35. (Prima parte)

«Lasciami scendere qui.»
Anthony si rivolse a Marcus, mentre posizionava le pistole nella cintura e indossò il berretto scuro.
«Farò un giro di perlustrazione, mentre voi raggiungete il capannone in disuso.»

Nicholas sospirò irrequieto e preferì rivolgere lo sguardo altrove.

«Andrà tutto bene» Anthony si avvicinò e si prese un momento per tranquillizzarlo.

«Non c'è alcun bisogno di fare l'eroe» disse fra i denti.

Il giovane gli sorrise, ignorando la sua collera.

«Ehi, pivello! Andiamo?»
Lien gli fece un cenno e, insieme, saltarono giù dal furgone.

Non bastava doversi preoccupare per Lien, quel testone di Marcus e lo stupido Rob, adesso avrebbe dovuto farlo anche per quel piccolo arrogante di un pivello.
Nicholas si sentì sopraffatto dall'agitazione e si mise in piedi, barcollando ad ogni buca nella quale incappava il blindato.

Le strade erano terribili e fuori, la luce del giorno, iniziava ad affievolirsi.
Odiava gli incontri notturni, ma ancor più, odiava non sapere cosa aspettarsi.

L'incontro era stato organizzato con Victor e tre dei suoi uomini più fedeli.
Tre personaggi che Marcus e Lien gli avevano descritto come spietati assassini e abili lottatori.
Tutto faceva presupporre che le cose sarebbero potute finire male per loro.
Strinse la borsa tra le mani, unica pedina di scambio.
Il suo chip, era quello che Victor voleva, e non si era accennato ad alcuna valigetta, sintomo che non aveva ancora scoperto la mossa di Marcus.
Ripensò al piano, alla difficoltà di uscire indenni dalla missione.
Scosse appena il capo e tornò a sedersi.

Solo in quel momento, si accorse che Rob lo stava guardando e studiava la sua espressione.
Schiuse le labbra con l'intenzione di avviare una conversazione, ma le richiuse, quando si ricordò degli ultimi avvenimenti.

Come se gli avesse letto nel pensiero, il malupino si mise in piedi e raggiunse Marcus nella parte anteriore, lasciandolo solo coi propri pensieri.

• • •

Lien aveva perlustrato la parte sinistra del capannone, mentre Anthony quella destra e si stavano per incontrare a metà strada.
Facendo attenzione a non produrre alcun tipo di rumore e ridimensionando la loro grandezza fisica, si accovacciarono il più possibile e si ritrovarono.
Anthony le fece un cenno d'assenso.

«Libero.»
Lien aggiornò gli altri, tramite auricolare e imitò Anthony, nascondendosi dietro un muro.
«Ti sei innamorato di lui?» gli chiese a bruciapelo.

Anthony abbozzò un sorriso e sgattaiolò dietro a un pilastro, evitando la sua domanda.
Lei sbuffò un sorriso e scosse la testa.
Non aveva dubbi che lo fosse.

L'amicizia che la legava a Nicholas le aveva permesso di conoscerlo meglio e sapeva bene quanto fosse affascinante e tendesse ad attirare a sé l'attenzione di chi gli era vicino.
Il suo modo di parlare, pacato e sempre con un sorrisetto accennato, unito alla gestualità elegante, lo rendevano ipnotico.
Tutto questo, fuso col suo aspetto fisico, dalle spalle larghe, ma non troppo muscolose, e il suo metro e novanta, lo rendevano un uomo alla quale non si riusciva a dire di no, semmai ci avesse provato.

Ma fino a quel momento, lui non aveva avuto occhi che per il suo Robert.

Le aveva raccontato delle notti struggenti e del dolore che gli causava essere ignorato.
Per questo, aveva ringraziato il cielo che Anthony fosse entrato nella sua vita.
Gli alleggeriva le giornate e, nondimeno, lo faceva sentire appagato.
Finalmente lo aveva visto sorridere con sincerità e, qualche volta, le sue risate risuonavano nei corridoi della grande casa.
Capiva alla perfezione perché si era imposto alla sua partecipazione.

