Capitolo 41 "Felicità ritrovata"
Una luce mi svegliò. Mi alzai lentamente, guardandomi intorno. Jason stava accanto a me e dormiva come un angelo. Eravamo nudi, probabilmente nella sua stanza d'hotel. Mi chinai a dargli un bacio sulla fronte e lui aprì leggermente gli occhi.
"Buongiorno amore mio." sussurrai.
"Se continuiamo con tutta questa dolcezza mi verrà il diabete."
Iniziammo a baciarci e lui si mise sopra di me. Bussarono alla porta.
"Jason, dovresti vedere chi è. "
"Lasciali bussare."
Laciò dei delicati baci sul mio collo, per poi scendere fino al petto.
"J-jason! Dai vai ad aprire."
Improvvisamente sentimmo la voce di un uomo chiamarlo.
"Jason! Apri subito questa porta!"
Quest'ultimo si alzò di scatto e si vestì. Mi sedetti sul letto, coprendomi con le lenzuola.
"Ma chi è?" chiesi.
"Mio padre!" sussurrò.
Sgranai gli occhi e mi precipitai in bagno. Socchiusi la porta e spiai la loro conversazione.
"Ma che hai fatto? Guarda che capelli!" disse suo padre, toccandoglieli.
Era un uomo sulla cinquantina, alto, moro e sicuramente con gli occhi verdi. Non li avevo visti, ma quel colore era tipico dei McCurthy: anche Edward li aveva.
"Papà! E non toccarmi i capelli! Sai che mi da fastidio."
Fece qualche passo ed entrò nella camera. Iniziò a camminare avanti e indietro, osservando attentamente tutto ciò che incrociava con lo sguardo.
"Ieri sera dove sei stato? Adelle era molto delusa. Perché l'hai abbandonata al ristorante?"
"Dovevo prendere un po' d'aria e quando sono tornato non l'ho trovata."
Sorrisi ripensando a come erano andate realmente le cose: ci eravamo baciati per un tempo che sembrò infinito per strada, poi lui mi aveva portato in camera cercando di non farsi vedere da Adelle che era nella hall, disperata.
Quella notte Jason mi aveva fatto vedere il paradiso...
"Lei ha detto che sei scappato!"
"Bè, scusa se sono gay papà. Scusa se non mi piacciono le ragazze."
"Tu non sei gay." disse, esasperato.
Jason rise con un po' di malinconia, poi si passò una mano tra i capelli.
"È da anni che dici sempre le stesse cose sperando che un giorno mi svegli e tornino a piacermi le ragazze. Purtroppo non è così facile. Papà io..."
"Tu niente! Guarda, sei fortunato che il signor Morgan abbia deciso di metterci una pietra sopra o non ti avrei mai perdonato."
"Sei un bastardo! È da mesi che tu e mamma non chiamate e non vi fate vivi. Ora, all'improvviso, torni a Londra e non ti degni nemmeno di chiedermi 'Ah figliolo, come stai?' oppure se preferisci 'Scusa se ti abbiamo abbandonato perché sei frocio'!"
"Avanti! Lo sai bene che io e tua madre abbiamo tantissimo lavoro da sbrigare e che dobbiamo costantemente viaggiare all'estero."
"Ecco, vedi? Lavoro, lavoro! Io non sono un tuo dipendente, sono tuo figlio! Papà io sono innamorato e non puoi usarmi per i tuoi affari come hai fatto in questi giorni. Anch'io ho dei sentimenti!"
Si toccò il petto e lo feci anch'io. In quel momento avrei voluto abbracciarlo, ma non potevo farmi vedere da suo padre.
"Ma che dici? Tu non sai nemmeno cos'è l'amore."
"Oh sì che lo so, invece. L'amore...l'amore ha gli occhi azzurri. L'amore ha dei bellissimi e morbidissimi capelli biondo cenere. L'amore ha un tatuaggio a forma di rosa sul bacino. L'amore è la persona..."
"Ma che stai dicendo?"
