71| Lizzie, James & the trust issue

Domani Lizzie Greenway non riuscì a dire a James Potter tutto ciò che voleva confessargli. Non riuscì mai a rimanere da sola con lui, con lui che pareva fare di tutto per avere sempre qualcuno accanto, che si trattasse di Sirius o dei ragazzi. Parve persino sfruttare la presenza di Emily, con cui si era scambiato uno sguardo strano.

Non voleva stare con lei, e quello era abbastanza ovvio.

Lizzie non fece troppa fatica a capire il messaggio nascosto tra le righe. Avrebbe fatto prima a dirle tutto in faccia invece di fare il possibile per non parlarle direttamente. O meglio, le aveva parlato, solo non nel modo in cui lei sperava.

Era strano, James.

La giovane strega non ci mise più di tanto ad arrivare alla radice del problema. Lo conosceva, sapeva quali cose gli dessero fastidio e quali no, riusciva a completare le sue frasi ancora prima che lui riuscisse a formularle... non avevano segreti.

O almeno, così lei credeva.

Perché James non le aveva detto di avere problemi a fidarsi di lei. Non le aveva detto che temeva con tutto sé stesso che lei scegliesse un'altra persona. Non le aveva confidato che al solo pensiero di vederla felice con un altro si sentiva morire.

Aveva dovuto capirlo da sola. Ed aveva dovuto sentire il rumore del proprio cuore spezzarsi quando aveva realizzato il problema. Odiava che James si sentisse così, come se lei potesse sostituirlo da un momento all'altro, quando in realtà era una stupidaggine.

Lizzie avrebbe preferito essere trafitta da migliaia di coltelli piuttosto che rinunciare a lui. Avrebbe preferito morire piuttosto che smettere di guardare il sorrisetto da diavolo di James, piuttosto che guardarlo andare via.

Perché lei ne era innamorata. Perché lei lo amava.

E mai, mai, mai, si sarebbe sognata di sostituirlo. Mai. Lui... era stato quello a tenerla in piedi, a tenderle la mano.

Se non fosse stato per James, lei non sarebbe mai diventata la persona che era in quel momento. Sarebbe rimasta ferma, immobile nell'immensità del tempo, ad essere distrutta dal proprio dolore.

Senza James lei non avrebbe mai ricominciato a vivere.

Mai.

E doverlo guardare raggiungere suo padre alla stazione di King's Cross senza nemmeno baciarla, senza nemmeno chiamarla con uno dei suoi soliti nomignoli le provocò un dolore atroce. Le fece così male che per un attimo credette di morire.

Alex, forse accorgendosi della sua strana espressione, le aveva posato una mano sulla spalla e le aveva chiesto se andasse tutto bene.

No, non va tutto bene, avrebbe voluto rispondere.

<<Sì sì, tranquillo Alexito>> aveva invece detto, accennando un sorriso <<Andiamo? Papà ci sta aspettando, così andiamo a casa>>

<<Sì, aspetta che prendo la valigia! Non vedo l'ora di rivedere i miei!>>

<<A chi lo dici!>>


James riuscì ad "evitare" Liz persino a Natale. Al contrario dei giorni precedenti però, la salutò con un abbraccio. Non la baciò nemmeno in quell'occasione, dicendo di avere il raffreddore e non volendo quindi rischiare di attaccarglielo - effettivamente, la scusa teneva. Sirius, invitato al pranzo comune, moriva tra gli starnuti, vivendo insieme era normale che James lo prendesse.

Liz non fece storie.

Non fu difficile tuttavia per Aimee accorgersi di qualche problema tra la coppia d'oro. L'anno scorso, se lo ricordava bene, avevano giocato come due bambini a fare la guerra con i gelati, in quell'occasione se ne stavano seduti uno accanto all'altro con lo sguardo basso e non parlavano.