Lien lo seguiva, continuando a tenere gli occhi su di lui e coprendogli le spalle, quando i fari di un furgone illuminarono lo spazio circostante e ruotarono, direzionandosi verso il portellone d'ingresso del capannone.
Il soffitto altissimo e l'enorme spazio vuoto, fecero rimbombare il rumore degli pneumatici sul cemento.

Lien lo afferrò per il giubotto e lo tirò giù, nascondendosi dietro una lastra di cemento che si ergeva dal suolo.

Il furgone si aprì e ne uscirono due uomini.
Riconobbe Victor all'istante, mentre l'altro, solo quando si voltò per dare un'occhiata in giro.

«Brutto pezzo di merda.»
Sussurro fra sé.

«È lui? È lui Victor?»

«No. Victor è quello con il completo nero, che si tiene le mani dietro la schiena.»

«Ci avrei scommesso.»
Anthony si portò una mano sulla pistola che aveva al fianco «Perché non li facciamo fuori subito?»

Lien lo guardò di scatto e gli bloccò la mano «Sei impazzito? Non sappiamo neanche se sono soli. Avrebbe dovuto portare con sé tre uomini. Perché ce n'è solo uno?» ragionò.
Si guardò alle spalle, poi di lato.
«Tu non muoverti da qui. Vado a dare un'occhiata all'esterno.»

Anthony fece un cenno d'assenso col capo, ma la sua attenzione era rivolta tutta ai due, che se ne stavano in attesa, al centro del capannone.

L'intera struttura era tenuta su da grossi pilastri. Una sorta di mansarda che occupava l'angolo più lontano da lui, sembrava un ottimo punto d'osservazione. Una scala all'interno del capannone permetteva di salirci, mentre un'altra era rivolta verso l'esterno.
Ed era proprio lì, che si stava dirigendo Lien, preoccupata di un eventuale effetto sorpresa che i loro nemici avrebbero potuto architettare.

Anthony guardò verso l'entrata, poi tirò fuori la pistola.
Il blindato di Marcus stava facendo il suo ingresso.
Avrebbe sparato a chiunque avesse puntato la propria arma contro Nicholas, senza esitazione.

Marcus e Rob scesero per primi e si posizionarono davanti al blindato, messo di traverso.
Dal portellone laterale, che ora era proprio di fronte a Victor e il suo uomo, ne uscì Nicholas, stringendo la sua borsa al petto.

Victor gli dedicò un applauso schernitore.
Portava i capelli rasati ai lati e nella parte centrale erano tutti tirati indietro e lisciati da una buona dose di gel, tanto da sembrare posticci.
Agli occhi, un paio di lenti scure.

Fece un grosso sorriso, dalla quale trasparì la sua vena sadica e imprevedibile.
Si stiracchiò il collo, attirando l'attenzione su una grossa cicatrice che divideva in due quello che sembrava un serpente tatuato, che faceva capolino dal colletto della sua camicia, diramandosi fino all'orecchio sinistro.

«Ma che bel quadretto» rise, rendendo il serpente quasi vivo, per i movimenti del suo collo.
«Tu sei un codardo» indicò Marcus «e anche sciocco, se credi di avermi fregato.»
Spostò l'indice verso Nicholas «Tu invece, sei un traditore. Mentre tu,» disse rivolgendosi a Rob, «sei semplicemente inutile.»
Lasciò le braccia libere di penzolare lungo i fianchi, accennando un altro sorriso, quando quest'ultimo serrò la mascella e strinse un pugno, ingoiando le offese che avrebbe voluto rivolgergli.
Victor sollevò di nuovo il dito «Non manca qualcuno?»

«Smettila!»
Marcus interruppe il suo monologo.
«Le tue manie di protagonismo ci stanno facendo perdere tempo prezioso. Non me ne frega un cazzo di quello che pensi.»

