19.

JAMES

La settimana di Natale era finalmente arrivata e James insieme alla sua famiglie era andato al centro commerciale per comprare dei regali.

Aveva deciso di farne uno anche a Nika, un pensiero che pensava potesse piacergli.

Il bar avrebbe chiuso per due settimane e James era felice di poter finalmente passare del tempo a casa con la sua famiglia.

Scorpius era riuscito a convincere Albus a passare il Natale a casa sua con suo padre e James si trovava ad avere la camera tutta per sé.

Quando tornò a casa staccò il cellulare dalla presa di corrente e aggrottò le sopracciglia quando si accorse di cinquanta messaggi non letti e dieci chiamate non risposte.

Erano tutti e solo di Patrick.

Confuso, chiamò l'uomo che rispose immediatamente.

"Dove cazzo eri?!"

James sbarrò gli occhi.

"Hey, ciao. Stavo facendo shopping con i miei genitori..."

"E perché non mi hai risposto?!" Chiese l'uomo.

James sospirò.

"Avevo il cellulare scarico e l'ho lasciato a casa..." Disse.

"A casa? E da quando il cellulare si lascia a casa?!"

"Beh, non si accendeva..." Disse James confuso da quella sfuriata senza senso.

"Hai idea di cosa ho pensato quando non mi rispondevi?" Chiese l'uomo.

James stava per aprire bocca per parlare, ma l'uomo fu più veloce.

"Credevo ti fosse successo qualcosa! Mi sono sentito impotente! Perché non mi hai detto che uscivi?" Chiese.

"È... Io beh, non pensavo di uscire, me lo hanno detto all'improvviso i miei..."

"E il telefono?" Chiese Patrick.

"Era scarico, te l'ho detto..."

"Senti. Non è che hai un altro, vero?" Chiese Patrick.

James scrollò la testa.

"No, affatto. Non ho nessuno..." Rispose James confuso.

Che gliene importava?

"Beh perché... Non lo so James! Io ti sento distante, ci siamo sentiti a malapena in questi giorni... Io a te ci tengo da morire ma non so mai come dimostrartelo! Mi piaci così tanto che mi scoppia il cuore al pensiero. Quando non ti sento mi sento malissimo..." Disse Patrick.

James era basito.

"Io.. uhm mi dispiace se stai male, non era mia intenzione..."

"E allora perché hai lasciato il cellulare a casa?!"

"Te l'ho detto.. era scarico..."

"Non osare rispondermi, James!" La voce di Patrick si era alzata e sembrava un ringhio.

James era rimasto immobile al centro della stanza, tra i due letti singoli.

Che doveva dire?

Cosa doveva fare?

"Perdonami..." Disse James.

"Ci vediamo uno di questi giorni? Mi sei mancato tanto..." Disse con tono dolce Patrick e James aggrottò le sopracciglia.

"Va bene..."

"Ottimo! Allora passo sabato pomeriggio a prenderti sotto casa tua!" Disse Patrick, ora più allegro.

"Ok" disse James.

"E mi raccomando, scrivimi ogni tanto, ok? Che poi mi preoccupo..." Disse Patrick.

James annuì, salutò Patrick e poi chiuse il telefono con un'espressione confusa sul volto.

"James? Va tutto bene?" Era Ginny che lo fissava preoccupata stando in piedi sulla soglia della sua camera da letto.

"Sì, va tutto bene... perché?" Chiese James confuso.

"Non lo so. Mi sembri strano ultimamente.."

"No, mamma davvero. Va tutto bene" disse James sforzando un sorriso.

"Bene. Ok..." disse la donna allungando una mano per accarezzargli la guancia. "Se vuoi parlare di cosa ti turba io ti ascolto, va bene?"

James annuì, poi si sporse per abbracciarla.

"Nel weekend siamo dalla nonna, lo sai? Festeggiamo il Natale alla Tana... ci saranno anche gli zii" disse Ginny con un sorriso e James fu felice. "Verrà anche Teddy, si?" Chiese.

"Io... si... penso verrà..." disse Ginny continuando a guardarlo in faccia. "Stai bene, si?"

James annuì.

"Sì mamma sto bene, non preoccuparti, davvero" disse.

Ginny lo fissò per qualche attimo e poi uscì dalla stanza, lasciandolo solo con i suoi pensieri.

