Sogno/Illusione (Jeff)

- Ah! Argh! Gnh! No... ba...sta... anf... -

- Sta zitto! Dalla tua bocca voglio sentir uscire solo gemiti di piacere, mio cagnolino. - Esce da me e con una stoccata rientra facendomi urlare dal dolore. Sento che mi sta uscendo del sangue che va ad unirsi al suo sperma. Non sto sentendo niente, se non un dolore atroce.
Con Dylan è completamente diverso. Con lui è piacere puro, quando sto sotto io, e quindi... quasi mai. Ma, quando è lui a stare sopra, è come se il mondo rallentasse per andare al nostro ritmo. Con lui, non ho... non abbiamo mai fatto sesso, soltanto dolce e piacevole amore. Ogni volta è una cosa magica. Io e lui. Soltanto noi due, insieme, nessun altro.
Con Jack invece c'è soltanto sesso e dolore, e ammetto che in questo momento, vorrei tanto morire. Anche se non voglio, è come se stessi tradendo Dylan.
Mi ha tolto le catene, ma non riesco comunque a ribellarmi, sono troppo debole, la febbre non mi è ancora passata, e lui non fa altro che picchiarmi e violentarmi. Dall'ultima volta, lo abbiamo fatto circa tre volte, ed è passato solo un fottutissimo giorno.
Mi tengo con le unghie alla sua schiena stringendo i denti.

- Gnh... nnn. -

- Oh, bravissimo, Jeff. -

- Ti... ti prego... bas...ta... anf... Jack. - Mi tira i capelli costringendomi a guardarlo in faccia.

- Ti ho forse dato, il permesso di parlare, Piccolo killer? -

- Argh... n-no... -

- Bene, allora sta zitto. L'unica cosa che puoi dire è il mio nome, Jeff. Mi sono spiegato? -

- Ah! Aaah! S... si... - Sul suo volto compare un sorriso malvagio.

- Bene. - Con un'ultima stoccata, viene dentro di me, e io sul mio petto. Si stende su di me, mentre cerco di far tornare normale il mio respiro. Lo sento che passa la sua lurida lingua sul mio collo, precisamente dove è inciso il suo nome.
Sento dei brividi in tutto il corpo, ma non di piacere, di paura. Paura che se parlassi, o facessi qualsiasi altra cosa, lui mi farebbe ancora del male. - Come sei carino quando sei spaventato, mio bel cucciolino. - Non lo guardo, continuo a tenere lo sguardo distante. - Facciamo così, se starai buono, non ti ammanetterò, ma tu non dovrai uscire da questa stanza. Puoi andare in bagno visto che è collegato alla camera, ma non dovrai uscire in corridoio, sono stato chiaro, cucciolo? - Annuisco lievemente, quindi mi bacia e esce, ma non prima di avermi detto, che mi avrebbe portato da mangiare.
Mi alzo a fatica dal letto, ho lividi, tagli, ematomi e sangue su tutto il corpo. Pian piano raggiungo il bagno, che a quanto pare ha sia la doccia, sia la vasca.
Faccio riempire la vasca con l'acqua calda, ho tanto freddo in questo momento, e la colpa non è solo della febbre. Ci metto un bagno schiuma che ho trovato, poi quando l'acqua ha quasi raggiunto l'orlo, lentamente mi immergo. E tiro un sospiro di sollievo ha sentire il calore dell'acqua calda che mi invade.
Fare il bagno nella vasca mi fa ripensare a Dylan. Il mio dolce Dylan, oh quanto mi manca, chissà che sta facendo adesso? A me basterebbe anche solo, vederlo e sentire la sua bellissima voce, per un minuto. Non chiedo altro, soltanto un minuto.

