51.

HUGO

Hugo graffiò la pelle del divano sotto di lui. Thor era dietro di lui, il viso affondato tra le sue natiche, mentre leccava la sua apertura, facendolo impazzire.

Avrebbe tanto voluto toccarsi, ma Thor glielo aveva impedito, costringendolo a tenere le mani sul divano. Se solo avesse disobbedito Thor avrebbe smesso immediatamente quello che stava facendo. Peccato che il rosso non ne potesse più e voleva essere posseduto dal moro una volta per tutte.

"Thor" gemette a quel punto Hugo, gettando la testa all'indietro. "Ti prego, non ne posso più..."

Il maggiore si era allontanato e gli aveva morsicato una natica pallida.

"E' da troppo tempo che ho questo sogno, permettimi di godermela..."

Hugo ridacchiò.

"Giuro che amo questa tua idea e puoi benissimo godertela quanto vuoi, ma... devo venire. Sto per scoppiare, per cui scegli: o mi scopi o me ne occupo io"

Non aveva nemmeno terminato di dire quella frase che il più giovane si trovò girato prima sulla schiena e poi si trovò piegato in due, le ginocchia premute contro il petto.

Hugo sorrise mentre Thor apriva l'involucro del preservativo e se lo metteva velocemente. Quando lo sentì premere contro la sua apertura lo fissò male.

"Se si rompe ti uccido" disse il rosso per poi urlare eccitato quando Thor entrò dentro di lui con una spinta unica che mozzò ad entrambi il fiato.

"In realtà mi stavo chiedendo perché non smettiamo di usarli. Siamo entrambi sani, entrambi eravamo vergini e non abbiamo altre relazioni..."

"Ah certo, perché forse esistono le malattie veneree?"

"Dai, hai capito che intendo..." disse Thor piegandosi per baciarlo sulle labbra dolcemente.

Hugo sbuffò, odiandosi per come quel bacio lo faceva sciogliere ogni dannata volta.

"Capisco quello che vuoi dire e... forse hai ragione, ma... sono terrorizzato dalle malattie e poi... non voglio sapere cosa si prova ad alzarsi... pieni..." disse con orrore Hugo.

Thor sorrise e gli morsicò il labbro inferiore.

"Beh, mi offro volontario io per quello. Te lo dirò io se farà schifo o meno..." disse il moro mentre le guance diventavano rosse.

Hugo sbarrò appena gli occhi azzurri e sollevò entrambe le mani per accarezzargli il viso.

"Vuoi... essere passivo? C...con me?" chiese.

Thor ridacchiò.

"E con chi sennò?" chiese il maggiore baciandogli la punta del naso. "Ti amo, voglio fare tutto con te"

Hugo sorrise e poi si portò una mano tra le gambe.

"Merda mi hai eccitato, adesso non vedo l'ora di sapere quando starò io sopra!" disse il rosso accogliendo la lingua di Thor nella sua bocca.

"Molto presto, vedrai" disse con un sorriso Thor per poi tornare a baciarsi con foga. Il primo a venire fu Hugo, gemendo il nome di Thor che lo raggiunse poco dopo, riempiendo il preservativo.

I due crollarono esausti sul divano, ma durarono poco perché il primo a lamentarsi fu Hugo.

"Le gambe.. non sento più le gambe..." disse il rosso, mentre Thor si muoveva lentamente e usciva dal suo corpo.

Si alzò su gambe instabili e rimase fermo qualche secondo, per cercare stabilità.

"Vado un attimo in bagno... Vieni con me? Dovresti pulire il disastro che hai sulla pancia" disse ridacchiando il moro mentre si recava verso il bagno.

Hugo sospirò, mentre restava mollemente sdraiato sul divano, completamente nudo, le gambe aperte in una posizione scomposta. Solo quando si grattò la pancia e si accorse dello schifo che stava diventando la sua pelle, si alzò, ma si bloccò immediatamente.

