Quella volta che in Cina... #1
Era una caldissima notte del Maggio dell'anno scorso e io mi trovavo a Shanghai con la mia carissima amica Kendelle.
Quella sera avevamo deciso di andare a ballare al Mint, una discoteca super spocchiosa e dall'aria tremendamente costosa.
Quindi, vestite alla bell'e meglio, prendemmo il primo autobus disponibile e aspettammo la nostra fermata.
Sfortunatamente quella non era la nostra sera, infatti scendemmo una o due fermate prima e dovettimo farci mezz'ora a piedi, tra le vie trafficate e umide di quella città enorme.
Ci perdemmo, ovviamente.
E impiegammo un'altra ora per capire che sarebbe bastato alzare la testa per vedere la scritta "Mint" torreggiare su un dannatissimo grattacielo.
Un grattacielo, capite?!
La discoteca si trovava dentro un grattacielo.
Perché sentivo già i miei soldi abbandonare il portafoglio?
Comunque capimmo che il miglior modo per arrivarci era proprio quello di seguire quella costruzione a mo' di stella Polare.
Quando giungemmo alle scale che conducevano all'ipotetico ingresso ci accorgemmo anche che quest ultimo non c'era!
Cos'è, avevano un'entrata segreta?
In compenso, un gruppo di ragazzi dai tratti occidentali e sulla ventina stava allegramente cincischiando in cima alle scale.
Io e Kendelle ci guardammo e decidemmo di andare a chiedergli informazioni.
Non dimenticherò mai la mia stretta allo stomaco quando mi accorsi che il ragazzo che avrei dovuto approcciare era un dio Greco con la sigaretta in mano.
Oddio, detta così pare l'inizio di qualche storiella trash.
Comunque mi faccio coraggio, indosso la mia migliore espressione simpatica e vado da Eros in persona, ricca di buoni propositi e con la speranza di non cadere dai tacchi proprio davanti a lui e ai suoi amichetti ubriachi.
Nel frattempo mi accorgo di due ragazze cinesi occupate ad attirare la loro attenzione. Infilate in dei vestiti minuscoli e intente a ridere così forte che le sirene dell'ambulanza a confronto sono un sussurro in lontananza.
Appena arriviamo noi le due ragazze spengono gli ultrasuoni e accendono le occhiate maligne.
Non fare figure di merda, non fare figure di merda...
Eros mi guarda e io gli chiedo come diavolo si faccia ad entrare in quella maledetta discoteca, al che lui mi risponde che mi sarebbe bastato solo girare l'angolo e me la sarei trovata di fronte.
«Thank you so much!» rispondo, intanto indietreggio salutandolo con la mano.
Ora, dovete capire la planimetria esterna di questo palazzo.
Guardandolo dall'alto era un quadrato con dei pilastri di non so quale metallo che fuoriuscivano e creavano degli archi intorno alla struttura. Quindi, abbiamo il muro del palazzo e, qualche metro più in là, questi pilastri che si piantavano nel terreno.
Noi eravamo a qualche metro da uno di questi e io stavo indietreggiando.
A questo punto il tipo mi dice «Ma tu di dove sei?» e io gli rispondo che sono italiana, allora lui continua e mi fa «Ah si vede, voi italiane siete così belle»
Ma dove?
Io allora ringrazio con la faccia più scettica del mondo, mi giro...
BOOM!
... E sbatto con la faccia contro quel maledettissimo pilastro di ferro.
Davanti a Eros, i suoi amici e le due ragazze vestite di sogni e speranze.
Inutile dire che, dopo essermi ripresa e aver ignorato le risate di tutti, dentro quella discoteca non entrai mai. Anzi, Kendelle e io decidemmo di tornare a casa, dove nessuno avrebbe potuto vedermi e dove i pilastri non avrebbero potuto farmi del male.
Jen♥
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