31.
🔴 Questo capitolo contiene descrizioni di atti sessuali
«Non lo so, Bek» Christopher ruotò la sedia nella sua direzione, lasciando ciò che stava facendo «Nella mia stupida testa, pensavo che sarebbe tornata e avremmo potuto finalmente dirci cosa proviamo l'uno per l'altra. L'avrei stretta fra le braccia e non l'avrei più lasciata andare.»
Becky prese anche lei una sedia e si sedette, facendosi più vicina.
«Mi dispiace. So che non è facile, ma andrà meglio, col tempo.»
«Sono stato così stupido. Ho ferito l'unica persona che credo di aver mai amato» tuffò il viso fra le mani «Sono patetico» accennò un finto sorriso.
Becky sentì un vuoto allo stomaco.
Vedere il suo migliore amico in quello stato, la fece sentire terribilmente in colpa, perché insieme a Jenna, aveva deciso di non raccontargli proprio tutto.
Ora però, le cose stavano cambiando in fretta.
Fece un grosso respiro e gli afferrò le mani «Devo dirti una cosa» esitò un istante, preoccupata per la sua reazione, poi si decise a vuotare il sacco.
«Io non so come abbiano fatto a trovarla così velocemente. Forse ci seguivano da tempo ed hanno perso le nostre tracce lì vicino, così hanno atteso fino a quando uno di noi non si è fatto vivo. Sfortunatamente è toccato a Silvia. Sono entrati nella stanza del motel in cui aveva deciso di fermarsi per la notte.»
Christopher la guardò interrogativo.
«Questo lo so già. Perché me lo stai raccontando di nuovo?»
Becky si mise in piedi, presa dall'agitazione «Ti prego, fammi finire, perché non è tutto.»
Ancora una volta, lui la guardò stranito.
«Silvia ha ucciso un uomo, come sai. Quello che invece non ti ho detto, è che lo ha fatto per difendersi da una violenza.»
Restarono immobili.
Christopher serrò la mascella così forte, che i muscoli del viso guizzarono a quella pressione.
Con un gesto improvviso, spinse via la sedia, lasciandola schiantare contro la parete.
Respirare non era mai stato così doloroso.
«È morto. Ha avuto quello che si meritava» cercò di farlo tornare in sé, avvicinandosi con cautela.
«Perché non me lo hai detto prima?»
I suoi occhi si fecero lucidi.
«Jenna mi ha detto che Silvia non voleva lo sapesse nessuno, soprattutto tu. È...lei sta seguendo una terapia anche per quello.»
«Avrei potuto...» si passò una mano sul volto «Insomma, avrei evitato di spingermi un po' oltre con lei, se lo avessi saputo.»
Becky gli carezzò la spalla «Mi dispiace.»
Lui annuì debolmente.
«Non farlo. La colpa è solo mia.» una lacrima scappò al suo controllo e prontamente la spazzò via «Sono stato così bravo a darti consigli e poi io stesso non li ho seguiti.»
«Devi guardare avanti ora. Finalmente vi siete chiariti e, anche se sarà più graduale del previsto, sarete insieme.»
La guardò di nuovo e, quello che lei vide fu tanta disperazione e dolore, nei suoi occhi.
Credeva davvero che le cose sarebbero andate meglio col tempo, ma nessuno poteva sapere quanto ce ne sarebbe voluto.
Silvia sembrava migliorare ogni giorno, però poi bastava un gesto per farla crollare.
I ricordi dell'accaduto tornavano a galla come relitti di una nave distrutta dalla tempesta.
Ogni pezzo portava con sé una parte della sua anima.
• • •
Christopher aveva raggiunto Silvia, che si apprestava a lasciare la sessione di fisioterapia.
Si avvicinò cautamente, per aiutarla a sistemare le sue cose, mentre il terapista, soddisfatto del buon lavoro fatto con entrambi, gli sorrise e lasciò la stanza per primo.
«Com'è andata oggi?» sistemò la t-shirt, un po' troppo piccola per la sua corporatura, rivolgendole un sorriso appena accennato.
Lei lo osservò per qualche istante, poi si mise seduta sul lettino.
«Quindi Becky te l'ha detto?»
Nonostante si sforzasse di nascondere la propria preoccupazione, Christopher non riuscì a far finta di nulla, con lei che lo guardava dritto negli occhi.
Annuì, sconfitto nell'orgoglio.
«Se solo ti avessi confessato subito i miei sentimenti. Avrei dovuto dirti che non facevo che pensare a te.»
