Capitolo 2: La luce del mattino

La mattina mi sveglio per colpa della luce del sole che, prepotente, entra dalla finestra. Strizzo gli occhi e mi giro sulla schiena. Oggi il sole splende, e splende fin troppo.

Un sorriso si dipinge sul mio viso quando noto Jeff di fianco a me. Non mi stringe, ma dorme dandomi la schiena. Mi alzo lentamente, non voglio dargli il dispiacere di svegliarlo. Del resto il mio Jeff ha sempre bisogno di dormire dopo una lunga notte passata a fare ciò che più ama.

Lo guardo per qualche secondo, e ancora penso a quanto sono fortunata. I suoi capelli neri gli ricadono sul viso, secchi, mentre i suoi occhi non vedono, per quanto siano costretti a restare sempre aperti. Vi sono alcuni resti di quelle che un tempo erano le palpebre, che permettono in minima parte di socchiuderli. Quando gli ho chiesto perché le ha volute tagliare a quel modo mi ha risposto che avrebbe voluto tagliarle interamente, ma i suoi occhi si sarebbero seccati e lui se li sarebbe dovuti tagliare. Dopodiché, ha riso.

A me non sembrava divertente, ma risi con lui.

Recupero i miei vestiti, il mio maglione cremisi e i miei jeans abbastanza attillati. Infine mi guardo in uno specchio storto appeso alla parete. Mi accarezzo i capelli tra il biondo scuro e il castano, sfiorando per sbaglio un livido recente sul mio zigomo.

Non dovrei più procurarmi lividi, a Jeff non piacciono. Me lo dice sempre. Credo di non impegnarmi abbastanza. Non faccio abbastanza per lui. Eppure cerco di fare quello che gli piace, di essere carina. A volte credo di non meritare l'amore che mi offre.

Sospiro, scuotendo la testa. Il sole è alto nel cielo, ed il mio stomaco brontola. Con i soldi che Jeff si procura rubando nelle case delle sue vittime, andiamo talvolta al supermercato a comprare qualsiasi cosa che non abbia bisogno di essere cotta per essere mangiata.

Cambiamo sempre supermercato, perché non dobbiamo farci scoprire, e lui mette una sciarpa e degli occhiali. Di solito però manda me.

In punta di piedi vado in cucina, dove indosso i miei stivali marroni. Poi mi dirigo verso la zona cucina, per constatare che non è rimasto cibo né nei cassettoni né nel frigo, che ovviamente non funziona.

Il mio stomaco brontola, in protesta. Sospiro, non so quando Jeff si sveglierà, e non voglio essere io a farlo smettere di dormire.

Mi metto una mano in tasca, guardando la vecchia porta, che qualche ragazzino ha inciso con il proprio nome prima che io e Jeff venissimo a vivere qui.

Ci vorrebbe davvero poco per uscire, prendere un paio di toast già pronti e tornare. A Jeff non piace che io esca senza dirglielo.

Ma sarà felice di trovarmi con la sua colazione già pronta. Prendo i soldi nel cassetto dove li teniamo, ed esco dalla casa, trovandomi in un piccolo vicolo che, solitamente ombroso, a metà giornata viene illuminato dal sole.

Raramente sento il sole del mattino sulla pelle, la mia ormai è una vita da persona notturna. Quando il sole splende si sta in casa, si mangia, si sonnecchia, si sta tranquilli. Di solito.

Corro fino al supermercato, volendo comunque fare di fretta.



Normalmente aggiorno due volte a settimana. Ma visto che eravate tanto entusiasti per la storia ecco un regalino. Sono brava, eh?

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