18.

Jenna si lanciò dal blindato, che stava per fermarsi davanti al loro nuovo rifugio.
«Becky!» si fece largo tra gli uomini di Michael. Col fiatone e il cuore in gola, finalmente riuscì a vederla. Becky era ricoperta di polvere e sangue, lo sguardo perso nel vuoto. «Amore», le controllò il corpo e, accertatasi che il sangue non fosse suo, le prese il viso fra le mani. «Rebekah», la chiamò dolcemente, «cos'è successo?»

Come se fosse appena emersa dall'acqua, Becky riprese fiato e s'incamminò, senza prestare attenzione a ciò che aveva intorno.
«Avrei dovuto accorgermene», ripeteva come un mantra.

Gli occhi di Jenna si fecero liquidi. Seguì Becky e provò a fermarla. Quando riuscì ad afferrarla, la strinse a sé e lei non si sottrasse. «Non avresti comunque potuto fare più di quello che hai fatto.»

«Dovresti starmi lontana», disse stringendola però più forte.

«Non accadrà mai. Rassegnati ad avermi intorno per il resto della tua lunga vita», la guardò dritto negli occhi. «Siamo qui per te.» Fece un cenno in direzione di Michael.

Becky si voltò a guardare. Michael e Silvia si stavano avvicinando, in apprensione. Anche Jenna guardò i due, soffermandosi sull'espressione spaventata della sua amica.

«Dacci qualche informazione in più», esordì Michael.

«Eravamo riusciti ad andare via dalla villa, apparentemente senza grosse ferite. Poi Christopher si è accasciato al suolo, con la coscia che perdeva sangue. Il sangue... » si portò le mani sul viso «ce n'era così tanto.» Una lacrima le cadde dagli occhi.

Il volto di Silvia sembrava di cera, bloccato in un'espressione tra il dispiacere e la paura.
Stavano davvero parlando di una cosa del genere?

Jenna carezzò la schiena di Becky e la prese sotto braccio. «Ora dov'è?»

«Lo stanno operando. L'obiettivo è riuscire a fargli superare la notte. Se ci riuscirà, valuteranno le eventuali terapie di cui avrà bisogno.»

«Quante possibilità ha?» chiese ancora Michael. Domanda che rimase senza risposta.

• • •

Erano trascorse ore e, finalmente Marcus usciva dalla sala nella quale stavano operando suo fratello. Gli altri lo raggiunsero velocemente. «Allora?»

Si strappò via il camice monouso. «I proiettili sono passati da parte a parte. Erano tre e solo uno ha intaccato l'arteria femorale. I soccorsi sono stati tempestivi, ma ha perso molto sangue. Stanno cercando di reintegrare con delle sacche, mentre lo ricuciono.» Marcus continuava a tenere i pugni chiusi in una morsa «non dovevo coinvolgervi in tutto questo» ammise, con il senso di colpa che gli opprimeva il petto.

«Io sono colpevole quanto te.» Becky gli si avvicinò.

«Va bene, smettetela. Tutti e due», li interruppe Jenna. «Avete salvato una donna innocente da delle brutte persone, o sbaglio?»

«Ha ragione», Michael si accodò, «questa è la vita che facciamo.»

«E siete dannatamente bravi in quello che fate. E coraggiosi», aggiunse Jenna. «Ce la farà. Ha lottato per suo fratello, per la sua migliore amica; lotterà anche per la sua stessa vita.» Concluse con tono deciso.

«Christopher è forte», ripeté Becky annuendo. «Vederlo in quello stato, mi ha ricordato il giorno in cui ti abbiamo perso», si rivolse a Marcus. «Era ferito al petto e ad un braccio, ma la cosa a cui pensò prima di perdere i sensi, fu tenere premuta la mia ferita. Perdevo molto sangue e ho rischiato di non rivedervi più, ma lui ha lottato per me contro il tempo, contro il suo dolore, contro la sua stessa stanchezza. Cazzo, se è forte!» Lei e Marcus si guardarono negli occhi e non ci fu bisogno di aggiungere altro.

«Dovreste andare a riposare anche voi», suggerì Jenna.

Marcus annuì. «Vado da Lien», si congedò e sparì dalla circolazione, mentre Michael chiese a Jenna qualche minuto con sua figlia, che lei gli accordò volentieri, ritenendo necessario dover passare un po' di tempo con Silvia.