Silvia gli posò la sua delicata e piccola mano sulla bocca «Smettila» i suoi occhi
s' intristirono «Era proprio per questo che non volevo che te lo dicessero. La colpa è solo mia» evitò il suo sguardo «Mi avevi detto che fuori non era sicuro per me, che c'era gente pericolosa che ci cercava, ma non ti ho dato ascolto. In quel momento pensavo solo ad allontanarmi il più possibile da te, perché eri tu a farmi male. Non avevo capito nulla.»
Incontrò nuovamente i suoi occhi «Ho commesso un errore e ne sto pagando le conseguenze.»
Christopher la strinse al petto.
«Tutti commettiamo degli errori. Odio il fatto di non poter fare di più per aiutarti.»
«Lo stai già facendo. Sei con me» Sollevò gli occhi nei suoi.
Lui le carezzò il viso dolcemente e prese le sue labbra a piccole dosi, lasciando che decidesse da sola se metterci più passione.
Quando fece scivolare le dita dietro la sua nuca, per tenerlo legato a sé in un bacio travolgente, Christopher fece fatica a respirare.
Sentì il cuore impazzire.
Gli stava regalando un assaggio di quello che li avrebbe attesi in un futuro non troppo lontano, e questo gli regalò un grosso carico di ottimismo.
• • •
Nella penombra della notte, Nicholas stava correndo lungo il corridoio.
Portava con sé diversi fogli e dimostrava urgenza di raggiungere gli altri.
Fu solo all'ultimo minuto, che si accorse di qualcuno a pochi passi da lui.
Un giovane uomo era appena uscito da una delle stanze e veniva nella sua direzione.
Nicholas schiarì la voce «Sai dove posso trovare Marcus o Lien?»
Lui lo guardò con un certo interesse, che non gli sfuggì.
«Sono impegnati, al momento» accennò un sorriso «Posso aiutarti in altro modo?» aprì la porta della stanza della sorveglianza «Devo dare il cambio al mio collega. Puoi attendere qui, se vuoi. Credo che non ci vorrà molto.»
Lo seguì.
«Spero facciano davvero presto» disse fra sé.
«Io sono Anthony, comunque» gli allungò la mano e lui la strinse, presentandosi a sua volta.
«Sì, lo sapevo già» sorrise il ragazzo.
Nicholas si sentì stranamente imbarazzato.
Era più grande e di sicuro con più esperienza, ma la mancanza di occasioni, nell'ultimo anno, lo aveva un po' arrugginito.
Riuscì solo a riconoscere che stava flirtando con lui.
In quattro anni, dal bacio di Rob, aveva avuto solo rari incontri occasionali.
Fece due passi per distrarsi dall'insistenza dello sguardo del giovane, che tra un monitor e l'altro non perdeva occasione di puntargli gli occhi addosso.
Cominciò a ricordare in quante e quali occasioni si fossero ritrovati nello stesso luogo, contemporaneamente.
Gli aveva rivolto poche attenzioni, distratto dalla perenne presenza di Rob.
Di fatti, non aveva mai notato quel suo sguardo penetrante, che ora lo faceva sentire desiderato.
«Quindi è da qui che guardate tutto quello che facciamo?» sorrise.
Anthony si mise in piedi e, con passo felpato, lo raggiunse «Si, ma non tutto è interessante.»
Quando Nicholas si voltò, lo ritrovò a meno di un metro e mezzo da lui.
Lo osservò più attentamente.
Non poté fare a meno di notare che era davvero da lasciare senza fiato.
Il corpo allenato, nascosto sotto la divisa e due occhi marroni, scuri quasi quanto la notte. I suoi capelli, anch'essi scuri e rasati, davano al viso una connotazione severa, ma allo stesso tempo pulita, fresca.
Cercò di darsi un tono.
«Vi reclutano davvero così giovani?»
«Mio padre era molto legato ad una di loro. Lei è stata la mia mentore. Ho iniziato a diciassette anni» accennò un sorriso «Ora ne ho venticinque.»
Si fece ancora più vicino.
«Ne ho quindici più di te» si affrettò ad aggiungere Nicholas.
Lui gli sfiorò il petto, fingendo di togliere qualcosa dalla sua maglia «E questo è un problema per te? Perché per me non lo è» tenne gli occhi fissi nei suoi «Non mi sono sbagliato su di te, vero?»
Nicholas scosse il capo lentamente.
«Ma non posso garantirti un'esclusiva.»
«Lo so. Bisogna essere ciechi, per non vedere come lo guardi» divenne serio.
«Non voglio parlare di lui ora.»
Un passetto per volta, si era ritrovato appoggiato al pannello di controllo.
«Non ho molto da offrirti.»
Senza preavviso, Anthony lo baciò.
«Ho capito. Sarà solo sesso» fece scivolare la lingua nella sua bocca, come per rubarne il respiro «Ora smettila di mettere paletti e rilassati.»
Stavolta fu Nicholas a baciarlo, lasciandolo senza fiato.