Sentiva le gambe formicolare, poi la sua attenzione venne catturata dal cellulare di thor sul comodino. Lo zio Oliver lo stava chiamando.

"C'è tuo padre che ti sta chiamando" disse quando raggiunse il bagno.

Thor era già sotto la doccia che si stava insaponando il corpo.

"Aspetterà cinque minuti" disse aprendo l'anta della doccia per far entrare dentro Hugo.

I due si lavarono in fretta e non appena uscirono, Thor chiamò suo padre Oliver.

"Torna a casa, immediatamente. Tuo padre si è sentito male!"

Thor si irrigidi, il cuore che batteva con forza nel petto.

"Che vuol dire che si è sentito male?"

"Sbrigati!" urlò Oliver prima di chiudere la chiamata.

Thor rimase imbambolato con il cellulare ancora attaccato all'orecchio. Hugo gli si avvicinò preoccupato, posandogli una mano sulla spalla.

"Hey, va tutto bene? Che succede?" chiese il rosso.

"M-mio padre... si è sentito mele... d-devo t-tornare a casa" disse tremando prima di abbassarsi a prendere i suoi vestiti.

Hugo era scioccato.

"Male? Male in che senso? E' in ospedale?"

"Non lo so, mio padre ha detto di andare a casa" disse Thor sentendo gli occhi inumidirsi di lacrime.

"Vengo con te, non ti lascio solo" disse Hugo accarezzandogli un braccio.

Dopo essersi rivestiti in fretta, i due uscirono dall'appartamento dei gemelli di fretta, attirando l'attenzione di Fred che aveva sostituito il fratello nel retro.

"Le chiavi!" disse Hugo quasi lanciandogliele.

Fred aggrottò le sopracciglia.

"Che succede?" Chiese ma i ragazzi stavano ormai correndo via.

"Thor deve tornare a casa" rispose velocemente Hugo prima di chiudere la porta del negozio dietro di sé.

THOR

Quando raggiunsero casa di Thor, il moro stava tremando.

Entrò velocemente in casa e si scontrò con suo padre Oliver che era andato ad aprire.

"Dov'è papà? Come sta?" Chiese Thor terrorizzato.

Il ragazzo raggiunse il salotto e si bloccò trovando suo padre stare improvvisamente bene mentre parlava con una persona.

"Marcia?" Chiese il moro guardandola confuso. "Che ci fai qui?"

"Ha detto che è la tua ragazza" rispose Charlie guardandolo per la prima volta in faccia. Aveva gli occhi venati di rosso.

"Hai pianto? Che succede?" Chiese Thor avvicinandosi.

"Marcia mi ha mostrato delle foto..." stava dicendo quando Hugo si voltò verso l'ingresso e notò suo padre Ron guardarlo con rabbia.

"Foto?" Stava chiedendo Thor confuso. "Che foto?"

"Di te e mio figlio che vi baciate!" Urlò Ron entrando in salotto come una furia.

"B-baciamo?!" Chiese Thor ridacchiando nevoso.

Charlie sollevò il cellulare.

Thor impallidì e non seppe più cosa dire.

"È stata una scommessa con dei compagni di classe" disse improvvisamente Hugo. "Mi avrebbero pagato per baciare Thor sulle labbra all'uscita da scuola. La foto doveva essere la prova"

Thor lo guardò come se fosse impazzito.

"N-non..." stava per negare Thor, ma Hugo lo guardò.

"Mi dispiace... era per questo motivo che mi sono allontanato.. non... non volevo rischiare di dirti di questa scommessa. Io e lui non stiamo insieme. È stato solo un gioco..."

Thor deglutì il groppo che gli si era formato in gola.

Perché stava dicendo quelle cose? Si vergognava del suo amore?

Marcia non disse nulla, era stupita tanto quanto Thor.

"Andiamo a casa" disse Ron trascinando suo figlio via dal salone.

Thor però lo fermò quando raggiunse la porta.

"Perché hai detto quelle cose? Sai che non è la verità" disse Thor con gli occhi pieni di lacrime.

