6.

⚠️ In questo capitolo sono presenti scene esplicite

Becky era seduta e attendeva che Jenna tornasse con la sua birra, ma lei si presentò con una cassetta del primo soccorso.
La osservò mentre frugava al suo interno e ne tirava fuori delle garze e del disinfettante.
«Jenna, non ho bisogno di nulla. Voglio solo bere la mia birra e che tu ti sieda qui con me.» Le indicò la sedia.

«Vuoi stare un po' zitta?» tuonò lei con decisione e Becky si ammutolì. Jenna le sollevò il mento ed esaminò meglio la ferita.
«Basterà questo.» Prese la garza pregna di disinfettante e iniziò a tamponarle la ferita. «Allora, mi dici come ti sei procurata questo taglio?»

Il cuore di Becky perse un altro battito. Sentì lo stomaco stringersi in una morsa e, d'istinto, posò le mani sul retro delle ginocchia di Jenna, gesto che le provocò un sussulto. «Non possiamo parlarne dopo?» chiese con evidente impazienza.

Jenna, al contrario, si mostrò tranquilla, anche se il suo cuore batteva all'impazzata e le gambe erano diventate molli. «Dopo cosa? Avevi detto che mi avresti raccontato tutto», la incalzò

«Ed è così», Jenna si fermò e attese che arrivasse un "ma"; e così  fu. «Ma abbiamo tutto il tempo per farlo.» Becky fece scivolare le mani più su, dietro le sue cosce, col desiderio che cresceva a ogni minuto. Non riusciva ancora a credere che le fosse servito solo qualche giorno per arrivare già a quel punto, ma Jenna valeva ogni rischio e, come con tutte le cose della sua vita, viaggiava a una velocità che solo pochi avrebbero capito. Crescere con una spada di Damocle sulla testa, ti cambiava il modo di vedere le cose.

«Non so se l'abbiamo. Non ho ancora deciso se voglio far parte della tua vita.» Fece per allontanarsi, ma Becky la tirò a sé e posò la fronte sul suo ventre.
«Invece lo hai deciso appena ho varcato quella soglia stasera.»

Jenna d'istinto le carezzò il capo, poi ritrasse la mano. «Non ferirmi», disse con fin troppa emotività, tanta da far pensare a Becky che avesse gli occhi lucidi e, quando alzò lo sguardo su lei ne ebbe la conferma.

«Non ci vediamo da una settimana; credi che sarei venuta fin qui solo per ferirti? Non sono alla ricerca di avventure, se è quello che temevi», confessò. Jenna inghiottì tutti i discorsi che avrebbe voluto farle, convinta dai suoi soli occhi che quella fosse la verità.

Ci fu un momento di silenzio assoluto in cui con il solo sguardo si dissero ogni cosa. Becky si umettò le labbra e le gote di Jenna si colorarono appena dandole il segnale che attendeva. La strinse a sé e la fece sedere a cavalcioni sulle proprie gambe per baciarla.
«Ora smettila di fare la scontrosa. Sei pronta a sentire cos'ho da dirti?»

Jenna annuì contro la sua fronte e la baciò di nuovo. Con la mano le sfiorò la parte rasata della testa e trasformò il gesto in una carezza.

Kathleen era andata via e Christopher era di nuovo chiuso nella sua camera a trafficare con il computer e le mappe del satellite, perdendo la cognizione del tempo.

Becky aprì la porta di casa e invitò Jenna ad entrare.
«Chris! Abbiamo ospiti.» Le rivolse un sorriso, poi la baciò.

Christopher si presentò in cucina con addosso solo dei pantaloncini. «Cazzo Bek, potevi dirmi che eri con lei», si affrettò a indossare una maglia.

«Dai, che non sei male da vedere», rise, «e poi non credo sia interessata.»

Jenna le diede uno strattone impercettibile e intervenne: «Devi scusarla, è un po' su di giri.»

Lui annuì rassegnato. «La verità è che ci conosciamo da fin troppo tempo.» Tirò via un po' di carte lasciate in giro e le gettò nella spazzatura, nel tentativo di dare una parvenza di ordine. «Allora... cosa ci fate qui?»

Becky fece spallucce. «Volevo mostrarle il nostro piccolo quartier generale», dichiarò senza preamboli.

«Quindi ti ha raccontato davvero "tutto"?» le chiese.

