30.
NIKA
Nika controllò per l'ennesima volta l'orologio che teneva al polso. Mancava ancora un'ora alla fine di quella giornata. Il suo capo, Patrick, era dietro il bancone a servire i clienti e a farli pagare.
James era partito per Londra insieme a Teddy ma Patrick questo non lo sapeva. Nika sospirò mentre andava al bancone a ritirare i caffè o i cocktail da servire ai clienti presenti.
Per lui James stava giocando con il fuoco. Gli aveva più volte detto di smettere di giocare sia con Teddy che con Patrick, soprattutto con quell'ultimo dato che era il suo capo.
"Tavolo venti" disse l'uomo con tono monocorde mentre posava un cappuccino su di esso.
Nika sospirò e si recò al tavolo da servire.
Prese la tazza dal piattino e la posò sul tavolino. Solo a quel punto alzò la testa sul cliente e il suo respiro si mozzò in gola.
"Hey" disse Zac con un sorriso triste che non arrivò nemmeno agli occhi.
Nika avvampò, sentendo il cuore battere fusiosamente nel petto.
Purtroppo per lui non era finito proprio un bel niente. La notte quando chiudeva gli occhi vedeva sempre e solo le labbra e gli occhi dI Zac.
"C-ciao" disse balbettando il ballerino, per poi stringere il vassoio al petto come se quello potesse aiutarlo a non affogare. "C-come stai?"
"Sto di merda. Mi manchi" disse il ragazzo e Nika sentì il petto squarciarsi dal dolore.
Vedeva quanto quella situazione facesse soffrire l'altro e sapere di essere lui la causa di tutta quella sofferenza era terribile. Se solo fosse stato capace di tornare indietro nel tempo...
"Da quello che vedo anche tu stai di merda. Ti manco anche io, vero?" chiese in un sussurro il castano per poi portarsi la tazza alle labbra.
Nika non rispose, lo fissò imbambolato. Voleva fare tante cose a Zac, tipo prenderlo e baciarlo davanti a tutti, ma non lo fece.
Zac lo fissò.
"Perché non dimentichiamo tutto e cominciamo da capo? Ti prego" disse Zac e Nika sentì gli occhi pizzicare.
"Senti.. io sto per finire di lavorare tra poco. Riesci a resistere ancora un pò? Anche io ho delle cose da dirti" disse Nika.
"Ti ho chiamato e scritto per settimane e non mi hai mai risposto... Non mi merito tutto questo" disse il giovane e Nika annuì.
"Lo so.Me ne pento di questo in un modo che nemmeno immagini" disse. "Ti porto io a casa, va bene? Resisti, ti prego" disse Nika, osservando dei clienti entrare.
Zac annui, pensieroso.
Nika distolse lo sguardo dalla sua dannata ossessione e cercò di concentrarsi con i clienti appena arrivati. Li fece sedere ad un tavolino vicino la vetrata del locale e poi prese le loro ordinazioni.
Quando fece dietrofront il suo sguardo cadde nuovamente su Zac che stava giocherellando con il cucchiaino.
Il suo sguardo così perso e triste lo annientava.
Cosa ci faceva Zac li?
Cosa voleva dirgli?
Cazzo. Nika stava pensando seriamente di mandare a fanculo la ragione e chiedergli di mettersi con lui, anche in segreto, non gliene sarebbe fregato nulla, voleva Zac e quella distanza forzata che aveva obbligato ad entrambi lo stava facendo morire.
Ma come avrebbe fatto a convincere Zac? Soprattutto dopo quello che gli aveva detto l'ultima volta?
Pensava che Zac sarebbe riuscito ad andare avanti, che potesse rifarsi una vita con un suo coetaneo, ma gli era bastato guardarlo in faccia per capire che stava di merda tanto quanto lui.
Allora perché non vivere quella relazione? Il padre di Zac non c'era, non sarebbe mai venuto a saperlo, perchè non poteva godersi Zac una volta per tutte?
Con quei pensieri in testa, Nika giunse alla fine del suo orario di lavoro e fece cenno a Zac di seguirlo al di fuori.
Si era cambiato velocemente e non vedeva l'ora di stare in compagnia di Zac. Dovevano parlare ma non potevano farlo nel parcheggio del suo luogo di lavoro e tanto meno potevano farlo sotto casa del ragazzo.
Zac seguì in silenzio Nika in macchina e il maggiore mise in moto, per poi dirigersi al Greencorner Park. Nika fermò la macchina e i due scesero.
