37. (Prima parte)
La giornata era fresca e la brezza marina portava con sé un lieve sentore di salsedine. Silvia se ne stava con i piedi a mollo e lasciava che i sassolini trasportati dalle piccole onde in arrivo, rotolassero sul dorso dei suoi piedi facendole il solletico. Con una mano teneva l'angolo del suo leggero vestito bianco, quasi come una carta velina. Si voltò a guardare Christopher poco più lontano da lei, seduto su una piccola escrescenza rocciosa, e gli sorrise felice. Sapeva quanto amasse il mare e trovava sempre il modo di accontentarla. Quella mattina, all'alba, avevano deciso di evadere dal nuovo quartier generale, il quale non si era rivelato poi così diverso dai precedenti, tranne che per una struttura più sobria. Le riunioni sfiancanti e la tensione crescente avevano spinto ognuno di loro a chiudersi nel proprio mondo personale. Il gruppo, dapprima affiatato e sinergico, ora faticava a restare unito, diviso da obiettivi diversi, eccezion fatta per l'annientamento di Victor.
Capo Bonaria si era presentato come il luogo perfetto per una sosta in libertà.
Christopher sfilò una sigaretta dal pacchetto e la fece ruotare tra le dita. Era da molto che non ne comprava. Pensandoci bene, da quando Silvia gli aveva fatto notare che comprarle non lo avrebbe aiutato a smettere di fumare. Si ricordò di quel momento, il primo in cui avevano quasi palesato i propri sentimenti, e accennò un sorriso. Subito dopo divenne più pensieroso.
Silvia si avvicinò e, leggiadra, si sedette accanto a lui. Gli lasciò un bacio sulla spalla e lo strinse tra le braccia.
«A cosa pensi?», indicò la sigaretta, «non avevi smesso tempo fa?»
Christopher accennò un sorriso amaro. «È così.»
«Allora?»
«Un anno fa, a quest'ora, ero su un lettino operatorio che lottavo tra la vita e la morte.»
«Tante cose sono cambiate in un anno. E tu sei qui, vivo, tra le mie braccia.»
«Già» sospirò «non riesco a fare a meno di pensare che se fossi stato tutto intero, avrei potuto essere più scattante ed evitare che Michael venisse ucciso.»
«Ehi.»
Christopher chinò la testa nelle spalle.
«Christopher, Luís, Fernão, Santiago, Krebs», gli prese il viso tra le mani, «tu non hai nessuna colpa.» Quando lui fece per liberarsi dalla sua presa, lei tornò a fissare gli occhi nei suoi. «Se Becky fosse stata più attenta, se Marcus fosse stato più veloce nel reagire, se Lien fosse stata meno teatrale. Se io fossi stata in grado di trattenere Michael con la nostra sessione d'allenamento. Tutti abbiamo le nostre colpe, e nessuno. La verità è che se vivessimo una vita normale, tutto questo non sarebbe accaduto.»
«È per questo che ho deciso che mi darò una regolata, alla fine di tutto questo.»
«E io ne sono felice. Ma smettila, ti prego. C'è già Becky che si piange addosso per qualcosa che non avrebbe potuto evitare.»
Christopher fissò i suoi occhi in quelli di Silvia ancora una volta. «Che c'è?», chiese stranita.
Lui le sorrise. «Sei bellissima. Dentro e fuori.» La baciò. «Ti amo così tanto.»
Silvia scosse appena il capo. «Sei irrecuperabile. Però anch'io ti amo.»
«Oh, questo è davvero un bel problema», accennò una risata e la baciò. «Sarai pronta a sopportarmi ogni giorno? Perché non ti libererai più di me.»
Silvia sorrise maliziosa. «Non avrei mai sperato di meglio», salì a cavalcioni su di lui. Lasciò scivolare le braccia sulle sue spalle e le chiuse intorno al collo. Prese le sue labbra con una tale foga, che il respiro le venne a mancare. Le dita affusolate scivolarono sotto il leggero strato di cotone della camicia.
Christopher sentì il desiderio diventare impellente. Con uno strattone si liberò della camicia e la strinse tra le braccia. Tirò giù le spalline del suo vestito, lasciando scoperti i seni voluttuosi. Si fermò ad osservarli per un istante, prima di sostenerne uno con la mano e assaggiarne la punta turgida. A Silvia scappò un gemito, che lo invogliò a prenderne ancora, incapace di trattenere l'ardore.
«Se le premesse sono queste, non vedo l'ora», gli sussurrò a un orecchio.
Christopher sentì i brividi lungo la schiena. L'afferrò stretta e la portò sotto di sé. «Non ti pentirai neanche un giorno della tua vita.» La baciò e si fece spazio dentro di lei con dolcezza. Quando un moto di passione li travolse, tutto divenne più intenso.
~
Con il suono del mare a cullarli, se ne stavano distesi sulla piccola lingua di sabbia.
«Credi che ci vorrà ancora molto?», gli chiese di punto in bianco.
Christopher prese un grosso respiro e sbuffò fuori l'aria. «Spero di no. Vorrei svegliarmi e scoprire che tutto si è risolto come per magia. Ma niente tornerà più come prima.»
