35. (Seconda parte)
Silvia se ne stava tra le braccia di Christopher, con la testa poggiata sul suo petto, mentre le carezzava la chioma corvina.
Avevano fatto l'amore più volte, durante tutta la notte, recuperando alla grande il tempo perduto.
Le labbra si erano schiuse solo per potersi rivolgere parole dolci e per lasciar andare respiri concitati.
La dolcezza di Christopher l'aveva colpita.
Dopo la loro prima volta, fatta di un desiderio urgente, non credeva potesse essere così diverso.
Invece lo era stato, eccome.
Le aveva dedicato carezze amorevoli e le sue grosse mani l'avevano afferrata saldamente nei momenti più intensi.
Tutto questo le era sembrato un sogno, un desiderio di felicità atteso da tutta la vita.
Non si era mai sentita così completa.
Quando Christopher fece scivolare una ciocca tra le dita, Silvia alzò lo sguardo sul suo viso, per ritrovare quel sorriso che le faceva tanto battere il cuore.
«Cosa c'è?» le chiese con un fil di voce.
Silvia si sollevò su un gomito.
«Dovresti sorridere più spesso.»
«Credo che finalmente potrò farlo.»
Le sfiorò la punta del naso con l'indice.
Sorrise «Sei un ruffiano.»
«E tu sei bellissima.»
Seguì un lungo sguardo, poi la baciò con tutta la tenerezza possibile.
Le sue labbra prendevano quelle di Silvia, senza fretta, con piccoli assaggi.
«Ti amo» le sussurrò tra un bacio e l'altro.
Presa da un'ondata di felicità, afferrò il suo viso tra le mani e lo attirò a sé per un bacio più passionale.
La reazione fu inevitabile.
Al suono di quelle due paroline, pronunciate anche da lei, Christopher perse ogni inibizione.
Le mani percorsero la sua pelle color latte, mentre lasciava una scia di baci lungo il collo e la spalla, che le provocò i brividi.
Ancora una volta, i loro corpi si attraevano come calamite.
E fu subito amore, e fu subito passione.
• • •
Becky e Christopher si erano spostati all'esterno.
Il sole sarebbe tramontato dopo qualche ora e, prima di allora, avrebbero dovuto sistemare l'equipaggiamento all'interno del piccolo capanno degli attrezzi.
Le armi cominciavano a essere tante, rifornite da Michael e il suo fornitore fidato.
Becky sollevò un grosso lanciarazzi e restò attonita.
«E questo? Vogliamo far saltare in aria l'intera casa?»
Christopher fece spallucce «Sai com'è fatto Michael. Gli chiedi una penna e lui ti compra l'intera cartoleria.»
«È incredibile la facilità con cui riesce a reperire certe armi.»
Gli diede un'altra occhiata, poi lo sistemò per bene.
Corse ad aiutarlo con il resto.
«Allora,» cambiò discorso e gli rivolse un sorriso sornione «finalmente ce l'avete fatta?»
Christopher allargò le braccia «Come diamine fai a sapere sempre tutto?»
Becky scoppiò in una grossa risata.
«Ma ti sei visto? Spalle dritte, petto in fuori, quell'aria rilassata. Il tuo corpo parla per te.»
«Per la prima volta, va tutto bene tra noi» confessò con tono sereno.
L'aiutò a spostare una grossa cassa molto pesante.
«Che cazzo c'è qui dentro?»
Christopher si passò il braccio sulla fronte, per asciugare il sudore.
Si guardarono negli occhi.
Presero due piedi di porco, e si prodigarono per aprirla.
Fecero leva da entrambi i lati e la parte frontale della cassa cadde sul terreno.
Una nuvola di polvere li investì.
Becky si coprì la bocca col braccio e tossì forte, mentre Christopher strizzò gli occhi, accecato dalla polvere.
Man mano che la nuvola si disolveva, rivelava un quad modificato, sul quale era montata una mitragliatrice Gatling ultramoderna.
«Cazzo» reagì spontanea Becky.
Restarono immobili, con gli occhi fissi sull'oggetto, in parte sorpresi, in parte eccitati.
«Stavolta si è proprio superato.»
Christopher si avvicinò, incuriosito. Sfiorò la mitragliatrice, con un'attenzione tale, da dare l'impressione di essere quasi spaventato da quel mostro di modernità e potenza.
«Ha preso la cosa molto seriamente.»
«Perché, tu no?» Anche lei osservò l'arma più da vicino.
