Capitolo 12


"Torna da me.Sia pure come un'ombra, sia pure come un sogno."

-Euripide


Taehyung's POV


Dopo tre estenuanti giorni trascorsi nella stanza riservata alle celebrità della clinica, sarei finalmente tornato a casa dai miei compagni.
Quel poveretto di Jimin, invece, avrebbe dovuto attendere almeno altre quattro settimane, prima di poter tornare alle amorevoli cure dei Bangtan... e di Seon.
<< Jiminie >> salutai il biondo scoccandogli un veloce bacio sulla guancia, prima di stiracchiarmi col braccio sano, aspettando in trepidante attesa che qualcuno venisse a prendermi per ricondurmi alla mia umile dimora.
<< Taetae >> biascicò il mio amico, intontito dai farmaci per placare il dolore.
Il collare ortopedico teneva ben fermo il suo collo, rendendogli i movimenti alquanto ostici, ma le abrasioni che gli contornavano il volto fino a qualche giorno prima, avevano lasciato il posto a leggere crosticine che in breve tempo sarebbero sparite.
Dalla piccola sedia, collocata in un angolo della stanza, raccolsi tutti i miei indumenti, e radunai i miei effetti personali sparsi alla rinfusa sul comodino in ferro; un disordine quotidiano, che secondo i ragazzi ed il nostro amorevole manager -i quali avevano introdotto appositamente tali oggetti nella mia camera-, avrebbe potuto ricreare un'atmosfera che ricordasse il più verosimilmente possibile quella domestica, gioiosa e frizzante, al fine di rallegrarmi e di farmi sentire – almeno in parte- a mio agio, in un luogo tanto freddo e...silenzioso.
La borsa in pelle nera giaceva ai piedi di quello che, fino a poco prima, era stato il mio giaciglio; il sottile materasso duro come pietra, ora spoglio, indicava la prontezza e l'efficienza delle inservienti, accorse nella stanza non appena venne comunicata loro la notizia delle mie dimissioni.
Avevo trascorso una buona mezz'ora ad attendere il ritorno dell'infermiera che aveva accompagnato Jimin ad effettuare alcuni controlli di routine, la quale, con un sorriso smagliante, mi aveva assicurato che lo avrebbe riportato in tempo per il mio ultimo saluto, prima che lasciassi definitivamente la clinica; ma ormai mancavano meno di cinque minuti all'arrivo di Seon e di Jimin nemmeno l'ombra.
<< Toc-Toc! >> trillò Seon, facendo comparire il capo dalla porta socchiusa.
<< Come sta il mio piccolo alieno? >>
<< Felice di tornare a casa! >> le corsi incontro zoppicando, per poi stringerla in un caloroso abbraccio.
<< Di tornare a casa o di vedere lui? >> domandò ammiccante, uno scintillio malizioso nei suoi occhi celesti.
Raggelai sul posto: non le avevo mai rivelato di essere innamorato di un ragazzo... men che meno di uno dei Bangtan.
<< C-c-ome... >>
<< Come lo so? >>
Annuii, senza neppure trovare il coraggio di controbattere a quella sua tipica aria saccente, come in trance.
<< Sono una buona osservatrice, ma non preoccuparti: resterà un nostro segreto. >> cinguettò, lasciandomi sulla guancia un sonoro bacio, il cui schiocco risuonò per tutta la camera d'ospedale.
Seon raccolse il borsone da terra, ed issandoselo in spalla uscì nel corridoio a passo terribilmente svogliato, senza neppure assicurarsi se la stessi seguendo o meno. Restando dietro di lei di alcuni passi, ben presto potei comprendere la ragione di quell'insolita apatia, emersa tanto repentinamente: tutti i suoi colleghi sbucarono -quasi come zombie- da ogni singolo angolo della clinica, fermandola e riempendola di domande, in particolar modo, riguardo alla reale motivazione che si nascondeva dietro al suo allontanamento e quello di Krys.
Volevo sdebitarmi nei confronti di colei che si era presa cura di me e di Jimin tanto pazientemente – e in maniera estremamente professionale! ...
<< Seon, dobbiamo correre! Sejin è qui fuori che ci aspetta e... >> senza neppure concludere il mio sceneggiato, afferrai Seon per un braccio e la trascinai fino nell'atrio principale, dal quale potemmo raggiungere l'uscita con estrema facilità, e sgattaiolare fuori dalla struttura senza ulteriori intoppi.
Una sferzata d'aria gelida m'investì in pieno, facendomi rabbrividire.
<< Fiuu... >> sospirò Seon, strabuzzando gli occhi per l'incredulità.
<< Questa gente non sa neppure dove stia di casa, la riservatezza! >> esclamò stizzita, lisciandosi la gonna nel riacquisire la sua proverbiale compostezza.
<< Grazie Tae >> mormorò, prima di voltarsi di scatto, diretta verso la sua auto.