• • •

«Abbiamo cambiato così tanti posti, che quasi non ricordo più com'era casa mia», disse Silvia, intenta a osservare il via vai di soldati fuori dalla finestra.

Jenna si avvicinò. «So a cosa stai pensando.»

«Davvero?» si voltò a guardarla.

Lei annuì. «Non è una vita facile, ma non l'ho scelta per caso. L'amore mi ha portata qui.»

«Ti sbagli.» L'amica tornò a guardare fuori. «E se non dovesse farcela?» si strinse nelle braccia, «è l'unico pensiero che mi ronza per la testa al momento. Io non sono come te, Jenna. Non sono così forte.»

«Senti, lo so che stai cercando in tutti i modi di non fartelo piacere. So come sei fatta, forse anche meglio di te stessa.» L'afferrò per le braccia e la scosse appena. «Sei più forte di quanto credi e se provi qualcosa, non dovresti rinunciarci. Lui è giusto per te.»

«E se non dovesse farcela?» ripeté.

«Guardami», le sollevò il mento e incontrò i suoi occhi, «ce la farà.»

Silvia sentì un nodo alla gola e una lacrima le rigò il viso. «Sento di aver perso la mia occasione» ammise, mentre le lacrime cominciarono a uscire copiose.

Jenna l'abbracciò. «Tranquilla, sono qui con te.» La consolò, pregando il cielo affinché tutto si sistemasse.

• • •

Dopo quattordici ore d'intervento, finalmente gli specialisti che avevano operato Christopher, uscirono dalla sala operatoria, ritrovandosi l'intero gruppo addosso, in apprensione.
«L'operazione è stata complicata, ma con tutte le attrezzature all'avanguardia di cui disponiamo, siamo riusciti a dargli la possibilità di tornare fra di noi.» A quelle parole, tutti tirarono un gran sospiro di sollievo. «Però, siamo cauti per quanto riguarda le conseguenze. Non possiamo sbilanciarci, perché tanto dipende dalla sua forza di volontà e dalle terapie. Ci sono delle possibilità che riacquisti l'uso della gamba, ma non senza le giuste cure e il giusto tempo.» Il chirurgo si schiarì la voce, vedendo negli altri uno sguardo interrogativo. «Quello che sto cercando di dire, è che per un po' di tempo non potrà lavorare.»

Marcus e Becky si guardarono, mentre Michael lo ringraziò prima che si congedasse.

«Andiamo ragazzi, avete una faccia! L'importante è che si riprenda, no?» esordì Jenna, ritrovando il suo dolce sorriso.

«Tesoro, non è così semplice.» Becky le prese la mano «noi siamo il nostro lavoro. Fa parte di noi. Con questo non voglio dire che non siamo felici. Solo che per Christopher sarà molto dura.»

«Dovrebbe essere grato di essere ancora vivo. Il "vostro lavoro" l'ha quasi fatto ammazzare. Fine dei giochi. Addio al mondo. Addio a tutti.» Intervenne Silvia, con una rabbia che sentì mangiarle le viscere.
Non erano passati neanche cinque minuti dal discorso del chirurgo e già pensavano solo al lavoro. «Tu sei suo fratello. Come puoi non essere sollevato da questa notizia? Vivrà ancora e magari per molti anni, se non dovrà più fare questa vita. Potrà coltivare degli hobby, prendere un cane, vivere dove vuole, innamorarsi.» Riprese fiato. «Insomma, voglio dire, è vivo. Godetevi questa notizia almeno per qualche ora.» Sbuffò, per poi rendersi conto che tutti la stavano fissando.

«Ha ragione.» Jenna la prese di nuovo sotto braccio. «Ora però è meglio se andiamo a prendere un po' d'acqua.»
Silvia annuì e si allontanarono velocemente.

«Almeno hanno scopato?» chiese Marcus, ancora sorpreso dalla reazione della mora.

Becky lo guardò. Scosse il capo e accennò un sorriso. «Fa la frigida, ma sotto sotto non vede l'ora.»

«Ecco perché gli piace.»

Becky fece un'espressione divertita. «Già. Aspetta che gli racconti come ha appena reagito.»