Jenna la guardò dubbiosa. «Credo di sì. Insomma, lo spero.»

Becky continuava a essere sottoposta a disamina e questo la fece risentire. «Certo che l'ho fatto», concluse sicura.

«Quindi è vero che ha fatto saltare un blindato con una bomba?» la barista si rivolse a Christopher, in attesa di una sua risposta affermativa che avrebbe confermato la versione di Becky.

Di tutta risposta, Christopher sbarrò gli occhi e tirò via la sua amica per un braccio.
«Ma che ti dice il cervello? Ti ho detto di raccontarle la verità, ma alcune cose potevi anche ometterle, non credi?» ringhiò tra i denti.

«Chris», posò le mani sulle sue spalle e lo guardò negli occhi, «voglio che funzioni davvero, quindi le racconterò ogni cosa. Se, o quando, deciderà che è troppo per lei, la lascerò andare; ma non voglio avere rimpianti.»

Lui sospirò. Si rese subito conto che sarebbe stato inutile discuterne ancora. Quando si metteva una cosa in testa, nessuno riusciva a farle cambiare idea.
Tornarono da Jenna e si accomodò per fare quattro chiacchiere.
«Quello che ti ha raccontato Becky è top secret. Non dovrai mai farne parola con nessuno. Riuscirai a mantenere il segreto?» Come una sorta di giuramento, quelle parole siglavano un accordo ufficioso tra le parti.

Jenna guardò Becky, le sorrise, e annuì quasi eccitata da quella nuova realtà che le si apriva davanti.
"È come in un film!", aveva detto un'ora prima a Becky, per poi darle un bacio a schiocco sulle labbra.

«Non voglio ammazzare il tuo entusiasmo, ma sappi che non è sempre e solo adrenalina. Spesso rischiamo la pelle», aggiunse Christopher, nella speranza che lei avesse davvero capito a cosa stesse andando in contro.

Quell'ultima frase l'aveva resa pensierosa, anche se Becky era stata sincera sulle eventualità. A ripensarci ora, però, si sentiva un po' in ansia.

«Ma tu non ci pensare», Becky corse ai ripari, «vedrai che andrà tutto bene.» Si mise in piedi e la prese per mano. «Ora se non ti dispiace», si rivolse al suo amico, «vorrei mostrarle la mia camera.»
La trascinò via, mentre lei si scusava per la fuga.

Jenna non l'aveva mai vista sorridere così a lungo e la sua dentatura perfetta le aveva rapito l'attenzione. Becky la teneva per mano e le mostrava la camera. Il suo entusiasmo era così contagioso che, dopo essersi trattenuta fino a quel momento, non riuscì più a ignorare la voglia che aveva di baciarla.
Prese il suo viso tra le mani e Becky si fermò all'istante. Gli occhi color ambra di Jenna si fissarono nei suoi, fece un grosso respiro e la baciò.

Becky le mostrò il suo lato dolce, con baci e carezze; queste ultime erano leggere e sensuali, per nulla frettolose, e le stavano regalando un momento magico. Provava qualcosa di nuovo, di inaspettato per il poco tempo che avevano trascorso insieme, eppure nulla sembrava forzato, studiato. Loro due si desideravano ed era stato chiaro sin dal principio.
«Perché non volevi parlarmi di tutto questo?» le chiese in un soffio.

Becky le carezzò il viso. «Avevo paura che a causa di quello che faccio, di quella che sono, mi avresti respinta.»

Jenna la guardò negli occhi e riuscì a coglierne la completa sincerità. «Come avrei potuto, se non riesco a fare altro che pensare a te?»

A quelle parole, sentì un calore correrle per il corpo. Le afferrò la nuca con una mano e la baciò con desiderio crescente.
La situazione si surriscaldò in fretta. Infilò una mano su per la camicetta di Jenna e lei gemette contro la sua bocca appena le dita le sfiorarono il seno.
«Ho sognato ogni notte questo momento», confessò Becky mentre ne apriva i bottoni, per poi sfilarla e lanciarla sul letto. Fece correre la lingua sul corpo di Jenna e lei inarcò la schiena per lasciarle ogni libertà.
La prese in braccio, con le gambe che si avvinghiarono alla sua vita, e l'adagiò sul letto. Fece scivolare lenta la mano nei pantaloni di Jenna e subito dopo nelle mutandine, per finire tra le sue pieghe morbide e lisce.

