33.
HUGO
Hugo finì di prepararsi e raggiunse l'ingresso dove ad attenderlo c'era suo padre che parlava con Hermione.
"Pronto?" Chiese l'uomo guardandolo serio e Hugo annuì.
I suoi genitori si salutarono e poi padre e figlio uscirono di casa insieme, il primo per andare al lavoro, il figlio per andare a scuola.
Sentì il cellulare vibrare nella tasca dei suoi jeans e lo sbloccò muovendo il pollice sullo schermo.
Zac gli aveva scritto.
"Sono a scuola. Tu dove sei?"
"Arrivo, sono in macchina" rispose il rosso per poi guardare fuori dal finestrino.
Sentiva l'occhiata di suo padre addosso. Sì voltò e lo guardò confuso.
"Che succede? Sei silenzioso ultimamente" disse l'uomo.
Hugo si rabbuiò.
"La scuola. È... impegnativa" mentì.
"Perché non studi con Thor? Lui è bravo con queste cose" disse Ron e il cuore di Hugo cominciò a battere furioso nel petto nel sentire quel nome.
Sarebbe mai sopravvissuto?
Aveva cercato con tutte le sue forze di non pensare a lui, cercare di dimenticarlo, di toglierselo dalla testa perché non potevano stare insieme... ma come poteva obbligare il suo cuore di smettere di amare qualcuno?
"N-non penso voglio studiare con me" disse mentre vedeva comparire la scuola davanti ai suoi occhi.
Era il momento perfetto per non ricevere altre domande scomode.
Aprì velocemente la portiera della macchina e scappò verso la scuola.
Stava per entrare dentro quando sentì la voce di Zac Andrews chiamarlo.
Rallentò e si voltò osservando Zac fissarlo confuso.
"Perché stavi scappando?" Chiese il castano portando entrambe le mani sulle bretelle dello zaino.
"Volevo entrare a scuola..." rispose Hugo. "Andiamo?" Chiese il rosso guardandosi attorno nervosamente.
Zac aggrottò le sopracciglia.
"Non ci penso minimamente! Quando suonerà la campanella entreremo, non prima. Allora? Che mi racconti?" Chiese Zac andandosi a sedere sul muretto di fronte all'entrata.
Hugo decise di restare in piedi davanti all'amico.
"Non c'è niente di nuovo, anzi. La situazione peggiora sempre di più. Più cerco di dimenticarlo, più cerco di non pensarci succede sempre qualcosa che mi ricorda che quello che provo è sbagliato!" Disse Hugo guardando Zac che lo stava fissando a sua volta preoccupato.
"Per me dovresti dirglielo... confessagli quello che provi e se son rose fioriranno.... Che hai da perdere?" Chiese il castano.
Hugo lo guardò inorridito.
"Sei impazzito? Scoppierebbe un dannato casino nella mia famiglia! Lui per primo ci rimetterebbe! Non hanno ancora terminato tutto l'iter di adozione se dovessimo uscire allo scoperto lui non avrebbe più una famiglia e tutti questi anni? A cosa sono serviti? A nulla! Non posso essere così egoista!"
Zac lo fissava serio.
"Beh potete vedervi di nascosto..."
Hugo lo fulminò con lo sguardo.
"Non ci penso minimamente! Non voglio costringermi a vivere nell'ombra e non obbligherò lui a starmi dietro in questo fottuto casino! Tu faresti lo stesso con Nika?" Chiese Hugo.
Zac avvampò.
"Non posso essere così egoista. Non con lui. A me importa il suo bene..." disse Hugo mentre notava una macchina fin troppo conosciuta parcheggiare pochi metri dall'entrata.
Thorfinn scese dalla vettura. Insieme a lui c'era Marcia che gli si attaccò al braccio, tutta sorridente.
Hugo sentiva l'impulso di vomitare.
"Nika verrà a conoscere mia madre a cena stasera" disse il suo amico e lo sguardo di Hugo cadde scioccato su di lui.
"Che cosa? Sei serio?"
Zac annuì, il viso tutto rosso.
"È stata la moglie di mia madre ad insistere. Vogliono conoscerlo" disse Zac mordendosi poi il labbro inferiore.
Hugo fissò scioccato il suo amico e poi lo strinse in un abbraccio.
Thorfinn passò accanto a loro, li fissò per un attimo triste e poi si allontanò con Marcia che stava salutando da lontano le sue amiche.
Hugo si staccò dall'abbraccio con Zac e si voltò verso Thorfinn per guardarlo ma il ragazzo si era già voltato.
"Quando hai intenzione di dirgli che gli muori dietro?" Chiese Zac guardando Thor che stava con un braccio attorno alle spalle di Marcia che rideva e scherzava con le sue amiche.
"Non posso. Non glielo dirò mai. Non posso rovinargli la vita. Lui diventerà mio cugino e una relazione tra di noi sarà impossibile. A mio padre verrebbe un colpo..." disse Hugo sentendo la gola chiudersi.
"Io e Nika saremmo stati pronti a vivere la nostra storia in segreto..." disse Zac guardando l'amico.
"Thor sta con Marcia. È etero. Sono io quello sbagliato..." disse Hugo con rammarico.
Zac sospirò e si alzò dal muretto mentre sentiva la campanella suonare.
THORFINN
Era stata una giornata lunghissima e Thor non vedeva l'ora di tornarsene a casa.
Come ogni giorno doveva accompagnare Marcia a casa e la ragazza si congedò da lui con un bacio sulle labbra prima di scendere dalla vettura.
Thor si pulì la bocca con il dorso della mano prima di mettere in moto e raggiungere casa sua.
Quando giunse davanti al vialetto si accorse che entrambi i suoi genitori erano a casa.