«Solo perché hai deciso di non partecipare più all'azione sul campo?» Silvia si sollevò su un gomito per guardarlo negli occhi «ci sono tanti modi in cui potrai essere utile alla tua famiglia. Grazie a te, non è stato facile per il nemico attaccarci. Ci sono state delle vittime, sì, ma hai evitato una strage.»
A quelle parole, sorrise con una punta d'orgoglio.
«Di nuovo quello sguardo», lo incalzò.
«Cosa avrò mai fatto per meritarmi una donna tanto perfetta?»
«La smetti di fare il ruffiano? Sono seria!»
«Anch'io.» Quando lei alzò gli occhi al cielo, non resistette alla tentazione di baciarla. «Volevo attendere che si calmassero le acque, ma credo che non ci sia momento migliore.» Si sollevò dalla sabbia e si sedette sui talloni. Frugò nella tasca dei suoi pantaloni, abbandonati con gli altri indumenti sulla roccia.
Silvia provò a sporgersi per riuscire a capire cosa stesse facendo, ma non riuscì a vedere nulla. «Cosa stai combinando?»
Christopher si portò una mano dietro la schiena e le rubò un altro bacio, prima di sedersi accanto a lei. «È importante per me, quindi attenta alla tua reazione.» Sorrise.
«E non mi tenere sulle spine!» Provò a tirare verso di sé le sue braccia, ma lui non si mosse di una virgola. Riuscì solo ad avvicinarsi di più.
«Non ne hai avuto abbastanza? Smettila di buttarti addosso.» Scoppiò in una grossa risata.
«Sei un simpaticone», ridusse gli occhi a due fessure, «smettila tu, o resterai a digiuno per mesi», aggiunse provocatoria.
«Lo faresti davvero?» fece guizzare i muscoli delle braccia e del petto, attirando lo sguardo di Silvia su di essi.
Lei rispose con un semplice sorriso e incrociò le braccia al petto.
Dopo un attimo di esitazione, Christopher portò la mano in avanti e l'aprì, rivelando una catenina sottile in oro, con una medaglietta pendente, della grandezza di un acino d'uva. Sopra vi erano incise le sue iniziali.
Silvia la guardò «Christopher L F S Krebs?»
Christopher la fece ruotare e dall'altro lato c'era un'altra incisione.
Lei lo guardò dritto negli occhi «Quando l'hai fatta fare?»
«Questa medaglietta è mia dalla nascita, mentre il tuo nome l'ho fatto aggiungere solo dopo averti ritrovata. Vorrei che la tenessi tu.» Le sorrise.
Gli occhi di Silvia brillarono come due stelle e un dolce sorriso si allargò sul suo viso. Sollevò i capelli e attese che gliela mettesse al collo. Con una mano tenne ferma la medaglietta e con l'altra i ricci capelli neri. Quando ebbe finito, Christopher le lasciò un bacio tra la spalla e il collo. «Spero che tu non la tolga mai», le sussurrò in un soffio, che le fece venire la pelle d'oca.
Girò il viso di lato e fece scivolare la mano dietro la sua nuca, per ricevere un altro bacio. «La indosserà anche sotto la doccia», gli sussurrò a fior di labbra.
Christopher la strinse a sé, prendendo la sua bocca con un bacio famelico, che lasciò entrambi senza fiato. Lei lo prendeva anima e corpo, come nessuna era mai riuscita a fare. Si lasciò ipnotizzare dalle sue carezze e dai baci carnali, che continuavano a stuzzicarlo, finché non resistette più e si lasciò andare all'amore, nella pace più totale di quel luogo.
Becky uscì a passo svelto dalla sua stanza, seguita a ruota da Jenna.
«Rebekah, ti prego, fermati!» urlò, ma lei continuò la sua marcia. «Beka!» Finalmente riuscì a sortire l'effetto desiderato. Becky si bloccò, prima che la raggiungesse e le si parasse davanti.
«Se credi che me ne starò qui, con le mani in mano a guardarti mentre ti autodistruggi, ti sbagli di grosso», l'affrontò a muso duro.
«È arrivato il momento di mettere la parola fine a tutto questo. Non sai come funziona questo lavoro. Bisogna agire prima che riesca a riorganizzarsi. Sarà vulnerabile, scoperto. È il momento giusto per colpire.»
«Non sai neanche se le informazioni che hai ricevuto sono giuste! E se fosse una trappola? E poi, mi dispiace, ma anche tu sei vulnerabile al momento.»
Quelle ultime parole la colpirono più di quanto Jenna potesse immaginare. Becky rimise su l'espressione rabbiosa che aveva da una settimana e, dopo averle voltato le spalle, andò via a gran passo.
«Avresti dovuto evitare le ultime parole.» Christopher e Silvia avevano appena fatto ritorno e si apprestavano a raggiungere gli altri.