Lei gemette per quei tocchi sapienti con le dita, ma ben presto sentì di volere di più. Sfilò la maglia di Becky e si liberò dei suoi pantaloni, diventati troppo opprimenti; poi toccò a quelli di lei. Per un momento restò incantata ad ammirare la sua muscolatura.
Becky aveva l'aria di essersi allenata per anni. Il suo fisico asciutto e i lineamenti definiti non lasciavano spazio a dubbi.
Strinse il labbro tra i denti e la tirò appena per un braccio.

Becky si abbassò su di lei e le baciò il collo, per poi scendere sulla clavicola e dedicarsi ai suoi seni abbondanti.
Quella rossa tutta curve non aveva per niente deluso le sue aspettative. Era morbida nei punti giusti e rispondeva a ogni suo tocco come aveva desiderato che facesse. Continuò a carezzarla tra le gambe e a lasciare che i suoi caldi umori le bagnassero le dita per aiutarla a farle entrare senza difficoltà.

I gemiti soffocati di Jenna, però, rischiavano di rovinare il momento a entrambe. La passione che sentivano di dover liberare, era oppressa dal pudore. Per loro fortuna, come se l'avesse letta nella mente, Christopher intuì la delicatezza del momento e decise di uscire. Chiuse la porta di casa con tanto di tonfo per far sì che Becky capisse.
Grazie amico mio, pensò.
Spinse le dita tra le pieghe di Jenna, sempre più a fondo. Prese un capezzolo tra le labbra e questo la fece sussultare dal piacere.

Quando venne sulla sua mano e bagnò il letto, scoprì una nuova sensazione. Era soddisfatta, appagata, e le voleva ricambiare il favore.
L'attirò a sé per un bacio e cercò di scambiare posizione con lei, ma Becky si oppose. Scosse la testa, così lenta e con uno sguardo tanto carico di desiderio, che Jenna sentì un'altra stretta tra le cosce.
«Non ho ancora finito con te», sussurrò al suo orecchio, per poi scivolare giù per assaporarla.

Jenna sollevò le spalle dal letto, si tenne sui gomiti e la osservò incredula per il piacere che sentiva per la prima volta in vita sua.
Becky sembrava esperta in quello che faceva e questo le causò un lieve imbarazzo. Cosa penserà? Mi troverà impacciata come una ragazzina alla sua prima esperienza, pensò, ma non ebbe il tempo per continuare a crucciarsi, perché un altro orgasmo la fece tremare come una foglia e spazzò via ogni stupido pensiero.
Cercò di riprendere il controllo del proprio corpo e decise che toccava a lei, ora, portare Becky al culmine e non avrebbe accettato una contestazione.
Le afferrò il braccio e la tirò sul letto.

Becky rimase piacevolmente colpita da quel suo fare deciso, in netto contrasto con la dolcezza che aveva sempre mostrato da quando l'aveva conosciuta. Lo sguardo sorpreso che le aveva rivolto poco prima, per le azioni che stava compiendo, le avevano fatto capire quanto poco avesse sperimentato nel corso della propria vita e trovava la sua innocenza di una dolcezza disarmante. Ma ora dimostrava di essere decisa, quasi autoritaria, e nonostante fosse sempre stata lei ad avere il comando in quelle situazioni, dovette ammettere che lasciarle campo libero le provocava brividi di piacere lungo la schiena.
Seguiva ogni suo movimento con attenzione e l'istinto le urlava di riprendere il controllo. Quando Jenna raccolse i capelli e se li buttò dietro le spalle, facendo sobbalzare i suoi seni tondi e pieni, Becky esalò un respiro profondo e alzò gli occhi al cielo per trattenersi.
Un altro brivido di piacere l'attraversò.

Jenna spostò una gamba e lasciò che le sue labbra si posassero su quelle di lei.
Becky le afferrò i fianchi e l'accompagnò nei movimenti. Prima lenta, poi più veloce.
Gemette, quando Jenna le carezzò i seni piccoli e turgidi, continuando fino a che non venne ansimando contro la sua bocca. Poi la baciò.

° ° °

Jenna se ne stava accoccolata tra le sue braccia e lei la guardava soddisfatta. Respirava a pieni polmoni l'odore della sua pelle e dei suoi lunghi capelli sparsi sul letto, mentre le carezzava il ventre piatto.