«Una parte di me, vorrebbe non doverla usare. L'altra, invece, freme per poterla sentire vibrare fin dentro le ossa.»
Si guardarono e sorrisero, come due bambini davanti a un regalo di Natale tanto atteso.
«Mettiamola a posto e speriamo di non doverla mai usare.»
Furono le ultime parole famose di Christopher, quando il suo computerino da polso gli segnalò un problema.
Senza aver bisogno di indagare oltre, a Becky bastò guardare la sua espressione.
«Quanto tempo?» si equipaggiò con tutto ciò che sarebbe riuscita a trasportare.
«Quindici, massimo sedici minuti.»
«Vado ad avvertire Michael e gli altri. Tu pensa alle ragazze. Ben sa cosa fare.»
Corse via, più veloce che potesse.
Il lavoro che avevano fatto, per mettere in sicurezza il posto, avrebbe di sicuro rallentato l'incursione dei nemici.
Avevano fortificato le porte e installato una recinzione elettrificata tutt'intorno alla struttura. Ma questa si trovava in piena campagna e la situazione sarebbe stata difficile da gestire.
Becky voleva solo che Jenna fosse più a suo agio, ma ora quel posto stava per diventare una polveriera.
Finalmente aveva raggiunto Michael, che appena la vide, richiamò gli altri a rapporto.
«Sappiamo quanti sono?»
«Christopher ci sta lavorando. Victor sarà all'incontro con gli altri, e non credo che ci andrà da solo. Forse abbiamo fortuna.»
«Ma sì, lui non si muove senza scorta. C'è da considerare che anche Kathleen lo sta cercando, quindi avrà raddoppiato il supporto.»
Prese i suoi armamenti e diede indicazioni ai suoi uomini.
Furono tutti pronti in un batter d'occhio.
«Devo assicurarmi che le valigette siano al sicuro.»
Gli strinse le braccia intorno al busto e lo abbracciò «Fa attenzione.»
«Sono io a dirlo a te» replicò, abbracciandola a sua volta.
La guardò correre via, agile e leggera, e sentì l'orgoglio gonfiargli il petto.
• • •
«Ben!» Christopher arrivò di corsa, spalancando la porta della sala controllo «Prendi lo stretto indispensabile e metti in atto il piano botola.»
«Ci ho già pensato, signore.»
«Ti ricordi tutto?»
Ben annuì «Prenderò la stradina secondaria, fino a raggiungere il punto delta. Da lì dovrebbero passare gli altri, al ritorno dalla missione. Lascerò le ragazze con Nicholas e Robert, e tornerò con Anthony e il resto del gruppo.»
«Bene, vai!» gli diede una pacca al braccio e lui si dileguò.
Christopher eliminò ogni traccia del loro passaggio, all'interno dei pc. Erano settimane che continuavano a fare backup di ogni cosa.
Ma era solo semplice precauzione.
L'obiettivo continuava a essere quello di non lasciarli entrare.
Tutto si sarebbe svolto all'esterno e nei tempi previsti.
Avevano creato trincee, fosse trappola e, nondimeno, si erano allenati giorno e notte.
Tutti avevano seguito un duro addestramento.
Controllò ancora una volta il suo computerino da polso.
Osservò che erano arrivati ai confini della proprietà.
Imbracciò il fucile e corse via.
Lungo il corridoio, incrociò Becky.
«Pronta?» si appoggiò spalle al muro, accanto alla porta e quando lei fece un cenno d'assenso, l'aprì.
Becky uscì veloce e lui la seguì a ruota.
• • •
«La casa è sicura, perché dobbiamo sempre scappare? Mi sono allenata, ho imparato a sparare. Posso dare una mano.»
Jenna insisteva, mentre Ben guidava una jeep dai colori terrosi, che si mimetizzava alla perfezione in quel luogo paludoso, causato dalle abbondanti piogge degli ultimi giorni.
Ormai il sole stava calando e presto sarebbe sopraggiunta la notte.
Una notte che Jenna avrebbe trascorso lontano dalla donna che amava. Una di quelle noiosamente interminabili, che mettevano tristezza, angoscia.
Stare lontane, le faceva tornare alla mente brutti ricordi.
Avrebbe preferito affrontare l'inferno di una battaglia, anziché allontanarsi da lei, senza sapere cosa stava accadendo o quando sarebbe finito tutto.
Silvia la consolò, per la prima volta più comprensiva rispetto al suo malessere.