Jenna allargò le braccia, poi le lasciò penzolare lungo i fianchi. «Non so più come parlarle.» Legò i capelli in un bun e sottili ciocche rosse le riccaddero sulle spalle. «Ci sto provando, ma qualsiasi cosa dica, le rimbalza addosso come un muro di gomma.» Si coprì il volto con le mani e represse un grido di esasperazione.
Silvia si avvicinò e la strinse tra le braccia «Non puoi provare a parlarle?», chiese a Christopher. Quando anche Jenna lo guardò con occhi supplichevoli, non poté rifiutarsi.
«Ci proverò. Di nuovo.» Sospirò. «Ma sappi che lei non ce l'ha con te. È solo ferita e arrabbiata. Sono sicuro che presto tornerà a essere la solita Becky.»
«Lo so che non ce l'ha con me, ma non posso rischiare che si faccia consumare dalla rabbia.»
«Vedrai che andrà tutto bene», Silvia la consolò, regalandole un sorriso sincero, e lei annuì confortata.
«A che punto siamo?» Lien si avvicinò a Nicholas, trasportando un grosso borsone, che caricò sul blindato.
«L'ho trovato. Il chip ha fatto il suo sporco lavoro», le sorrise beffardo. «Victor non immagina neanche cosa accadrà appena lo collegherà all'intero sistema. Ogni parte elettronica della sua unità verrà attaccata da un virus a sciame. Non si salverà un solo dato. Diventerà tutto inutilizzabile.»
L'espressione soddisfatta di Nicholas la fece sentire euforica. Finalmente quel bastardo avrebbe avuto quello che si meritava e non vedeva l'ora di affrontarlo, una volta per tutte. Tirò fuori i suoi kunai e ne ammirò le estremità appuntite, immaginando almeno trenta modi in cui li avrebbe usati su di lui.
«Lo sai, vero, che sei inquietante quando hai quello sguardo?»
Lien sorrise e rinfoderò le armi. «Credi di essere il primo a dirmelo? Con questo sguardo ho ottenuto molti lavori. Pagati tutti fior di quattrini.»
Nicholas si allontanò appena dal computer. «Non te l'ho mai chiesto prima, ma come sei finita tra le sue grinfie?»
«Vuoi il riassunto, oppure il racconto lungo?»
«Il tempo stringe.»
«D'accordo. Mi sono infiltrata per ordine di Kathleen. Solo dopo ho capito che in realtà Victor sapeva esattamente chi fossi. Voleva usarmi come arma, dopo avermi piegata al suo volere. Quando ho iniziato a intuire strane vibrazioni da parte sua, ho inviato un segnale a Kathleen; segnale che è stato del tutto ignorato. Quello che è venuto dopo, lo sai già.»
«Per questo motivo, Marcus ce l'ha a morte con lei?»
Lien annuì. «Ora basta parlare di me.» Lo indicò con un cenno del capo «Ieri sera mi hai dato buca. Ho bevuto da sola una dozzina di tazzine di sakè.»
«Spero tu me ne abbia lasciato un po'.» Quando lei ridusse gli occhi a due fessure, continuò: «Si è deciso a "mettersi a nudo".»
Lien rimase in silenzio per qualche istante, poi scoppiò in una grossa risata. «Devo ammetterlo, questa è stata davvero divertente. Quindi avete fatto sesso?»
«Abbiamo fatto l'amore», la corresse, puntiglioso. «Ha confessato di amarmi. E che è la prima volta che si innamora di un uomo.»
«Oh, capisco. Quindi sei il suo "uomo speciale"?» lo prese in giro.
Nicholas le diede una spintarella. «Smettila di essere così stronza!» Si lasciò influenzare dalla risata di lei.
«D'accordo. E com'è a letto? Anche quando fa l'amore mantiene quel muso lungo?»
Lui sorrise e tornò al proprio lavoro. «Mi dispiace, ma non ti darò dettagli sui nostri rapporti sessuali», tagliò corto.
«Che guastafeste.»
«Ti basti sapere che non ne ha mai abbastanza», la licenziò frettoloso, quando vide arrivare gli altri.
«Novità?» Marcus fu il primo ad avvicinarsi, seguito da suo fratello e da Becky, poco prima che entrasse anche Robert.
Nicholas si rimise in piedi e mostrò loro il display del suo computer. «Ce l'ho. È fermo lì da circa mezz'ora.» Tutti si avvicinarono per guardare meglio.
«Prepariamoci a partire», diede ordine Marcus, e gli altri eseguirono.
«Bek, salta su!» Christopher le allungò la mano.
Si guardarono negli occhi per un lungo istante. Lei serrò la mascella e strinse i pugni.
«Bek... »
Becky gli voltò le spalle e corse alla propria moto. Sapeva esattamente dove si trovasse il luogo in cui era rintanato Victor e in moto lo avrebbe raggiunto in metà del tempo. Le informazioni che aveva ricevuto in anticipo, si erano rivelate fondate.
Quando sfrecciò via a tutta velocità, Christopher raggiunse Marcus alla guida del blindato. «Parti, vai! Vai, vai, vai!», battè più volte la mano sul cruscotto.
Marcus girò la chiave e uscì dal garage due minuti dopo, ma Becky era già sparita dalla loro visuale.
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