Jenna sfiorò la cicatrice che aveva sotto le costole. «Com'è successo?» le chiese. Si posò col mento sul suo petto in attesa della risposta.

L'eccitazione che Becky vide nei suoi occhi la fece sorridere. Le spostò i capelli dal viso e rispose: «Quando hanno portato via Marcus sono stata ferita da un colpo di fucile e hanno dovuto operarmi.»

Lei s'intristì. «Cosa si prova? Ha fatto molto male?» si alzò sulle ginocchia, in pena. «E se dovesse accadere di nuovo?»

Becky prese le sue mani e la guardò negli occhi: «Respira», disse con tono pacato. «Cosa ci siamo dette?»

«Che dobbiamo vivere nel presente», Jenna ripeté con lei. «Credi di potercela fare? Perché questa è la mia vita ed è una cosa che non posso cambiare.»
Quando riprese a respirare in modo regolare, Becky posò la fronte sulla sua, poi la baciò con delicatezza. «Ti sei tranquillizzata adesso?»

Jenna annuì. «È solo che è tutto nuovo per me.»

«Lo so, e lo capisco. Giuro che farò del mio meglio affinché tu possa vivere questa situazione nel miglior modo possibile.» Si alzò anche lei sulle ginocchia e l'abbracciò.
«Non farei mai nulla, di proposito, per ferirti.» La baciò ancora.

«Lo so», rispose in un soffio, mentre si lasciava andare tra le sue braccia.

Becky le sfiorò il collo, allontanandone i capelli per poterlo baciare. Le mani scesero lungo la sua schiena, fino ad afferrare il sedere morbido e tondo. Quando lo strinse un po', Jenna si lasciò scappare un gemito.
È così bella, pensò l'attimo prima di baciarla, facendo scorrere la lingua nella sua bocca, quasi a voler rubare quell'esalazione.
Le mani, da dietro, puntarono l'interno delle sue cosce. Fece scivolare le dita di una mano tra le pieghe bagnate, mentre con l'altra sorreggeva uno dei seni per assaporarlo.

Jenna le carezzò la testa e con l'altra mano iniziò a toccarla tra le gambe, ma un altro gemito uscì prepotente dalla sua bocca quando Becky le diede un colpetto secco. Si aggrappò forte alle lenzuola e venne di nuovo. Afferrò il polso di Becky e lo strinse un po'.

«Un altro?» Becky sussurrò a fatica. Prese il labbro tra i denti e morse appena, finché la rossa non ebbe un altro orgasmo.

«Cosa mi stai facendo?» riuscì a dire tra un grosso respiro e l'altro, mentre le loro fronti erano attaccate, come a sorreggersi, senza mai perdere l'eccitazione.

«Ti piace?» le sussurrò, prima di baciarla ancora.

«Sì», rispose la barista tra i respiri affannosi. «Voglio farlo anch'io.» Spinse Becky sul letto, di schiena.

«Fare cosa?» riuscì a dire solo, prima che Jenna si abbassasse tra le sue gambe, per darle piacere con la bocca.

«Oh... » strinse le lenzuola tra i pugni e alzò per un attimo gli occhi al cielo, per poi abbassarli su di lei e osservarla darsi da fare per procurarle piacere.
Ogni tocco di lingua la invogliava a strusciarsi contro di essa, ma restò ferma, permettendole di imparare con calma. Aveva intuito, da come l'aveva guardata quando era toccato a lei, che nessuno le aveva mai dato piacere in quel modo e ora, dopo averlo sperimentato, voleva ricambiare.
Era impacciata, ma avrebbe rispettato i suoi tempi; inoltre sembrava essere un'ottima allieva.

Allungò una mano per afferrarle i capelli, ma la ritrasse. Non voleva rischiare che avesse l'impressione sbagliata.
Jenna però l'aveva vista e, senza interrompere quello che stava facendo, le afferrò la mano e se la portò tra i capelli.
Il suo sguardo supplichevole eccitò ancora di più Becky, che li strinse un po' in un pugno, accompagnandola nei movimenti sempre più decisi, sempre più in confidenza col suo corpo, fino a portarla al culmine.