Victor scosse il capo, emettendo dei "no" sonori.
«Ti sembra questo il modo di accogliere un vecchio amico?»

«Avere un obiettivo comune non ci ha mai resi amici. Devi ancora pagare, per quello che ci hai fatto.» Finì la frase a denti stretti.

«Se non fosse per me, lavoreresti ancora per colei che l'ha abbandonata.»

Marcus fece un passo in avanti e, con fatica, riuscì a tenere a freno la rabbia.
«Lasciala fuori.»

«Oppure cosa?»
L'espressione derisoria sul suo volto sparì in un batter d'occhio, lasciando il posto a uno sguardo torvo e minaccioso.
«Io non ho mai avuto bisogno di te. Era lei e solo lei, il mio asso nella manica. E tu... » indicò Nicholas «la tua mente brillante mi porterà sulla vetta del mondo.»

In risposta, lui strinse più forte la borsa e mandò giù il nodo che gli si era formato alla gola.

«Dov'è?» incalzò.
«Sei nel furgone, bella Lien?» inclinò la testa di lato.

«Tu non devi nemmeno nominarla!»
Marcus tirò fuori la pistola e gliela puntò contro.

Tutti gli altri fecero lo stesso.

«Credi che sia venuto qui senza un piano? Perché. Cazzo. Credi sempre di essere il più furbo, tu?»

Un tonfo improvviso li interruppe.
Tutti si voltarono a guardare verso la mansarda.
Lien si teneva al parapetto, osservandoli dall'alto con sguardo compiaciuto.
Gli altri videro l'uomo giacente al suolo, il corpo ripiegato in una posizione innaturale e la testa che sembrava un cocomero spaccato.
Il sangue si raccoglieva in fretta, in una pozza che lo circondava.

«Sono qui, stronzo!»
Petto e mento in fuori.
Lien avrebbe voluto che fosse lui, quello caduto giù, ma anche così le andava bene.

«Mia cara.»
Allargò le braccia, fingendo un inchino, e le rivolse un sorriso molesto.

«Ti strapperò via le budella. Per i lacci stretti, per le frustate, le bruciature, calci e pugni e per i getti d'acqua gelata. Ma non prima di essermi divertita a ripagarti con la stessa moneta.»
La sua voce era cupa, profonda. Lo guardò con un ghigno inorridito, mentre la rabbia iniziava a scavarle un buco allo stomaco.

Victor si grattò la tempia con la canna della pistola.
«Credevo ti piacesse un po' di violenza.»
Ancora una volta, la sbeffeggiò.
«Sai, vi ho sentiti la prima volta che avete scopato. I miei uomini mi hanno riferito che l'indomani, la stanza sembrava un campo di battaglia.»

Marcus ringhiò tra i denti, lanciandosi nella sua direzione, ma Rob lo fermò.
«Lo so che non è facile, ma tieni a bada la rabbia», gli sussurrò.

«Non ti darò il chip. Smettila, o lo distruggo seduta stante.» Nicholas gettò la borsa ai suoi piedi, minacciando di calpestarla «Sei spregevole.»

Ancora un rumore, stavolta di calcinacci, richiamò l'attenzione dei presenti.

Un uomo dalle fattezze bestiali, teneva un braccio intorno al collo di Anthony, che boccheggiava per la mancanza d'ossigeno e si dimenava, scalciando l'aria.

Nicholas restò impalato, incapace di riuscire a portare a termine un ragionamento che potesse salvare il ragazzo.
Lien strinse le mani sulla balaustra e trattenne, a malapena, il desiderio impellente di accorrere a sostegno dei suoi amici.

«Bene, bene. Credevate che bastasse, per cogliermi di sorpresa?» rise.
«Non sono così sconsiderato da venire da solo, o con gli uomini contati.»
Fece spallucce «Sei sicuro che ne valga la pena?»
Ciondolò la testa prima da un lato e poi dall'altra «Tic, tac» fece lo stesso con la pistola, incitando la bestia umana, che strinse di più il braccio che premeva contro il collo di Anthony, e questi divenne paonazzo in viso, graffiandolo e dandogli dei colpi al braccio.

