Venerdì 17 agosto 2001

Non era finita tra noi, anche se lei aveva iniziato ad avere una sorta di paura di me. Io non affrontavo l'argomento del suo "lavoro" perchè sbandieravo ai quattro venti che non me ne fregava nulla di dove metteva le dita. Ma quando ci trovavamo per scopare mi premuravo di usare le mie e usarne parecchie, quasi come se mi volessi mettere in competizione con le attrici con cui aveva a che fare.

Anzi, togliete il quasi.

E lei godeva. E mi faceva incazzare, perchè sembrava godesse un sacco e godesse veramente, ma io non sapevo mai sul serio se godeva o se recitava. Perchè mi era presa la paranoia che recitasse quando in realtà, se avessi guardato tutto a bocce ferme e con calma, avrei visto che godeva esattamente come prima di buttarsi in quel mondo.

Masta mi aveva contattato allegando una base, la mail recitava "scusa il ritardo", nient'altro. Non sto scherzando, c'erano solo quelle tre parole nel testo della mail.

Avevo fatto suonare il beat e ne ero rimasto molto, molto contento. Era fresh e era vagamente latino. Non so come aveva campionato gli ottoni ma sembravano tagliati e cuciti per seguire un casino il mio rap. Subito avevo chiamato Salvo per lavorare al missaggio. Avevamo provato a fare un primo missaggio voce/beat poi avevamo provato un paio di soluzioni tenendo una timbrica più roca sul ritornello tipo dancehall, cercando di dargli anche un andamento simile.

Il risultato era eccellente. Salvo però aveva obbiettato.

«Sient', mandalo all'amico tuo, allegagli tutto completo e la traccia vocale.»

«E perchè?» avevo chiesto, sulla difensiva.

Non volevo assolutamente mandare in giro in anteprima il pezzo completo. Men che meno a uno a centinaia di chilometri che poteva farlo sentire a chi voleva di fatto bruciandomelo.

«Perché è bravo in sartoria. Forse riesce pure a fartelo suonare un po' più dancehall. Hai fatto un testo un po' sporco, ci sta se tiriamo un po' più verso quel suono. Se te lo fa gratis che ti frega, gli dici che ti serve tra due giorni.»

«E se mi manda in giro il pezzo? Me lo brucia» avevo insistito.

«Ma che dici, non manda in giro un pezzo che gli chiedi di ritoccare.»

Dubbioso sul da farsi gli avevo mandato tutto con ordine di avere tutto in 48 ore, poi avevo caricato il pezzo finito nel lettore e me ne ero andato in palestra, allegro.


La mattina dopo mi ero svegliato che non era già più mattina. Avevo aperto la posta elettronica e c'era un messaggio di Masta. Senza oggetto, con un testo assurdamente sintetico "un po + dancehall AYW. Rappi bene"

Aveva rallentato il beat di tre bpm e gli aveva dato un suono leggermente più caraibico. Non vedevo l'ora di rifarlo, avevo aspettato Salvo e poi l'avevo spedito subito agli strumenti, poi mi ero seduto sul trespolo ad aspettare il suo lavoro. Aveva detto cose orribili per via dei tre bpm in meno che avevano costretto a riprogettare il lavoro daccapo. Ma una volta finita andava alla grande, veramente alla grande.

Non rimaneva che la parte più difficile, ovvero spingerlo, e da quel punto di vista io non sapevo nemmeno dove iniziare. Essere cani sciolti aveva lati positivi e lati negativi. Se da un lato era bello organizzarsi le scelte senza doverne rendere conto a nessuno, sguazzare nell'incoerenza e nei capricci artistici più disparati, dall'altro eri costretto a elemosinare di persona in persona il favore di un ascolto, un parere positivo per gli amici, un accenno di passaparola. Per una persona orgogliosa come me era orribile doverlo fare.

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