<< - Jeff... - Questa voce... - Jeff... - Ho sonno, voglio dormire. Per favore lasciami dormire. - Jeff, svegliati. - Apro gli occhi e mi trovo davanti il bellissimo viso di Dylan. Non posso crederci, non può essere vero. Sento il mio viso ricoprirsi di lacrime. - Piccolo che hai, ti senti male? - Di risposta lo abbraccio avvolgendogli le braccia intorno al collo e mettendomi a piangere. - Jeff? Che ti prende? -

- Dylan, sei... sei davvero tu? -

- No, sono Slander, mi sono trasformato in Dylan perché mi andava. Certo che sono Dylan. Jeff, ma si può sapere che ti prende? -

- Io... io... c-c'era Jack e... lui mi... mi violentava e... e... - Mi abbraccia. Un dolce e intenso abbraccio. Mentre mi accarezza i capelli.

- Sssh, va tutto bene. Era soltanto un brutto sogno. Adesso è tutto passato, ora ci sono io con te. -

- Oh Dylan. - Lo stringo ancora di più.

- Dimmi, nel sogno, dove ti trovavi? -

- Ecco... non lo so di preciso. Una casa dove sicuramente Jack, avrà ucciso gli abitanti. -

- Quindi eri in città... nel sogno. -

- Io... io... credo di si. -

- Ho capito. Jeff... - Mi da un dolce bacio sulle labbra per poi guardarmi negli occhi. - ti troverò. Ti troverò e una volta sistemato Jack, staremo insieme per sempre. Te lo prometto. -

- Dylan che... che vuoi dire? - Sta scomparendo. - Dylan? Dylan?! Dylan!!! -

- Ti Amo Jeff! Ricordatelo! -

- Anche io... anche io ti amo... Dylan. - >>

Apro di scatto di gli occhi. Ma... che è successo? Era un sogno? Eppure... sembrava così reale. Non capisco. Mi guardo intorno e scopro di non essere più nella vasca, sono sdraiato sul letto, sotto le coperte. Sulla porta, Jack mi guarda come se volesse trucidarmi. Non avrò mica parlato nel sonno, vero? Se è così...
- Ti amo... Dylan. - sono in guai seri.

- J... Jack...? - Con uno scatto arriva sopra di me, e mi stringe la gola. Mi agito inutilmente cercando aria.

- "Ti amo Dylan"?! Dylan?! Tu devi amare solo e Me! - Mi da uno schiaffo con la mano libera.

- Gnh! -

- Tu appartieni a me! E di conseguenza devi amare solo e soltanto Me! Finché non morirai, tu sarai mio! Sei di mia Proprietà! E devi soltanto obbedire ai miei ordini, come un cagnolino un obbedisce al suo padrone! Mi sono spiegato, Jeff ?! -
Riesco a malapena ad annuire, ho bisogno d'aria. - Tu sei il mio cagnolino, la mia puttanella, il mio giocattolino, insomma, sei MIO, e io sono il tuo padrone! Dovrai essere bravo ed obbediente. Dovrai obbedire a tutti i miei ordini senza discutere, È chiaro o no, piccolo Killer? - Penso a quanto sia ripetitivo, avrà detto le stesse cose si è no mille volte, ma annuisco e riesco a dire un flebile "Si". - "Si" cosa? -

- Si... p-padrone. - Mi lascia e io cerco di prendere più aria possibile, mentre tossico, tenendomi la gola con una mano.

- Cerca di ricordartelo, Piccolo Killer. - lo vedo prendere un coltello incandescente. Spalanco gli occhi inorridito. Che vuole fare? Inizio a tremare, ho paura. Poggia la lama incandescente sulla mia pancia facendomi urlare mentre incide qualcosa. Non riesco a smettere di urlare, fa malissimo. Quando smette tira il coltello non so dove e mi tira per i capelli facendomi alzare. Mi guarda malissimo. - Dillo. - Mi ordina con voce autoritaria.

- S-sono t-tuo, P-Padrone. -

- Vedi di non dimenticarlo, Piccolo Killer. - Se ne va' sbattendo la porta. Mi porto le gambe al petto e guardo fuori dalla finestra con le lacrime agli occhi.

- Dylan... dove sei? Vieni a prendermi... ti prego. -

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