Zac si guardò attorno, entrambe le mani affondate nelle tasche del suo piumino, aveva sollevato il cappuccio sulla testa.
Nika lo osservò muoversi in silenzio finchè non lo vide salire sullo scivolo.
Il maggiore inclinò la testa da un lato, un sorriso sulle labbra.
"Non sei un po' troppo grande per andare sullo scivolo?" chiese il ballerino salendo la scaletta. Si sedette accanto a Zac che aveva posato le spalle al muro e ora lo guardava.
"Mi sei mancato da morire" disse guardandolo in faccia e Nika abbassò la testa e gli strinse la mano nella sua.
"Non ho mai avuto l'occasione per dirti quello che penso di ciò che mi avevi detto..." continuò lo studente guardandolo serio e Nika sentì le guance avvampare, poi sollevò una mano verso le labbra del castano per accarezzarlo.
"Ti prego, mi sento un cretino ad averti detto quelle cose, pensavo di riuscire ad allontanarti da me, pensavo che sarei stato meglio, invece sto solo peggio. Mi manchi un sacco e so che ormai è tardi per tornare indietro ma... Mi sarebbe piaciuto se tu fossi diventato il mio ragazzo..." concluse Nika con il cuore che batteva all'impazzata.
Zac lo stava fissando ed era paonazzo, gli occhi chiari gonfi di lacrime trattenute.
"Non piangere, cazzo" disse Nika stringendo il volto del ragazzo tra le mani. "Non piangere, non per me... per favore..." disse in un sussurro il barista posando la fronte contro quella di Zac.
Il giovane scoppiò in un pianto violento, burttandogli le braccia attorno alle spalle, mentre i singhiozzi lo facevano tremare.
Nika si sentiva uno schifo. Perché doveva solo far soffrire la gente? Zac non si meritava di soffrire, non per colpa sua. Non era colpa di Zac se lui era un dannato insicuro di merda.
"T-tu davvero vuoi... stare con me?" chiese tra i singhiozzi il più piccolo.
"Cazzo si. Fanculo tuo padre. Troveremo una soluzione. Voglio te..."
Zac si illuminò.
"Saremo una coppia? Usciremo mano nella mano?" chiese il più piccolo adesso più felice. Stava ridendo.
"Se lo vuoi si. Ma ricordati che non tutti la prenderanno bene... soprattutto tuo padre. Se vogliamo stare davvero insieme dovrai essere capace di convincerlo. Sicuramente se ne uscirà con qualche scusa per farci lasciare...ma io non ne ho alcuna intenzione..."
"A proposito di questo. La moglie di mia madre sa di noi due... Mi ha chiesto di invitarti a cena..." disse il ragazzino e Nika sentì il cuore scoppiare.
"A cena con tua madre? Me la presenti?" chiese Nika prendendo in giro il suo ragazzo.
"Beh, se voglio farmi accompagnare da te a casa dopo le lezioni al conservatorio direi di si.." disse Zac per poi sporgersi verso le labbra di Nika.
Il maggiore chiuse gli occhi mentre accoglieva la lingua del più piccolo nella sua bocca.
Faceva freddissimo ma con Zac tra le braccia, mentre ricambiava il bacio, Nika si sentiva caldo. Fece scorrere le mani su e giù la schiena del più piccolo che ne approfittò per sedersi sulle sue gambe.
Nika lo guardò, deglutendo a disagio.
"Che fai?" gli chiese preoccupato.
"Ti bacio.. Perché?" chiese Zac guardandolo confuso.
"No, così. Siamo in un posto pubblico" disse Nika.
Zac scrollò la testa e poi lo abbracciò stretto.
"Sono così felice che verrai a conoscere la mia famiglia. Vedrai. Ti adoreranno tanto quanto ti adoro io. Nicole è nostra alleata. Se mio padre dovesse osare dire qualcosa di negativo su di te, c'è già lei pronta a dirgliene quattro. Ha subito fin troppi anni per amore di mia madre. Ha detto che vuole vedermi felice. E che mi starà sempre vicina..."
"Tua madre sa che sei gay?"
Zac si strinse nelle spalle.
"Gliel'ho accennato qualche giorno fa. Non ha fatto sceneggiate o facce strane. Sembrava tranquilla...." disse Zac.
"Beh, dopo quello che mi hai raccontato, avere un figlio gay è normale per lei. Si sarebbe arrabbiata se le avessi detto che eri etero!"
Zac rabbrividì.
