30.

Becky chiuse la porta dietro di sé, senza staccare le sue labbra da quelle di Jenna.

Le sue mani liberavano la rossa dalla costrizione della sua canotta, mentre scendeva con i baci sul suo seno prosperoso.

Jenna la fermò per guardarla negli occhi «Non fraintendermi, amo quando sei così irruenta e passionale, ma perché non andiamo in camera nostra e ci prendiamo tutto il tempo che vogliamo?»

Becky continuò a baciarla lungo il collo e la spalla.
«Ho una riunione con gli altri. Abbiamo mezz'ora, prima che arrivino.»

Jenna cercò nuovamente il suo sguardo «Qui?»
Lei annuì, con un sorriso malizioso.

La rossa si morse il labbro, sorridendo a sua volta.
Aveva raccontato alla sua compagna, di quanto l'avesse eccitata sognare di fare l'amore ed essere sul punto di venir beccate da qualcuno.
Di quanto quella sensazione rendesse tutto più eccitante.
Ed ora lei la stava accontentando.
Mai avrebbe pensato ad una cosa del genere prima, ma con Becky le venivano strane idee e, metterle in pratica, era diventato il loro passatempo preferito.

Jenna si defiló dalle sue braccia e girò intorno al tavolo.

Fece scorrere un dito sul legno verniciato «Sai, somigliava proprio a questo, nel mio sogno.» si portò le mani dietro la schiena e aprì i gancetti del reggiseno, lasciandolo scivolare lungo le braccia, per finire sul pavimento.

In un batter d'occhio, Becky fu da lei, incapace di attendere oltre.
La stava stuzzicando ed era riuscita nel suo intento.
Prese le sue labbra con un bacio famelico, che lasciò entrambe senza fiato.

• • •

«Eccolo» Becky le allungò, di nascosto, il reggiseno che nella fretta si era infilata in tasca.

Jenna le diede una piccola spinta con la spalla «Pensa se lo trovava Michael»
Risero di nascosto, mentre pian piano tutti uscivano dalla sala.

~

Era passato un altro mese e le cose tornavano a farsi serie.
Christopher, anche se zoppicante, riusciva a camminare senza le stampelle, tanto che aveva deciso di voler prendere parte alla missione.
A nulla erano serviti i tentativi degli altri di fargli cambiare idea.

Becky credeva di sapere da dove venisse la sua cocciutaggine.
Silvia si teneva a distanza ed evitava i luoghi in cui avrebbe potuto trovarlo da solo.
Non avevano più parlato, da quando lui aveva detto quelle cose.
Ma c'era una cosa in particolare, che lo infastidiva più di tutto.
Silvia e Rob passavano spesso del tempo insieme.
Nell'ultimo mese lei aveva dovuto curare una ferita alla gamba che, ironia della sorte, l'aveva obbligata a stare a letto per qualche settimana e poi dover ricorrere al fisioterapista.
Lo stesso che stava curando Christopher.
Avrebbero potuto farlo insieme, ma lei aveva esplicitamente chiesto di vedersi in giorni diversi.

Quando aveva avuto bisogno di aiuto, Rob si era proposto volentieri di aiutarla, sotto lo sguardo rassegnato di Nicholas e quello infastidito di Christopher.

L'unica cosa di cui era grato, era che sembrava serena e più volte l'aveva vista sorridere, compito che lui non era stato in grado di assolvere.

Becky diede un bacio a Jenna, salutandola prima dell'addestramento con Michael e raggiunse Christopher.

Bussò alla sua porta, prima di entrare
«Ehi.»

«Sei già qui?» la guardò appena, poi continuò a riordinare le scartoffie sulla sua scrivania.

Becky si sedette accanto a lui «Stai ancora cercando il significato di quella sigla?» Diede un'occhiata ai fogli sparsi sulla scrivania.
Nascosta in bella vista, la pagina che aveva preso dalla stanza di Silvia.
Sentì una stretta al cuore, immaginando come si sentisse.

