Lunedì 3 settembre 2001

E adesso ci mettiamo subito il colpo di scena: il pezzo aveva girato relativamente poco nell'ambiente hip hop romano, ma era piaciuto a molti pariolini. Ciò che c'era di più distante dal luogo e dalle condizioni sociali dove era nato l'hip hop, alla faccia di chi sbrodolava su integrità e radici.

Il merito di questo sovvertimento era della Dily, ma il percorso che mi aveva fatto fare era veramente assurdo.

Come ho già detto, non mi vedevo molto con lei in quei giorni, sembrava che il suo nuovo "lavoro" le portasse via tempo ma soprattutto energie. Non l'avevo cercata nello specifico per farglielo sentire ma avevo mandato in giro messaggi per invitare all'ascolto. A lei era piaciuto molto anche perchè era stata la prima a insistere perchè facessi una cosa del genere.

Sapevo, o speravo, che l'avrebbe fatto sentire in giro, ma a chi non avevo idea. Dopo qualche giorno, mi aveva chiamato, e ci eravamo beccati in un baretto alla Garbatella. Lei aveva jeans strabassi ed era già abbronzata. Molto di quello che tirava su con il lavoro se ne andava in moda e accessori, tanto la bamba l'aveva gratis. Dopo pochi convenevoli, con la massima tranquillità, aveva chiesto se mi andava di girare una specie di videoclip.

Hard.

Cioè, non era proprio hard nella sua versione finale, ma era molto spinto.

La proposta mi aveva lasciato molto strano, tanto che mi ero preso tempo. Non capivo come funzionava il suo cervello nei miei confronti. In molti momenti io ero stato un pessimo tipo per lei, e dire pessimo era ancora poco. E poi non mi ero mai nascosto quando si trattava di criticare quella carriera che aveva intrapreso, malcelando la mia possessività. Forse, quella proposta era un modo per dirmi qualcosa di quello che faceva, non lo so bene.

«Ma cosa dovremmo fare?» le avevo chiesto.

«Quello che rappi nel pezzo: una specie di festa, ci conosciamo, ci rincorriamo un po' e poi scopiamo.»

«Ma non capisco cosa significherebbe. Per te, per il tuo "lavoro", e per noi.»

«In tutti 'sti mesi siamo stati pazzi, e tu mi hai fatto male, ti giuro non so quante volte ho pensato "vado a denunciarlo"» aveva buttato fuori tutto d'un colpo.

«Sei seria?» avevo chiesto a occhi sgranati, terrorizzato all'idea di trovarmi in manette per averla scopata in quelle maniere orribili.

«Non sai quanto. Non sai quanto ti ho odiato quando te sfogavi perchè non capivi un cazzo di come so' fatta.»

«E continuo a non capirlo.»

«Mi hai trattata come qualcosa di tuo, mi hai fatto male e io dovrei odiatte. Eppure non ci riesco, perché per quanto uomo dimmerda sei, e t'assicuro che lo sei tantissimo, non mi hai mai detto delle bugie e non mi hai mai fatto credere qualcosa di diverso da quello che era la realtà.»

«E quindi giriamo un videoclip hard come se tu mi volessi premiare di 'sta cosa? O è una vendetta per far vedere al mondo cosa valgo col cazzo duro, rispetto ai veri attori porno?»

«No, tanto lo sai come va: i video hardcore rimangono sui siti porno, so' irreali ed è per quello che stimolano le fantasie. Un video softcore gira tranquillo e con un paio di sfumati non ha nemmeno problemi di censura, arriva a un sacco di ragazzi, che conosceranno la tua musica. So' io che ti ho rotto le palle sul party anthem, perchè quando hai iniziato a lavorarci per me te eri un party. Le cose sono cambiate lo so. Ripeto, te dovrei sparà, trucidà, ammazzarti la mamma, invece non so perchè ma ti propongo 'sta cosa. E se diventi famoso mi porterai ovunque. Ok?»

«Sei tutta scema.»


Ma avevo accettato. Mi aveva convinto quella cosa dello sfumato che poteva trasformare un video semi-porno in un videoclip da MTV Italia a ora tarda. Per l'occasione avevo tirato fuori l'abbigliamento più zarro che potevo, lei s'era tirata alla "cercasi disperatamente produttori cinematografici sessuomani", lo avevamo girato in un locale in quattro ore un pomeriggio, con dieci comparse e un budget ridicolo, con una regista.

Si, una femmina.

Non avevo ben capito che tipo di ramificazioni aveva avuto il parco conoscenze della Dily dopo l'inizio del suo lavoro, pensavo che avesse avuto a che fare con registi alla Tinto Brass, vecchiotti, convinti che il sesso lesbo fosse un buon modo per vedere più femmine nude contemporaneamente.

Mi aspettavo un regista maschio anche perché, a ben vedere, il testo era piuttosto sessista. E invece sorpresona, regista femminile, che aveva tenuto a spiegare il tutto.

«Tu hai scritto un pezzo dove lei finisce per passare una notte pazza con te, e fai capire che oggi la fortuna è stata sua, domani toccherà a un'altra. Chi è il vincitore della serata?»

«Nel pezzo, io.»

«Sbagliato, amo', la vincitrice è lei. Se tu fossi il vincitore, vorrebbe dire che nel sesso sei quello che riceve più di quello che da, cioè sei quello con meno armi, con più bisogni, meno "bravo".»

«Quindi sono io che scegliendola, le faccio vincere una notte che la fa impazzire.»

«Bravo. Non gireremo un videoclip dove tu la scopi mentre lei sta tutta piegata fingendo dolore perché sei superdotato, quella è roba da tizi di mezz'età frustrati dalla loro vita coniugale. Gireremo qualcosa dove tu sarai la materializzazione dei suoi sogni, ci siamo?»

«Ovvio.»

«Ora, amo', rilassati, tu rapperai in playback ma tutto il resto sarà vero e deve essere piacevole, faremo solo cose piacevoli per voi, anzi, più è piacevole meglio è. Sono fortunata che siete una coppia, se non state insieme per interesse dovreste sprizzare piacere scopando, ma non sdolcinati che non siamo su Love Boat. Ultima cosa, non vi preoccupate di quello che fate esplicitamente, ci penso io a farlo vede' in maniera non esplicita.»

L'idea della truccatrice era di marcare maggiormente le sopracciglia e di rendere in qualche modo il volto in modo che abbinandolo alle giuste luci, io potessi sembrare quasi mulatto, o che comunque richiamassi un modello latinoamericano.

Ero impacciatissimo nelle scene di contatto, lei invece non faceva una piega anzi sembrava chiamarmi con sguardi che lì avevano preso un significato diverso rispetto al chiuso del nostro letto. Io sembravo un pesce lesso fino a che lei aveva detto «Facciamoci una striscia che così non fai perdere tempo alla troupe e ti metti a scoparmi come sai fare» e tutto aveva girato per il verso giusto.

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