Capitolo 30 "Pioveva"

Lo vidi in corridoio, accanto a Sarah.

“Ehi Jason...”

“Jake.” disse lui, sorridendo.

“E io?! Io non esisto più?” si lamentò Sarah.

“Ciao Sarah!” esclamai ironico.

Lei mi guardò scocciata. Le diedi un bacio sulla guancia.

“Okay, ma non esagerare o Jason diventa geloso.” disse lei.

Quest'ultimo mi diede un bacio a stampo e mi prese sotto braccio.

“Ora io e Jake dobbiamo andare, a dopo Sarah.”

“A dopo piccioncini e andateci piano con le smancerie.”

Jason mi afferrò la mano e mi trascinò letteralmente in una classe vuota. Chiuse la porta ed appoggiò le mani sul mio bacino.

“Ehi siamo a scuola...”

“Non fa niente.”

Mi baciò e come, come avrei potuto resistere a quelle labbra? Gli avrei voluto chiedere se era serio, quella notte, quando mi aveva sussurrato quel "ti amo" all'orecchio, ma in quell'istante suonò la campanella. Le sue labbra scesero fino al mio collo.

“Ehi Jason... non l'hai sentita la campanella?”

“Quale campanella?”

“Ci hai provato...dai però ora ho filosofia, e se salto di nuovo una sua lezione mi rimanda...”

“Dopo scuola vieni a casa mia?”

“Ehmm...ti faccio sapere...”

Presi lo zaino dal pavimento e aprii la porta.

“A dopo.”

“A dopo.”

Ero in ritardo, come al solito. Percorsi mezza scuola in meno di un minuto. Arrivato davanti alla mia classe mi accorsi di avere il fiatone, e che non sarei riuscito a spiegare il perché del mio ritardo. Mi ripresi e respirai profondamente. Aprii la porta...

“E anche oggi Smith è in ritardo. Si accomodi, prego.”

Lo feci, senza aprir bocca, e mi misi accanto a Daniel che stava lottando per trattenere le risate.

“Dove eri? Sei sempre il solito ritardatario.” sussurrò.

“Con Jason.”

“Uh Jason, okay.”

“Avanti...”

“Cosa?”

“Chiedi ciò che devi chiedere! Quando si tratta di Jason sei sempre così...interessato.”

“No, no. Voglio rispettare la tua privacy.”

Alzai gli occhi al cielo e gli diedi una pacca sulla spalla.

Alla fine delle lezioni andai nel cortile su cui si affacciava l'entrata della scuola. Lì, vidi Jason appoggiato alla sua macchina. Davanti a lui c'era Blane. Stavano parlando, e tutti e due sembravano frustrati. Mi avvicinai lentamente. Loro si girarono e Blane se ne andò. Jason abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo con un bel sorriso stampato in faccia.

“Ehi Jake!”

“Ehi...”

Mi abbracciò.

“Jason?”

Strinse la presa.

“Jason mi fai male...”

“S-scusa.”

Salimmo in macchina e lui mise in moto.

“Che ci facevi con Blane?”

In risposta ebbi solo un lungo sospiro.

“Jason...”

“Niente.”

“Mi spieghi perché avete litigato?”

“Mai.”

Mi girai verso il finestrino guardando dallo specchietto la scuola che spariva a poco a poco, dietro di noi. La scuola che avrei rivisto lunedì.

-

Mi trascinò in camera sua e mi buttò sul letto. Mi tolse la maglietta e mi sbottonò i pantaloni; poi si chinò e il piacere mi pervase in pochi istanti. Si rialzò e mi lasciò un bacio sulla fronte. Prese un preservativo dal cassetto e mi fece aprire le gambe. Continuavo a guardarlo, non potevo fare a meno di guardare quegli occhi verde smeraldo, penetranti... I suoi gemiti si fecero sempre più forti. Gli afferrai il collo e lo avvicinai.

“Ah...” sospirò, prima di sdraiarsi accanto a me.

Prese un drum dal cassetto e lo accese.