«Perché non hai più provato a parlarle?»
Sollevò il foglio, ma Christopher prontamente glielo strappò dalle mani.
«Che senso avrebbe? L'hai vista? Sta meglio senza di me.»

«E tu? Quante volte al giorno leggi quelle parole?» si alzò in piedi e indicò il foglio «Ti rendi conto che è convinta che tu pensi davvero quelle cose che hai detto? Chissà cosa avrà sentito che dicevi a Kathleen. Se la ami ancora...»

«Non dire idiozie!» si lasciò cadere sulla sedia «Lo sa. Kathleen sa che sono innamorato di Silvia» si guardarono negli occhi.

«Allora perché lasci che lei pensi che non sia così?»

«Perché sono un codardo, d'accordo?» battè il palmo sulla scrivania, schiacciando la pagina sotto il proprio peso «Ora possiamo parlare d'altro, per favore?»

Becky sollevò le mani in segno di resa «Come vuoi» si risedette «Volevo solo che mettessi le cose in chiaro, prima di lanciarci in questa missione. Sarà dura e pericolosa.»

«Mi sto occupando delle armi. Solo così potrò sentirmi utile. Abbiamo integrato il chip, con l'aiuto di Nicholas.»

«Ok.»
Lasciò che le spiegasse in che modo avrebbero utilizzato le nuove strumentazioni, affinché si distraesse e staccasse la spina dai soliti pensieri che, sicuramente lo assillavano per tutto il giorno.

• • •

«Siamo sicuri che stiamo facendo la cosa giusta?»
Rob si avvicinò a Nicholas, che lavorava al computer.

Lui gli dedicò uno sguardo veloce.
«Un po' tardi per i dubbi, non credi?»

Il malupino si stravaccò sulla poltrona, attirando la sua attenzione.
Nicholas tossì.
«Potresti evitare di stare così scomposto?»

«Sto comodo così.» fece spallucce.

Nicholas fece ruotare la sedia «La tua ragazza non ti sta aspettando?»

Rob balzò in piedi.
«Che problema hai?»

Preso da un impeto di coraggio, anche lui si mise in piedi.
«Tu! Tu sei il mio problema.» gli puntò il dito.

«Ancora con questa storia?» fece roteare gli occhi.

«Non osare » gli disse tra i denti «Non trattarmi come se fossi uno stupido.»

Fece una breve risata.
«Sono stanco di sentirmi come se fossi un traditore. Cosa c'è di sbagliato, nel voler approfondire la conoscenza di una ragazza che mi piace?»

«Devo spiegartelo? Devo spiegarti, che il problema non è la ragazza?»

«E quale sarebbe? Per quale motivo mi fai delle scenate di gelosia ogni volta?»

Nicholas si sentì percorrere da una scarica di nervosismo.
«Perché mi hai baciato, cazzo! Sono stanco di fare finta che non sia mai accaduto. Cos'è stato, ti sei confuso? O forse avevi le allucinazioni e mi hai vista bionda e con la fica?»

Si avvicinò minaccioso «Non ti azzardare a ripeterlo.»

«Perché? Hai paura che gli altri scoprano quello che ancora devi capire di te stesso?»

«Non c'è nulla da capire.»

Nicholas mise su un sorriso isterico.
«Oh credimi, c'è eccome.» si piegò nelle spalle «Prima o poi dovrai far pace con quella parte di te.»

«È successo una sola volta. Questo non significa nulla. È stato un errore.»

Nicholas fece un sorriso amaro «Ovvio. Cosa potrei essere, se non un errore?»

I suoi occhi lucidi, lo fecero indietreggiare.
«Perché devi sempre rendere tutto così pesante.»
Lasciò penzolare le braccia lungo i fianchi e rilassò lo sguardo «Io ci tengo a te, ma non come vorresti tu. E sì, ti ho baciato, ma è stato quattro anni fa ed io ero in una situazione difficile, lo sai.»
Tornò ad avvicinarsi.
«Non trattarmi come se fossi uno stronzo. In fondo, sono sempre stato sincero.»

