Capitolo 3 "Jake Smith e Jason McCurthy"

La sveglia stava suonando da qualche minuto, ma io ero troppo stanco. Era lunedì mattina, un noiosissimo lunedì mattina.
Con uno scatto la lanciai contro il muro e mi misi a sedere sul letto. Afferrai il telefono e controllai i messaggi.

da Sarah:
Ehi Jake, lo so che ho esagerato, ma ora sei tu quello che sta superando il limite. Avanti, ti avrò chiamato 48 volte solo negli ultimi due giorni! È da una settimana che mi ignori. Chiamami...

Ma che si aspettava, che facessi finta di niente? Quel messaggio mi fece pensare a Jason, a quello che mi aveva fatto capire e cioè che erano andati ben oltre un semplice bacio.

Appoggiai il telefono sul comodino, e mi alzai. Mi guardai allo specchio, soffermandomi sul tatuaggio sul mio bacino. Sentii dei passi in corridoio, poi la porta si spalancò.

"Allora, quando hai finito di fare il narciso allo specchio, mi aiuti a preparare la colazione? Poi scusa, mi spieghi perché cazzo devi dormire in boxer se siamo in pieno inverno?"

"Buongiorno anche a te Eric."

Alzò gli occhi al cielo ed uscì.

Arrivato a scuola vidi Sarah che parlava con Jason. Stavano all'entrata dell'edificio e mentre li osservavo, percepivo l'adrenalina salire e scorrere per tutto il mio corpo. Allungai il passo, cercando di superarli senza essere notato, ma fu tutto inutile.

"Jake! Ehi, Jake! Sto parlando con te!" urlò Sarah.

Mi bloccai di scatto e lei mi raggiunse, mentre Jason ci superò, entrando a scuola.

"Che vuoi?"

"Mi prendi per il culo?" chiese con tono irritato.

"No, tu mi prendi per il culo. Baciare quel finocchio davanti a tutti. Stavolta sei caduta proprio in basso." le sbraitai contro.

Lei rimase in silenzio e mi guardò negli occhi.

"Ancora non l'hai capito che era una scommessa? Elizabeth e Naomi stavano insistendo ed io non ho avuto altra scelta."

La guardai tra lo stupito ed il disgustato. Stava scherzando, vero? Non aveva avuto altra scelta?

La campanella suonò, mi voltai ed iniziai a camminare, ignorando le sue lamentele.
Entrato in classe, mi sedetti all'ultimo banco, appoggiandoci la testa.

"Buongiorno ragazzi. Allora comincio col dirvi che abbiamo deciso di fare un progetto con gli alunni del quarto anno. Vi verrà assegnato uno studente ed insieme dovrete studiare per migliorare la media dei voti, dato che come scuola il rendimento è diminuito in questi ultimi anni. Inoltre, dovrete scegliere un tema da affrontare ed approfondirlo per poi consegnarlo alla fine dell'anno. Questo vi darà crediti, naturalmente."

"Mi scusi, ma è obbligatoria questa roba?" chiese un mio compagno di classe.

"Sì, tutte le tre classi hanno aderito, perché noi non dovremmo, Daniel?"

Alcuni dei miei compagni ridacchiarono.

"Allora, i vostri compagni di studio sono già stati scelti. Più tardi ci riuniremo tutti in aula magna."

Il resto della lezione passò velocemente, così come le altre ore.

Ci riunimmo in aula magna ed io mi sedetti nell'ultima fila. Notai Sarah con delle sue amiche ed alzai gli occhi al cielo, desiderando di sparire.
Indossai il cappuccio della felpa ed improvvisamente mi accorsi che qualcuno si era seduto vicino a me.
Tentai di identificare la persona con la coda dell'occhio, ma senza successo.

"Ehi ragazzino"

Mi voltai di scatto togliendomi il cappuccio. 

"Ma che cazzo vuoi?" domandai, senza nemmeno vedere chi fosse.

"Qualcuno si è alzato con il piede sbagliato, eh?"

E chi poteva essere se non il mio caro vecchio amico Jason. Tanto il destino aveva già deciso di fottermi.
Tra tutti i posti che c'erano, proprio accanto a me doveva sedersi? A dividerci c'era solo un suo amico, il quale ora stava ridendo per la scenetta che avevamo appena dato.

"Fottiti." sussurrai, prima di tornare a guardare il palco e rimettermi il cappuccio.

"Ragazzi! Ehi! Ragazzi, silenzio!" era la preside che cercava di ottenere attenzione e finalmente il brusio cessò.

"I vostri professori vi hanno già spiegato il perché di questo incontro. Ora inizierò subito con la lista dei nomi. A mano a mano che vi chiamerò, uscite dall'aula, così si creerà meno confusione. Iniziamo."

Fu un processo lungo e rischiai persino di addormentarmi.
Sarah du assegnata ad un ragazzo e quando li vidi allontanarsi, li guardai malissimo e lei se ne accorse. Abbassò lo sguardo ed uscì.

"Jake Smith e Jason MacCurthy."

Lui ed io ci guardammo quando quelle parole uscirono dalla bocca della preside. Okay, il destino era una gran bella puttana.
Mi alzai di scatto e tutti si girarono verso di me.

"Mai!!" urlai.

Forse ero stato un po' troppo drammatico, ma passare un anno scolastico a studiare con quello? No, se lo potevano scordare.

"Smith, ha qualche problema?" chiese la preside, ancora con il microfono in mano.

La sala scoppiò in una sonora risata ed io sprofondai nell'imbarazzo più assoluto.
Jason si alzò a sua volta, afferrò un mio  polso con decisione e mi trascinò fuori dall'aula magna, sotto lo sguardo confuso di tutti. La porta si richiuse alle nostre spalle ed io potei sentire come un fastidioso brusio si fece spazio nella sala.

"Che fai? Non toccarmi." lo fronteggiai, liberandomi dalla sua presa.

"Senti ragazzino, se volevi metterti in ridicolo davanti a tutta la scuola ci sei riuscito, complimenti." sorrise strafottene. "Ora, nemmeno io muoio dall'idea di fare questo progetto del cazzo con te, ma ne va della mia promozione e quei crediti mi servono. Quindi puoi odiarmi quanto ti pare e piace, ma collaborerai, capito?"

Gli lanciai un'occhiataccia, incrociando le braccia al petto.

"Che c'è, vuoi scoparti anche me? Non ti basta più Sarah?"

Lui rise, facendo aumentare la mia ira.

"Sì, Sarah è brava, sopratutto con la bocca, ma se vuoi puoi provare anche tu, ragazzino..." sussurrò al mio orecchio.

Afferrò un mio fianco, attirandomi bruscamente a sé e facendo incontrare i nostri bacini. Lo spinsi.

"Non toccarmi! Okay, faremo questo progetto, ma devi promettere che non cercherai di stuprarmi."

"Scusa Smith, ma non sei il mio tipo."

Quel ragazzo aveva dei seri problemi: un minuto prima mi toccava in quel modo e l'altro non ero il suo tipo. Non che me ne fregasse qualcosa.

"Un'ultima cosa: se provi a toccare, parlare o guardare ancora una volta Sarah, te la farò pagare." lo avvertii.

"Questo non posso prometterlo." mi provocò.

Prima che io potessi rispondere lui se ne era già andato. Aveva proprio deciso di sfidarmi, bè allora io gli avrei dato ciò che voleva.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top