Il mattino era sopraggiunto troppo in fretta e Jenna sentiva ancora addosso la stanchezza di una notte come non l'aveva mai vissuta. Il profumo fruttato di Becky le aveva riempito le narici, tanto che le sembrava di averla accanto.
Dopo essersi ricordata di averle rubato un cinturino di cuoio, si guardò il polso. Il bracciale di Becky, dalle sfumature marroni, si abbinava perfettamente al suo incarnato. Si portò il polso sotto il naso e inspirò. Chiuse gli occhi e alcuni dettagli della notte passata le tornarono alla mente.
Sorrise imbarazzata e strinse il labbro inferiore tra i denti, mentre inseriva la chiave nella toppa per aprire il locale.

«Buongiorno», Silvia si avvicinò alla porta del locale, «la sveglia non è suonata?»

Jenna le rivolse un mezzo sorriso e aprì la porta, permettendo a entrambe di entrare. «È stata dura lasciare il letto.» Sorrise ancora.

«Capisco.» Silvia accese la macchina per il caffè e ne preparò due tazze. «Basterà perché ti riprenda? Sembra che tu non abbia chiuso occhio», la guardò e sorrise divertita, «il che è strano, visto che stamattina sono passata da te e non c'eri.»
Versò il caffè nelle tazze e gliene offrì una.

Jenna la prese e ne sorseggiò un po'. «D'accordo», si fece un po' più vicina alla sua amica, «Becky è passata qui ieri sera e abbiamo parlato.»

«E scommetto che è per questo che non hai dormito.» Silvia rise, col volto coperto dalla tazza.

Jenna la imitò, poi la mise giù. «È stata la notte migliore della mia vita!» esclamò, portandosi le mani al petto.

Silvia fece il giro del bancone e corse ad abbracciarla. «Oh mio Dio! Devi assolutamente raccontarmi ogni cosa», pretese euforica e nel contempo il sorriso di Jenna si allargava sempre di più.

«È incredibile», si perse ancora nel ricordo della notte appena trascorsa, «credo di non aver mai fatto nulla del genere. Lei è... Sa così tante cose! Io non credevo di riuscire... di riuscir... »

«Se ti mancano anche le parole.» Silvia aprì le braccia con un'espressione sconcertata.

Jenna la chiamò a sé e sussurrò: «Non credevo fosse possibile venire così tante volte.»

Silvia si lasciò scappare un grido di sorpresa, poi si tappò la bocca con una mano. «Cavolo, quanto ti invidio.» Le diede un colpetto al braccio e scoppiarono in una grossa risata.

«Però non è solo questo», Jenna aveva lo sguardo sognante e le sue guance si stavano colorando di un rosa acceso, «mi fa stare bene», sorrise timidamente. «Quando sto con lei, il tempo sembra volare e non ne ho mai abbastanza delle sue carezze, dei suoi baci. Mi guarda con desiderio e io riesco a stento a trattenere l'eccitazione. Nei suoi occhi vedo anche amore, e mi fa venire voglia di vedere quello sguardo per tutta la vita.»

«Oh merda!» Silvia divenne seria.

«Cosa?» chiese lei preoccupata.

«Tu sei già innamorata follemente di quella donna», rispose puntandole un dito sul petto.

Jenna spostò via la mano: «E perché sarebbe un male?»

«Perché la conosci appena? Insomma, non voglio rovinarti la giornata, sono solo preoccupata per te. Non voglio che tu ti faccia male.»

Jenna prese le tazze vuote per pulirle e si avvicinò al lavabo. «Ti preoccupi sempre per me e ti ringrazio per questo. Sei la sorella che non ho mai avuto», alzò lo sguardo verso di lei, «però dovevi proprio dirlo ora?»

Silvia s'intristì. «Scusami, hai ragione. Non dovevo», si avvicinò a lei, «ti sto rovinando il momento. Sono proprio una stupida.» Si diede un colpetto alla testa, poi la strinse tra le braccia. «La conosci da poco, ma di sicuro meglio di me», le prese il viso tra le mani, «andrà tutto bene», sorrise.

Jenna si sentì di nuovo più leggera e l'abbracciò a sua volta. «Grazie.»

«Ora diamoci da fare.» L'amica si staccò da lei e prese un grembiule.

«Come? Non lavori oggi?»

«Sono una scrittrice», fece spallucce, «è il bello del mio lavoro. Posso dedicarmi a più cose insieme.» Le regalò un altro dei suoi sorrisi, prima di immergere le mani nell'acqua e sapone.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top