***


Il viaggio in macchina fu inaspettatamente piacevole, e dovevo ammetterlo: Seon non era poi così stronza come voleva far credere.
Nei quaranta minuti di strada tra la clinica e il dormitorio, avevamo potuto spaziare tra una miriade di argomenti -dalla moda alla cosmesi, per poi giungere a parlare di cibo e culture lontane-, evitando però di coinvolgere il cosiddetto "Elefante nella stanza" ...ossia, quel che era accaduto con il Maknae e lo Hyung del gruppo.
Non appena l'infermiera parcheggiò la vettura davanti all'appartamento, non riuscii a trattenermi dal pregarla affinché mi concedesse un secondo giro; una delle mie solite idee idiote.
<< Questa non è una giostra! >> starnazzò, scendendo dalla macchina e aggirandola per aiutarmi a fare altrettanto.
<< E comunque...sono certa che gli altri fremono dalla voglia di riaverti con loro! >> aggiunse, mentre un sorriso candido si allargò sul suo viso, gonfiandole le guance in maniera estremamente adorabile.
Le sorrisi di rimando, quindi la seguii all'interno dell'edificio, reggendomi saldamente al suo braccio, già carico di borse.
<< Ehilà people! Guardate un po' chi vi ho portato?! >> non feci neppure in tempo a varcare la soglia dell'appartamento, che quattro membri dei Bangtang si accalcarono nel disimpegno avventandosi su di me come lupi affamati, superando Seon -quasi come se non esistesse- ed impedendomi di entrare.
<< Oh beh..." E ciao anche a te, Seon-Mi!" >> disse la mia amica, facendosi strada tra quei colossi nel tentativo di raggiungere l'appendiabiti.
<< E non malmenatelo: la colla non ha ancora fatto presa... >>.
<< Seon! >> il mio grido d'aiuto venne immediatamente soffocato dalle urla concitate dei ragazzi, che finalmente mi riaccolsero al circolo.
<< E guarda un po'...TA-DAAA! >> un pimpante Jungkook allungò trepidante le muscolose braccia verso il grande tavolo da pranzo, al centro del quale vi era un'enorme torta, candida come la neve; scritta a caratteri cubitali, probabilmente con una dolce salsa a base di fragola -sintetica-, vi era la frase:



"Bentornato tra i Terrestri!"