Lo conosceva anche lei, James. Non era tipo da stare zitto, da non stuzzicare la sua ragazza. Così, una volta finito di mangiare - con anche i coniugi Potter e Sirius -, Aimee prese da parte sua sorella e le parlò.

<<Okay, che vi succede?>> chiese.

<<Niente, sorellina>>

<<Ah sì? E allora come mai James non ti parla, praticamente? Anzi, mi correggo, perché James non parla in generale? Rory ha detto più parole di lui!>>

<<È complicato, Aimee>>

<<Ho tutto il tempo del mondo, sorellina>> rispose subito l'altra <<Quindi forza, parla>>

Liz non se lo fece ripetere due volte. E si sfogò. Le sorelle Greenway sparirono per almeno mezz'ora e nessuno protestò, c'era evidentemente qualcosa che non andava.

Spiegò alla sorella ogni cosa, di come il mago fosse cambiato improvvisamente dopo la festa, di come volesse dirgli tutto quello che provava e di come non ci fosse riuscita. Aimee ascoltò senza fiatare, tenendo stretta Liz tra le braccia e facendole delle carezze dietro la nuca come un tempo aveva fatto anche Isabelle, prima di andarsene.

<<Vedi, Aimee? Capisci ora perché ci sto male?>>

<<Sì>> rispose in un sussurro la maggiore tra le due, posandole le labbra sulla guancia e riempiendola d'affetto <<Vedi, io credo che tu debba comprendere James. Che tu debba capire il perché sta male anche lui>>

<<Lo so perché sta male, sorellina>>

<<Sì, però io voglio dire... hai parlato con lui? L'hai costretto a sentirti? L'hai obbligato a sedersi e ad ascoltare tutto ciò che hai da dirgli? Io sono certa che se tu gli dicessi che lo ami, lui tornerebbe il solito. Ha paura, Lizzie. Così come tu lo vedi come la cosa che ti fa respirare, penso che per lui sia lo stesso. Ed ora teme che l'ossigeno gli stia venendo portato via>>

<<Ma io sono sempre qui, Aimee. Sono sempre la stessa!>>

<<Non è una questione di essere cambiati, amore mio. James è ferito. Ferito perché durante la sera del vostro anniversario tu non sei stata solo con lui. Non te lo dirà mai esplicitamente, perché conoscendolo si ingarbuglierebbe e finirebbe per passare per egoista, però... però quella sera doveva essere speciale per voi due ed invece che è successo? Avete passato il tempo tutti insieme con... come hai detto che si chiama?>>

<<Adrian>>

<<Ah sì, con Adrian>> annuì Aimee, sorridendo piano <<Ci è rimasto male, Lizzie. Lo si vede nei suoi occhi. Si sente terribilemente in colpa per non riuscire a parlare con te, per non riuscire a chiamarti con i suoi nomignoli, per non riuscire a baciarti. Vuole farlo, sorellina, vuole ma non può, perché sa che, se si concedesse di mostrare l'amore che prova e tu, per qualche motivo, dovessi lasciarlo, morirebbe. Perché teme con tutto sé stesso di perderti>>

<<È un meccanismo di difesa, secondo te?>>

<<Certo che lo è>> confermò l'altra strega <<Quando parlerai con lui, non mostrarti delusa dalla carenza di affetto. Anzi. Dì che lo capisci, dì che sai che cos'ha, rassicuralo. Non ha bisogno di pressioni, soltanto di certezze>>

<<Grazie sorellina, grazie davvero>>

<<Di niente, sorellina. Ti voglio bene>>

<<Anche io, tanto tanto>>


Alex sedette sulla poltrona di casa Greenway sgranocchiando delle mandorle tostate. Lui e Lizzie, ancora vicini di casa esattamente come molti anni prima, avevano deciso di terminare insieme il saggio assegnato da Lumacorno e così avevano passato il pomeriggio insieme. Ora, si stavano concedendo dei minuti di riposo.