"Oddio, mi ci vedo: mamma, lei è la mia fidanzata. Oddio che ci devo fare con un paio di tette? Amo troppo i tuoi addominali... Sono così perfetti" disse il più piccolo, muovendosi sul bacino di Nika che divenne tutto rosso.
"Zac!" disse il maggiore, fulminandolo con lo sguardo.
"Che ho fatto ora? Ti ho solo detto che amo i tuoi addominali, non pensavo fosse una cosa brutta" disse perplesso lo studente .
"Non mi riferisco al complimento" disse Nika guardandolo. "Ma al fatto che ti stai strusciando su di me..."
Zac abbassò lo sguardo e poi sorrise malizioso.
"Non me ne sono accorto" disse stringendo entrambe le braccia attorno alle spalle del maggiore e poi spinse con forza i fianchi contro quelli di Nika che boccheggiò fissandolo arrabbiato.
"Andiamo, ti porto a casa!" disse il maggiore allontanando lo studente dal suo corpo e scendendo con gambe tremanti le scalette.
Zac dietro di lui stava ridendo.
"Sei sicuro di saper guidare? Se vuoi guido io..." disse tendendo la mano verso il maggiore che lo fissò sconvolto.
"Col cavolo, a parte che sei troppo giovane per guidare e poi voglio ancora vivere!"
Zac alzò gli occhi al cielo ma entrò in macchina.
"Ho preso la patente questa estate mentre ero in America da mio padre..." disse.
"Si, peccato che qui non si possa guidare a sedici anni!" disse Nika mettendo in moto.
"No, ma questa estate posso prendere anche la patente inglese. Non appena compirò diciassette anni..."
Nika lo guardò confuso.
"Credevo si prendesse a diciotto..." disse.
Zac indicò la macchina che guidava Nika.
"Questa macchina posso guidarla anche io... Dovrei avere diciotto anni se volessi mai mettermi alla guida di uno dei macchinoni di mio padre. Ma quelli sono illegali per chiunque!" disse Zac ridacchiando.
"Ti piace stare in America? Hai amici?" chiese Nika curioso.
Zac scrollò le spalle.
"Non mi interessa farmi degli amici. Ho Hugo come amico e ora ci sei tu. Non mi interessano altre persone..."
Nika non disse nulla, ma pensò che quel pensiero fosse davvero triste. Nika desiderava tantissimo farsi degli amici nuovi ma con il suo lavoro non avrebbe mai potuto avere delle relazioni con loro.
Ben presto i due giunsero sotto casa di Zac che sospirò mentre si slacciava la cintura.
"Posso andare a casa tranquillo, si? Non è che domani mattina mi trovo con un tuo messaggio dove mi chiedi di nuovo di dimenticarti e che sono stato un errore?"
Nika sospirò e attirò il più giovane a sè, accarezzandogli il viso.
"No, ho capito che ho sbagliato ad allontanarti.. Non lo farò più. Voglio stare con te..." disse Nika mentre zac avvampava. ù
"Ti amo così tanto! Ero venuto al bar pensando di litigare con te perché quando vuoi sai essere testardo. Ma mi fa piacere sapere che adesso vogliamo entrambi la stessa cosa!"
"Io ho sempre voluto la stessa cosa, solo che... tuo padre..." disse Nika, rabbrividendo di orrore.
"Non pensare a mio padre. Pensa a mia madre e a Nicole che non vedono l'ora di conoscerti.. Pensa che domani è San Valentino e mi tocca pure passarlo da solo visto che mia madre e Nicole usciranno sicuro..."
Nika lo guardò.
"Mi dispiace, io domani lavoro e finisco davvero tardi... Purtroppo ho fatto questo favore a James. Ma appena torna vedrò di avere due giorni da passare interamente con te... Ti va?"
Zac sorrise.
"Non vedo l'ora!" disse con un sorriso il più piccolo per poi posare le labbra sulle sue e baciarlo con dolcezza.
Nika ricambiò il bacio a lungo ma non appena cominciò ad eccitarsi, allontanò il compagno da sè.
"Vai o tua madre comincerà a chiamarti per sapere se sei disperso o meno.." disse Nika passandosi una mano tra i capelli per calmarsi.
"Ok, scrivimi appena torni a casa ok?" disse il più giovane e Nika sorrise mentre lo osservava scendere e raggiungere il portone del palazzo nel quale viveva.
Solo quando fu sparito dalla sua vista, Nika mise in moto e andò a casa.
Finalmente felice.
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