<< Oh, ragazzi...non so davvero come ringraziarvi! >> dissi, avvertendo pungenti lacrime di gioia pronte a sgorgare da un momento all'altro.
<< E aspetta di assaggiarla... >> borbottò Seon acida, al di là del tavolo.
<< Suvvia, Seon! Pensi che faccia tanto schifo, solamente perché la sapiente mano del nostro cuoco era impegnata in altro... >>
<< Smettila di dire cazzate, Hobi! >>.
Seon sbattè violentemente entrambe le mani sul tavolo, facendo vibrare posate e piatti, accatastati davanti all'enorme torta.
Mi sentii pervaso da un estremo senso di imbarazzo: l'aria che si respirava in quel luogo era tesa come una corda di violino.
<< Qualcuno mi ha chiamato?! >> dalla tetra penombra del corridoio, emerse un alquanto trafelato Jin; si guardò attorno, smarrito come un micetto, alla ricerca della misteriosa voce che aveva pronunciato il suo nome.
I suoi occhi arrossati per un momento mi parvero iniettati di sangue...
<< Qui qualcuno insinua che la torta che abbiamo preparato per l'Alieno sia disgustosa! >> iniziò Yoongi, suscitando l'ilarità generale, eccetto che quella di Seon, la quale cercò disperatamente di difendersi, mormorando qualcosa che mi giunse incomprensibile.
Le lanciai uno sguardo carico di solidarietà, che tuttavia non colse, concentrandosi invece sul suo telefono.
<< Ragazzi, davvero: piantatela con queste idiozie e pensiamo alle cose importanti! >> ribadì Jin risoluto, levando seccato gli occhi al cielo, per poi posarli sulla torta.
<< Yoongi, quella torta ha un aspetto davvero invitante... >> disse quindi, avvicinandosi al dolce e sollevandolo dal tavolo, la mano tesa e aperta sotto l'enorme piatto.
Tornò quindi verso il gruppo.
<< Leggi, Tae... Hai visto quanto ci sei mancato? >> mi domandò, mentre un sorriso indecifrabile prese ad abbozzarsi sul suo volto.
Uno strano luccichio negli occhi del mio amico accese in me un tremendo sospetto...
E non feci neppure in tempo a riordinare le idee, che qualcosa di freddo e umidiccio si spiaccicò sulla mia faccia, imbrattandomi persino i capelli.
Panna montata.
<< STRONZI EMERITI! >> strillai, la voce impastata dalla sostanza vischiosa e dolciastra sulle labbra.
Riaprii gli occhi, offuscati da una nube bianca che colava pesante fin sul pavimento, nel tentativo di scovare il mio aggressore; ma più cercavo di eliminare la panna, più sembrava invadermi la visuale, tanto da costringermi a rimanere immobile sul posto.
Non che potessi percorrere lunghe distanze, con la caviglia ridotta in quello stato.
Qualcuno si avvicinò a me, ripulendomi delicatamente il viso con un tovagliolo.
<< Speravo avessi colto il mio avvertimento... >> mormorò una voce dolce, mentre una fragranza fruttata invadeva le mie narici.
<< Appena tornerò in forma, quello stronzo la pagherà cara! >> ringhiai, ostentando rancore che non provavo affatto.
Ma la risposta del mio Angelo arrivò alle mie orecchie tutt'altro che artefatta, lasciandomi interdetto.
Non osai proseguire oltre, invece, attesi che Jin smettesse di saltellare e ridacchiare come un pazzo per tutto il salotto, per poi domandargli dove fosse il mio vero regalo di bentornato.
<< Come siamo pretenziosi, signor alieno! >> sentenziò Jin, lanciandomi un'occhiata annoiata.
Da molto tempo non vedevo Jin così giulivo...
Tuttavia, in pochi sapevano che, quella gaia spensieratezza -che lo rendeva, alle volte, persino infantile-, nascondeva in realtà un profondo nervosismo, che trapelava a sprazzi dalle continue risatine isteriche che esplodevano di tanto in tanto dalla sua gola.
Il mio campo visivo si ampliò notevolmente, una volta che l'infermiera mi fece accomodare sul divano.
Attendendo che un caldo plaid si posasse a coprire una buona metà del mio corpo, ancora intorpidito, scrutai attentamente le espressioni sui volti di ogni singolo membro dei Bangtan.
<< Ecco a te >> bisbigliò Seon, posandomi delicatamente la pesante coperta sulle gambe; annuii impercettibilmente, ringraziandola, quindi J-Hope si avvicinò al divano, portandomi un piccolo piatto in ceramica dipinta a mano, sul quale era stata adagiata una grossa fetta di torta...una vera torta: in superficie, ricoperta da delicata panna montata, vi erano incastonate succulente fragole tagliate a fettine, mentre il ripieno era costituito da ben tre strati di crema Chantilly, alternati a Pan di Spagna aromatizzato alla vaniglia.
Affondai il cucchiaino nel morbido dolce, ascoltando le conversazioni dei miei amici che, come me, stavano assaporando quella delizia.
Yoongi e Jungkook, come sempre, decisero di sfidarsi tra loro, prendendo a divorare la loro fetta di torta il più velocemente possibile, al fine di decretare il vincitore di un premio inesistente.
<< Come perdere il piacere di gustarsi qualcosa... >> bisbigliai esasperato, assistendo a quella scenetta vomitevole che si stava consumando al centro del salotto.
Accanto a me, Seon annuì distrattamente, giocherellando con la piccola forchettina da dolce attorno ad un cubetto di fragola.
<< Ehi...tutto ok? >> tentai, senza tuttavia ottenere una reazione soddisfacente da parte della mia interlocutrice, che si limitò a ripetere il suo gesto mantenendo gli occhi fissi sul suo piatto, terribilmente pericolante sulle sue ginocchia.
D'istinto, spostai lo sguardo su Jin: la fissava con aria da cane bastonato, scagliando talvolta occhiate inceneritrici in direzione di Hoseok, mentre quest'ultimo faceva vagare lo sguardo a destra e sinistra, cercando palesemente di sottrarsi al rovente campo visivo di Jin.
Quella situazione, tutt'altro che gradevole, rivelò tuttavia anche un risvolto positivo... ovvero, le infinite attenzioni e premure delle quali i miei amici mi ricoprirono incessantemente.
Soprattutto lui.
Sprimacciandomi il cuscino del divano e stendendomi un secondo caldo plaid sulle spalle, si sedette nel posto vuoto accanto a me, non appena -finalmente-, il salotto cominciò a svuotarsi.
<< Allora è un vizio eh, Tae-Babushka?! >> Seon, improvvisamente risvegliatasi dal suo stato catatonico, alzò lo sguardo dal suo telefono, rivolgendomi un'occhiata carica di rassegnazione.
Non avevo resistito alla tentazione di tirar fin sul capo quella seconda coperta, esattamente come avevo fatto con il piumone nella camera d'ospedale.
Fissai Seon con un sorriso tirato sul viso, mentre si alzava dal divano in fretta e furia, spianando nervosamente il tessuto stropicciato del suo maglioncino: il telefono della corvina trillava insistentemente da più di cinque minuti.
<< D'accordo, ragazzi. Devo andare adesso... >> mormorò, bloccando lo schermo dell'apparecchio.
Un appuntamento galante?
O forse...
Socchiusi le labbra nel tentativo di formulare una domanda, ma non ve ne fu il tempo: Seon lasciò un veloce bacio sul mio naso, il che mi costrinse a desistere dalla mia missione.
<< Ci vediamo dopo >> mormorò infine, scappando letteralmente fuori dall'appartamento.
All'uscita di scena del mio Angelo, Jin si alzò di scatto dal sofà per andare a rinchiudersi nella sua stanza, sbattendo violentemente la porta.
<< Se non la ripongo io, chi lo fa? >>.
Preso dai mille interrogativi riguardanti il misterioso corteggiatore della bella Seon-Mi, non avevo fatto caso al silenzioso -tentato- allontanamento dell'unica persona presente nella stanza.
Nell'ampio salotto eravamo rimasti solamente noi due.
<< Hey... ma cos'è successo? >> gli mormorai, trattenendolo per la manica della felpa.
<< L'ultima volta avete lasciato il pacco dei biscotti aperto per ben due giorni! >> replicò stizzito.
<< Colpa mia >> ammisi, facendo sbucare entrambe le mani dal plaid...mani che lui strinse amorevolmente, prendendo nuovamente posto accanto a me.
Mi fissò intensamente negli occhi, intuendo la reale ragione della mia domanda.
<< Uhm...è successo un casino tra Jin, Seon e Hobi... >> iniziò vago, distogliendo lo sguardo imbarazzato.
<< Casino?! >> domandai, forse in tono fin troppo stentoreo, perché il mio interlocutore fu costretto a tapparmi la bocca.
<< Sì, ma...non gridare! Semplicemente, Jin li ha trovati insieme... >>
<< Insieme? Ci credo! Viviamo assieme! >>
<< No Tae! Intendo... Insieme Insieme! >> mormorò, unendo ripetutamente gli indici di entrambe le mani, ad enfatizzare quell'ultima parola tanto indicibile.
<< Uh! >> esclamai, portandomi una mano davanti alla bocca e guardandomi attorno con aria stralunata.
<< Già... >> mormorò, per poi concludere rassicurandomi che quel che era accaduto non aveva importanza alcuna, e che il tutto si sarebbe senz'altro risolto nel giro di poche settimane.
Non mi lasciai affatto convincere dalle sue parole...
<< Non pensiamoci >> sussurrò, scostando con dita agili un lembo del plaid, ricaduto accanto al mio viso.
Il brevissimo contatto che scaturì da quel suo gesto provocò in me un intenso brivido, tale da pervadermi in ogni singolo centimetro della mia pelle, giungendo sin nel profondo della mia anima.
Sentii il mio cuore piroettare diverse volte, non appena il suo pollice si posò sul mio labbro inferiore.
Baciai d'istinto il suo polpastrello, che si spostò delicatamente fin sul mio zigomo, la sua mano a cingermi dolcemente la nuca.
Chiusi gli occhi, ebbro della sua presenza.
<< Mi sei mancato >> sussurrò, scoccandomi un leggero bacio all'angolo della bocca.
Si scostò da me, guardandomi un'ultima volta dritto negli occhi, per poi alzarsi dal divano lasciando il salotto.
Uscì senza guardarsi indietro e, dal canto mio, resistetti all'impulso di lanciargli un'ultima occhiata, risparmiandogli l'imbarazzo che gli avrebbe creato il solo essere visto arrossire come una ragazzina alla sua prima cotta.