Anthony si umettò le labbra e, con sguardo malizioso, si abbassò sotto i suoi occhi, cogliendolo di sorpresa.
Nicholas strinse la consolle nei pugni, estasiato dal piacere che stava pervadendo ogni molecola del proprio corpo.
Quel giovane uomo dal viso angelico e il corpo statuario, stava risvegliando in lui istinti che si erano assopiti da tempo.
Faticò a trattenere un gemito, che prepotente lasciò la sua bocca, dando più benzina a quel fuoco che presto divampò in un incendio.
~
Circa un'ora dopo, la porta in fondo al corridoio si chiuse, richiamando l'attenzione di entrambi.
«Fortuna che non ci saprebbe voluto molto.»
Nicholas si diede un tono e prese i suoi fogli, sistemandoli.
Anthony lo baciò, sorprendendolo ancora.
«Beccato! Era una trappola.»
Sorrise malizioso.
«Piccolo insolente» Nicholas lo cinse in vita, rubandogli un altro bacio, prima di lasciare la stanza e dirigersi dagli altri.
• • •
Anche Rob si unì al gruppo in sala riunioni.
Becky incrociò le braccia davanti al petto.
«Ora che ci siamo tutti, potresti dirci perché hai voluto fare questa riunione? Quali sono le novità?»
Nicholas raccolse le idee.
Non sapeva esattamente da dove cominciare.
Dopo settimane passate con loro, non riusciva più a tenere per sé certe informazioni.
Si schiarì la voce.
«Sto facendo la mia parte, in questa guerra. Voi siete tutti disposti a parteciparvi, senza lasciarvi intimorire dalla pericolosità di tutto ciò.»
Anthony fece il suo ingresso.
«Mi ha fatto chiamare, signore?»
Si rivolse a Michael, che lo invitò a prendere parte alla riunione.
Uno scambio di sguardi tra i presenti, lo costrinse a fare un passo indietro.
Christopher si mise in piedi.
«No. Lui non può stare qui.»
«Ha ragione» aggiunse Becky.
Rob fece spallucce.
Solo in un secondo momento, notò lo scambio di sguardi tra Nicholas e il bel ragazzo.
Rivolse la sua attenzione altrove.
«È lui che mi ha dato il satellitare di Kathleen. Non può partecipare alle nostre riunioni.» Christopher puntò le mani sul tavolo.
Michael sorrise.
«Tutti qui abbiamo cambiato alleanze almeno una volta. Kathleen è stata la mentore di alcuni di voi, compreso Tony.»
Posò una mano sulla spalla del giovane «Non è un problema, se ha creduto di doversi sdebitare con lei. Detto questo, io ripongo completa fiducia nella sua discrezione.»
«Signore, io sono un soldato. Ho solo bisogno di sapere dove e quando. Posso attendere istruzioni come gli altri.» si affrettò a rispondere.
«Michael?» Becky lo guardò perplessa.
Riconosceva in lui quello sguardo, lo stesso che aveva rivolto a lei in più occasioni.
Michael, il suo insegnante, suo mentore, nonché il padre che l'aveva cresciuta, aveva preso sotto la propria ala protettrice un altro ragazzo.
Lui le sorrise «Non temere, sarai sempre la mia stella.»
Becky si sfiorò il collo con le dita, proprio in corrispondenza del suo tatuaggio di una stella.
Michael aveva iniziato a chiamarla così, da quando le era riaffiorato un ricordo dei suoi genitori.
Era il nomignolo con cui si rivolgevano a lei.
Così aveva fatto in modo che quel ricordo non svanisse col tempo.
Fu al compimento dei suoi sedici anni, che decise di tatuarsi per la prima volta, tornando a casa con una stella sul collo.
Lui le sorrise ancora, rintracciando i suoi pensieri.
Dopo che tutti ebbero accettato le condizioni di Michael, Nicholas riprese la parola.
«D'accordo» si agitò un po', vedendo tutti gli occhi puntati su di sé.
Fece un grosso respiro.
«Ora siamo tutti dalla stessa parte. Quello che fate è lodevole, anche se in passato potreste aver fatto delle cose discutibili. È per questo che sarò completamente sincero.»
Rob si risentí.
Il suo collega non lo aveva consultato, come avevano sempre fatto in passato, e stava per dire qualcosa che avrebbe scombussolato l'equilibrio già precario del gruppo.
Si guardarono negli occhi e capì che Nicholas era deciso a dir loro tutta la verità.
«Io e Rob lavoravamo per il governo. La tecnologia che possiede Victor, è stata sottratta al governo. Si tratta di un'arma che ci riporterà indietro di mille anni, come minimo.
Lo scopo era quello di creare un'arma che fosse capace di eliminare le minacce esterne, proteggendo solo noi e i pochi alleati che ci seguiranno.»