Spense il motore e afferrò lo zaino che aveva posato sul sedile posteriore e poi uscì dalla macchina.
Raggiunse la porta di ingresso e suonò il campanello. Non ci volle molto prima che suo padre Oliver andasse ad aprire. Indossava una tuta grigia e quando lo vide sorrise dolcemente.
"Ciao" disse facendosi da parte per farlo entrare.
Thor entrò dentro casa e raggiunse la sua camera per posare lo zaino e togliersi le scarpe.
Quando raggiunse la cucina trovò il pranzo già a tavola e suo padre Charlie seduto proprio davanti a lui.
Thor non disse nulla e si limitò a mangiare, ma notò con la coda dell'occhio i suoi genitori guardarsi preoccupati.
A quel punto abbassò la forchetta nel piatto e sollevò gli occhi su di loro.
"Beh? Cos'è quell'occhiata?" Chiese guardando entrambi.
Oliver sospirò.
"Ci stavamo chiedendo come stessi..." disse il padre cercando aiuto con lo sguardo del rosso.
Thor sollevò le spalle.
"Sono tornato a scuola come mi avete detto..." disse il giovane.
"Con Hugo?" Chiese Charlie e Thor si irrigidì.
Ogni volta che sentiva quel nome o lo vedeva a scuola il suo cuore schizzava impazzito nel petto.
Sì limitò ad alzare le spalle.
"Niente. Continua ad evitarmi. Non importa. È colpa mia. Avrò detto qualcosa che lo avrà fatto arrabbiare..." disse Thor per poi riprendere a mangiare.
"Eh no. Se non ci parli tu sarò costretto a farlo io!" Disse il rosso afferrando il cellulare e poi portandoselo all'orecchio.
"Che stai facendo?" Chiese Thor guardandolo confuso.
"Chiamo Ron. Deve sapere che suo figlio ti sta facendo soffrire!" Disse suo padre.
Gli occhi di Thor si spalancarono e cercò di sporgersi sul tavolo per afferrargli il cellulare, ma Ron aveva già risposto.
"Hey Ronnie. Sei in giro? Potresti venire a casa un momento? Ci sono delle questioni di cui dobbiamo parlare..." disse Charlie fissando serio il figlio che lo guardava arrabbiato.
Thor odiava la gente che interferiva nella sua vita e non lo sopportava quando i due erano i suoi genitori.
"Non avevi alcun diritto!" Urlò Thor fissando rabbioso suo padre.
Sentiva gli occhi lucidi e le guance bollenti. Sì alzò dalla sedia e strinse i pugni ai lati del suo corpo. Si sentiva tremare.
"Vado a studiare" disse cercando di uscire dalla cucina ma suo padre Oliver lo bloccò piazzandosi davanti alla porta della cucina, impedendogli così di uscire.
"Non potete!" Ringhiò Thor guardando prima uno e poi l'altro. "Non lo obbligherà a parlarmi se non vuole!"
Oliver e Thor si stavano fissando male quando il campanello suonò.
Charlie accarezzò il fianco di suo marito con una mano mentre usciva dalla stanza per andare ad aprire la porta di ingresso.
Thor voleva vomitare dall'ansia. Lo faceva sempre quando si sentiva teso per qualcosa.
Charlie rientrò in cucina seguito da Ron che guardava i tre confuso.
"Che succede? Perché mi avete chiamato così all'improvviso?" Chiese l'uomo preoccupato.
"Riguarda Hugo" disse Charlie fissando il fratello che lo guardò confuso.
"Ha fatto qualche stronzata?" Chiese il rosso grattandosi poi la testa.
"Sì. Non parla più con mio figlio che soffre per questo"
"Non è vero!" Negò Thor, gli occhi sbarrati.
"In effetti è da un po' che non vieni a casa..." disse Ron guardando Thor. "É successo qualcosa? Hermione ha provato a chiederlo a Hugo ma ha detto che non succede niente..."
Thor lo guardò.
"Ma infatti non è successo niente. Da un giorno all'altro ha smesso di parlarmi." Spiegò Thor. "Non ho fatto niente, ma lui mi accusa di qualsiasi cosa. Ha detto che non mi vuole come amico..." disse Thor sentendo lo stomaco chiudersi in una morsa e la gola chiusa.
"L'altra sera è venuto a casa un suo amico, ha detto che si chiama Zac..." disse Ron guardando Thor che annuì.
"Sono in classe insieme" disse Thor arrossendo.
Lo aveva allontanato per Andrews?
"Mi dispiace purtroppo non so molto. Hugo non parla di queste cose... nemmeno Rose sa niente su questo allontanamento..." disse Ron dispiaciuto.
"Beh, allora convincilo! Io non voglio vedere mio figlio stare di merda così..." urlò Charlie indicando Thor che rabbrividì, pallido.
"Non urlare papà" disse cominciando a tremare.
Sollevò entrambe le mani verso le orecchie, gli occhi sbarrati.
Oliver lo guardò preoccupato e fece per avvicinarsi a lui, ma era troppo tardi.
Thor era ormai piegato in due e aveva appena vomitato sul pavimento bianco della cucina.
"Mi dispiace" disse imbarazzato mentre scoppiava in un pianto violento. "È tutta colpa mia, solo colpa mia... mia... mia..." cominciò a dire e Charlie si alzò per stringerlo tra le braccia mentre lo allontanava dal vomito sul pavimento e Oliver puliva.
Stava avendo l'ennesima crisi.
"Perdonami tesoro, non volevo urlare" gli sussurrò Charlie all'orecchio accarezzandogli la fronte bagnata di sudore.
Thor singhiozzò tremando come una foglia.
L'ultima cosa che vide fu il viso pallido e spaventato di suo zio Ron, poi tutto divenne nero.
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