Seon-Mi's POV



L'allegro festino a casa Bangtang non aveva fatto altro che appesantire il mio -già nero- umore.
Nero, come il caffè nella mia tazzina.
Sembrava ormai trascorsa un'eternità da quando il primario della clinica, l'incorruttibile Dottor Ki, aveva verbalizzato ufficialmente la propria volontà di sollevare me e Krys, seppur temporaneamente, dal nostro incarico.
Assaporando -come sempre-, il mio magico elisir dal gusto speziato e deciso, riflettevo su quanto accaduto nei giorni appena trascorsi.
Strabuzzai gli occhi, al solo pensiero dell'atteggiamento tanto sconsiderato di Sejin di fronte al primario...attitudine che, in ogni caso, si era rivelata poco vincente.
A distanza di tre giorni, il manager dei Bangtan sembrava non aver ancora trovato una strategia sufficientemente convincente, tale da indurre il direttore a riammetterci all'interno della struttura senza indugi.
<< Amaro >> borbottai, non prima di alzarmi dalla confortevole seggiola e lasciare il mio -isolato- tavolino, di uno dei più rinomati cafè del centro.
Krys mi attendeva al di fuori...ma non appena varcai l'elegante portoncino in vetro temperato, l'unica persona a ridosso del locale non era altri che un'anziana signora la quale - sorridendo al vuoto- mi rivelò che, di lì a poco, la sua amica l'avrebbe raggiunta.
Annuii alle parole della donna, mormorate quasi stesse cercando di convincere se stessa, tanto che arrivai persino a dubitare della sua sanità mentale...
Tuttavia, dopo circa cinque minuti, una signora ancor più anziana -e alquanto corpulenta- prese ad alzare lentamente un braccio al di là della strada, cercando di attirare l'attenzione della mia nuova conoscenza che, aiutandosi con il suo bastone da passeggio in legno di ciliegio, s'incamminò lentamente in direzione del marciapiede opposto, mostrando due fila di denti bianchissimi e perfettamente allineati -portava indubbiamente la dentiera- e ringraziandomi per la piacevole compagnia.
Ricambiai il saluto con un impercettibile cenno del capo e sorridendo a mia volta, osservandola mentre, con andatura traballante, attraversava la strada con orgoglio, senza l'aiuto di nessuno.
Dentro di me, sentii germogliare un profondo senso di tenerezza, in netta contrapposizione con la grande ammirazione che nutrii inspiegabilmente nei confronti di quella sconosciuta, giunta finalmente a destinazione.
Potremmo essere io e Krys fra cinquant'anni, pensai tra me...se solo la mia amica si fosse degnata di presentarsi.
Spazientita, decisi d'incamminarmi verso il mercato di Namdaemun, luogo in cui quella forsennata adorava trascorrere gran parte del proprio tempo, qualora l'estenuante lavoro alla clinica glielo permettesse.
Al contrario della sottoscritta, Krys adorava girovagare tra le affollatissime bancarelle alla ricerca di oggetti rari ed introvabili, acquistando, infine, merce di ogni genere ad una cifra irrisoria.
Giusto alcuni mesi prima, si era presentata a casa con una chitarra elettrica blu zaffiro: entusiasta del proprio acquisto, iniziò a descrivere quello splendido strumento musicale fin nei minimi particolari saltellando gioiosa per tutto l'appartamento, fino a quando, imbracciandola, constatò che le meccaniche erano completamente arrugginite.
Mi mancava sentirla suonare...
Attraversai la strada, e finalmente, scorsi una familiare figura dalla lunga chioma color del mare.
<< Sempre puntuale tu! >> strillai, suscitando, nel vivace sguardo della mia migliore amica, niente più che un'occhiata sorpresa.
Senza proferire parola, conficcò uno dei suoi auricolari dritto nel mio orecchio.
Come al solito, aveva la musica a palla.
<< Dico...senti che roba, S?! >>
<< Già >> mormorai incerta, sfilandomi l'auricolare e restituendoglielo immediatamente.
<< Come stai, Krys? >> le chiesi, sebbene all'apparenza la mia migliore amica sprizzasse energia da tutti i pori.
<< Non vedo l'ora che quest'assurda cerimonia finisca, Seon >> rispose, scuotendo la testa esasperata.
<< E, negherò di averlo detto ma...non avevo poi un profondo legame con mio zio, sai >>.
Ero a conoscenza delle numerose tensioni che da sempre avevano caratterizzato l'aspro rapporto tra Krys ed il suo particolare zio; il tutto, aveva trovato conferma quando, uscita dall'ospedale, la turchina si era limitata ad annunciarne la morte stringendosi nelle spalle.
Non una lacrima, né una parola gentile nei confronti del defunto.
<< E come mai questo look? >> domandai cambiando rapidamente argomento, riferendomi in particolar modo all'enorme cappello a tesa larga, calcato sulla sua testa.
<< Ehi! >> starnazzò, cercando di riprenderlo non appena glielo sollevai dalla testa per provarlo.
Dovevo ammetterlo: era un cappello davvero molto elegante.
Strano, per una come Krys, amante di un genere più...spartano.
<< Dove lo hai preso? >> la incalzai, scrutando al di sotto della cupola alla ricerca di un'etichetta che potesse fornirmi delle risposte.
<< In uno dei mercatini dell'usato qui, nella via >> asserì trionfante, sfilandomelo dalle dita e riposizionandoselo sul capo.
<< Ah beh... >> non ero mai stata un'amante degli articoli usati, o almeno, detestavo acquistare accessori e indumenti di seconda mano. Il motivo era molto semplice: avevo sempre avuto una gran sfortuna, ritrovandomi tra le mani merce difettosa o estremamente danneggiata.
Più probabilmente, non ero meticolosa quanto Krys nella scelta degli articoli...
<< Che fai, vieni con me o...? >> la mia migliore amica era avanti rispetto a me di almeno due metri.
<< Certo, scusami >> risposi, riscuotendomi dai miei pensieri e coprendo la distanza che ci separava con quell'imbarazzante corsetta da "strisce pedonali", malgrado si trovassero alle mie spalle.
***