"Tu sei più importante. La tua felicità è più importante della mia. Ok?" Disse Hugo con un sorriso amaro. "Mi dispiace..."

Thor lo guardò.

"Ti amo, lo sai questo?"

Hugo si morse il labbro inferiore.

"Thor... non complicare tutto. Ormai non abbiamo più libertà. Ci hanno scoperto. È stato bello per quanto è durata" disse Hugo mentre una lacrima gli bagnava la guancia.

"Non puoi farlo..." disse Thor sentendo il cuore scoppiare nel petto.

"Devo. Lo faccio per te..." disse il cugino prima di raggiungere suo padre e andarsene a casa.

Thor era ancora impalato sulla soglia e sobbalzò quando sentì una mano accarezzargli la schiena.

"Mi dispiace. Non sapevo fosse una scommessa..." disse Marcia con un sorriso.

Thor le rivolse uno sguardo d'odio.

"È tutta colpa tua, sei una puttana"

Marcia continuò a ridere.

"Te lo avevo detto che te l'avrei fatta pagare. Direi che sono andata più che bene. E poi... tuo cugino? Fai veramente schifo, sei malato!" Disse la ragazza prima di andarsene.

1"Sei tu quella che fai schifo!" Urlò Thor prima di entrare in casa e sbattere la porta dietro di sé.

Stava per salire al piano superiore per chiudersi in camera sua quando la voce di Oliver lo fecero bloccare.

"Vieni in salotto, non abbiamo finito di parlare" disse.

Thor aggrottò le sopracciglia.

"Che succede?"

Charlie si passò una mano sulla faccia e fissò suo figlio.

"Credi che siamo scemi? Possiamo mai credere alla storia della scommessa? Da quanto va avanti?" Chiese.

Thor deglutì ma non rispose.

"Thor, non sei nella posizione di non rispondere...." Disse Oliver.

Il ragazzo sospirò.

"Qualche mese" ammise avvampando.

"Qualche mese" ripeté Charlie per poi alzarsi e afferrarlo per il colletto della maglia che indossava. "Te la fai con il figlio di mio fratello da qualche mese alle nostre spalle? Sei impazzito?" Urlò.

Thor non disse nulla, era terrorizzato.

Charlie lo lasciò cadere sul divano e si portò entrambe le mani tra i capelli, facendo cadere l'elastico a terra.

"Hai due possibilità: lo lasci e fingiamo che questa storia non sia mai esistita, oppure se hai intenzione di continuare questo schifo puoi dire addio all'adozione"

Thor sollevò la testa.

"Non potete..." disse terrorizzato.

"Certo che possiamo. Siete cugini. È illegale"

"Non siamo nulla!" Disse Thor.

"Bene. Vedo che hai scelto. Se mandiamo avanti l'iter di adozione tu diventerai suo cugino a tutti gli effetti. Ed io per primo ti denuncerò. E denuncerò Hugo. È questo quello che vuoi?" Disse Oliver.

Thor era senza parole.

Scrollò la testa.

"No. Non voglio essere più vostro figlio. Mi fate veramente schifo." Disse Thor prima di alzarsi. "Me ne vado da questa casa. A dicembre compirò diciotto anni. Sarò libero di fare quello che voglio"

"Si? Hugo continua ad essere un minorenne. Ovunque la guardi una denuncia non te la toglie nessuno. Non vuoi vivere con noi? Bene. Ma devi stare lontano da Hugo. Per sempre..." disse Charlie.

Thor aveva gli occhi gonfi di lacrime ma mai si sarebbe permesso di piangere davanti ai suoi genitori.

L'amore è rinuncia dicevano ma Thor non ci aveva mai davvero creduto fino a quel momento. Non voleva rovinare la vita di Hugo, non era così pazzo. Avrebbe rinunciato lui a tutto, pur di vedere Hugo felice.

Chissà se sarebbe sopravvissuto fino a dicembre in quel modo, quando aveva perso ormai ogni cosa. 

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