Capitolo 48 "Mistakes"
Mi alzai dal letto. Avevo ancora un po' di sabbia tra i capelli. Ero un po' stordito, ma dopo aver ripreso lucidità mi ricordai della sera prima. Mi guardai allo specchio e capii che non era stato solo un incubo: avevo davvero fatto coming out. Mi passai una mano fra i capelli e sospirai, facendo un'espressione quasi disperata. Continuai a fissarmi allo specchio per un po'. Infine sorrisi perché era successo: Jason mi aveva esplicitamente detto di voler passare la sua vita con me. Non sapevo quando sarebbe successo, ma sapevo che un giorno ci saremmo sposati.
Guardai fuori dalla finestra vidi mia madre seduta sotto al gazebo. Aveva lo sguardo perso nel vuoto. Non avevo mai visto i suoi bellissimi occhi azzurri così cupi. Sentii una fitta al cuore e un leggero senso di colpa. Poi capii che non avevo sbagliato: era la mia natura e non potevano strapparmela via. Quello ero io, che lo avessero accettato o no.
"Jake, sei pronto?!" urlò Mercy, dall'altra parte della porta.
"Giusto..." sussurrai, dandomi un colpo sulla fronte.
Presi tutte le mie cose e le infilai nella mia valigia. Mi vestii e aprii la porta.
"Era ora." disse lei.
"Scusa, mi ero dimenticato. Quando partiamo?"
"Dopo colazione."
"Non si può prima? Tipo ora? Io con quelli non ci voglio stare."
"Ma sei sicuro che non vuoi nemmeno salutarli?"
"Mercy, sono stati crudeli..."
Abbassai leggermente lo sguardo, ripensando a quelle orribili parole. Mia sorella mi afferrò il mento e mi alzò il volto, per poi lasciarmi un delicato bacio sulla fronte.
"Ti voglio bene Jake."
"Anch'io."
Sorrise e andò al piano di sotto.
Mi voltai verso la camera di Jason che era adiacente alla mia. Feci qualche passo fino ad arrivare davanti alla sua porta. La aprii senza fare rumore e la socchiusi, dietro le mie spalle. Lui era sdraiato sul letto, senza maglietta. La sua valigia era pronta, appoggiata accanto all'armadio.
Sembrava un angelo: i capelli gli coprivano leggermente il volto e i raggi del sole gli illuminavano il viso. Gli sfiorai la fronte e lui aprì gli occhi.
"Ehi..." sussurrò.
"Ehi..." risposi, sorridendo.
Si sedette, appoggiandosi sui gomiti.
"Ora mi vesto e poi partiamo."
Annuii con la testa. Mi diede un bacio sulla guancia e si diresse verso il bagno. Io rimasi seduto sul suo letto, girato verso la finestra.
"Allora ve ne andate?"
Mi voltai e vidi la signora Carolyn.
"Penso proprio di sì. Non posso stare con loro per altri quattro giorni."
Lei si avvicinò e si sedette accanto a me.
"Peccato." disse, sospirando.
"Sì, peccato..."
"Mi dispiace per ieri sera."
"Dispiace anche a me, ma non fa niente. Si va avanti. Anch'io voglio essere felice e loro continueranno ad impedirmelo finché non mi sposerò con una ragazza e farò dei figli, cosa che non succederà mai."
Scossi la testa e sorrisi. Lei mi appoggiò un mano sulla spalla e iniziò ad accarezzarmi.
"Sei un bravo ragazzo. Sono felice che Jason stia con te. Io non voglio più essere una cattiva madre. Non sarà facile convincere Adam che la vostra relazione non è sbagliata, ma ci riuscirò."
Carolyn non sembrava la donna dei giorni precedenti. Forse la reazione dei miei genitori al mio coming out l'aveva fatta riflettere. Forse voleva davvero cambiare.
"Grazie." dissi, con un filo di voce.
Sorrise e si alzò. Prima di uscire si fermò sulla soglia della porta.
"Ah, Jake..."
Mi voltai nuovamente.
"Sì?"
"Non fargli del male, ti prego. Ha già sofferto abbastanza."
Annuii con la testa e lei fece lo stesso, per poi chiudere la porta.
Jason rientrò qualche minuto dopo, tutto profumato e ben vestito. Prese una sigaretta dal pacchetto che aveva sul comodino e l'accese.
"Jason!"
"Che c'è?"
"Non qui."
Aprì la finestra.
"Così va meglio?"
Scossi la testa.
"Sei incorreggibile. Senti io vado a chiamare gli altri per dire che siamo pronti."
"Okay."
Dieci minuti dopo ero in macchina ad aspettare che gli altri salutassero i genitori. Continuavo a sbuffare e a guardare l'orologio che avevo al polso. Dopo cinque minuti vidi la porta della casa aprirsi e Mercy, Eric e Jason uscire. Carolyn si fermò nel portico e mi salutò. Io ricambiai con un cenno della mano e un bel sorriso. Dei miei genitori nemmeno l'ombra. Forse era meglio così, perché se li avessi visti mi sarebbe salita di nuovo la rabbia. Quando entrarono in macchina, Mercy sospirò rumorosamente.
