii di perplessità, accompagnati da fischi e applausi; ma quel che più mi lasciò sconcertata, fu lo sguardo di Kook, che fissava Jin con espressione atterrita.

<< Jin sei... >> il giovane non sembrava neppure in grado di formulare una frase di senso compiuto.

<< Gay? >> dissi io, convinta di averlo aiutato a confermare a sé stesso una verità probabilmente a lui tanto scomoda.

<< Oh... >> mormorò Kook, scuotendo la testa.

<< No, non è quello, ma... >>.

Mi alzai dalla mia confortevole poltrona.

<< D'accordo ragazzi, il teatrino qui è finito >> annunciai, dirigendomi verso la porta.

Il ragazzo lavanda stava aiutando Jin-lo-strano ad asciugarsi dall'acqua che gli aveva sputato addosso.

Abbassai la maniglia e aprii la porta, mentre con un cenno, li invitai tutti a lasciare celermente lo studio.

<< Stanza 12B, in fondo a sinistra, terzo corridoio >> rivelai loro, sperando che si decidessero a lasciarmi sola il prima possibile.

Fu Kook ad uscire per ultimo; non appena varcò la soglia, si voltò verso di me.

<< Krys, giusto? Senti >> quella sua risolutezza mi fece quasi rabbrividire.

E pensare che la sera prima si era limitato ad esprimere un timido cenno di saluto!

<< Non è come pensi >> disse, puntando lo sguardo verde smeraldo nel mio.

Lenti a contatto, senza ombra di dubbio.

<< E la persona di cui parla Jin non è Taehyung >> concluse, mantenendo fisso lo sguardo.

<< Oh! >> esclamai, avvertendo un sorriso carico di malizia allargarsi tra le mie labbra.

<< Lo so. >>.

Ed imitando il gesto della tanto decantata sorella, lo lasciai senza parole al di fuori del mio piccolo mondo.


Jin's POV

Non riuscivo davvero a spiegarmi come dei ragazzi quasi trentenni e con un'intelligenza non da poco -Ok...nella norma!-, fossero arrivati a compiere un gesto talmente stupido da rischiare le loro stesse vite.

Dovevo ammetterlo, dal piccolo alieno avrei potuto davvero aspettarmi di tutto...

Non da ChimChim.

Vagai per diverso tempo lungo gli interminabili e labirintici corridoi della clinica; il mio stomaco gorgogliava da diverse ore, dunque, il distributore di merendine sarebbe stata la mia meta.

Il lungo -e costosissimo- cappotto di Nam, mi faceva sentire tremendamente affascinante: aveva sempre avuto un gusto eccelso nel vestire.

Dopo aver deliziato pazienti e infermieri con la mia trascendentale aura di mistero, compresi di star girando a vuoto per la clinica.

Finalmente trovai una macchinetta...ma un foglio di carta, appiccicato con due pezzi di nastro adesivo, recava la scritta "GUASTO", tracciata probabilmente da un infermiere in preda ai morsi della fame, vista la grafia nervosa e scarsamente chiara.

Rassegnato, decisi di tornare verso il parcheggio, dove mi attendeva la mia vettura.

E alcune merendine infilate segretamente nel vano portaoggetti.

L'aria tiepida di mezzogiorno riuscì a rasserenare il mio umore nero, seppur in parte: quattro figure si aggiravano attorno alla mia macchina discutendo animatamente tra loro.

<< Quindi? Stanno bene? >> Kookie corse nella mia direzione, il suo viso una maschera di apprensione.

<< Se la caveranno >> mentii, poiché in realtà nessuno mi aveva informato sulle condizioni dei due idioti.

<< Adesso torniamo... >>

<< Jin! Hai idea del disastro che verrà fuori con Sejin? >>.

Gli occhi di Kook divennero lucidi.

Aveva ragione, ma preso com'ero dai miei stupidi pensieri, avevo completamente ignorato la cosa.

Cercai di mostrarmi risoluto.

<< Ne sono consapevole >> dissi, schiarendomi la voce.