Lizzie, dal canto suo, era sembrata lievemente più ispirata rispetto al suo amico. Infatti, era stata la prima tra i due a terminare e, giusto per gentilezza, aveva buttato l'occhio sulla pergamena spiegazzata di Alex <<Qui...>> aveva detto, puntando una parola con l'indice <<Dovrebbe essere coda di scorpione, non tutto lo scorpione>> l'aveva aiutato. Una volta che anche Alex ebbe finito, poterono non fare niente.

Quella sera, quella del 26 dicembre, Lizzie aveva in programma di materializzarsi da James e parlare con lui. I suoi genitori non ci sarebbero stati e Sirius avrebbe dovuto accompagnare Remus ad incontrare un vecchio amico di famiglia.

Era l'occasione perfetta per poter parlare da soli.

Inoltre, quella mattina Marlene l'aveva incoraggiata e lei non aveva più timori. Sapeva di dover parlare con James, o l'avrebbe perso. E quella era l'ultima cosa che voleva. La sua migliore amica, utilizzando il cristallo-teletrasportatore che Lizzie le aveva regalato, era rimasta davvero sorpresa quando aveva sentito tutta la storia completa.

<<Diglielo>> le aveva ordinato <<Prima che sia troppo tardi>>

E lei era pronta. Doveva solo aspettare che Alex se ne andasse. Ovviamente, non gliel'avrebbe mai detto, non era così scortese. Avrebbe pazientato.

Chiacchierarono un po' e ricordarono i momenti meravigliosi di quando erano bambini e si divertivano a giocare. Il loro passatempo preferito era farsi gli sgambetti a vicenda. Ridevano come pazzi quando l'altro rovinava a terra e si sporcava la faccia di terra.

<<Non so se mi sono fatto più mangiate d'erba con te o l'ultima volta che ho provato a giocare a Quidditch!>> dichiarò il mago, facendo ridere l'amica <<Ci ho provato ad entrare in squadra a Durmstrang, inutile dire che ci ho fatto una figuraccia!>>

<<Ti avrei voluto vedere, lo ammetto!>>

Alex sorrise, sospirando <<Un po' mi manca Durmstrang>>

<<Beh, ci credo. Ci sei stato per quattro anni. Hai vissuto lì per ancora più tempo! Sarebbe strano se non ti mancasse!>>

<<Per il primo periodo ho odiato stare lì. Appena trasferiti, dico. Mi mancavi, tanto. Mi ero divertito così tanto in tua compagnia che... che farmi nuovi amici mi sembrava una specie di tradimento nei tuoi confronti>>

Liz, seduta per terra con la schiena contro il divano, alzò gli occhi da terra, portandoli verso l'amico <<Non sarebbe stato così>>

<<Lo so. Ma... ma mi faceva male l'idea di relegarti in un cassetto. Mi sono sempre ricordato di te, Lizzie. Non c'è mai stato un periodo in cui non ripensassi a noi due bambini che giocavamo e ridevamo. Mi dava conforto, anche con il passare degli anni>>

<<Anche io ho pensato a te, sul serio. Però... però poi crescendo, è cresciuto anche il mio potere. E... e sono stata io a causare la morte di mia madre, Alex. Da lì, sono cambiata. Non sono più stata la stessa. Per quasi tre anni sono stata la versione peggiore di me. Non ho più voluto ridere. Piton... Piton è stata l'unica persona vicina ad un amico che avessi>>

<<E James? Marlene? Gli altri?>>

<<Io e James abbiamo una storia travagliata alle spalle. L'ho odiato tanto, Alex. L'ho odiato con ogni singola fibra che avevo in corpo e non c'era giorno in cui potessi abbassare la guardia, volevo distruggerlo>> gli spiegò Liz, aprendosi e confidandosi.