Tutti i presenti lo seguivano con attenzione.
«Io e il mio gruppo, eravamo incaricati di creare una sorta di scudo, che ci proteggesse nel caso in cui qualcun'altro avesse sviluppato la stessa arma, per usarla contro di noi. È da lì che ho iniziato a scrivere i codici per il chip. L'arma, considerata troppo pericolosa per depositarla nelle mani di una sola persona, è stata divisa in tre parti e consegnate a persone di spicco, in tre valigette nere.
Poi, un giorno, le valigette hanno iniziato a sparire. Quella che hanno sottratto a voi, aveva subito un passamano. Victor l'ha intercettata, per poi rubarla. Fino a poco fa, aveva tutti i pezzi per ricostruire l'arma. Poi Michael ha recuperato una delle valigette. Inoltre, vi abbiamo mentito sulla sigla "F.F.T.T.". Sappiamo esattamente cosa significhi.»
Prese un altro grosso respiro e mostrò agli altri, i fogli che aveva fra le mani «Federal Forces for Transition Technology. È il ramo governativo che si occupa di questa nuova tecnologia, con la quale Victor vuole governare il mondo.»
«Perché dirlo solo ora?»
Becky alzò lo sguardo da quelle pagine.
«Perché sono stanco di sentirmi solo in questa lotta. Credo che voi siate l'unica speranza che ha questo mondo di salvarsi.»
Anthony gli fece un cenno d'assenso, mentre Michael gli diede una pacca sulla spalla.
«Ancora una volta, benvenuto a bordo.»
Nicholas gli sorrise, stringendo la mano di ognuno di loro, man mano che lasciavano la sala riunioni.
«Solo, eh?» Rob attese che tutti fossero usciti e si avvicinò.
«Era sottinteso che parlavo per entrambi.»
«Senza chiedere il mio parere? Non eravamo insieme in questa cosa?»
«Dopo due giorni senza una parola, ora mi fai anche la ramanzina?» raccolse le sue cose «Sei incredibile.»
Rob lo afferrò per il gomito «Ho visto che ti sei fatto dei nuovi amici. È per lui che hai deciso di vuotare il sacco ed entrare nelle grazie del capo?»
Nicholas sbuffò un sorriso.
«Già, è proprio quello che ho fatto. Mi sono "fatto" un nuovo amico.»
Il malupino lo lasciò «Buon per te.»
Abbassò le spalle e si diresse verso la porta, per uscire.
«Mi dispiace» lo bloccò «Mi dispiace che non sia andata bene con lei.»
Lui si voltò per un ultimo sguardo.
«Già» lasciò la stanza, senza più voltarsi indietro.
Nicholas si prese un momento per metabolizzare l'ultima ora appena trascorsa.
Riempì un bicchiere d'acqua e lo finì in un sorso.
«Coraggio» disse fra sé, e uscì dalla porta.
Appena fuori, appoggiata al muro, mentre rigirava uno shuriken fra le mani, Lien lo stava attendendo.
Lui roteó gli occhi.
«Quindi...» cominciò lei.
«Ti prego.» la supplicó.
Lien lo spinse di nuovo nella stanza e chiuse la porta dietro di sé.
Dopo i primi momenti passati insieme, in cui avevano continuato a studiarsi e a scambiarsi poche parole piccate, erano finalmente arrivati alla conclusione che l'amicizia era la strada giusta da praticare.
Prese posto sulla poltroncina in pelle e lo invitò a fare lo stesso.
«Ricapitolando. Tu ami lui, lui è attratto da un'altra. Lei ama un altro, mentre tu ti scopi uno che potrebbe essere tuo nipote, ma che è davvero sexy. Dimentico qualcosa?» rise divertita.
Nicholas alzò gli occhi al cielo «Si, la base. Lui ed io viaggiamo in direzioni opposte.»
«Solo perché si ostina a reprimere un lato di se stesso.»
«Tesoro, io non sono sua madre e, men che meno la sua psicologa. Se dopo tutti questi anni non l'ha ancora capito, non lo farà mai. Ed io sono stanco di aspettare.»
«Quindi è una cosa seria con "Tony"?» usò un tono malizioso.
Nicholas fece per alzarsi, ma lei gli lanciò un pugnale, facendolo infilzare nello schienale della poltrona.
«Tu mi spaventi a morte.» lui lo tirò via e lo adagiò sul tavolo.
«Allora?» pretese una risposta.
«Abbiamo solo fatto sesso. Non so nemmeno se ricapiterà.»
Liquidò il discorso e filó via, accennando un sorrisetto furbo.
«Come no» disse fra sé. Lien ripose il pugnale nel fodero e uscì per raggiungere Marcus.
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