<< Ma non c'entro nulla. E comunque, non ho neppure partecipato a quel ridicolo festino... >>

<< JIN! >> strillò Kook, afferrandomi per la felpa che sporgeva dal cappotto aperto.

<< Dobbiamo entrare tutti, ADESSO! >> decise scuotendomi, quindi, mi lasciò andare e a passo svelto si diresse verso l'entrata della clinica, seguito da tutti gli altri.

Per un attimo, la tentazione di salire in macchina e abbandonarli in quel luogo mi assalì...tuttavia, mi limitai ad afferrare al volo alcuni snack, come mi ero ripromesso precedentemente.

Richiusi la macchina, constatando con amarezza che la data di scadenza sul retro dell'involucro colorato era passata da un pezzo.

Con un'alzata di spalle, gettai le vecchie merendine in un cestino, quindi, raggiunsi gli altri all'interno.

Osservai un'ultima volta la facciata imponente di quella struttura: quel luogo asettico cominciava già a darmi i nervi.

Non appena oltrepassai le porte automatiche, notai che i miei amici si erano accomodati su alcuni divanetti.

Quel giorno, la clinica sembrava davvero un formicaio.

<< Avete aggiornamenti? >> domandai cauto.

<< Se siamo seduti qui, forse no, non ti pare?! >> starnazzò nervosamente Yoongi.

Il display sopra il banco dell'accettazione segnava, a caratteri cubitali azzurro cielo, il numero 85.

Vedendomi fissare pensieroso il piccolo schermo, Kook chiarì che il fogliettino di carta che teneva in mano recava il numero 94.

Attendemmo il nostro turno in un cupo mutismo e stanco di quel clima carico di tensione, decisi di allontanarmi, mettendomi nuovamente alla ricerca di cibo.

Nessuno parve accorgersi della mia dipartita, dunque, mi avviai in tutta tranquillità verso un'area della clinica che ero certo di non aver esplorato.

Possibile che non vi fosse neppure una macchinetta del caffè in quel posto?!

Una pesante porta metallica a due battenti arrestò improvvisamente la mia corsa: incisa su una piccola targa argentata, vi era la scritta "Reparto di Oncologia".

Non era certo il luogo adatto in cui girovagare spensierato...

Tornai indietro, e il display era arrivato al numero 89.

Avevo ancora tempo.

Ritentai, addentrandomi, questa volta, nella sezione che già conoscevo.

E, per un fortuito caso, mi ritrovai nei paraggi della camera dei miei amici, probabilmente addormentati.

Un lampo di genio mi attraversò la mente, portandomi a pensare di poter condurre tutti gli altri fino a quella stanza.

Certo, perché nessuno avrebbe notato cinque strani ragazzi aggirarsi furtivamente per la clinica!

Pensando a quella -mia- idiozia, mi battei il palmo della mano sulla fronte: sapevo essere imbecille tanto quanto gli altri!

Una forza misteriosa mi attirò verso la porta, come il canto delle sirene rapisce gli ingenui marinai; soltanto quando fui vicino, notai che era socchiusa.

Divorato da una bruciante curiosità, appoggiai la testa alla parete, in modo da poter spiare quel che stava accadendo in quel piccolo angolino, al riparo da occhi indiscreti.

Non poi così tanto, pensai, se medici e infermieri sono soliti dimenticare di richiudere le porte...

In quella stanza c'era realmente una sirena.

Ascoltai la sua melodiosa voce chiudendo gli occhi per alcuni, dolcissimi istanti.

Mi sarei persino fratturato una gamba, pur di poter restare anche solo per un secondo sotto le amorevoli cure di Seon-Mi, e sottrarmi per qualche attimo alle gelide occhiate che mi rivolgeva ogni qualvolta che incrociava il mio sguardo.

Li riaprii...e la vidi.

Scostandosi una corta ciocca bruna dal viso, alternava lo sguardo tra Jimin e Tae, fermandosi poi su quest'ultimo, mentre il biondo nel letto accanto giaceva esanime, ancora sotto il potente effetto del sedativo, l'espressione serena sul volto tumefatto.