<< Proprio non so dove cercare >>.
Krys posò, per l'ennesima volta, il suo sguardo accigliato su una delle sgangherate ceste di ferro, stipate di vinili di ogni genere, mentre le sue agili dita scorrevano velocemente tra le grandi custodie quadrate alla ricerca del tanto ambito disco.
<< Perché non chiedi al... >> bisbigliai, ma il dito indice della mia migliore amica mi costrinse a tacere.
<< Faccio da sola! >> sibilò, in preda ad un impeto d'orgoglio.
Feci spallucce, quindi, mi concentrai sull'ambiente circostante.
L'atmosfera vintage ed affascinante di quel piccolo negozio fuori dal tempo, era solita condurre la mia mente in epoche lontane, delle quali conoscevo niente più che fugaci frammenti, raccolti dai racconti dei miei genitori, dai libri o dalla rete.
Chiusi gli occhi, immaginando di indossare un meraviglioso abito a fiori in stile anni '50, quando alle mie spalle, un'acuta voce mi strappò bruscamente a quel sogno lontano.
<< Eccolo, cazzo! S >>
<< Moderare il linguaggio, tu MAI Krys, non è così?! >>.
Il brano in sottofondo infondeva la raffinatezza tipica che caratterizzava gli anni del dopoguerra.
Al contrario, come spesso accadeva, la mia migliore amica aveva lasciato emergere il suo lato greve...nonché, quello prevalente della sua esuberante personalità.
<< S! L'ho trovato, finalmente! >> esultò, estraendo il vinile e sollevandolo in aria, quasi si trattasse di un neonato.
Dopo averlo rimirato per diversi istanti, se lo portò al petto, abbracciandolo e piroettando su se stessa, felice come una bambina il giorno del suo compleanno.
<< Così lo romperai... >>
<< Sei tu che rompi le palle a me, S! >> la spontaneità di quel commento mi strappò un sorrisino incerto, poiché dovevo ammettere che, dopotutto, la mia migliore amica non aveva tutti i torti.
Senza indugiare oltre, si diresse quindi a grandi falcate verso la cassa; dietro al tavolo in legno, un giovane -con un enorme piercing conficcato a lato del labbro inferiore- ci salutò calorosamente, prendendo il disco ed esaminandolo per alcuni secondi.
<< Buona giornata! >> disse infine, non appena Krys ripose, nella tasca del suo cappotto color cammello, le numerose monetine che aveva ricevuto come resto, accartocciando lo scontrino.
<< È da quando sei arrivata che non hai ancora spiccicato parola, chica...tutto ok? >>.
Quella domanda, seppur ovvia, mi causò un intenso brivido lungo tutta la spina dorsale: pensavo davvero di poter scampare a quell'interrogativo ancora per molto?
<< Sì...sì, Krys. Ho solo un po' di emicrania, tutto qui >>.
Krys annuì, palesemente non convinta di quella risposta.
E difatti, mi prese alla sprovvista, interrogandomi sarcasticamente riguardo quel che avevo combinato durante la sua assenza.
Era la mia migliore amica da anni, e sapevo fosse in grado di legger fin nel profondo della mia anima tormentata.
Chissà quanto aveva appreso sul mio conto, senza avermi mai rivelato nulla...
<< Krys, che domande...mi sono annoiata, se proprio devo dirla tutta >>.
Le lanciai il più lezioso dei sorrisi, sperando di compiacerla con quella mia rivelazione.
E, in un modo o nell'altro, la mia intuizione si rivelò corretta, perché la mia amica ridacchiò, tornando sui suoi passi.
Si voltò, afferrandomi dolcemente una mano.
<< Adesso facciamoci una bella passeggiata al parco! Vorrei dar da mangiare alle mie piccole paperelle e...beh, avrei un disperato bisogno di rilassarmi >>.
<< Krys... >>
<< Che c'è?! >>.
La pessima abitudine della mia migliore amica di incorrere in rischi stupidi sembrava accrescere in maniera direttamente proporzionale alla sua età; sapevo, tuttavia, che neppure lo schianto di un meteorite sarebbe stato in grado di dissuaderla dal fumarsi il suo bel gruzzolo di "erba di Toronto".
Così me l'aveva da sempre descritta.
<< Se avessi potuto, avrei comprato persino un paio di sigari cubani >> puntualizzò, senza neppure lasciarmi il tempo di esprimermi riguardo alla sua "pausa relax".
<< KRYS! >> l'ammonii, strappandole invece una risata sguaiata.
<< Scherzavo... >> bisbigliò, cingendomi le spalle e sbilanciandosi per adattarsi al mio passo.
Improvvisamente, la nostra barcollante camminata si arrestò sulle leggiadre note di un'arpa...
<< Oh, come non detto >> disse Krys, dopo aver guardato, per un interminabile istante, lo schermo del suo telefono.
<< Che succede? >> chiesi, sebbene non fossi realmente sicura di voler conoscere la risposta: che il Dottor Ki le avesse mandato una mail?
O peggio...
<< Beh sai >> iniziò, riponendo il cellulare nella tasca posteriore dei suoi jeans stracciati.
Non riuscivo davvero a spiegarmi come diamine riuscisse a tenere quell'enorme aggeggio in uno spazio così angusto...per giunta poco sicuro.
<< Zia Soomin aveva pensato di "regalarmi" l'auto di zio Do-Hyun, praticamente mai utilizzata, ma...a quanto pare, ha trovato qualcuno disposto a sborsare una gran bella cifra per quell'automezzo, dunque... >>
<< Dunque è il caso di fare un salto all'auto concessionaria, signorinella "la mia sì, che è una macchina coi controcoglioni"! >>.
Era davvero così: il vecchio pick-up di Krys era ormai un arrugginito catorcio da rottamare.
Eppure, la mia migliore amica sembrava talmente affezionata a quell'orrenda carretta, da non sembrare assolutamente propensa a volersene separare.
Neanche si fosse trattato del suo peluche preferito...
<< Sai Seon, pensavo che magari potrei trasferirmi nell'appartamento dell'"allegra compagnia dei Mini Pony". Insomma, zia Soomin ha bisogno di restare sola e, dopotutto, presto o tardi dovrò presentarmi alle lezioni... >>.
Data la distanza dalla metropoli, il giorno precedente Krys non era riuscita a raggiungere la sala prove, completamente ignara del fatto che tale circostanza, si sarebbe rivelata totalmente a suo favore quel pomeriggio.
Allargai nervosamente il colletto del maglioncino in cachemire verde salvia, distogliendo lo sguardo dai titubanti occhi della mia amica.
<< NO! >> esclamai a bruciapelo, e l'espressione corrucciata della mia interlocutrice si trasformò immediatamente in una maschera di stupore.
<< Come sarebbe a dire "NO"?! >> chiese incredula, gli occhi fuori dalle orbite.
<< Intendevo... >> fui costretta a prendermi alcuni secondi, prima di riuscire a trovare le parole più indicate, al fine di chiarire, nel miglior modo possibile, la reale motivazione dietro quella mia assoluta negazione.
Mentire sarebbe stata l'opzione più valida.
<< Intendevo che, se pensi di poter evadere dalle tue responsabilità in questo modo, ti sbagli di grosso, carina! Acquisterai un'auto nuova: fine del discorso. >> conclusi, incrociando le braccia al petto ed ostentando autorevolezza.
L'avevo scampata davvero bella!
<< Certo che puoi venire a stare da noi >> aggiunsi infine, sorridendole con gli occhi e allargando le braccia per accoglierla in una calorosa stretta.
Krys emise un gridolino di felicità, quindi, sciogliendosi dall'abbraccio mormorò: << E anche oggi, la macchina la comprerò domani! >>.