"Jake, papà! Si chiama Jake!"
"Jake Smith?"
Il cuore iniziò a battermi a mille.
"Sì. Non me ne fotte un cazzo di ciò che pensi, non mi interessa se tu e i suoi genitori non andate più d'accordo. Io lo amo e lo amerò per sempre. Quindi ora se non ti dispiace, io e lui dovremmo finire ciò che hai interrotto."
Vidi il volto di suo padre sbiancare di colpo.
"Lui è qui?!"
Jason lo spinse fuori dalla stanza e sbatté la porta. Respirai profondamente e uscii dal bagno.
"Forse non avresti dovuto dirgli quelle cose..."
"Sì invece. Prima lo capisce meglio è. Sono gay, cazzo! E ti amo."
Non potevo resistere a quegli occhi.
"L'amore ha dei bellissimi e morbidissimi capelli biondo cenere...?" dissi.
Sorrise.
"Ti ricorda qualcuno?" chiese.
Mi avvicinai a lui.
"Non saprei..."
Dopo quelle ultime parole, ci baciammo. Facemmo l'amore, ancora. Ero felice, quella felicità che avevo perso da tempo e che in quel momento avevo ritrovato. Lui era la mia felicità.
-
"Sarah, devo parlarti."
"Ma dai, perché?"
"Ti stai facendo uno spinello nel cortile della scuola!"
Glielo sfilai dalle mani e lo spensi.
"Ma che cazzo!" urlò.
"Guarda con che gente sei finita!"
Indicai il gruppetto di strafatti alle sue spalle.
"Avanti... Non sarà qualche canna ad uccidermi."
"Devo dirti una cosa..."
"Spara."
Volevo dirle di Tomas, ma in quel modo l'avrei distrutta se l'avessi fatto.
"Vai in biblioteca verso le 10:00."
"Col cazzo! Perché dovrei?"
"Perché? Bè, ecco... Perché te lo dico io."
Alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia.
"No."
"Devi farlo invece! Ti prego..."
Rifletté per qualche istante poi sorrise.
"Solo se mi ridai lo spinello."
Glielo porsi.
"Ma vacci piano con quella roba."
"Sì paparino."
Scossi la testa e la guardai mentre tornava da quel gruppetto di ragazzi.
"Whoooo!!!" urlò lei, alzando le braccia.
Era incorreggibile, ma che potevo farci in quel momento? Alzai le spalle e tornai a scuola. Andai in classe di Tomas e lo vidi seduto nell'ultima fila. Entrai e mi diressi verso di lui. Sbattei una mano sul suo banco. Alzò lo sguardo.
"Jake, ma che cazzo vuoi adesso?"
"Solo che tu la smetta di fare il coglione."
"Che vuoi dire?"
"Oh! Lo sai bene."
"Senti, Sarah è stata una troia a scopare con quello e io non la perdonerò mai."
"L'ho beccata prima che si faceva uno spinello con i suoi nuovi amici."
"Cosa? A scuola?"
"Sì! Sta davvero male..."
Stava funzionando.
"Cazzo..."
"Senti dopo passa in biblioteca, verso le 10:00."
"Perché?"
"C'è una che ha chiesto di te."
"Okay, amico."
Mi batté il cinque e io me ne andai. Ora mancava l'ultima cosa da sistemare.
-
Iniziai a sfogliare vari libri, ma non ve n'erano molti che non avessi già letto. Erano le 9:50 e mancavano dieci minuti all'inizio del mio 'piano'. Vidi Sarah entrare e guardarsi intorno un po' spaesata. Salì al secondo piano. Dopo qualche minuto arrivò anche Tomas. Chiese a Mary se qualcuno aveva chiesto di lui, e lei lo mandò di sopra. Mi avvicinai e le feci l'occhiolino: le avevo chiesto di far andare al secondo piano Tomas, un alunno del 4°. Le avevo detto che era per una questione amorosa e Mary era un'inguaribile romanticona, quindi fu molto felice di aiutarmi. Mancava solo una persona: Helen. Quando arrivò, feci si che mi vedesse e andai al secondo piano.