~*~

NIKA

Nika era seduto sul divano nel suo salotto e faceva zapping alla TV con il telecomando. Sua madre come al solito era a spaccarsi la schiena al lavoro, lui, da solo in casa con i suoi pensieri, fissava ogni cinque minuti il cellulare con la speranza di poter leggere un messaggio da parte di Zac che non arrivò mai.

Sconsolato si alzò dal divano. Sentiva gli occhi pizzicare per la delusione e un dannato buco al centro del petto che gli mozzava il respiro.

Stava per raggiungere la sua camera da letto per autocommiserarsi quando suonarono il campanello.

Confuso si recò alla porta e guardò dallo spioncino. Aprì la porta con confusione.

"Ciao"

Era Zac che lo fissava con entrambe le mani infilate nelle tasche del piumino.

Nika per la prima volta dopo giorni sentì di essere tornato a respirare.

"Hey... cosa ci fai qui?" Chiese.

"Sono venuto in taxi. Mi fai entrare?" Chiese lo studente fissandolo dritto negli occhi.

"Sì, certo..." disse Nika guardandolo sorpassare il suo corpo per raggiungere il divano in salotto.

Zac si voltò verso di lui.

"Dobbiamo parlare" disse serio e il cuore di Nika sprofondò.

Non erano mai un buon segno quelle parole.

"Io ti piaccio Nika? Sii sincero. E non nasconderti dietro la frase che sono minorenne" cominciò lo studente fissandolo serio.

Nika aprì la bocca e poi la chiuse.

Annuì con la testa.

"Non ho sentito" disse Zac.

"Sì, mi piaci... ma..." stava dicendo Nika ma Zac lo bloccò.

"Non parlare. Tu taci e mi ascolti ok? E sinceramente della tua opinione non me ne frega un cazzo" dopo quella parolaccia il ragazzino trasalì e deglutì, le guance rosse.

Nika lo guardò scioccato.

"Io ti amo!" Disse e nella stanza calò il silenzio.

Nika guardò Zac con stupore, poi si passò una mano tra i capelli, a disagio.

"Stai straparlando" disse calmo, anche se il suo cuore stava battendo talmente tanto che temeva di vederlo uscire dal petto.

"Senti Nika vaffanculo, ok? Io ti amo e niente e nessuno potrà farmi dire il contrario. Io ti amo come non ho mai amato nessuno. Ti voglio nella mia vita, voglio che tu sia il mio ragazzo..."

Nika si avvicinò a Zac.

"Sei troppo giovane per dire queste cose...."

Zac avvampò e strinse i pugni.

"Chi sei tu per dirmi che sono troppo giovane? Il mio ti amo vale meno di quello di un altro? Non ho diritto di innamorarmi di nessuno?! Io l'ho fatto e mi sono innamorato di te. È stato un colpo di fulmine. Ti ho visto ballare e non ci ho capito più niente. Mi piaci e ti amo e voglio stare insieme a te, vaffanculo la mia età!"

Nika scrollò la testa.

"Ti prego, non farmelo... non possiamo..."

Zac deglutì.

"Allora vieni qui. Mi baci e poi me ne andrò e sparirò per sempre dalla tua vita. Ti tratterò come se non ti avessi mai conosciuto. Andrò a scuola e uscirò con qualcuno, lo porterò alle lezioni e ci vedrai uscire mano nella mano e vivrai per sempre con il rimpianto di non avermi preso sul serio. Se io esco da quella porta io non ci sarò più..." disse Zac con gli occhi chiari gonfi di lacrime.

Sì avvicinò a Nika.

"Solamente un bacio..." sussurrò sollevando la testa verso il maggiore.

"Zac" disse Nika deglutendo. "Se ci scoprono.."

"C'è qualcuno in questa casa?" Chiese guardandolo.

Nika negò.

"Hai telecamere di sorveglianza?"

Nika negò ancora.

"I tuoi vicini sono dei ficcanaso?" Chiese lo studente.

"No. Non abbiamo vicini.." rispose il barista.

A quelle parole Zac sollevò le mani verso il suo viso e lo trascinò contro le sue labbra, baciandolo a stampo.

Nika in un primo momento rimase rigido, lottando contro se stesso. La testa gli diceva di non ricambiare, il cuore gli diceva di viversela appieno.

Zac sospirò contro le sue labbra e Nika lo strinse tra le braccia, facendo aderire i loro corpi e infilò la lingua in bocca di Zac che squittì emozionato mentre gli si aggrappava con entrambe le mani alle spalle.

Lo sentiva respirare con forza mentre ricambiava il bacio in modo timido e Nika gli accarezzò le guance con i pollici. 

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