"Dovresti almeno salutarli." disse.
"Non gli devo niente. Metti in moto."
Volevo sembrare il più freddo possibile. Non provavo più nessuna emozione per quei due.
Infine, partimmo per andare a Londra. L'avevo sempre considerata una città triste e fredda, ma in quel momento non desideravo altro che tornarci.
-
Mercy decise di restare con noi per un po'. Aveva detto di essere stanca di avere una vita "nomade" e di volersi fermare per riprendere fiato. Era da qualche anno che viaggiava da un posto all'altro alloggiando in hotel e lavorando tutti i giorni.
Qualche settimana prima non avrei mai permesso una cosa del genere, ma dopo aver visto la sua solidarietà nei miei confronti dopo ciò che era accaduto, avevo cambiato opinione su mia sorella. Poteva anche essere fastidiosa, ma in fondo era buona.
Erano passati due giorni dal nostro ritorno a Londra.
Mi alzai di buon umore, anche se un po' accaldato. Dopo aver fatto una doccia, scesi al piano di sotto. Un buonissimo odore di uova e bacon mi travolse subito. Vidi Mercy che stava ai fornelli.
"Buongiorno."
"Ehi, ciao Jake. Dormito bene?"
"Sì, grazie."
Mi sedetti e iniziai a guardare fuori dalla finestra.
"Sai, ciò che ha fatto Jason è stato troppo dolce!" esclamò, mettendo la colazione a tavola.
"Che?" chiesi, un po' confuso.
Lei mi guardò scuotendo la testa.
"Come 'che'? Ti ha detto che vuole sposarti!"
Arrossii di colpo e mi toccai la fronte con una mano.
"Chi si sposa?"
Io e Mercy ci girammo e notammo che Eric era appena entrato.
"Jake e Jason!" rispose lei, entusiasta.
"Che?!" esclamò Eric, sorpreso.
"Ragazzi non fate conclusioni affrettate. Ha solo detto che un giorno lo faremo." cercai di spiegare.
Ma ormai era tardi, perché l'invadenza di Mercy aveva vinto.
"Io voglio fare la damigella. Aspetta, ma per fare la damigella serve una sposa e...cioè, chi è l'attivo fra voi due?"
Sgranai gli occhi e Eric iniziò a ridere di gusto.
"Ma che ti salta in mente?! Che domande fai?!" dissi.
Lei sorrise maliziosamente e prese un boccone dal suo piatto.
"Infatti che stupida, non c'è bisogno di chiederlo. È naturale che Jason sia l'attivo." continuò, stavolta con un tono di ironia.
Sospirai e appoggiai la testa sulla mano sinistra.
"Con te è inutile." dissi, quasi rassegnato.
Non ero arrabbiato. Le battute di Mercy non mi pesavano più, perché cambiando opinione su di lei avevo iniziato anche a riderci su.
-
"Ho fatto coming out con i miei genitori. È stato orribile." dissi, improvvisamente.
Sarah mi guardò stupita e rischiò di sputarmi in faccia il tè bollente che stava bevendo. Perché bere tè caldo in estate? Non aveva senso.
"Che?!"
"Sì, ho fatto coming out quando eravamo in vacanza e loro mi hanno praticamente rinnegato."
Appoggiò la tazza sul tavolo e abbassò leggermente lo sguardo.
"Chi dei due ha avuto la reazione peggiore?"
"Indovina..."
Sospirò e scosse la testa.
"Tua madre mi è sempre stata un po' antipatica."
"Io la odio e non voglio più averci a che fare."
Suonarono al campanello. Sarah si precipitò alla porta ad aprire. Dopo qualche istante rientrò con Helen alle sue spalle. Ero confuso.
"Voi due vi frequentate?" domandai.
"Ecco, Tomas mi ha detto ciò che stava succedendo con Helen. Io e lei abbiamo rischiato di strapparci i capelli durante la lite che abbiamo fatto..."
E allora perché erano amiche?
"Poi abbiamo iniziato a parlare, notando che abbiamo molto in comune."
Le guardai e cercai di trattenere le risate: Sarah e Helen erano l'opposto. La prima mora, una ragazza semplice ed estroversa. La seconda bionda, molto simile ad una modella, riservata e all'apparenza stronza. Le due si accorsero della mia strana espressione e si guardarono tra loro.
"Che hai da ridere?" chiese Sarah.
"Io non sto..."
In quel momento scoppiai, perché non ce la facevo più.
"Jake! Che ci trovi di strano?!" chiese Helen, sempre con la sua solita compostezza.
"Siete una strana coppia, ma sono felice per voi." conclusi.
Mi alzai e mi guardai un po' intorno, sospirando.
"Io vado." dissi.
"Ma dovevamo finire di parlare!" esclamò Sarah.
"Finiremo un altro giorno." conclusi.
"Okay."
"Buon divertimento ragazze."