Nicholas sentì una stretta allo stomaco.
«Basta!», gridò.

Victor si portò una mano all'orecchio «Come?»

«Ho detto basta! Ti darò il chip.»
Recuperò la borsa e si fermò a metà strada.
Lo sguardo fisso su Anthony e la rabbia per avergli permesso di mettersi in quella situazione.
Aprì la cerniera ed estrasse il chip. «Lascialo, e sarà tuo», glielo mostrò.

Lo sguardo di Victor trasudava bramosia.
Senza togliere gli occhi dal piccolo, ma potente oggetto, fece segno all'uomo di liberare il ragazzo.

Ed egli così fece. Lo scambio ebbe esito positivo.
L'uomo si allontanò di tutta fretta e, insieme agli altri due, saltarono sul furgone.

«Ci rivedremo presto» Victor tirò la portiera verso di sé e la chiuse, regalando loro un altro dei suoi perfidi sorrisi.

Anthony, finalmente libero dalla morsa dell'uomo, fece per tornare da Nicholas.
Era lì a due passi da lui, quando con un colpo di coda, Victor puntò la pistola nella loro direzione e fece partire un colpo.
Il giovane subì una spinta in avanti e una macchia rosso carminio, si allargò velocemente all'altezza dello stomaco.

Nicholas lo afferrò al volo, portando le proprie braccia sotto le sue.
«No!» posò una mano dietro la nuca del ragazzo, cercando di tenerlo dritto «Ehi, ehi... » gli occhi si fecero liquidi e un groppo gli chiuse la gola.

Anthony accennò un sorriso e raccolse le sue ultime energie per potergli dire: «Avevi ragione, mi sono innamorato di te.»
Una lacrima lasciò l'angolo del suo occhio, mentre respirare diventava sempre più difficile.
Anche Nicholas si lasciò andare in un pianto composto.
Si portò la sua testa sul petto e gli carezzò la nuca.
«Ti amo» gli sussurrò all'orecchio, sotto lo sguardo attonito degli altri.

Lien fu l'unica ad avere il coraggio di avvicinarsi. Posò una mano sulla sua spalla e i loro occhi s'incrociarono.
Fece un cenno d'assenso.

Nell'immobilità di quel triste momento, il satellitare di Marcus suonò.
«Dobbiamo andare. Christopher ha inviato un segnale di SOS.»

Nicholas ricacciò in dentro le lacrime.
«Non lo lascerò a marcire qui.»

«Non abbiamo tempo per questo» Marcus saltò sul blindato seguito da Rob, preso da uno stato di mutismo situazionale.

«Ho detto che non lo lascerò qui!»
Alzò la voce, con sguardo rabbioso.
Lo sollevò fra le braccia, tenendolo sotto la testa e nella piegatura delle ginocchia. Tirò su per il naso e, sostenuto da Lien, salirono anch'essi sul blindato, alla volta del rifugio.

~

Il corpo di Anthony giaceva disteso, con le mani congiunte sul ventre immobile.
Nessun respiro ad animare la sua figura, nè circolazione che arrossisse le sue gote, spesso immuni alla timidezza.
Solo un involucro senz'anima, senza quella fiamma che lo aveva reso così speciale.

Nicholas aveva lo sguardo puntato su di lui, ma i suoi occhi erano assenti, così come lontano e a chissà cosa, era il suo pensiero.
Il blindato, in corsa verso casa, faceva ondeggiare il suo corpo, anestetizzando i suoi sensi.

Rob si schiarì la voce, prima di tagliare quel silenzio con parole assai affilate.
«Ora che faremo? Senza il chip siamo spacciati.»

Lien lo guardò, poi scambiò una strana occhiata con Nicholas, ridestato dalla sua assenza.
«Ci penseremo a tempo debito», concluse frettolosa, per poi lasciarli soli e raggiungere Marcus nella parte anteriore del blindato.

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