Jungkook's POV


Se finalmente, dopo anni, la mia adorata sorellina era tornata da me, il merito risiedeva tutto nell'intervento -non richiesto- di Sejin, il nostro tanto amorevole manager.
E ammetterlo mi costava davvero molto.
Quando, una settimana prima, aveva varcato la soglia della familiare e ormai monotona sala prove, il mio cuore si era improvvisamente fermato: Seon era sempre stata una ragazzina graziosa, ma ora che il suo viso aveva perso i tratti infantili, la sua bellezza era aumentata a dismisura, al pari della sua eleganza, evidenziata dai suoi impeccabili abiti di taglio sartoriale, così come dal make-up, accuratamente applicato al fine accentuare i tratti scolpiti di quel viso etereo per natura.
L'improvvisa apparizione di Yoongi mi ridestò bruscamente dal turbine dei miei pensieri, costringendomi a lasciare controvoglia il comodo cantuccio da me gloriosamente conquistato sul divano -a suon di spintoni e solletico.
Frugai nel piattino portaoggetti all'entrata, afferrando il primo mazzo di chiavi che mi capitò a tiro, quindi lasciai l'appartamento, dirigendomi al parcheggio sotterraneo e trascinandomi dietro – tirandolo per la manica del maglione- uno Yoongi completamente immerso nella scrittura di un nuovo testo rap.