Appena uscii di casa, sorrisi. I miei amici mi stupivano sempre di più. Prima Daniel e Blane, poi Sarah e Helen. Eravamo un bel gruppo e questo mi rendeva felice.
-
Mercy e Eric erano andati ad una festa, da amici. Ero solo in casa. Faceva caldissimo, così decisi di aprire qualche finestra. Suonarono al campanello e io andai ad aprire: era Blane. Aveva la carnagione leggermente abbronzata, i capelli gli si erano schiariti e in quel modo sembrava ancora più bello.
"Ehi ciao!" lo accolsi.
Lui mi abbracciò e io mi accorsi che era cresciuto un po', perché gli arrivavo poco più in alto delle spalle.
"Jake è da un po' che non ti fai vedere."
Ci staccammo e io feci un passo indietro, per guardarlo meglio: era messo davvero bene. Lo accompagnai in sala.
"Allora, che dovevi dirmi?" chiesi.
"Ho comprato i biglietti per il concerto. L'hanno spostato e sarà fra due settimane."
"Ma non dovevi...Potevo comprarlo da solo." dissi, un po' imbarazzato.
"Ma smettila, l'ho fatto volentieri." rispose, porgendomi una busta bianca.
Ci fu un silenzio imbarazzante che lui interruppe con una strana domanda.
"Il padre di Jason ti ha dato fastidio?"
Mi bloccai per un po', per poi rispondere.
"A causa sua ho dovuto fare coming out con i miei genitori. Non ero pronto..."
Mi accorsi che aveva stretto i pugni.
"Quello stronzo! Non cambierà mai!" esclamò.
"Tranquillo, almeno ora non devo più nascondere me stesso." dissi, in tono dolce.
Appoggiai una mano sulla sua, ma lui la ritrasse. Quel gesto mi fece un po' di tristezza. Stava cercando di mantenere le distanze e faceva anche bene, perché così sarebbe stato più facile controllare gli impulsi. Ma una parte del mio cuore apparteneva a lui. Quella parte continuava a urlare, perché voleva Blane. Urlava e mi faceva male, perché non potevo averlo. Se avessi voluto amare Jason con tutto il mio cuore, avrei dovuto soffocare quella parte.
Blane mi guardò un po' perplesso. Sorrisi e lui ricambiò: era davvero bellissimo.
-
"Ragazzi attenti! Quel vaso è costoso!" esclamò Jason.
"Sì, sì." rispose Sarah, barcollando.
Lui la prese per un braccio, facendola sdraiare sul divano, poi si sedette su una sedia.
Era sabato e avevamo deciso di organizzare una piccola festa a casa di Jason. Non era stata una buona idea, perché l'appartamento era lussuoso e noi eravamo completamente sbronzi.
Mi sedetti sulle sue gambe.
"Rilassati, non romperemo niente." gli dissi.
Lui sospirò, come se quella frase l'avesse tranquillizzato. La mia faccia era a pochi centimetri dalla sua. Iniziò ad accarezzarmi la gamba sinistra. Avvicinò le sue labbra alle mie e mi baciò. Inizialmente esitai, perché c'erano tutti i nostri amici. Ci fu qualche istante di silenzio, poi gli altri ricominciarono a parlare. Lui infilò delicatamente le sue dita sotto la mia maglietta, toccandomi la pancia e provocandomi dei brividi.
"Andiamo di sopra." sussurrò.
Mi guardai intorno.
"Aspettiamo che se ne vadano..."
Lui annuì e ricominciò ad accarezzarmi la gamba.
"Quando andrete al concerto? Avevi detto che sarebbe stato verso Luglio." disse Daniel, improvvisamente.
"Quale concerto?" chiese Jason.
"Quello dei Bring Me The Horizon." risposi.
"Con chi ci andrai?" continuò.
"B-blane..." dissi, quasi con un filo di voce, come se non volessi che gli altri sentissero.
"Ah..." fu la sua risposta.
Sembrava turbato, ma cercava di nasconderlo.
Teo parlava con Cassie, mentre Tomas stava affacciato alla finestra, ignorando i nostri discorsi. Helen continuava a spostare lo sguardo da Jason, a me, fino ad arrivare a Blane. Con quei movimenti della testa sembrava formare un triangolo. Quando me ne accorsi mi sentii un po' a disagio, quindi dissi che dovevo andare in bagno. Mi alzai e mi incamminai verso il corridoio. Non si sentiva più nessuna parola. In sala era calato il silenzio, interrotto soltanto dalle battute insensate di Sarah, che era la più sbronza di tutti.
Richiusi la porta alle mie spalle e accesi la luce. Mi guardai allo specchio e mi sentii inutile. Sentivo di aver fatto soffrire Jason dicendogli che ci sarei andato con Blane. Avrei rifiutato, ma ormai i biglietti erano stati comprati. Sospirai e abbassai lo sguardo. Poi lo rialzai con uno scatto della testa, perché sentii un rumore provenire dalla sala, come se qualcosa di vetro si fosse infranto e un urlo...
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