<<Poi cos'è cambiato?>>

<<Poi... poi beh, mi sono innamorata. Senza saperlo. Secondo dopo secondo, mi è entrato sotto la pelle. Quell'idiota è... è il mio primo amore. Per quanto mi riguarda, potrebbe anche essere l'ultimo. Lui... questo credo di averlo già detto centinaia di volte ma... James mi ha salvato la vita. Mi ha teso la mano, mi ha fatto da stampella quando avevo le gambe spezzate, mi ha fatto da medicina quando il mio dolore mi consumava>> sorrise la giovane strega <<Mentre, per quanto riguarda gli altri... sono diventata amica di Marlene perché un giorno Voldemort tentò di insediarsi nella mia mente. Ero senza difese, all'epoca. Marls mi ha aiutata, mi ha portata dalla McGranitt, mi è stata sempre vicina. Lily è stata un'aggiunta meravigliosa. Lei l'ho conosciuta perché era molto amica di Marlene e abbiamo legato subito. Peter e Sirius si sono aggregati a James, praticamente, standogli sempre vicino. Remus, invece, era l'unico che mi piacesse sul serio di quel gruppo>>

<<Alla fine l'amore vince sempre, no? Anzi, amore e amicizia>>

<<Già>>

<<Sono contento per te, Lizzie>> le disse <<Hai trovato degli amici straordinari>>

<<Non avrei potuto desiderare di meglio>>

Alex e Lizzie rimasero a scherzare insieme ancora un po', finché il buio non sostituì la luce del sole, a ridere mentre nelle loro menti tornavano a galla alcune delle perle del loro gruppo. Come quella volta in cui Peter chiese alla McGranitt se per caso avesse incantato un'arancia per fare la spesa. "Eh" aveva detto il ragazzo "Altrimenti manda-rino, no? Se l'arancia non ha voglia". La donna l'aveva fissato talmente male che Pete era rabbrividito e si era subito zittito!

Non si accorsero della porta che si era aperta. Né tantomeno del rumore dei passi, coperto dalle loro chiacchiere e dalle loro risate. Alex fu il primo ad accorgersi di quella presenza.

<<Lizzie...>> sussurrò, indicando con il dito la porta d'ingresso del soggiorno.

La strega scattò in piedi, aprendo leggermente la bocca <<James>> fece, in un sussurro <<Che ci fai qui?>>

<<Avevo pensato di passare, per tentare di parlare per bene con te. Non pensavo di disturbare, quindi scusate. Vado via subito>> il Grifondoro non diede a Liz nemmeno il tempo di replicare. Si precipitò fuori da villa Greenway stringendo tra le dita il cristallo-teletrasportatore, pronto a raggiungere chissà quale meta.

La luna brillava alta nel cielo, quella sera.

<<James, aspetta!>>

Lui non la ascoltò minimamente.

<<James, ti prego. Parliamo!>>

La strega riuscì ad aggrapparsi al braccio del mago giusto in tempo. Vennero entrambi trasportati dal cristallo a casa Potter, esattamente davanti al vialetto. E fu in quel momento che Liz capì di dover parlare.

Perché se non l'avesse fatto il suo cuore avrebbe smesso di battere.

James l'aveva seminata e stava per salire le scale quando lei gli corse dietro. Con la magia, gli paralizzò le gambe, bloccando la sua avanzata. Prese un respiro profondo e gli occhi le divennero lucidi all'istante. Dovette farsi forza e si conficcò le unghie nella pelle, nervosa.