Nicholas sentì il cuore accelerare ad ogni passo che faceva verso di lui.
Erano quattro anni che tratteneva le proprie emozioni, per paura di perderlo.
Ogni volta che Rob portava a casa una nuova ragazza, era costretto a far finta di nulla, nonostante morisse dentro un pezzo alla volta.
Aveva fatto di tutto per lui, ma non voleva grandi ringraziamenti.
Semplicemente sperava, che prima o poi si fosse reso conto dei sentimenti che provava per lui.
Ma ora c'era Silvia, e stava ricominciando un altro giro.
Questa volta non era sicuro di riuscire a superarla.

Si portò le mani dietro il collo, massaggiandolo nervosamente.
«Io non posso più. Non posso più starti accanto, facendo finta di non provare ciò che provo.»

«Cosa vuoi dire?» sembrò agitarsi.

«Voglio dire che, dopo questa missione, le nostre strade si separeranno.»

Rob sembrò cercare delle parole, ma non riuscì ad aggiungere nulla.

Nicholas accennò un sorriso.
Posò una mano sulla sua guancia e gli strinse un poco il viso «Io ti amerò sempre» sussurrò al suo orecchio, prima di lasciargli un bacio a stampo e uscire dalla stanza.

Rob restò immobile, con quelle ultime parole che riecheggiavano nei suoi pensieri.

• • •

Silvia entrò nella stanza per le terapie, così come le era stato detto, con il sorriso stampato sulle labbra, come ogni volta, ma appena varcata la soglia s'immobilizzó.

Christopher era intento a rimettere i pantaloni.
In mutante, e stanco per la sessione di terapie, alzò lo sguardo e si accorse delle sua presenza.

«Io...io...» balbettò, rendendosi conto che parlava con lui dopo settimane e settimane di silenzio.
Fece per andare via.

«Silvia, aspetta!» la fermò.
«Ti prego» aggiunse, vedendo che era rimasta immobile.
Lei si voltò, con espressione rassegnata.
«So che potrebbe essere tardi per questo, ma voglio chiederti scusa per le cose brutte che ho detto. Io non le pensavo davvero.» addolcì lo sguardo «La verità è che avevo solo paura.»

«Non preoccuparti, è acqua passata.»

Fece per andare via di nuovo, ma lui la fermò ancora, stavolta afferrandole la mano.
«Devo restituirti una cosa.»
Le allungò un foglio ripiegato in quattro.

Quando lo aprì, lei arrossì.

«Voglio che tu sappia, che avevo scelto te. Non voglio nessun'altra.»

«Ti ho sentito mentre le dicevi che volevi lei.»

«Hai sentito che le dicevo che "una volta" volevo lei, ma poi mi sono innamorato di una riccia.» si fece più vicino «Ed essere innamorati è tutta un'altra storia.»
Le carezzò la mano, attendendo il momento giusto per baciarla.
Ma si ricordò di Rob.
«Sappi che non mi rassegno. Se dovrò competere, lo farò.»

Silvia si accigliò.
«Di che parli?»

«Di pel di carota.»

«Non chiamarlo così.»

«Scusami, non volevo offendere il tuo ragazzo», si finse dispiaciuto.

«Ragazzo?» scoppiò in una grossa risata.

«Cosa c'è da ridere?»

«Rido, perché sei veramente la persona intelligente, più stupida che abbia mai conosciuto.» Alla sua espressione interrogativa, aggiunse: «Io e Rob siamo solo amici.»

Christopher tirò un sospiro di sollievo, un attimo prima di baciarla con trasporto.
Tutto sembrò riacquistare senso, fino a quando le carezze non andarono oltre.

Ma Silvia s'irrigidì e lo respinse, cominciando a tremare tutta.

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