Mi nascosi dietro ad uno scaffale e iniziai a guardare come andava tra Tomas e Sarah: sembravano tranquilli e continuavano a parlare. A lei scese qualche lacrima, ma poi si abbracciarono. Vidi Helen salire le scale: era lei la persona mancante. L'avevo chiamata per completare il tutto. Per non farle interrompere la conversazione tra i due, la presi e la portai dietro allo scaffale in cui stavo. Si liberò dalla mia mano.
"Questo che significa?" chiese.
Le indicai i due, attraverso uno spazio tra i libri.
"Sono Sarah e Tomas....ma che ci fanno insieme?"
"Sono stato io. Li ho fatti incontrare. Visto come si guardano? Visto come Tomas la guarda? Non lo farà mai con te, Helen."
"Ma che vuoi da me?"
Iniziò a piangere.
"Sta alla larga dai miei amici, dal mio ragazzo e dalla mia vita!"
"Stronzo!"
Mi diede uno schiaffo e scese velocemente le scale. Mi toccai la guancia: stava andando a fuoco. Per essere minuta ne aveva di forza. Forse avevo esagerato, ma non volevo che lei rovinasse tutto. Nonostante le mie motivazioni, il senso di colpa mi assalì lo stesso. Cosa avevo fatto? Forse non c'era bisogno di chiamare Helen e sbattergli in faccia la relazione tra Tomas e Sarah. Sospirai.
"Sono un bastardo. Un fottutissimi bastardo."
Guardai, per qualche istante, i due che si baciavano. Poi scesi le scale.
Uscii in cortile e vidi Jason che parlava con Teo e Daniel. Li salutai con un cenno della mano e continuai per la mia strada.
Quella sera mi ubriacai, perché ciò che avevo detto e fatto ad Helen era troppo...
Decisi che le avrei chiesto scusa e dopo essere stato torturato dai rimorsi, mi addormentai.
-
"Jake!"
Era mio fratello Eric.
"Dai! È sabato e non c'è scuola oggi! Lasciami dormire!"
"Okay, ma allora che dico ai tuoi amici che ti aspettano qua sotto?"
"Eh che cazzo riesci sempre a trovare il modo, è?"
Mi alzai e aprii la porta.
"Il modo per cosa?" chiese.
"Per buttarmi giù dal letto."
Alzò gli occhi al cielo.
"Sbrigati! E porta una borsa con dei vestiti."
"Perché?"
"Non lo so. Me l'hanno detto loro."
Mi preparai, salutai Eric e uscii di casa.
"Ma che significa?"
"Abbiamo affittato questa per andare a farci una bella vacanza." disse Daniel.
Nella macchina oltre a lui c'erano Jason, Tomas, Sarah e Blane. Fui sorpreso dalla presenza di quest'ultimo.
"Dai salta su!"
"Ma dove andiamo? Poi fra due giorni abbiamo di nuovo scuola."
Jason scese e venne ad abbracciarmi.
"Rilassati! Sarà divertente."
"Ma che ci fa qui Blane?" sussurrai.
"Forza piccioncini!" esclamò Sarah.
"Arriviamo! Allora? Perché c'è anche lui?"
"Ha insistito tanto e ha detto che vorrebbe provare a essere nostro amico. È stata un'idea di Sarah, io non ero d'accordo."
Gli diedi un bacio a stampo.
"Non fa niente."
Salimmo e partimmo per fare questa breve vacanza di due giorni. Mancava una settimana alla fine della scuola, ma eravamo troppo eccitati per aspettare come tutti i comuni mortali. Per tutto il viaggio Blane mi fissò, dallo specchietto. Continuavo a stringere la mano a Jason, che stava guidando, ma quegli occhi color smeraldo mi inducevano a guardarlo.
Avevo un po' di ansia per ciò che sarebbe accaduto in quei due giorni e quello strano sguardo di Blane mi faceva quasi paura...
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top