“Non ti fa bene.” dissi, girandomi leggermente verso di lui.

“Lo so, ma non mi interessa. Mi fa star bene...”

Gliela presi e feci un tiro. Iniziai a tossire e lui me la sfilò dalle dita.

“Piccolo non fa per te.”

Sorrisi e gli diedi un bacio sulla guancia.

“Quello è un tatuaggio?” disse, sfiorando il mio bacino con un dito.

“Sì, non l'avevi mai visto?”

“No. È molto sexy.”

Scoppiammo in una risata. Mi accarezzò e mi baciò. Era perfetto. Mise il drum nel posacenere e continuò a baciarmi. Per la seconda volta il suo calore mi pervase...

-

“Non hai fame?” chiese Eric.

Continuavo a giocherellare con l'insalata che stava nel mio piatto. Posai la forchetta sul tavolo e alzai lo sguardo verso di lui.

“No, non molta...”

“Oggi che hai fatto?”

“Sono stato da Daniel.”

“Gli ho telefonato e non eri con lui. Che mi nascondi? Hai iniziato a drogarti?

“No! Ma cosa...?”

“Scherzavo! So che sei stato da Jason.”

“E come fai a saperlo?”

“La felpa che indossi, è sua. È una delle sue preferite, strano che te l'abbia data.”

“Ah...”

Tornai a giocherellare con l'insalata poi mi alzai dalla sedia.

“Niente, non ho proprio fame. Vado a dormire.”

“Ma è sabato!”

“Sì, lo so. È sabato, e io ho sonno.”

Salii le scale e mentre lo facevo sentii Eric dire: “Sei noioso! Allora esco io! A dopo.”

Mi sdraiai sul letto. Iniziai a pensare, e immerso nei miei pensieri, mi addormentai...

Mi svegliò il campanello. Mi alzai e notai che stava piovendo: fuori c'era una vera e propria tempesta. Andai in camera di Eric: non c'era. Chi poteva essere a quell'ora? Guardai nell'orologio appeso in corridoio: erano le 3:30 di notte. Scesi le scale e andai verso la porta. Il campanello suonò di nuovo. Aprii con uno scatto veloce e mi ritrovai Jason, bagnato dalla testa ai piedi, davanti a me.

“Che ci fai qui?” chiesi.

Lui mi abbracciò.

“Piove, mi sentivo solo e ho pensato a te...”

Ebbi un flashback (riferimento ai capitoli 8 e 9): era Natale, pioveva, stavo seduto da solo per strada, e le braccia che mi strinsero quel giorno, erano le stesse che mi stavano abbracciando in quel momento. Solo che quella volta lui aveva bisogno di me...

“Entriamo.” dissi.

Lo portai dentro. Salimmo le scale, mano nella mano. Lui continuava a tremare.

“Vai in bagno, arrivo.”

Andai in camera e presi un'asciugamano, una maglietta, dei pantaloni comodi. Entrai in bagno e gli diedi il tutto. Lui era a torso nudo e io arrossi di colpo...perché?

“Sei tutto rosso, eppure non è roba nuova per te.” scherzò lui.

Sorrisi, imbarazzato. Chiusi la porta e lo lasciai solo. Mi ci appoggiai per qualche secondo, poi andai in camera. Mi sdraiai sul letto, attendendo con ansia il suo arrivo. Sentii la porta aprirsi. Si sdraiò accanto a me e mi abbracciò da dietro.

“Nuove lenzuola?” sussurrò.

“Dopo ciò che abbiamo fatto sulle altre...”

Lui rise e si chinò sul mio collo. Iniziò a darmi dei delicati baci.

“Jason...senti, pensi davvero ciò che hai detto quella notte? Tu mi ami...?”

Non ci fu una risposta, troppo tardi: si era addormentato. Sospirai.

“C-comunque anch'io penso di amarti...”

Mi liberai dalla sua presa, mi girai verso di lui e gli diedi un bacio sulla fronte. Poi mi addormentai, tra le sue braccia.

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