Anche Marcus sorrise. «Mio fratello sa come far perdere la testa alle donne. Ci è riuscito con la più frigida di tutte, con questa Silvia sarà una passeggiata.»

«Io credo che stiano bene insieme», ammise Becky con tono serio, poi si voltò a guardarlo. «E Lien? Che tipa è?»

«È una spia. Una di quelle davvero brave», disse fiero. «Non siamo andati d'accordo subito. Poi però, abbiamo trovato qualcosa che ci accomunasse.» Indicò Jenna «anche tu una civile? Non vi ho proprio insegnato nulla?»

«È dal primo istante che l'ho vista che non ho mai smesso di pensare che avevo trovato la donna della mia vita», si piegò nelle spalle, «cosa puoi farci contro una cosa del genere?» Anche da lontano, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.

«Civile, ma cazzuta. Mi ha dato del filo da torcere, quando è stata mia prigioniera. La stai addestrando bene. Potrebbe diventare una di noi, un giorno.»

«Lo sto facendo solo perché possa difendersi. Stare con me le renderà la vita un po' complicata, ma non permetterò che diventi come noi.»
Marcus annuì ancora. Becky vide i suoi occhi brillare, quando Lien uscì dalla sua stanza. «Ecco, è esattamente questo che intendevo.» Gli diede una pacca al braccio e rise.

«Hai avuto notizie?» chiese Lien, e Marcus l'aggiornò. «Bene», sorrise. «Quindi tu sei la famosa Becky?» Le tese la mano. «Non vedevo l'ora di conoscerti, anche se speravo che le circostanze fossero migliori.»

«Anche io sono felice di conoscerti. Famosa per cose buone, spero?» rivolse un'occhiataccia a Marcus.

«Le avevo promesso di presentarle la mia famiglia. Mio fratello Christopher e la mia sorellina Rebekah.»

«Dover fare lo stronzo con voi è stata la parte più dura da interpretare per lui.» Lien lo abbracciò.

Becky sentì il cuore sciogliersi a quelle parole. «Lo posso immaginare. I miei dubbi hanno avuto conferma quando ho letto "515" alla porta della mia prigione.» Ancora una volta si guardarono negli occhi, improvvisamente lucidi, e Becky non resistette alla tentazione di abbracciarlo.
«Sono felice che tu sia di nuovo con noi. Ci sei mancato.»

«Anche voi mi siete mancati. Non immagini quanto.»

• • •

«Finalmente prima ho visto un sorriso, sulle tue labbra. Sono grata a Marcus per questo.» Jenna si avvicinò languidamente per lasciarle un dolce bacio. «La tua espressione, appena arrivata, mi ha spaventata a morte.»

Becky le riavviò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Mi dispiace, sei entrata nelle nostre vite nel momento peggiore», fece un sorriso amaro. «Ti assicuro che questo lavoro sa essere anche leggero e piacevole. Divertente, per giunta.»

«Ne sono certa. Questo momento passerà e torneremo a essere più sereni», concluse ottimista. Becky annuì. «Però», divenne triste, «devo ammettere che mi dispiace un po' per Silvia. Ha dovuto fare i conti con cose nuove abbastanza pesanti.»

«Anche tu.»

«Certo, ma io ho scelto liberamente di entrarne a far parte. Lei, invece, ci si è trovata invischiata. Inoltre, questa atmosfera militare non giova all'ansia. Ci sentiamo sempre osservate.»

«Perché non me l'hai detto subito?» la strinse a sé ancora una volta.

«Perché a me sta bene anche così. Però Silvia non la sta prendendo molto bene.»

«Allora cosa proponi di fare?» le diede un bacio delicato.

Jenna sorrise «non molto distante da qui, c'è una grossa fattoria dismessa. Era dei miei nonni, ma quando sono venuti a mancare, mia madre ha deciso di rimodernarla e continuare a pagare le tasse, per tenerla sempre disponibile. È davvero grande e ci sono ampi spazi per addestrarsi e, perché no, fare terapia.»

Becky l'attirò a sé per baciarla ancora. «Sei sempre preparata a tutto. Non potevi che essere la mia compagna.» Un altro bacio e poi ancora: «Mi sembra un buon piano, per il momento.»

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