***


Il viaggio in auto verso lo studio del tatuatore, seppur breve mi sembrò eterno.
Il mio compagno d'avventura, inoltre, era rimasto per tutto il tempo con il naso chino sul consunto taccuino di pelle nera, nel quale conservava i suoi tesori nascosti...ovvero, testi di brani -e poesie- che gli stavano più a cuore, assieme a quelli incompiuti.
E quando il genio -ora al lavoro- si trovava nel bel mezzo del suo irrefrenabile impeto d'ispirazione, doveva regnare l'assoluto silenzio! Dunque, al fine di evitare di contaminare la sua creatività, non mi concesse neppure di smorzare il monotono ronzio dei pneumatici con un po' di musica.
Come di consuetudine, la porta secondaria dello studio era stata socchiusa in previsione del nostro arrivo; Yoongi decise di approfittare della protezione che il vicoletto concedeva per fumarsi una sigaretta, incurante della leggera frescura che si stava alzando, complice il calar della sera.
Fermo a contemplare il panorama di una metropoli che, a poco a poco, si tingeva dei vibranti colori della vita notturna, con un gesto della mano mi fece cenno di proseguire all'interno dello studio del tatuatore, rivolgendomi un flebile << Arrivo >>. Colsi al volo il suggerimento rifugiandomi all'interno del locale; grosse lampade alogene rendevano l'atmosfera calda e accogliente. Percorsi l'ormai familiare corridoio, alle cui pareti erano affisse diverse bacheche contenenti le corrette istruzioni per la cura dei piercing e dei tatuaggi, fino ad arrivare alla solita porta rossa, che delimitava lo studio del mio tatuatore di fiducia, Mr. Rain.
Entrai senza bussare...ma non vi era anima viva. Confuso, mi diressi verso il bancone in vetro cercando Chad, il ragazzo che si occupava dei piercing e degli appuntamenti, trovandolo intento a sfogliare un catalogo per lo shopping online.
<< Chad...dov'è Mr. Rain?! >> chiesi iniziando a spazientirmi.
Non avevo mai amato aspettare, impaziente per natura quale ero sempre stato.
<< 'Bella Kook! Oggi Rain non è in studio. È uscito prima... però ha passato l'appuntamento a Psyco. Vai alla porta viola, in fondo al corridoio a destra >> biascicò Chad, per poi tornare a contemplare la pagina riservata ai pigiami.
Incredulo seguii le istruzioni del piercer senza neppure ringraziarlo, ritrovandomi dinnanzi alla porta del fantomatico Psyco; sperando di poter dare di me una buona impressione al nuovo tatuatore, bussai, e senza aspettare alcuna risposta, entrai nella stanza.
Non appena varcai la soglia, venni investito da un assordante cacofonia di chitarre elettriche, accompagnate dal frenetico ritmo di una batteria.
Il fracasso era infernale e potevo a malapena sentire i miei pensieri.
Iniziai a guardarmi intorno, cercando d'individuare disperatamente lo stereo...ma dopo aver girato a vuoto per ben due volte, constatai amaramente che non ve n'era neppure l'ombra.
Presi dunque a concentrarmi sui numerosi disegni appesi alle pareti, sperando che gli schizzi e le foto dei lavori eseguiti potessero distrarmi dalle note martellanti; improvvisamente, la mia attenzione venne catturata dal disegno di una splendida peonia, intrecciata ad una camelia.
<< Belle vero? >> chiese una voce femminile alle mie spalle, facendomi sobbalzare per lo spavento.
Il baccano infernale sfumò, come il finale di una canzone anni '80.
E mi voltai.
<< Tu devi essere Jungkook...piacere, io sono Psyco! >>.
Sicuro di ritrovarmi sovrastato da un colosso nerboruto, sulle orme di Rain, la persona apparsa come d'incanto in quel corridoio non avrebbe potuto essere più diversa dall'immagine che la mia mente aveva deciso d'associare al frastuono infernale che imperversava nella stanza.
La ragazza che mi stava davanti dimostrava solo qualche anno più di me; i lunghi capelli corvini presentavano alcune mèches rossastre, ed i penetranti occhi castani, incorniciati da una leggera montatura dorata, di forma esagonale, erano contornati da una leggera linea d'eyeliner, strategicamente applicato a conferire un taglio allungato...sensuale.
La pelle nivea era punteggiata da una fitta rete di lentiggini che le costellavano entrambe le guance e il nasino all'insù.
Il corpo statuario era fasciato da un crop-top bianco a righe nere, il ventre, tonico e piatto, adornato da un delicato piercing all'ombelico, mentre i fianchi erano lambiti da un paio di jeans color borgogna.
<< Ti sei incantato, chère? >> ridacchiò, legando i lunghi capelli in una coda alta e spettinata.
Abbassai lo sguardo arrossendo fino alla punta delle orecchie, mormorando qualcosa che giunse incomprensibile persino a me stesso.
<< Allora... vuoi la peonia o il tatuaggio che avevi programmato con Rain? >> chiese, indossando i guanti in lattice e preparando il lettino, per poi passarmi i due fogli con gli schizzi...salvandomi da quella situazione a dir poco imbarazzante.
Mi sfilai la maglietta e mi coricai lasciando il fianco destro in bella mostra, passandole quindi, il foglio con il disegno che avevo deciso di farmi tatuare quello stesso pomeriggio.
<< Mhh... scelta interessante >> commentò la giovane, per poi iniziare a preparare l'inchiostro in piccoli tappini.
Psyco, il cui vero nome era Anna – come mi disse poco dopo- applicò lo stencil sul mio fianco ed accese la macchinetta, che prese vita con un ritmico ronzio.
Stava per poggiare l'ago sulla pelle, quando la pesante porta colorata di viola venne aperta con un tonfo sordo, rivelando la figura di Yoongi.
Anna alzò la testa di scatto fulminando con lo sguardo il nuovo arrivato, al quale, con un gesto stizzito, intimò di prendere posto al mio fianco.
L'affascinante tatuatrice stava lavorando ininterrottamente da circa quaranta minuti, canticchiando tra sé e sé, mentre Yoongi posava gli occhi dapprima sul taccuino, per poi spostare rapidamente il suo sguardo sulla corvina, arrossendo leggermente quando Psyco si voltava per intingere l'ago nell'inchiostro.
Nello studio regnava un silenzio surreale, interrotto solamente dal ritmico ronzare della macchinetta per i tatuaggi e dai nostri respiri.
Osservai a lungo la parete di fronte al mio viso, fino a quando la mia attenzione non venne catturata dalla data sul calendario: era fermo da diversi mesi.
E non solo...
In quello stesso giorno, anni addietro, io e Jin avevamo compreso, a malincuore, che Seon non sarebbe tornata da noi.