Seon stava cercando di confortare l'alieno in preda ai singhiozzi: gli sussurrò qualcosa per diverso tempo, e prima che cadesse addormentato, stremato dalle lacrime, le posò una mano sulla guancia per poi trascinarla con sé sul lettino.

Invidiai Taehyung come non mai.

Pensierosa, Seon riprese a coccolare il ragazzo tra le sue braccia.

<< Sai Tae >> iniziò, passando la sua mano affusolata tra i capelli scuri del mio amico.

<< Credo di star iniziando ad affezionarmi a te, e per quanto mi costi ammetterlo... non sono così male neanche quegli altri debosciati. Perfino Yoongi >> mormorò, per poi ridacchiare subito dopo aver pronunciato l'ultima frase.

<< Ma non lo ammetterei mai, nemmeno sotto tortura. >>.

Con questa frase, si scostò dal letto dell'alieno, segnalandomi indirettamente che sarebbe stato meglio per me trovare un buon nascondiglio.

Cercando di mostrarmi il più disinvolto possibile al personale ospedaliero che si aggirava per i corridoi, entrando e uscendo dalle varie stanze, mi avviai nuovamente verso la sala d'attesa.

Luogo che non raggiunsi mai, poiché un gruppo di ragazzi si stava dirigendo nella mia direzione, guidato da una minuta infermiera.

Riconobbi i Bangtan, -in particolare Kook, che prese a saltellare come in preda alle convulsioni-, dunque, mi ricongiunsi all'allegra combriccola, superando l'infermiera, che mi fissò con aria sconvolta.

Certo, sbatterle la porta in faccia, poco prima, non era stata certo una mossa da gentiluomo...

Eppure, osservandola con più attenzione mi parve di averla già vista altrove.

Forse in una vita passata?

E poi ricordai: la giovane donna in testa al gruppo, era la stessa che compariva insieme a Seon-Mi nelle fotografie che avevo visto nell'appartamento, qualche sera prima.

Ignorai la sfuriata del mio migliore amico, stroncata sul nascere dall'infermiera dai capelli blu.

E poco dopo, fu il turno di Nam, che come un cane rabbioso reclamò il suo meraviglioso cappotto, proprio sulla soglia di quel che speravo fosse l'ufficio dell'infermiera.

O forse stava per condurci all'interno della sua stanza delle torture? Per qualche strana ragione, quell'ipotesi non mi sembrò poi così remota...

Mi sfilai il raffinatissimo capospalla con uno strattone e lo posai sulle spalle del leader.

<< Contento adesso?! >> sibilai, ed un istante dopo, un paio di occhi di onice mi trafissero come lame.

La porta si aprì...nessuna mazza chiodata appesa alle pareti, né telai in legno muniti di tiranti: nient'altro che una scrivania, alcune poltrone, uno schedario e una teca contenente anonime scatole di medicinali; un paravento, in fondo alla stanza, nascondeva un lettino medico, sul quale era stato steso un lenzuolo di carta.

Seguii l'infermiera all'interno, imitato da tutti gli altri, quindi, presi posto su una piccola sedia traballante, che emise uno scricchiolio poco rassicurante non appena mi ci buttai sopra a peso morto.

Nella stanza calò un silenzio imbarazzato, spezzato improvvisamente dall'acuta voce dell'infermiera.

Dopo averci rimproverato per benino, Kook ribattè, probabilmente nel disperato tentativo di trasmettere a quella giovane fanciulla le turbolente emozioni che invadevano la sua fragile anima.

Lo faceva ogni qualvolta si trovava in presenza di una ragazza attraente...

<< Se la smettessi di essere così infantile, forse potrei anche pensare di portarti da loro! >> il tono dell'infermiera si fece improvvisamente minaccioso.

E sperai con tutto il mio cuore che qualcuno si decidesse finalmente a condurre i miei amici, ormai esasperati, in quella stupida camera.

Segretamente, fui costretto ad ammettere a me stesso di non veder l'ora di potervi fare ritorno...

<< Per quale motivo mi hai sbattuto la porta in faccia a quel modo, tu? Forse non hai capito che questa non è casa tua?! >>.

