Lunedì 16 luglio 2001
In realtà non mi ero proprio portato fortuna dicendo che stavo bene, un paio di sere dopo ero andato con la crew a fare un pezzo: eravamo sette e doveva venire una cosa splendida. Lavoravamo in fretta e bene, quando era arrivata una squadra di carabinieri che, per numero, ci sopravanzava di due volte e mezzo. Capolinea. E avevamo fatto un giro in commissariato, accusati di svariate cose tanto da dover giocoforza chiamare il Turci per via dell'avvocato.
Voi non potete capire cosa aveva significato per me quella telefonata, penosa oltre ogni limite della sopportabilità. Avevo dovuto subire i suoi toni peggiori: dalle urla di sdegno all'atteggiamento paternalistico, dai mille "Te lo avevo detto" fino ai suoi sbuffanti "Come al solito ti devo tirare fuori dai casini".
Avevo dormito a dir poco male, con addosso un malumore che raramente avevo avvertito così forte. Lui il giorno dopo era piombato a Roma, io ero già con l'avvocato d'appoggio al foro dell'Urbe, che ci era stato consigliato dallo studio legale di Cesena.
Questi, dopo avermi stretto energicamente la mano, non aveva nemmeno perso tempo ad aspettare mio padre e mi aveva messo giù tutta la questione:
«Colti in flagranza, Reato di danneggiamento, i graffiti sugli edifici "deteriorano" e sono punibili a norma del codice penale. Articolo 635, multa o reclusione da uno a sei mesi gli esecutori. E si procede d'ufficio. Vuol dire che non occorre che ci sia una querela da parte dell'ATAC o, se non ho capito male, del Comune proprietario delle pertinenze. Il processo penale fa ugualmente il suo corso. Peraltro, il reato di danneggiamento è considerato aggravato, in quanto l'azione è stata commessa su edifici destinati all'uso pubblico.»
«Cioè, rischio proprio il carcere e tutta la trafila? Cioè con quello che si vede in Italia, vado in carcere?» avevo chiesto, allibito.
«Trattandosi di un reato minore, a mio avviso possiamo senza dubbio puntare ad ottenere l'archiviazione per 'tenuità del fatto', il che comporta solo la macchia sul casellario giudiziario e nient'altro» aveva risposto lui, con fare rilassato.
«Ah, meno male.»
«Ci sono da considerare i profili risarcitori di carattere civile: il comune potrebbe costituirsi "parte civile" nel processo penale per ottenere l'indennizzo dei danni subiti, oppure agire in via autonoma, con una causa separata di tipo civile, e chiedere in tale sede il "ripristino" del muro a spese del responsabile o dei responsabili, ovvero voi.»
«Ma posso fare qualcosa per migliorare questa cosa? Che ne so, riverniciare io il muro con una mano di grigio.»
«Il giudice terrà in considerazione la buona volontà, tua o vostra non sta a me deciderla. Ma senza aspettare profili risarcitori, oggi stesso, a tua firma, manderai una missiva al sindaco ed al gestore che se non sbaglio è la ATAC, prendendoti la responsabilità del gesto e dicendoti immediatamente pronto a riparare al danno, riverniciando parzialmente o completamente il muro.»
Alle quattro di pomeriggio era partito il processo per direttissima, un giudice annoiato aveva ascoltato le varie deposizioni degli sbirri ed aveva messo agli atti la lettera inviata e protocollata dagli uffici del Comune di Roma, aveva stabilito lire cinquecentomila di multa a testa e ci aveva salutati. Il Turci aveva uno sguardo di gelo quando incrociavo i suoi occhi.
Rimesso in libertà, avevo dovuto affrontare il secondo processo con il Turci, a cui si era aggiunta la questione dei coinquilini, che non potevo tenere nascosta ulteriormente e che gli era stata rivelata nel momento in cui era entrato a casa. Doveva aver subodorato qualcosa quando aveva insistito molto per incontrarmi in casa e non in un qualsiasi bar della zona.
«Quindi mi stai dicendo che io ti mando i soldi mensilmente per spese che non hai, dato che hai due coinquilini? Penso che tu mi debba molte scuse e molti soldi.»
«Scherzerai? I soldi che mi mandi sono per tutta la sbatta ad andare in giro per te a fare pierre» avevo risposto prontamente, convinto di quello che dicevo.
«Per quello che chiedo, e per la serietà con cui stai passando i mesi a Roma, spendo troppo.»
«Non penso proprio, possiamo dare un'occhiata alle fatture per le forniture, ti va? La verità è che 'ste pierre te le faccio bene, non sto solo al mio posto, osservo e rispondo a tono a gente che apprezza il fatto che non sono solo un cartonato. Cosa che tu fai troppo poco.»
Aveva emesso un verso di frustrazione, guardando il soffitto.
«Dio solo sa quante scenate ho dovuto sopportare da te, e ti ricordo per quale motivo sono qui, prima di nominare l'apprezzamento. Ci sono mille modi di divertirsi in una grande città. Puoi andare a ballare anche tutte le sere, non ti controlla nessuno. Puoi farci pure le feste nell'appartamento che pago io. Puoi fare sesso con tutte le ragazze che ti pare senza preoccuparti che senta tua madre dal piano di sotto. E tu che fai? Per scrivere il tuo soprannome contro un muro ti ritrovi con il casellario giudiziario sporco. Questo è essere idioti. E il tutto perché? Dimmelo tu perché.»
«Dimmelo tu, sai tutto della mia testa» avevo replicato, convinto che mi aspettasse una tempesta perfetta.
«Perché ti sei bevuto il cervello con questa storia dei graffiti e del rap come se tu fossi un afroamericano del bronx.»
«Me lo hai già detto migliaia di volte e ti ho detto che non è così, e queste cose per me sono tremendamente serie.»
Con uno sbuffo si era issato in una posizione più eretta sulla sedia, cercava di sovrastarmi con il suo vestiario austero, con quella faccia da capitano di industria che sa il fatto suo.
«Rifai cose prese da situazioni completamente diverse e le chiami arte, sei venuto in una città che di arte è piena, quella vera, quella che fa venire qui milioni di persone, e cosa fai? Scrivi sui muri come qualsiasi ragazzino che gioca a fare il comunista.»
«Non c'entra la politica, piantala.»
«Sia chiaro, non tollererò una ulteriore stupidaggine di questo tipo, Giacomo, smettila di fare queste cose. Smettila, se ti piace farlo, sposta un divano e fallo in sala a casa tua, facci le foto e mandale a tutti i tuoi amichetti, alle ragazzine, facci un sito internet, mandale a un qualche critico d'arte. Ma ti consiglio vivamente di non farti più beccare in fallo in questa maniera stupida, perché posso assicurarti che in caso contrario finirà malissimo.»
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