FLASHBACK: ADDIO (Pt.II)

Le ore, in quel pomeriggio uggioso, sembravano non voler passare mai.
Il telefono finiva tra le mie mani per poi venir posato nuovamente, nella speranza di cogliere anche solo un vago segnale della sua presenza, al di là di quello schermo gelido e sporco.
Erano trascorse ormai un paio di settimane da quando Seon se n'era andata, e ad ogni telefonata rifiutata, un pezzo del mio cuore si sgretolava.
Per non parlare di Jin, perso in un oblio senza alcuna via d'uscita.
All'ennesima chiamata andata a vuoto, quel giorno qualcosa dentro di me cedette: mi sdraiai sul letto stringendo le ginocchia al petto, ritrovandomi improvvisamente a singhiozzare convulsamente.
Non riuscivo a perdonarmi per quello che avevamo fatto.
Nessuno di noi due riusciva.
Cercando di calmarmi, rotolai su un fianco, osservando tra le lacrime copiose il rettangolo di carta patinata accanto alla mia testa; allungando una mano tremante lo afferrai, portandolo il più vicino possibile alla mia vista offuscata.
L'ultima foto scattata appena prima che Seon scoprisse tutto, pensai affranto.
I singhiozzi presero a scuotermi nuovamente mentre, portandomi la foto al petto, acquisii una sempre più nitida e terribile consapevolezza.
Non l'avrei più rivista.
Altre nostre vecchie fotografie erano disseminate sulla moquette cerulea; in alcune eravamo abbracciati, in altre ridevamo.
Una di quelle immagini ritraeva noi due assieme a Jin.
Quella foto era stata scattata durante il torneo sportivo che la nostra scuola aveva organizzato appena quattro mesi prima dell'evento "incriminato". Seon era al centro: indossava la divisa della squadra di pallavolo, nonché una canotta rosso fuoco su cui spiccava la C di capitano, ed un paio di pantaloncini neri alquanto striminziti che mettevano in risalto le sue gambe slanciate, mentre i lunghi capelli corvini erano raccolti in una coda alta, fermata da un grande fiocco rosso scuro. Il suo viso era addolcito da una smorfia adorabile mentre io e Jin, entrambi nella nostra tenuta da basket, le baciavamo le guance stringendola in un abbraccio.
Durante quelle terribili settimane, intrise di malinconia, il dolore sordo, causato dall'improvvisa scomparsa di mia sorella, costrinse me e Jin a dover fare i conti con una persistente sensazione di agitazione e di angoscia, che serrava lo stomaco e la gola in una morsa di giorno in giorno sempre più crudele. Il rifiuto forzato verso qualsiasi forma di cibo, portò inevitabilmente entrambi a dover subire una massiva perdita di peso, e a poco servivano i tentativi degli altri componenti della band, con i quali avevamo intrapreso una convivenza -tutt'altro che armoniosa-, alloggiando in un'angusta stanzetta che fungeva al contempo da camera e sala prove, di tirarci su il morale, arrivando persino a travestirsi da clown.
Jin cercava di prendersi cura di me al meglio delle sue possibilità, ma anche il suo cuore era straziato tanto quanto lo era il mio. Non vi era scorcio che non riportasse le nostre -subdole- menti al ricordo di Seon e del tradimento che avevamo ordito alle sue spalle.
Perché non importava quanto lei potesse esser stata odiosa e incostante nei mesi precedenti: nulla avrebbe potuto giustificare quello che avevamo fatto.
E in particolare, quel che IO le avevo fatto, suo fratello, colui che avrebbe dovuto proteggerla, coccolarla e cercare di capire la reale origine del suo comportamento tanto tronfio e distaccato.
Invece avevo optato per la via più semplice, ovvero la vendetta.

Lei aveva ferito me? Io avrei ferito lei.

Esattamente come da bambini.
Ero stato un cretino e ora la mia Noona, la mia sorellona, che adoravo con ogni fibra del mio essere, mi odiava.
Mentre i singhiozzi continuavano a scuotere il mio corpo, la mia mente continuava a mostrarmi, in un loop infinito, i ricordi più dolci con Seon, punendomi per la mia cattiveria.
Da quel giorno, avrei semplicemente dovuto accettare di averla persa.
Persa nell'infinito oceano di bugie che la mia mente infantile aveva ingegnato, forse al solo scopo di nascondere quella caratteristica che tanto odiavo di me stesso.


***
HAPPY SPOOKY HALLOWEEN!!!
🕸️🕷️

Aya&Kryss

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top