Si disse dispiaciuta per tutte le volte che l'aveva rimproverata.
Ora capiva esattamente come si fosse sentita.
«Forse non sono coraggiosa come te, o forse sono solo fiduciosa, ma credo che sia meglio non essere lì. Avrebbero solo una preoccupazione in più.»
Jenna si sedette, arrendendosi alla decisione ormai presa.
Pur volendo, non avrebbe avuto modo di tornare da Becky.
~
Finalmente avevano raggiunto il punto delta.
Attesero poco, prima che il blindato guidato da Marcus, sterzasse sulla fanghiglia dal forte sentore terroso.
Ben si precipitò allo sportello laterale, ma Marcus si frappose tra lui e il veicolo.
«Vi aiuto a portare l'attrezzatura» provò a spostarlo, ma senza successo «Anthony, sbrigati a scendere!»
Nicholas aprì lo sportello. Lo sguardo spento e la schiena curva.
Scese dal furgone e lasciò libera la visuale.
«No.» Ben scosse forte il capo «No.» Le parole faticavano a uscire e gli occhi si fecero liquidi.
«Non è possibile. Portiamolo a casa, lo cureremo. Lo facciamo sempre.»
Rob si avvicinò con cautela «Ragazzo, il tuo amico è morto. Mi dispiace.»
Attirate dal vociare, anche Jenna e Silvia scesero dalla jeep.
La prima si portò una mano alla bocca, impressionata dalla vista del corpo senza vita di un ragazzo tanto giovane; mentre l'altra volse lo sguardo altrove, incapace di guardare.
Dopo un istante di esitazione, Ben afferrò la camicia di Nicholas nei pugni.
«Tu. È solo colpa tua.» Lo scosse con veemenza «Era innamorato di te, stronzo! È a causa tua, che giace sul pavimento freddo di un furgone.»
Nicholas si fece spintonare come una bambola di pezza, senza dire una parola, senza reagire in alcun modo.
«Gliel'avevo detto di non fidarsi di te. Lo hai solo usato» continuò Ben.
«Ora basta!» Lien lo richiamò all'ordine «Anthony decideva per se stesso. C'è un solo responsabile per tutto questo. Ed è Victor. Pagherà per ogni cosa.»
Ben si scrollò di dosso le sue mani ed entrò nel blindato.
Poco dopo, un fiume di lacrime bagnò le sue guance pallide.
• • •
Marcus e Lien avevano preso la jeep e, in un batter d'occhio, erano arrivati a destinazione.
In men che non si dica, erano già sulle tracce degli invasori.
Lien, in punta di piedi e veloce come una saetta, li raggiungeva alle spalle.
La lama del suo coltello tattico, scivolava sulla pelle tesa del collo, versando litri di sangue caldo.
Marcus, dal canto suo, pervaso dall'adrenalina, non si preoccupava affatto di essere visto.
La sua mira era ottima e con ogni colpo, mieteva una vittima.
Si trincerò dietro le barriere che avevano costruito giorni addietro, e attese il momento giusto per fare ancora fuoco.
Forte del sostegno della sua letale metà, riusciva a uscire indenne da ogni confronto.
Si ritrovarono faccia a faccia, cogliendo di spalle due uomini armati di mitra, che ebbero giusto il tempo di realizzare di essere caduti in trappola.
Caddero senza vita, lasciando la visuale libera a entrambi.
Lien gli sorrise e, solo dopo essere stata ricambiata, tornò a partecipare alla missione.
Riuscì a raggiungere Becky appena in tempo, prima che venisse sorpresa alle spalle.
«Era ora!» Becky colpì uno di loro alla nuca, con il calcio del fucile, e abbozzò un sorriso «Marcus?»
«È andato a cercare Christopher.» Si liberò di un nuovo assalitore, colpendolo con un calcio in pieno petto e mandandolo per terra.
Questi si rimise in piedi e provò a riproporsi, ma Lien lanciò i suoi kunai, che lo presero giusto al collo.
L'uomo ebbe il tempo solo di portarsi una mano verso il viso, poi cadde dapprima sulle ginocchia e in seguito si accasciò al suolo. «Quel bastardo di Victor ha atteso che fossimo divisi.»
«Già,» Becky caricò il fucile con altre munizioni «a quanto pare non siamo più al sicuro qui.»
«Non lo saremo mai, finché non lo elimineremo una volta per tutte.»
Seguì un lungo momento di silenzio, spezzato dagli spari e le grida.