Un brusco movimento della ragazza dai capelli blu, che si sporse sulla scrivania, puntellandosi sul palmo di una mano, mi strappò dolorosamente dal mio sogno ad occhi aperti.

<< Io non ho fatto nulla! >> mentii, perfettamente consapevole del mio gesto sgarbato di poco prima.

Doveva esserci rimasta davvero male per sfogarsi a quel modo con uno sconosciuto!

<< Lasciamo perdere... >> concluse l'infermiera, tornando a concentrarsi sulle scartoffie disposte disordinatamente sul piano della scrivania.

Non potevo negarlo: era una tipa davvero strana, alternando dapprima toni autorevoli, per poi trasformarsi repentinamente in una ragazzina ribelle.

<< Già Jin, non dev'essere facile quando un'ex... >> il tono canzonatorio di Yoongi mi fece trasalire.

Per quale motivo, una volta tanto, non pensava agli affari propri?!

Non ci trovavamo certo in quell'ambulatorio medico per un'entusiasmante seduta di gruppo...

Fortunatamente, Kook intervenne al mio posto, cercando di zittire immediatamente la fonte di tale -stroncata- affermazione.

Sentii una furia cieca montarmi dentro, tanto che quasi non feci caso a Nam che,

dall'angolo opposto della stanza, si posizionò accanto alla porta, torreggiando sopra di me.

A giudicare dalla borraccia che teneva saldamente fra le mani, ero certo che si fosse avvicinato a me di proposito, così da poter spegnere quel fuoco che dal petto, s'irradiava fino alla punta delle mie orecchie.

La successiva frase di Yoongi, tuttavia, fu come un pugno nello stomaco.

<< In quella stanza c'è la persona che Jin ha amato più della sua stessa vita >>.

Davvero non riuscivo a spiegarmi per quale motivo quell'idiota proprio non si decideva a chiudere la questione, pur sapendo che detestavo parlarne.

E la violenta reazione di Kookie, non fece altro che confermare in me la consapevolezza di non essere ancora pronto per portare alla luce quel disdicevole fatto del mio passato.

Nessuno di noi due lo era.

A quel punto, però, era ormai troppo tardi: l'infermiera esigeva delle spiegazioni.

Mossa alquanto inaspettata, poiché ero fermamente convinto che ci avrebbe cacciati fuori dal suo studio a calci ben assestati nei nostri sederi sodi.

Del resto, se era davvero la ragazza che compariva insieme a Seon in quelle fotografie, la sua brama di pettegolezzi era più che comprensibile.

<< Chi è questa persona? >> domandò secca, puntando il suo sguardo di ossidiana nel mio; mi sentii come un bambino indifeso, rimproverato dalla madre dopo aver commesso una marachella innegabile.

<< Taehyung >> risposi di getto, sperando di cavarmi da quell'impiccio.

E qualcosa di ghiacciato mi colpì in testa, riversandosi nel colletto della felpa e poi giù, lungo la spina dorsale, causandomi un brivido talmente intenso da dovermi riscuotere.

Nam aveva spento l'incendio.

Ed io mi sentii sprofondare.

Lo sguardo terrorizzato di Jungkook mi lasciò immediatamente intuire di aver oltrepassato il limite.

<< Jin sei... >>.

Impazzito? Fuori di testa?

Forse.

<< Gay? >> era stata l'infermiera a parlare, fissando Kook con condiscendenza; il piccoletto scosse la testa, divorato dall'imbarazzo.

Era evidente che quella ragazza non sapeva poi molto di Seon...

Nessuno di noi riuscì ad aggiungere altro, perché l'infermiera si alzò dalla sua enorme poltrona, spingendoci -letteralmente- fuori dal suo studio.

Non appena aprì la porta, sgusciai dalle amorevoli mani di Nam, intento a tamponare dai miei vestiti l'acqua che mi aveva riversato addosso, per poi catapultarmi nel corridoio, dritto verso la stanza nella quale erano stati parcheggiati i due membri mancanti dei BTS. 


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Grazie per aver letto fin qui <3

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