<<Non voglio lasciarti>> gli disse, osservandolo irrigidirsi - la schiena gli si drizzò improvvisamente <<Non ho mai voluto farlo, James>>

<<Va bene>>

<<No, non va bene, invece! Tu non dovresti pensare che io voglia lasciarti. Non dovresti!>>

<<Non lo penso>>

<<Lo fai. Lo fai, James. Pensi che io possa lasciarti, che io possa sostituirti da un momento all'altro. Ma sai qual è la verità? È che io non posso farlo, perché senza di te... senza te niente ha senso. Perché purtroppo per me il mondo ti ruota intorno.Tu sei il sole del mio sistema solare. E non ho mai pensato nemmeno per un istante di allontanarmi da te>>

<<Non...>>

<<No, ora stai zitto e mi ascolti>> fece, schioccando le dita e guardando le gambe di James tornare a muoversi. Nonostante quello, nonostante fosse libero, lui rimase comunque fermo lì <<Sei un idiota, lo sai? Sei un cretino, sei uno stupido, sei la persona con il cervello più bacato di questo mondo. Perché non capisci che per me conti più di qualsiasi altra persona. Che tu sei l'ossigeno che mi fa vivere ogni giorno. Non lo capisci, e questo mi fa incazzare>>

James continuò a darle le spalle, questa volta senza respirare.

<<Mi fa incazzare perché dopo tutto quello che c'è stato e c'è tra noi tu continui a credere che io possa lasciarti andare. No. Non posso. Ed anche se sei uno stupido, anche se persino un babbuino capirebbe più cose di te, io rimarrò al tuo fianco>> sentenziò Liz, seria. Una lacrima le scese per la guancia.

James deglutì ed anche i suoi di occhi si fecero lucidi.

<<Non c'è nessuno che riesca a farmi vibrare l'anima come fai tu. Basterebbe una tua parola, una sola, per mandarmi in frantumi il cuore e non riuscirei mai più a rimetterlo insieme. Hai questo potere su di me, tu. Sei la mia debolezza più grande e nemmeno te ne rendi conto. Sei quel tipo di persona che farebbe di tutto per i suoi amici e per loro sventerebbe anche il piano meglio orchestrato di questo mondo, eppure non ammetti che siamo fatti per stare tutta la vita insieme. Non riesci a credere che forse io voglia te, te e soltanto te>>

La voce della strega si incrinò e James deglutì.

<<Non voglio passare un solo giorno della mia vita senza di te e voglio che tu sappia che... che qualsiasi cosa succeda, sarò sempre dalla tua parte>> continuò, ormai piangendo. Ogni secondo che passava dilaniava il suo coraggio, mandandolo in frantumi.

Però ora bisognava salire soltanto l'ultimo gradino. Perché il mago si era mosso leggermente, si era quasi voltato... e lei era quasi riuscita a convincerlo.

<<Ti amo, James>> sussurrò, mentre dei singhiozzi flebili riecheggiavano tra le mura di casa Potter.

James ora la stava guardando. E per la prima volta da giorni Liz riuscì a riconoscere lo sguardo del suo amato Grifondoro. Dovette trattenersi dal lasciarsi sfuggire un sospiro di sollievo e ci riuscì per miracolo.

<<C-cos'hai detto?>>

<<Ho detto che ti amo>> ripeté l'Incantatrice, piantando gli occhi nei suoi <<Razza di idiota>> aggiunse piano <<E che se questo non ti basta... se non ti bastano queste parole per sapere che il mio cuore ti appartiene, allora...>> si portò le mani alla camicia che indossava, sbottonandola e lasciandola cadere per terra <<...allora prendi me>>

James rimase a bocca aperta, incredulo di fronte al grande coraggio che Lizzie Greenway aveva ancora una volta dimostrato. Ora, però, toccava a lui.

Avrebbe potuto avvicinarsi a lei piano, lentamente, cercando di pensare ad ogni passo ad una parola da dirle. Eppure, sembrava che tutto ciò che per lui contava fosse sparito nel momento esatto in cui la strega aveva parlato.

Così optò per la soluzione migliore.

Stare zitto.

E non esitò neanche per un istante mentre le posava le mani sul viso di corsa per baciarla. Posò le labbra sulle sue, in un disperato bisogno di tenersela vicino. Chiuse gli occhi.

Poi parlò ancora.

<<Ti amo>>

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