• • •
Il buio era calato su di loro come un lenzuolo nero.
Il favore delle tenebre, li avrebbe aiutati a portare dalla loro la vittoria. Conoscevano quel luogo alla perfezione, mentre i loro nemici brancolavano senza meta.
Marcus aveva trovato suo fratello e insieme stavano fronteggiando un attacco.
Spalle e spalle, si proteggevano l'un l'altro, come avevano sempre fatto.
Bastò un solo sguardo, affinché si capissero.
Marcus gli porse il braccio e, facendo leva su di esso, Christopher balzò, colpendo con entrambi i piedi, il petto di uno dei nemici e facendolo sbattere contro la recinzione elettrificata.
Purtroppo non sortì alcun effetto.
L'uomo sogghignò spavaldo e tornò all'attacco.
Uno sparo si udì in lontananza e questi crollò a terra senza vita.
Marcus e Christopher si voltarono in quella direzione.
Michael era appostato sul tetto, armato di un fucile di precisiore, il Barret M82.
Entrambi gli rivolsero un segno di gratitudine.
«Quei bastardi sono riusciti a disattivare la recinzione. Entreranno senza più ostacoli. Saremo noi, l'ultimo baluardo.»
«Ce la faremo, Irmão¹.» Marcus gli posò una mano sulla spalla «Unidos nós vencemos.»²
«Sempre, Irmão¹.»
Corsero ad avvisare gli altri di tenersi pronti e si prodigarono per raggiungere Becky e Lien, ancora una volta intente in un combattimento corpo a corpo.
Si unirono a loro nella battaglia.
Una squadra vincente, sempre pronta a guardarsi le spalle a vicenda.
I nemici non avrebbero avuto scampo.
Ma qualcuno, da lontano, li stava osservando.
Michael direzionò il fucile verso sinistra, distogliendo per un attimo l'attenzione dai suoi.
Un cecchino, con un fucile a lunga gittata diverso dal suo, uno che Michael non aveva mai visto prima, era posizionato su un silos poco distante da loro, ma fuori dalla proprietà.
L'uomo indirizzava la mira verso i ragazzi.
Senza esitare, Michael prese la mira e sparò.
Forse la sorpresa, forse la fretta, oppure la paura che potesse colpire sua figlia, ma il colpo lo mancò di poco.
Lo vide tirarsi giù rapido, finché non riuscì più a scovarlo.
L'uomo aveva un berretto nero ed era coperto fin sotto il naso.
Anche guardando attraverso il mirino, non riuscì a vedere il suo viso e Michael si mise in allarme.
Contro ogni regola, corse giù per le scale, saltando gli ultimi quattro scalini di ogni rampa.
Doveva trovarlo, prima che trovasse una nuova posizione, magari più congeniale alle sue intenzioni.
Corse veloce, per quello che l'età e la pesantezza delle armi gli consentissero. Il fiato corto e il cuore che batteva all'impazzata.
«Michael?» lo interpellò Becky.
«Hanno un cecchino anche loro!» riuscì a urlarle, continuando a correre.
Becky schivò un pugno e Lien atterrò l'uomo, piantandogli un coltello nella giugulare.
«Devo aiutarlo. Non può correre a lungo, con quel fucile tra le mani.»
Un fuoristrada coperto di fango, sterzò appena fuori dalla recinzione e il cecchino col berretto balzò fuori.
Guardò in direzione di Michael.
Il suo sorriso malvagio gli fece venire i brividi. L'uomo si era liberato della sua zavorra, al contrario di Michael e, con un gesto fluido e veloce, tirò fuori una pistola e la puntò contro di lui.
Michael si bloccò all'istante.
Aveva già capito tutto. Si voltò. I suoi occhi incrociarono quelli di Becky e le sorrise.
«No!»
Il suo grido risuonò nell'aria, a tempo con lo sparo che partì dall'arma dell'uomo col berretto.
Anche gli altri si voltarono nella loro direzione.
La pallottola si piantò nella coscia di Michael, spezzando l'arteria femorale.
Crollò su se stesso e Becky riuscì a vedere l'uomo, poco prima che anch'egli piombasse giù.
Marcus gli aveva sparato, ma troppo tardi.
Premette sulla ferita, imbrattandosi tutta di sangue.
Michael scosse appena il capo.
«Lascia stare,» fece per toglierle la mano «va bene così.»
Le lacrime le bagnarono il viso, incapace di mettere insieme le parole.
«È la stessa ferita di Christopher» disse tra i singhiozzi.
