Capitolo 33: Il Ponte

Non sono al sicuro. Forse dovevo restare in casa, e bloccarmi dentro. Certo, bloccarmi dentro come un topo in una gabbia. No, sarebbe entrato lo stesso.

È intelligente, è più intelligente di me.

Sono alla sua mercé, so di non avere via di fuga. Le strade sono buie e vuote, il mondo sembra essere abitato solo da me. Sono in una grande città ma sono da sola.

Ci sono solo io, e Jeff. E lui mi sta cercando.

I miei piedi fanno un rumore strano, sulla strada. Jeff mi ha fregata, devo trovare qualcuno, ma le mie uniche amiche sono in un altro stato e io sono ricercata dalla polizia. Sono da sola e disarmata.

Dovevo portare via di casa qualcosa, ma non l'ho fatto. Stupida, sono solo una stupida idiota. Potevo prendere un coltello, o una mazza, invece ora ho solo le mie stupide mani e le mie stupide unghie.

Forse Jeff mi sta già seguendo. Mi volto di scatto. La strada dietro di me è illuminata solo da un paio di lampioni. Nessuna figura umana si trova sotto una di quelle fioche docce di luce.

Perché non c'è nessuno in giro?

Non so dove sto andando. Forse devo andare in un posto dove ci siano più persone. In centro. Per arrivare in centro devo arrivare sul fondo della via, e poi girare a sinistra. Lì devo attraversare un ponte e proseguire lungo una strada per forse quaranta metri. Non dovrei metterci più di un quarto d'ora.

Forse Jeff non sa dove sono. Forse arriverò sana e salva fino alla mia meta. Cerco di convincermi di questa cosa ma non ci riesco. Non mi credo.

La strada sembra troppo lunga. Di solito non ci vorrebbe così tanto a percorrerla, ma l'ansia sta facendo sì che il tempo sembri fin troppo lento.

Quando svolto, mi sembra che siano passati anni, anni in cui ogni passo potrebbe essere l'ultimo. Mi chiedo cosa farà Jeff quando mi troverà.

Si limiterà a piantarmi un coltello nella spina dorsale? No, non è nel suo stile. A lui piace giocare. Non gli darebbe soddisfazione vedermi morire così, all'improvviso.

Rabbrividisco, quando penso alle sue mani su di me, al modo in cui mi sono sentita quella volta. Solo a pensarci, mi sento sporca.

Cosa dovrebbe impedirgli di farlo ancora?

Il ponte è davanti a me. Il ponte è a non più di dieci metri da me. Devo solo attraversarlo, camminare ancora un po', e trovare delle persone. Devo chiedere l'aiuto di qualcuno, anche se rischio di essere scoperta. Corro ma mi sento sempre più lenta.

Mi guardo indietro ma non c'è mai nessuno. C'è un barbone, sul ponte, lo vedo da lontano.

Ha abiti pesanti, una vecchia giacca, un berretto di lana, e una spessa sciarpa. È immobile.

All'inizio non me ne accorgo, ma quando sono sul ponte noto qualcosa che non va. Ha la gola squarciata, come quella di un maiale, e il sangue sta colando sul marciapiede.

Non riesco a emettere un solo suono. Resto ferma, e guardo i suoi occhi opachi. Deve essere ancora caldo.

Poi una mano mi afferra la spalla tanto da farmi male. La bile risale lungo la mia gola quando riconosco il puzzo di sangue e fumo di Jeff.

- Lo vedi quest uomo? - chiede, sussurrandomi nell'orecchio. Sento i suoi capelli lunghi e luridi sfiorarmi il collo.

- Lo vedo.

- Presto rimpiangerai di non essere al suo posto.

Vorrei ribellarmi, o fare qualcosa. Ma il panico mi ha inchiodata a terra.

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