«Rebekah, figlia mia, abbi cura di te» continuò Michael con un filo di voce.
«Non è così grave. Ti porterò dai dottori, loro ti guariranno.»
Michael scosse ancora il capo, lasciandosi scappare una lacrima «Non c'è più tempo. Devi portare a termine la missione. Mia figlia salverà il mondo.» Le carezzò il viso.
«Papà, ti prego. Non puoi lasciarmi,» scoppiò in un pianto a dirotto «non puoi farmi questo anche tu.»
«Non dire così. Lascia che me ne vada in pace.»
Becky si asciugò le lacrime «Sì. No.» scosse forte la testa «Non voglio che tu vada.»
Serrò la mascella.
Un silenzio strano era calato su di loro. Sembrava quasi che tutti fossero spariti.
Marcus si avvicinò, mentre Christopher e Lien erano rimasti di guardia.
Le posò una mano sulla spalla, cercando di confortarla.
Michael raccolse quello che restava delle proprie energie.
«Fammi solo un favore, prenditi cura di Tony. Lui è come te, ti ammira molto.»
Becky incrociò lo sguardo di Marcus, che gli fece un segno di negazione.
Nel poco tempo che le rimase, annuì convinta, lasciando che se ne andasse sereno.
Le dedicò un ultimo sorriso, prima che la luce nei suoi occhi si spegnesse per sempre.
La sua mano scivolò dal viso di Becky e ricadde sul terreno freddo.
«Papà? Papà!» lo strattonò «Michael! Torna da me. Ti prego.» Il suo pianto straziante, raggelò il sangue di tutti.
Battè i pugni sul suo petto, più e più volte, chiedendogli perché anche lui l'aveva abbandonata.
Marcus s'inginocchiò accanto a lei e la strinse tra le braccia.
«Non c'è più nulla che possiamo fare.»
Le carezzò la nuca, stringendola ancora un po'.
Per qualche secondo sembrò essersi calmata.
Il respiro stava tornando regolare e i muscoli si stavano rilassando.
Poi sollevò il capo.
Nello sguardo, la rabbia aveva preso possesso delle proprie emozioni.
Si mise in piedi, osservata dai suoi tre amici.
Volse lo sguardo verso destra e, come se si fosse appena svegliata, a gran passo si allontanò.
La camminata decisa, il passo fermo, lo sguardo increspato in un'espressione rabbiosa.
Finalmente raggiunse il capanno.
Prese le chiavi dalla tasca dei pantaloni di pelle nera e aprì i lucchetti che tenevano chiusa la porta.
Christopher, che aveva capito le sue intenzioni, suggerì agli altri di cercare riparo.
Lo trovarono appena in tempo, perché Becky uscì dal capanno in sella al quad e impugnando la Gatling.
Quando l'azionò, non ci fu più scampo per nessuno.
Con un grido di guerra, fece slittare la mitragliatrice da un lato all'altro.
Le vibrazioni si trasmettevano a tutto il corpo.
Gli uomini volavano a destra e a manca, sbalzati dal forte impatto con i colpi dell'arma. Zolle d'erba schizzavano per aria, lasciando solchi profondi nel terreno.
Chi riusciva, cercava riparo ovunque, ma non serviva a molto.
Becky li avrebbe cercati in capo al mondo, fino all'ultimo di quei bastardi.
Gli avevano tolto suo padre, per la seconda volta.
Affrontarlo una volta era stato difficile, ma due?
Come sarebbe stata, ora, la sua vita?
Chi le avrebbe guardato le spalle?
Chi l'avrebbe coccolata portandole i suoi regali prederiti?
Un magone al petto le impediva di respirare a fondo, provocandole un forte bruciore.
Gridò ancora, nella speranza che questo l'avrebbe fatta sentire meglio, e continuò a fare piazza pulita, finché non ci fu più nessuno da eliminare.
Si fermò. Lasciò penzolare le braccia lungo i fianchi, in affanno.
Boccheggiò per la stanchezza, per il dolore.
Si guardò in giro, osservando la distruzione che aveva portato.
Quella che una volta era stata una fattoria, con un fienile ed ettari di terreno coltivabili, ora non era altro che un campo di battaglia.
Corpi senza vita giacevano sparsi, il terreno era ricoperto di buche.
Respirò a fondo, finché le forze non le mancarono.
Perse i sensi e cadde al suolo.
NOTE:
¹ fratello
² Uniti si vince
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